Salve
a tutti e ben trovati. Manco da questo fandom da un bel po' in
effetti, ma a volte ritorno perché ci ho lasciato molti
ricordi :) Ero conosciuta come
Kikka89 o Kikka_Hiwatari (ho cambiato alcuni nikname da allora eheh)
ed ora sono tornata con questa “nuova” fic ^^ In
realtà è la trasposizione dei miei sogni di
allora. Quando andava in voga la serie in tv, mi ero immaginata come un
nuovo personaggio in squadra. Eh, vecchi ricordi di adolescente :3
Comunque:
Sarà
scritta in prima persona dalla protagonista e non dico altro per non
rovinare eventuali sorprese ^^ Dico solo che è una
rivisitazione del
primo e del terzo campionato mondiale di Beyblade, con l'aggiunta di
questo nuovo personaggio :D
Un bacione a tutti, specialmente ad una mia vecchia conoscenza di questo fandom: Padme86.
Enjoy!
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It's My Life
Capitolo 1 – Infanzia
La
voce di mia madre la ricordo ancora oggi nitida ed
incalzante, quando, incurante della luce che sarebbe filtrata all'interno della mia stanza,
alzò
le tapparelle incitandomi ad alzare dal letto.
All'ora
ero appena una bambina e quello sarebbe stato per me il primo giorno
di asilo. Non ricordo di essere mai stata particolarmente emozionata,
ero semplicemente spaventata per non sapere cosa avrei dovuto
aspettarmi. Invece lei mi guardava con un sorriso emozionato,
reggendo la stampella che lasciava cadere la divisa rosa che avrei
dovuto indossare in quella prima giornata.
Stropicciai
gli occhietti di bambina con il dorso della mano destra, mentre
nell'altra tenevo per la zampa il mio vecchio orsacchiotto, quello che mi
aiutava tutte le sere a prendere sonno, e sbadigliai.
Sono
passati molti anni da quell'episodio, ma ciò nonostante lo ricordo
come se fosse oggi perché è stato l'inizio della
storia che sto per
raccontarvi.
Il
mio nome è Saya Daitenji e sono la legittima nipote del
presidente
della BBA. Forse qualcuno penserà che sono stata
raccomandata, ma
posso assicurarvi che, fin dove sono arrivata, l'ho fatto con le mie
forze.
Comunque,
il primo giorno di asilo mia madre mi accompagnò fino alla
porta
d'entrata, lasciandosi andare in mille raccomandazioni, che io
ascoltai con gli occhi tristi e pieni di lacrime. Non volevo
lasciarla! Vedere accanto a me tutti quei volti estranei un
po' mi spaventava, ma una volta entrata nella mia colorata classe,
notai che non ero poi l'unica.
Eravamo
una decina di bambini, seduti in cerchio su dei minuscoli banchi
color pastello. Ci guardavamo tutti con occhietti timidi, cercando di
scorgere dei visi amichevoli, specialmente nella maestra, che era
seduta alla cattedra di fronte a noi. Era
una donna giovane e con stampato in faccia un sorriso talmente benevolo che ci alleggerì subito
tutte le
ansie che poteva scaturire quel primo giorno senza la
mamma. Non avere una schiena dietro cui pararci risultava una cosa molto
brutta a quell'età.
Piano
piano la maestra ci fece presentare di fronte all'intera schiera di
bambini e le prime amicizie iniziavano ad intensificarsi, facendo
nascere alcuni gruppetti fra le bambine ed i bambini. Tutti avevano
trovato un amico con cui giocare in cortile, quando la maestra ci
lasciava liberi.
Tutti, tranne uno.
Era
un bambino silenzioso e serio, che se ne stava a sedere vicino alla
porta di entrata della nostra aula. Osservava i maschietti giocare,
senza però interagire, come se avesse timore ad avvicinarsi.
Ma io
notai subito il perché. Anche se i bambini a tre anni
possono
sembrare un tantino ignoranti su certi aspetti, io e molti altri
eravamo abbastanza intelligenti per capire che quel bambino non aveva
timore degli altri, ma erano gli altri ad avere timore di lui. Lo
dimostravano gli sguardi che ogni tanto gli riservavano quando lui
non li stava osservando.
Io,
incuriosita da quegli strani atteggiamenti, mentre modellavo la
sabbia insieme alle mie nuove compagne, lanciavo delle occhiate
furtive nella sua direzione per cercare di capirci qualcosa. Mi
incuriosiva e mi terrorizzava allo stesso tempo. C'era qualcosa di
diverso in lui, che non avevo notato in nessuno degli altri bambini
della mia classe.
<<
È cattivo! >> Mi disse la ragazzina accanto a
me, come se avesse
intuito una mia domanda silenziosa. Mi girai incuriosita da tanta
audacia e spudoratezza, non degne di una bambina di
quell'età.
<<
Perché dici questo? >> Chiesi di rimando,
continuando a non
capire.
<<
Lo dicono tutti. Lo vedi che nessuno lo chiama per giocare?
>>
Continuò lei, facendomi incuriosire ancora di
più.
<<
Solo per questo? >> Alzai un sopracciglio, volgendo di
nuovo lo
sguardo sul bambino, non accettando simili offese.
Lo
squadrai con più interesse, nascondendomi ogni volta che
girava il
viso dalla nostra parte. Non guardava qualcuno in particolare, il suo
sguardo sembrava lontano, perso nel vuoto.
Il
viso paffuto era contratto in una smorfia sofferente e gli occhi
color ametista si intonavano perfettamente al tono latteo della sua
pelle. I capelli, scuri alla radice, si facevano più chiari
via via
che raggiungevano la punta. Era un bambino bizzarro, oltre che
strano, ma non lo avrei definito cattivo.
Armandomi
di coraggio mi alzai in piedi, pulendomi le mani sporche di sabbia
sul grembiulino rosa, e dopo aver guardato con assenso le mie
compagne, che avevano sgranato gli occhi dopo aver intuito le mie
intenzioni, mi diressi a passo spedito verso di lui, che
accompagnò
con sguardo incuriosito la mia andatura.
Fino
a che non gli fui finalmente di fronte non si decise a cambiare
l'espressione interrogativa dal suo volto, ma una volta avergli
sorriso alzò un sopracciglio, guardandosi attorno per
capire se
il mio sorriso fosse veramente rivolto a lui.
Dopo
essersi accertato che gli stavo realmente mostrandogli un segno di
amicizia, ricambiò notevolmente espressione, rabbuiandosi.
<<
Che vuoi? >> Mi inveì contro, lasciandomi
pressoché
scioccata. Non mi sarei mai aspettata un'accoglienza simile.
<<
Ti avevo visto qui da solo e mi sono chiesta se ti andava di giocare.
>> Risposi titubante, cercando di tenere gli occhi puntati
su di
lui, che sosteneva il mio sguardo mordendosi un labbro.
<<
Sono un maschio, non gioco con le femmine! >>
S'impettì quasi
offeso e, quando aprii la bocca per cercare di controbattere, notai
che fra le mani teneva un oggetto che conoscevo bene. Era un Bey blu
elettrico, uguale a quelli che mi mostrava mio nonno quando andavo a
trovarlo in sede.
Quando
notò che gli stavo osservando il Beyblade lo ritrasse
verso di sé come per proteggerlo e quel gesto mi lasciò incredibilmente basita.
<<
Ma questo è... >> Cercai conferma, spinta
dalla curiosità di
sapere e dalle sue labbra comparve una smorfia, come se il fatto che
conoscessi quell'oggetto lo infastidiva alquanto.
<<
È un Beyblade. >> Rispose con voce ovvia, che
mi fece alzare
un sopracciglio per la rude risposta che mi aveva dato.
<<
E come si usa? >> Chiesi infine con gli occhi luccicanti.
Il
nonno non mi aveva mai mostrato la loro utilità, si limitava
ad
indicarmeli da lontano, quando già volteggiavano su di uno
stadio
colorato.
Cambiò
di nuovo espressione dopo la mia reazione appassionata, ma non mi
sorrise.
<<
Si lancia! >>
Si
alzò di scatto, come se fosse felice di mostrare finalmente a
qualcuno il suo sapere.
I
miei occhi scintillarono di emozione nel vedere quel bambino pronto a
lanciare quel piccolo oggetto verso il giardino, grazie ad un meccanismo a me sconosciuto. Era impegnato ed attento mentre compiva
quei gesti meccanici, ma qualcosa non andò come previsto.
L'oggetto
si librò in aria a grande velocità, colpendo sul
volto uno dei
bambini intenti a giocare sullo scivolo, facendolo cadere e mettersi
a piangere chiamando la maestra, che accorse tutta affannata per
accertarsi delle sue condizioni e scoprire il colpevole di tale
gesto.
<<
L'ha fatto apposta! >>
Non
ebbi neanche il tempo di riprendermi dallo shock che uno dei bambini
inveì contro il mio nuovo amico, che si ammutolì
serrando la
mascella.
<<
No! >> Disse solamente in sua discolpa, senza dare
ulteriori
informazioni e nascondendo gli oggetti dietro la schiena.
L'attenzione
generale fu presto spostata su di noi, compreso lo sguardo adirato
della maestra che, issando in braccio il bambino in lacrime, si
avvicinò per chiedere spiegazioni.
<<
Non è stato lui, non lo ha fatto apposta! >>
Mi misi in mezzo,
sperando che mi credesse. Purtroppo, la parola di una sola bambina
contro quella di tutti gli altri poteva fare ben poco.
<<
Vieni con me, Kai! >> Inveì lei, prendendolo
saldamente per
mano e trascinandolo verso la classe, con ancora l'altro ragazzino in
braccio.
Prima
di sparire all'interno dell'aula, il bambino appena richiamato si
voltò un'ultima volta verso il cortile, incrociando il mio
sguardo.
Era
supplichevole.
Quella
volta, anche se non ero consapevole degli effetti che mi avrebbe
provocato in futuro, il mio cuore perse un battito.
Mi
sentii inconsapevolmente attratta da Kai Hiwatari.
Dopo
quella volta la nostra conoscenza ed amicizia si
intensificò ed
anche lui, grazie alla mia buona parola, riuscì a fare
amicizia con
gli altri bambini, nonostante a volte preferiva rimanersene in disparte.
Il
perché del suo comportamento rimase un mistero fino al primo
anno
delle scuole medie. Ma questo lo vedremo in seguito.
Eravamo
arrivati al primo giorno delle scuole elementari. Entrambi con la
nostra divisa scolastica, ci incontrammo di fronte al cancello della
nuova scuola, pronti ad iniziare un nuovo percorso scolastico. Per
fortuna ci avevano messo nella stessa classe, così
scegliemmo due
banchi vicini e ci sedemmo.
Nella
mia cartella, oltre al materiale scolastico, spiccava un Beyblade
bianco con le rifiniture azzurre, che avevo chiamato Star Pegaso. Era un
vecchio regalo di mio nonno per il mio sesto compleanno e Kai, quando vide
che anche io ne possedevo uno, s'illuminò. Mi aiutò a sistemarlo al meglio e cambiare i vecchi pazzi arrugginiti con altri più all'avanguardia. Potevamo così
allenarci e
giocare assieme, migliorare, e sfidare chiunque. Eravamo una coppia
imbattibile ed inseparabile. In pochi anni eravamo diventati migliori
amici.
Ma a volte
l'amicizia fra maschio e femmina non è fatta per
durare a
lungo, perché prima o poi uno dei due finisce per innamorarsi
dell'altro.
Ero
troppo piccola per capirlo al tempo e ciò che
susseguì ai nostri
istanti felici non mi piacque affatto.
Fine
capitolo 1
…
Colei che scrive:
Eccomi
qua alla fine di questo primo capitolo ^^ Con gli eventi sono andata
abbastanza avanti perché non c'è nulla di
rilevante, per il momento
:D La vera storia inizia dal prossimo capitolo :3
Spero
inoltre che vi sia piaciuto e che mi facciate sapere cosa ne pensate!
Mi scuso anche per eventuali errori e sviste, purtroppo correggo da
sola i miei scritti ed a volte mi sfuggono ^^'
Un
bacione a tutti
al prossimo capitolo!