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Autore: Kotomy    15/12/2013    5 recensioni
Bankotsu amava troppo Sango per lasciarla andare.
Inuyasha era troppo testardo per ammettere i suoi sentimenti.
Koga era frustrato per i suoi sentimenti divisi tra due ragazze.
Miroku era indeciso se intromettersi o no.
Sesshomaru non sapeva se sarebbe cambiato.
Rin faceva di tutto per non piangere.
Ayame era incerta se dichiararsi o no.
Sango aveva troppa paura di affrontare la partita della sua vita.
Kagome era troppo ingenua per capire i sentimenti dei suoi compagni di squadra.
Ma una cosa li accomunava..
La pallavolo era la loro vita ed era il momento di giocare la loro partita.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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La tensione era percettibile nell'aria. Le cheerleader capitanate da Kikyo avevano già iniziato il loro teatrino e noi della squadra eravamo tutti in silenzio in posizione. Koga sudava freddo, la battuta iniziale era sua, gli altri si limitavamo ad avere il fiato sospeso, nell'attesa che quell'ansia svanisse e che potessero tutti scatenarsi e dar il meglio di loro.

Miroku era già piegato sulle ginocchia, pronto a ricevere palla e passarla a Kagome che successivamente l'avrebbe alzata a Sango o a Inuyasha.

Sesshomaru analizzava il campo come in ogni partita e cercava di trovare la giusta tattica da adottare. Inuyasha scrutava il suo avversario e individuava il suo punto debole per sfruttarlo al meglio e schiacciare più forte che poteva senza essere ostacolato. Sango roteava la spalla per riscaldarsi e nel contempo fulminava Miroku che non faceva altro che guardarle il sedere.

Il loro allenatore, Naraku Washimoto gli guardava crudelmente perché sapevano che se avessero perso quella partita glie l'avrebbe fatta pagare nel migliore dei modi. Kagome era troppo concentrata da pensare a quello che sarebbe successo di lì a poco. I panchinari invece avevano le dita incrociate nella speranza che quello che credevano si avverasse, ma soprattutto speravano che lei non se ne dovesse andare.

Ed eccolo... Il fischio dell'arbitro. Un ultimo respiro e poi la schiacciata di Koga diede inizio a tutto...

 

POV KAGOME

 

La mattina era sempre tragica per me, soprattutto perché le mie ossa troppo stanche per gli allenamenti non ce la facevano ad alzarsi alle 6 di mattina. Bofonchiai qualcosa di indecifrabile e scesi dal letto pronta ad affrontare un'altra pesante giornata colma di verifiche, interrogazioni e soprattutto allenamenti. Perché oltre a giocare nella squadra titolare di pallavolo della Sengoku Academy, mi allenavo anche nel tiro con l'arco, la mia seconda passione.

Scostai le tende blu e notai il cielo scuro, tutte quelle nuvole promettevano pioggia e la cosa non mi piaceva per niente. Negli appartamenti della Sengoku Academy regnava ancora il silenzio, erano tutti immersi nel sonno beato che si sarebbe interrotto appena la sveglia dell'edificio sarebbe suonata. Sango, la mia compagna di stanza, era rannicchiata sotto le coperte e tremava dal freddo. Le sue gote rosate adesso erano bianche come i cadaveri e dello stesso colore erano anche le sue mani. Il viso era contratto in una smorfia e gli occhi non facevano altro che stringersi ancora di più, ogni volta che la mia amica era scossa da un brivido di freddo. Le andai vicino e la smossi delicatamente per farla svegliare.

Mugugnò qualcosa e portò le coperte al di sopra del suo viso. Risi a quella scena e subito dopo dalle mie labbra uscì uno sbadiglio carico di quel sonno che non avevo ancora recuperato.

Grattai la mia massa di capelli e ripresi a sbadigliare in continuazione. La camera era così fredda da parere un frigorifero e il pavimento sembrava una pista da pattinaggio per come era gelato.

 

“Kagome... Che ore sono?” chiese la mia migliore amica uscendo dal suo nascondiglio.

“È l'ora di alzarsi cara Sango, oggi ci aspetta una giornata piena di emozioni!” dissi buttandomi a quattro di bastoni sul letto.

“Oh... Quindi è l'ora di esporsi al freddo?” chiese già tremolante.

 

Annuì con la testa e mi sedetti a gambe incrociate, osservando la mia amica che si stiracchiava e si aggiustava i capelli come ogni santa mattina. Erano già due anni che mi ero trasferita in Accademia ed era successo non solo per dimenticare Hojo ma anche per accedere finalmente alla scuola, che mi avrebbe aperto le porte nel mondo della pallavolo. Ogni volta che ero nel campo, sentivo una scarica di adrenalina attraversarmi da capo a piedi e io ogni volta l'accoglievo molto volentieri perché quando non c'era allora significava che avrei giocato male la partita ed era la cosa più orribile che potesse succedermi. Quel pezzo di campo in cui si raccoglievano i sentimenti di sei persone era qualcosa di unico. Ogni stretta di mano, ogni segnale, ogni nostro minimo e abituale movimento ci accompagnava nella partita fino alla fine ed era quello che ci caratterizzava. Ero stata l'ultima ad entrare nella squadra. Non ero stata accettata benevolmente all'inizio, soprattutto perché ai fratelli No Taisho bastava già una titolare femminile. Ma poi piano piano, avevo dimostrato il mio valore e forse avevo guadagnato anche la loro accettazione anche se avevo ancora seri dubbi per quanto riguardava il volere di Sesshomaru.

Il fratello Inuyasha invece si era dimostrato un ottimo giocatore, pronto ad aiutare i compagni in difficoltà ed ero rimasta seriamente colpita quando aveva voluto insegnarmi le tattiche migliori di alzata per abituarmi al ritmo della squadra. La sua disponibilità però andava in contrasto con il suo comportamento infantile e testardo.

Ma non mi lamentavo di averlo conosciuto, in fondo era solo grazie a lui e a Sango che ero migliorata in pochissimo tempo, mi avevano aiutata e sostenuta nella maggior parte delle mie decisioni e non si erano mai tirati indietro quando la faccenda in questione aveva a che fare con la pallavolo, la loro unica vita.

 

Fui interrotta dai miei pensieri da un cuscino lanciatomi dalla mia migliore amica che picchiettava nervosamente i piedi per terra, il contatto della suola delle scarpe con il pavimento era odioso, pareva il rumore delle porte nei film horror.

 

“Pensi di muoverti o di rimanere in pigiama tutto il giorno?” mi chiese con una mano sui fianchi. La guardai e notai subito dopo che aveva finito di vestirsi, truccarsi e pettinarsi mentre io ero ancora a zero.

“Adesso vado” dissi sbuffando e trascinando il mio corpo in bagno. Indossai la divisa bianca e verde con il cravattino rosso e le scarpe, infine mi pettinai e raccolsi i capelli in una coda alta. Uscì dal bagno e il viso accigliato di Sango mi confuse.

“La roba per gli allenamenti?” mi chiese nervosamente.

“La vengo a prendere quando sono finite le lezioni come ogni giorno”.

“KAGOME! Oggi le prime tre ore abbiamo già gli allenamenti! Ti sei scordata che fra un mese ci sono le nazionali e non possiamo assolutamente perdere?!” strillò massaggiandosi le tempie.

 

Mi schiaffeggiai la fronte e corsi a preparare la borsa.. Scarpe, divisa, polsino, bende, asciugamano, calzini e poi che altro?

Mi fiondai fuori dalla camera armadio e mi sedetti sul letto. Respirai profondamente per recuperare i battiti che avevo perso nella preparazione della borsa.

“Che fai? Perché ti sei seduta?” disse Sango strabuzzando gli occhi.

“Non aspettiamo che Inuyasha e Miroku ci vengano a prendere come ogni mattina? Aspetta, fammi indovinare... Sono già in palestra vero?” chiesi alzandosi a fatica.

 

Sango mi prese per il polso e iniziò a correre; subito dopo alla corsa sfrenata si unirono anche Ayame e Rin in ritardo anche loro come al solito.

Eravamo quattro cretine che correvano per i corridoi già pullulanti di studenti. Ogni volta che passavamo ci riconoscevano e ci indicavano, ma come biasimarli, infondo rappresentavamo la loro scuola nei campionati nazionali , l'unica cosa che mi dava fastidio era la differenza che affibbiavano ai titolari e alle riserve, come se queste ultime non contassero niente per la squadra quando alla fine erano loro che ci davano la forza di continuare ad andare avanti.

 

“Guardate c'è Sango! La titolare! Ma che ci fa con Rin e Ayame? Loro sono solo riserve” disse un ragazzo all'amico vicino. “Forse deve insegnare loro a giocare, se sono riserve, un motivo ci sarà” rispose l'altro. Odiavo queste discriminazioni. Le mie amiche avevano abbassato il volto e dal viso della piccola Rin scendevano candide e impercettibili lacrime. Era arrivato il momento di intervenire ma ero già stata preceduta.

“Almeno lei fa parte della squadra! Tu manco fra cent'anni ci entreresti! Il tuo cervello e quello del tuo amico messi assieme non ne formerebbero neanche uno funzionante” disse Sango stizzita.

“Calma i bollenti spiriti! Anche se sei una titolare, non ti prendere troppe confidenze, tu non sei nessuno per me” disse il secondo ragazzo bloccando Sango per i polsi, ma quest'ultima impulsiva come sempre, spinse la testa in avanti con forza e fece indietreggiare il ragazzo che si massaggiava il naso sanguinante. La mia amica si portò una ciocca dietro l'orecchio e fece una smorfia nel vedere la scena del ragazzo ferito.

“La prossima volta impari... Mai sottovalutarmi” disse Sango.

“Questa la paghi cara! La preside ne sarà informata e quindi puoi dimenticarti anche le nazionali”.

La mia amica contrasse le mani in un pugno e digrignò i denti, come al solito non aveva pensato alle conseguenze delle sue azioni.

Voltò le spalle e riprese a camminare impettita e guardando tutti con aria di sfida.

“Sango ma che ti è venuto in mente? Hai dato una testata a quel ragazzo e adesso potresti compromettere il tuo accesso ai campionati!” urlò Rin.

“Questo è niente di quello che posso fare per le mie amiche” disse uscendo dall'edificio e dirigendosi in palestra.

La seguimmo tutte in silenzio, pronte a subirci la ramanzina di Naraku per il ritardo ma non fu così, l'unica che se la beccò fu Sango e per un altro motivo.

 

“A che devo questo ritar... Minamoto! Cos'è quel sangue sulla tua mano?” chiese l'allenatore con una punta di rabbia.

Guardammo tutti Sango... Di sicuro era il sangue che era uscito dal naso di quel ragazzo.

“Posso spiegare...” farfugliò Rin ma venne subito zittita.

“Minamoto, le spiegazioni le voglio da te!” urlò Naraku strattonando Sango.

“Ho semplicemente dato una testata ad uno per aver insultato Rin e Ayame” disse la mia amica cercando di evitare lo sguardo furibondo di Naraku.

 

Dietro Naraku, vidi i miei compagni di squadra. Sesshomaru era rimasto impassibile e guardava tutte noi con aria di sdegno, Inuyasha aveva il pollice all'insù, lui avrebbe fatto la stessa cosa, Bankotsu e Miroku stavano cercando di trattenere le risate e Koga era rimasto sbalordito.

Naraku spinse Sango verso la panchina e la guardò minacciosamente facendo pietrificare tutti i presenti. La mia amica fece quello che il mister voleva e cioè escluderla dagli allenamenti ma sapevo che non ce l'avremmo fatta a giocare senza Sango perché nessuno poteva sostituirla. Ayame era davvero brava ma non era mai stata abituata al ritmo della squadra ed essere piazzata in campo poco prima dell'inizio dei campionati, non le facilitava il compito.

Inuyasha squadrava la ragazza per intimorirla quasi, ma non era quello il suo scopo, lo sapevo bene. L'unico motivo del suo sguardo era quello di capire come avrebbe dovuto gestire la palla adesso, non sapendo le potenzialità e le capacità di Ayame, infondo era la prima volta che veniva messa in campo.

La palestra era più tetra del solito, tutti noi eravamo giù di morale a parte qualcuno a cui non faceva effetto il cambiamento apportato ma non me ne stupivo. A Sesshomaru bastava vincere, quello era il suo unico scopo, non gli importava ne' come ne' con chi.

Bankotsu fissava insistentemente Sango, la quale aveva un'aria abbattuta. Sapevo che l'unica cosa che voleva fare adesso il mio compagno di squadra, era quella di abbracciare la mia migliore amica, stringerla tra le proprie braccia e baciarla perché l'amore di quel ragazzo era indescrivibile, ma era tutto normale. Una coppia si sostiene a vicenda ed era quello che facevano Bankotsu e Sango.

Miroku invece era concentrato sul campo, guardava il pavimento e non distoglieva lo sguardo da esso, di solito non faceva altro che guardare il sedere della nuova entrata in panchina ma adesso non era dell'umore adatto; lui sapeva come tutti noi, che se Sango non fosse rientrata in squadra, la vittoria ce la saremmo solo sognata, sarebbe stata solo un'utopia. Portare a scuola quella coppa avrebbe segnato la nostra entrata nella squadra nazionale e lo sapevamo troppo bene e perdere non rientrava nei nostri programmi.

Miroku aveva uno sguardo perso, si guardava il polso e stringeva i denti per calmare un dolore di cui nessuno era a conoscenza.

Ayame tremava dalla testa ai piedi, lo sguardo di Inuyasha la metteva in soggezione e lo sguardo agghiacciante di Sesshomaru non andava a calmare la situazione.

 

“MINAMOTO!” urlò ad un certo punto il nostro allenatore.

“Mi dica Mister” disse Sango continuando a prepararsi per entrare in campo.

“Ti ho detto che devi stare in panchina”

“E io non ci voglio stare. Come la mettiamo?” disse la mia migliore amica con tono di sfida. Si stava scavando la fossa da sola e lei lo sapeva.

“Sei davvero una testa dura...” sorrise acidamente Naraku.

“Facciamo così. Adesso faremo una partita io e te. Se vincerai tu, rientrerai in squadra e parlerò io con la preside per non far pesare l'accaduto, se invece perderai... ti vorrò fuori dalla squadra e non solo, persino dall'istituto. Quello che hai fatto ti costerà caro” concluse il nostro allenatore.

 

Speravo tutti che Sango dicesse di no ma ovviamente la sua risposta fu proprio quella inversa. Era troppo orgogliosa per lasciare perdere una sfida del genere.

 

   
 
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