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Autore: Yoan Seiyryu    15/12/2013    3 recensioni
Londra 1889. Il dottor Frankenstein porta a termine i suoi esperimenti: Gerhart è tornato in vita. Non tutto va secondo i piani poiché il Mostro viene rapito e sarà utilizzato per perpetrare diversi omicidi all'interno della città, scatenando il caos tra gli abitanti. Il Team Cheshire formato da Alice, Jefferson, Victor Frankenstein e Killian Jones cercherà di portare alla luce la verità su tali omicidi dietro cui si nascondono gli Oscuri Padroni della Notte. Scotland Yard parteciperà alle indagini con Graham Holmes ed Emma Adler, ostacolando talvolta il Cheshire Team, che agisce secondo principi molto diversi.
Le vicende si intrecceranno con nuovi personaggi, tra cui: Dracula, Jekyll/Hyde, Dorian Gray.
[Coppie: Sleeping Hook, Mad Beauty, Frankenwolf, Jolice, EmmaHunter]
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dottor, Whale/Victor, Frankenstein, Jefferson/Cappellaio, Matto, Killian, Jones/Capitan, Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'There's no place like London'
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II 

Fleet Street 











Incubi, sempre gli stessi. Non riuscì a dormire nemmeno quella notte, avvolta da sogni che la tormentavano sin da quando era appena una bambina. Suo padre era sempre presente quando si rendeva conto di quanto sua figlia temesse di addormentarsi la notte, a causa di quello che avrebbe incontrato nei suoi viaggi notturni. Le mancava terribilmente stringere la sua mano e sentire il calore della sua vicinanza che le dava sicurezza. Ora non aveva più nient’altro che se stessa, ogni mattina si svegliava da sola nel suo letto, sapendo che suo padre non aveva vegliato su di lei. Anche quel giorno si alzò affannata e pallida, reduce da un incubo che non l’aveva lasciata libera nemmeno un istante. Arrotolò le lenzuola fino alla fine del materasso e saltò giù dal letto per potersi lavare il viso e rinfrescarsi, di modo che potesse svegliarsi del tutto per mettere da parte immagini più simili a dei ricordi. Jefferson le raccontava che quando era bambino, sua madre gli suggeriva di sussurrare i suoi incubi al sole che sorgeva di primo mattino, perché la nuove luce portasse via con sé tutte le preoccupazioni. Ma Alice non si svegliò presto e non aveva candele da accendere per lasciare lì i propri sogni. Una delle cameriere entrò per poterla aiutare a prepararsi e scendere a fare colazione, da sola come ogni giorno, poiché difficilmente riusciva ad incontrare Jefferson prima dell’ora di pranzo.
In compenso però la cena della sera prima era stata piuttosto soddisfacente, infatti aveva avuto modo di conoscere meglio il Dottor Frankenstein e la sua storia, se fosse stata un romanzo avrebbe di certo avuto molto successo. Jefferson non aveva gradito la trovata di Alice e soprattutto il suo essersi immischiata in una questione che non la riguardava, ma per una volta avrebbe agito di testa sua. Ritrovare il fratello del dottore era ormai una missione e non si sarebbe di certo arresa di fronte a niente. Era riuscita a strappare tutte le informazioni necessarie a riguardo e avrebbe iniziato dal principio, come aveva detto, dai quotidiani.
Quando scese al piano di sotto per consumare la colazione, Silas il maggiordomo entrò per poter lasciare sul tavolo ‘The Illustrated London News’ come richiesto dalla signorina che smaniava di scovare notizie interessanti che potessero tornarle utili. Mentre addentava uno dei biscotti andò alla ricerca delle pagine riguardanti la cronaca nera e subito un articolò le risaltò agli occhi: l’omicidio di Annie Miller avvenuto per strangolamento, conosciuta come modella di Mr William Holman Hunt. Alice andò immediatamente a piè di pagina e lesse il nome di un giornalista che le era ben noto. Lei e John Darling erano amici sin dall’infanzia. Sorrise all’angolo delle labbra mentre appoggiava i gomiti sul tavolo e i pugni all’interno delle guance morbide, assumendo un’espressione buffa ma al tempo stesso assolutamente interessata all’articolo.
- Da quando hai iniziato a leggere i quotidiani? – la voce di Jefferson la richiamò e quando alzò gli occhi incontrò la figura di lui appoggiata allo stipite della porta.
Aveva l’aria assonnata e le occhiaie accompagnavano il pallore del viso, anche i capelli scompigliati lo rendevano poco presentabile a quell’ora del giorno. Di solito era sempre molto mattiniero.
- E’ una cosa che faccio ogni giorno, Jefferson. Inoltre non perdo mai gli articoli di John – sorrise Alice che andò a versare il tè in una tazza.
Jefferson curvò le sopracciglia e piegò le labbra in una smorfia.
- Di Mr Darling, volevi dire – la rimbeccò con un certo fastidio, facendosi avanti per sedersi a capotavola in modo poco elegante.
Alice sollevò gli occhi al cielo e sbuffò senza rispondere, allora Jefferson andò a prendere il biscotto che lei stava per addentare e glielo rubò per mangiarlo immediatamente.
- Quello era mio! – esclamò fintamente infastidita.
- Brava Alice, hai imparato ad usare i tempi verbali – scherzò lui con un ghigno prima di rivoltare il giornale verso di sé per leggere l’articolo di Mr Darling.
Durante la lettura si morse il labbro inferiore, gli occhi si adombrarono e poi la serietà della sua espressione mutò con uno sbadiglio rumoroso.
- Detesto gli articoli di John Darling, raccontano solo la verità e non c’è nulla di interessante in tutto questo – gettò il quotidiano sul tavolo e portò le mani dietro la nuca.
Alice schiuse la bocca e poi batté un pugno sul tavolo, alzandosi in contemporanea e quasi fece rovesciare la tazza di tè sul tavolo.
- Un giornalista dovrebbe fare proprio questo Jefferson, riportare i fatti per come sono. L’inventiva appartiene agli scrittori – difese il suo amico a spada tratta, cosa che non piacque per niente al suo interlocutore.
- In ogni caso è tardi e dobbiamo andare al Rabbit Hole per accertarci della situazione. Ho fatto spedire un biglietto al Dottor Frankenstein, ci raggiungerà a Fleet Street appena possibile – comunicò Alice riprendendo il giornale per poter afferrare la pagina desiderata.
Jefferson non ebbe modo di replicare, quando Alice prendeva una decisione non vi era nulla che potesse farle cambiare idea. Era dannatamente testarda.
Si ritrovarono in carrozza per potersi recare a Fleet Street, Jefferson non si sentiva affatto dell’umore adatto, infatti se ne stava seduto con le braccia incrociate e una smorfia imperturbabile sulle labbra. Alice si mordeva l’interno della guancia in attesa di qualche illuminazione a riguardo, nonostante non le venisse in mente nulla di utile.
- Credi che possa esser stato il Mostro ad uccidere quella donna? – domandò Jefferson spezzando il silenzio che si era creato.
La carrozza incappò in un ostacolo ed entrambi i passeggeri sobbalzarono, ma erano abituati alle vie impervie di Londra.
- Non lo credo, ne sono certa – rispose Alice che spostò lo sguardo su di lui mentre stringeva il soprabito azzurro che non si era presa la briga di chiudere – da quel che sappiamo il padre del dottore è morto per strangolamento, se qualcuno lo ha sguinzagliato deve aver lasciato almeno delle tracce e voglio chiedere informazioni a riguardo.
Jefferson sospirò portando una mano sul viso per coprire lo sguardo annoiato. Lui doveva solo proteggerla e non seguirla in tutte quelle sue follie, inoltre in quel modo rischiava di perdere di vista qualcosa di molto più importante, come la Compagnia commerciale di Lord Ascot che un tempo apparteneva a suo padre.
La durata del viaggio fu breve, gli odori sgradevoli di quel luogo si insinuarono nelle loro narici, Alice inoltre non era abituata ad intromettersi in un mondo così lontano da quello in cui era abituata a vivere. Quando discesero dalla carrozza finì con i piedi in una pozzanghera e le suole degli stivaletti si inumidirono tanto da farle provare un brivido di freddo.
Furono costretti a sorvolare dall’altra parte della strada poiché una carrozza per poco non li investì, probabilmente il conducente era ubriaco e non mancò di farlo notare quando gettò a terra una bottiglia che si schiantò quasi accanto a loro.
- Detesto questo posto – disse Jefferson stringendo i denti con furore mentre agganciava il braccio di Alice alla propria mano per trascinarla lontana da tutti quei pericoli.
- Non sapevo che lo avessi frequentato – sogghignò Alice prima di posizionarsi accanto a lui – se non fai caso ai bambini che tentano di rubare i pochi spiccioli che hai dietro, non è una zona così ostile – si fermò all’improvviso di fronte alla vetrina di un negozio e sospinse il naso in avanti per poter guardare all’interno – Jefferson, guarda! Qui vendono pasticci di carne, perché non ne prendiamo uno? Possiamo mangiarlo mentre ci dirigiamo al Rabbit Hole – sorrise lei con entusiasmo.
Jefferson alzò gli occhi per poter incontrare l’insegna del negozio e leggervi: “Mrs Lovett”. Deglutì a vuoto e appoggiò una mano sulla spalla di Alice.
- Io non credo che vorrai mangiarlo dopo che ti racconterò la storia – le sussurrò all’orecchio per poterla trascinare via senza altre obiezioni.
Durante uno dei periodi più sofferti e in cui la povertà era cresciuta a dismisura, molti utilizzavano la carne dei gatti randagi per riempire i pasticci da mettere in vendita. Quando i gatti terminarono, il mercato della carne di Fleet Street peggiorò a dismisura. Mrs Lovett fu costretta ad utilizzare la carne umana per mandare avanti la propria attività e si affidò alla latente follia che affliggeva un certo Sweeney Todd, un barbiere che alloggiava al piano di sopra e con cui si era messa in affari.
- Che fine hanno fatto? – domandò Alice apparentemente sconvolta, non ricordava di aver letto nulla di simile sui quotidiani ma forse accadde quando era troppo piccola per esserne a conoscenza.
- Mrs Lovett è stata trovata cremata in uno dei suoi forni mentre al barbiere è stata tagliata la testa. Scotland Yard non è mai riuscita a trovare l’assassino, probabilmente doveva trattarsi di qualcuno che aveva scoperto la loro attività immonda e ha deciso di farli fuori – non sembrava per niente convinto ma non era interessato a risolvere i casi che angustiavano il quartier generale della polizia, si limitava solo a trarre le conclusioni da ipotesi tutte sue.
Alice si inumidì le labbra e preferì non proseguire quell’argomento, anche perché al momento doveva concentrarsi su un caso completamente diverso.





 
**






Graham ed Emma si ritrovarono di fronte allo studio di Mr William Holman Hunt per indagare sull’accaduto. Pare che il pittore fosse venuto a conoscenza della morte di Miss Miller a notte inoltrata e si fosse recato al Rabbit Hole alla ricerca di informazioni, ma ciò che fece andò ben oltre, poiché massacrò a suon di pugni il locandiere e qualche cliente che lo aizzava per creare una rissa in cui immischiarsi.
Graham bussò alla porta in modo perentorio per poi nascondere il mento all’interno del soprabito, l’inverno stava arrivando e la temperatura si abbassava ostinatamente.
- Cosa sappiamo di lui? – gli domandò Emma in attesa che qualcuno li facesse entrare.
- Girano voci piuttosto contrastanti. Pare che sia un uomo molto religioso ma al tempo stesso si fa comprare dalla lascivia. Frequenta spesso i Vauxhall Gardens assieme agli amici della Confraternita e ti lascio immaginare che cosa non accada in luoghi simili. Inoltre è piuttosto famoso nei circoli di pugilato, ama prendere parte alle risse – sussurrò Graham che fu costretto a bussare ancora una volta.
Emma inarcò un sopracciglio e provò a trarre qualche conclusione a riguardo.
- Un credente che vive nel peccato, cerca di espiare la sua natura violenta con la fede: non mi stupirei se fosse stato davvero lui ad uccidere Annie Miller – rispose lei fin quando la porta non si aprì di scatto.
- Và all’inferno, Gabriel! – sbraitò all’improvviso un uomo dalla barba incolta, il cui pallore risultava inquietante se messo a confronto con gli occhi liquidi e pieni di rancore.
La rabbia, l’odio, la sofferenza trapelavano da ogni poro della pelle e il suo sguardo era carico di fastidio, avrebbe potuto staccare la testa al primo malcapitato se ne avesse avuto l’occasione. Ma quando si ritrovò davanti la coppia dei due investigatori di Scotland Yard la sua espressione mutò e divenne più cupo, andò a leccarsi le labbra e si appoggiò allo stipite della porta.
- Voi non siete Gabriel, decisamente – si scusò e andò ad incrociare le braccia al petto.
- Immagino che per voi sia una buona notizia visto che lo avete appena mandato all’inferno – aggiunse Emma che aveva preso a studiarlo attentamente.
- Chiunque siate non sono in vena di perdere tempo, vi prego di andarvene – l’uomo fece per chiudere la porta e tornare nel suo studio, ma Graham intercettò il movimento e vi incastrò il piede così da far rimanere la soglia aperta.
- Non prima di aver risposto a qualche domanda: stiamo investigando sul caso Miller, vorremmo che collaboraste per aiutarci nelle indagini – disse Graham che si fece spazio per poter varcare l’ingresso, nonostante l’uomo cercasse di rispedire entrambi indietro.
- Siete di Scotland Yard? – i suoi occhi si posarono sulla figura di Emma, poco incline a credere che una donna potesse farne parte, la confusione nella sua testa era estrema.
- Esattamente, invece voi siete William Holman Hunt e fate parte della Confraternita dei Preraffaelliti – spiegò Graham che era riuscito a cavare qualche informazione a riguardo.
William non fu lieto di invitare quelle persone all’interno del suo studio, soprattutto perché aveva ancora il sapore del sangue sulla lingua e sul palato dover aver rivoltato il Rabbit Hole quella notte stessa. Quando Dante Gabriel Rossetti era andato ad informarlo della morte di Annie, la sua adorata Annie, aveva gettato all’aria gran parte dell’arredamento povero dello studio ed era corso a Fleet Street per accertarsi che fosse stata proprio Annie ad essere uccisa.
Non si sarebbe mai perdonato, mai.
Emma prese a girare per lo studio del pittore, analizzando ogni angolo di modo che potesse ricordare qualunque particolare che in futuro l’avrebbe aiutata nelle indagini. Si soffermò per un istante di fronte ad un quadro che era ancora posizionato sul cavalletto e coperto a metà da un pezzo di stoffa bianca. Cercò di alzarla per poter spiare, ma William si intromise e la riabbassò di modo che non potesse guardare la sua opera.
- Vi ho concesso di entrare soltanto perché voglio che l’assassino della mia Annie venga trovato, quindi vedete di porre in fretta le vostre domande e andarvene. Devo organizzare un funerale – disse a denti stretti lanciando uno sguardo carico di astio verso Emma che si costrinse a mettere da parte la curiosità.
Graham portò le mani ai fianchi e decise di non perdere tempo per andare direttamente al punto.
- Che rapporto correva tra voi e Miss Miller? Non tralasciate nessun dettaglio – domandò mentre andò a sedersi su uno sgabello ed incrociò le braccia al petto.
William si leccò le labbra e lanciò uno sguardo verso il separé dietro cui Annie si era cambiata le prime volte che era entrata in quello studio, dopo poco più di una settimana non aveva avuto bisogno di quello spazio intimo per farlo, visto che si era gettata tra le braccia del pittore con un certo ardore.
- La conobbi al Rabbit Hole quando lavorava ancora come cameriera – iniziò a dire William mordendosi l’interno della guancia, distratto più dai movimenti di Emma che era intenta a selezionare ogni oggetto sospetto nel suo studio ma non avrebbe trovato molto se non ricordi e disperazione – i suoi capelli color tiziano, i suoi occhi verdi, la sua carnagione chiara: doveva essere la mia modella. Ero tentato da lei e nonostante abbia cercato a lungo di tenermi lontano dalla passione e dell’irruenza del mio essere maschile, ho ceduto al suo fascino e alla sua insistente femminilità. All’inizio credevo di poter gestire la nostra relazione peccaminosa in modo graduale, ma poco a poco ho finito per innamorarmi di lei: perdutamente. Cosa accadde in seguito? Un errore dopo l’altro, discussioni infinite e tradimenti da parte sua che si susseguirono in più occasioni. Io volevo cambiarla, volevo renderla una donna colta per farla uscire dalla marmaglia del suo mondo e renderla una donna adatta a me, una donna che non mi sarei vergognato di sposare – la voce si incrinò appena ma trovò la forza di andare avanti – ma Annie non voleva diventare la donna che avevo nella mia testa, lei era libera e sicura di sé. Ho intrapreso un viaggio durato circa un anno e sono tornato con l’intenzione di sposarla, solo che lei ha preferito aderire alla richiesta di un gentiluomo di gran lunga migliore di me.
Emma rimase immobile ad ascoltare tutto il racconto e lanciò uno sguardo a Graham che parve annuirle, nonostante i loro sguardi non riuscirono ad incrociarsi abbastanza da scambiare mutevoli considerazioni.
- Quando è venuto a conoscenza del fidanzamento di Miss Miller? – domandò Emma che si fece sempre più interessata.
William inarcò un sopracciglio ma non evitò di rispondere.
- Due giorni prima della sua morte. Abbiamo litigato furiosamente e lei è scappata via dicendomi che non avrebbe più voluto vedermi – strinse con forza i pugni delle mani, gli occhi si inumidirono di lacrime ma era evidente quanto desiderasse fare a pezzi l’intera stanza con tutti i ricordi di lei che vi erano rimasti.
- Dove eravate la notte dell’omicidio, Mr Hunt? – chiese Graham che non si fece intenerire da quella debolezza, aveva visto la morte con i suoi occhi e aveva incontrato persone che avevano sofferto per la perdita dei propri cari. Non gli era difficile mantenere la calma, così come Emma riusciva ad essere fredda e razionale.
William sollevò il viso su di lui ed inclinò appena la testa.
- State insinuando che sia stato io ad uccidere Annie? – il tono della voce si fece rabbioso.
Emma si parò immediatamente di fronte a lui, muovendo il lungo abito mirtillo dietro di lei, come a volersi intromettere tra i due interlocutori.
- Non abbiamo insinuato nulla, Mr Hunt. Ma è evidente che siate molto preoccupato da questa eventualità. Nascondete forse qualcosa? – cercò di sfidare il suo sguardo.
William strinse i pugni della mani con forza, conficcando le unghie nei palmi, avrebbe sanguinato se solo non si fosse trattenuto.
- Come osate accusarmi di una simile brutalità? Io amavo Annie, non le avrei mai strappato la vita! – afferrò le spalle di Emma ed iniziò a strattonarla.
Quando Graham si avvide di quel movimento si avventò su di lui per spintonarlo via e liberare la compagna da quella morsa di disperazione.
- Pare che non sappiate controllare le vostre emozioni, inoltre siete l’unica persona che avrebbe potuto volere la morte di Miss Miller. Se così non fosse lo scopriremo molto presto, ma rimarrete il primo indagato. Vi conviene collaborare serenamente con noi se non preferite finire in gabbia prima della soluzione del caso – lo minacciò Graham abbastanza da spaventare William che di certo non desiderava nulla del genere.
- Mr Hunt al momento è confuso e forse non ha ancora smaltito la sbornia – disse Emma indicando uno dei bicchieri contenenti del whiskey – lasciamo riflettere per qualche giorno, torneremo a fargli domande quando si sentirà pronto – così facendo appoggiò una mano sull’avambraccio di Graham.
William non riuscì a muovere un muscolo e si costrinse a rimanere calmo, nonostante avrebbe desiderato prendere a calci quell’uomo che pareva identificarlo con l’assassino.
- Così sia. Prendetevi un po’ di tempo e schiaritevi le idee. Buona giornata Mr Hunt – si convinse Graham per poi indicare ad Emma di appropinquarsi all’uscita dello studio che iniziava a diventare un luogo troppo stretto.
Lasciarono Hunt da solo, a sprofondare in un abisso di dolore, con un nuovo impegno da portare avanti.
Emma e Graham tornarono alla carrozza che li avrebbe condotti a Scotland Yard, avevano molto su cui riflettere, soprattutto riguardo al pittore con cui avevano finito di parlare.
- Credi che sia stato lui? – domandò Graham mentre la aiutava a salire in carrozza.
Emma gli lanciò uno sguardo contrariato poiché non era affatto certa.
- Non riesco a capirlo, sembra che il mio potere in questo caso non abbia avuto efficacia. Teniamolo comunque d’occhio, quello scatto d’ira non mi è piaciuto affatto.






 
**


 
 
 
Il Dottor Frankenstein si trovava davanti all’ingresso del Rabbit Hole rivestito di un lungo soprabito abbottonato con una certa cura e attenzione. Teneva le mani incrociate sul ventre, in attesa dell’arrivo di Miss Alice Kingsley e di Mr Jefferson che non tardarono ad arrivare.
Si respirava a fatica in quell’aria così tetra, soprattutto nel luogo in cui era avvenuto l’omicidio, proprio sul retro del Rabbit Hole. Le tracce di sangue erano rimaste a congelarsi con il freddo notturno ma il corpo di Annie Miller era stato trasportato via soltanto all’alba per gli ultimi accertamenti di Scotland Yard.
- Siete in ritardo – comunicò il dottore quando li vide arrivare.
Jefferson non mancò di aggrottare le sopracciglia e sbuffò con un certo fastidio.
- Io non credo, soprattutto perché è colpa tua se ci troviamo qui ora – gli rinfacciò nonostante Alice lo fermò perché evitasse di continuare.
Durante la cena della sera precedente non avevano fatto altro che battibeccare su qualunque questione e non ne poteva più ascoltare i loro vaneggiamenti, quando avevano un caso da risolvere.
- La locanda è aperta? Dobbiamo parlare con il proprietario e conoscere i nomi di coloro che ieri sera hanno potuto osservare il corpo della giovane donna – si intromise Alice posizionandosi tra Victor e Jefferson.
Il dottore rispose con un’alzata di spalle, non aveva ancora posto domande ad alcuno in attesa che entrambi giungessero. Dunque Alice si costrinse a fare il primo passo e si introdusse all’interno della locanda che per loro fortuna aveva già aperto i battenti e al suo interno non trovarono che gli ultimi ubriachi della notte precedente, cameriere che ripulivano i pavimenti ed un uomo che se ne stava dietro al bancone con il volto tumefatto.
Quando vide arrivare i tre sollevò gli occhi su di loro e sputò a terra appoggiando le mani sulla superficie di legno.
- Desiderate?
- Siamo qui per porvi alcune domande – disse Alice che si ostinava a farsi avanti, nonostante fosse assolutamente sconveniente trovarsi in un luogo simile e partecipare ad indagini non legalizzate.
Il locandiere posò lo sguardo su Jefferson e il Dottore che rimanevano in silenzio e poi passò a studiare Alice la cui aria da brava ragazza non lo rassicurava molto. Dopo la notte che aveva passato, prima con l’omicidio di Annie e poi con la furia di William Hunt, voleva soltanto starsene tranquillo.
- Ho già dato le mie risposte a Scotland Yard, non ho alcun interesse a parlare con voi: immagino che siate qui per l’omicidio – concluse immediatamente mentre posava uno strofinaccio sul bancone.
Jefferson si sedette su uno sgabello ed incrociò le braccia per guardarlo meglio negli occhi. Il Dottor Frankenstein, che aveva già compreso ogni cosa, sbuffò e lanciò un sacchetto di monete davanti a lui perché potesse controllarne il contenuto.
- Gli esseri umani sono così prevedibili.
- Anche io voglio essere pagato per quello che sto facendo – sussurrò Jefferson verso di lui, ma ricevette solo una gomitata poco elegante da parte di Alice per farlo zittire.
Il locandiere controllò la quantità di monete presenti  nel sacchetto e sorrise all’angolo della bocca per poi riporre tutto nelle proprie tasche come se nulla fosse accaduto.
- Seguitemi.
Così facendo intrapresero il passo al di fuori della locanda, lì dove era avvenuto l’omicidio. Il colore tetro del sangue macchiava la strada grigia e buia che conduceva in uno dei vicoli più interni del quartiere: ciò richiamò all’attenzione Jefferson che iniziò a porsi immediatamente delle domande.
- Non so chi voi siate e perché siate interessati alla morte di Annie, ma io tenevo molto a quella ragazza. L’ho cresciuta come una figlia e vederla svanire tra le dita è stato un duro colpo.
Il dottore si avvicinò per studiare le macchie di sangue ormai secche e vi passò sopra un dito per saggiarne la consistenza.
- Cosa potete dirci a riguardo? – domandò Alice che sembrò appena turbata da quella visione.
Si dice che il respiro della morte impregni i luoghi in cui il sangue è stato sparso e difficilmente si potranno lavare via le macchie.
- So che non ho detto tutto a quelli di Scotland Yard – sputò a terra con una certa rabbia – loro non fanno che nasconderci la verità: sempre. Ho trovato Annie riversa proprio lì, in quel lago rosso ed era evidente che fosse stata strangolata. Chi l’ha uccisa doveva essere un mostro – sibilò tanto da far scuotere Victor che si inumidì le labbra per l’agitazione improvvisa – non l’ha risparmiata e l’ha soffocata senza permetterle di fuggire. Deve averla anche accoltellata poiché il corsetto era sporco di sangue anche se non era lacerato, non ho avuto modo di controllare io stesso .
Jefferson ascoltò con attenzione, dunque quelle macchie di sangue non potevano che essere strane visto che il Mostro avrebbe potuto uccidere solo per strangolamento e qualcuno doveva averlo guidato e accompagnato.
- C’è dell’altro, non è così? – intervenne Victor che non si sentiva affatto tranquillo, continuava a tenere le mani chiuse nel soprabito avvolte da guanti in pelle. Non aveva freddo, lui non lo soffriva mai, ma in quel momento avvertì un brivido corrergli lungo la schiena.
Non potevano essere certi che quell’omicidio fosse causato proprio da suo fratello, non avevano abbastanza prove e soprattutto senza visionare il cadavere era piuttosto improbabile riconoscere i segni di strangolamento. 
Il locandiere osservò Alice, l’unica che pareva avere del sale in zucca e le porse un biglietto dopo averlo ricercato a fatica.
Gli Oscuri Padroni della Notte assaporano il sangue della loro prima vittima.
Il viso di Alice si adombrò e le mani tremarono, tanto che Jefferson fu costretto a strapparle il biglietto per poterlo leggere, di rimando fece lo stesso Victor quando se lo vide passare.
Sprofondarono in un lungo silenzio: non poteva esserci altra spiegazione, dei folli stavano utilizzando il Mostro per chissà qualche lugubre scopo. 










// NdA: 



Ed eccoci qui con il secondo capitolo! 
Come avete potuto notare ho inserito la figura di William Holman Hunt, pittore facente parte della Confraternita dei Preraffaelliti. 
Non è entrato ancora in scena Hook ma tranquille, nel terzo capitolo farà il suo ingresso, si sente troppo la sua mancanza.
Spero di riuscire ad aggiornare a fine dicembre, mal che vada i primi di gennaio il terzo capitolo sarà già online. 
Se vi va di seguire gli aggiornamenti della storia o sfogliare gli album dei personaggi potete iscrivervi al gruppo ----> 

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Grazie per chi ha recensito e ha inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite. Alla prossima!
 
   
 
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