Anime & Manga > BeyBlade
Ricorda la storia  |       
Autore: Scarlet Jaeger    16/12/2013    5 recensioni
"Ma a volte
l'amicizia fra maschio e femmina non è fatta per
durare a
lungo, perché prima o poi uno dei due finisce per innamorarsi
dell'altro."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti e ben trovati. Manco da questo fandom da un bel po' in effetti, ma a volte ritorno perché ci ho lasciato molti ricordi :) Ero conosciuta come Kikka89 o Kikka_Hiwatari (ho cambiato alcuni nikname da allora eheh) ed ora sono tornata con questa “nuova” fic ^^ In realtà è la trasposizione dei miei sogni di allora. Quando andava in voga la serie in tv, mi ero immaginata come un nuovo personaggio in squadra. Eh, vecchi ricordi di adolescente :3
Comunque:
Sarà scritta in prima persona dalla protagonista e non dico altro per non rovinare eventuali sorprese ^^ Dico solo che è una rivisitazione del primo e del terzo campionato mondiale di Beyblade, con l'aggiunta di questo nuovo personaggio :D

Un bacione a tutti, specialmente ad una mia vecchia conoscenza di questo fandom: Padme86.

Enjoy!


----


                                                                                           It's My Life





Capitolo 1 – Infanzia




La voce di mia madre la ricordo ancora oggi nitida ed incalzante, quando, incurante della luce che sarebbe filtrata all'interno della mia stanza, alzò le tapparelle incitandomi ad alzare dal letto.
All'ora ero appena una bambina e quello sarebbe stato per me il primo giorno di asilo. Non ricordo di essere mai stata particolarmente emozionata, ero semplicemente spaventata per non sapere cosa avrei dovuto aspettarmi. Invece lei mi guardava con un sorriso emozionato, reggendo la stampella che lasciava cadere la divisa rosa che avrei dovuto indossare in quella prima giornata.
Stropicciai gli occhietti di bambina con il dorso della mano destra, mentre nell'altra tenevo per la zampa il mio vecchio orsacchiotto, quello che mi aiutava tutte le sere a prendere sonno, e sbadigliai.
Sono passati molti anni da quell'episodio, ma ciò nonostante lo ricordo come se fosse oggi perché è stato l'inizio della storia che sto per raccontarvi.
Il mio nome è Saya Daitenji e sono la legittima nipote del presidente della BBA. Forse qualcuno penserà che sono stata raccomandata, ma posso assicurarvi che, fin dove sono arrivata, l'ho fatto con le mie forze.
Comunque, il primo giorno di asilo mia madre mi accompagnò fino alla porta d'entrata, lasciandosi andare in mille raccomandazioni, che io ascoltai con gli occhi tristi e pieni di lacrime. Non volevo lasciarla! Vedere accanto a me tutti quei volti estranei un po' mi spaventava, ma una volta entrata nella mia colorata classe, notai che non ero poi l'unica.
Eravamo una decina di bambini, seduti in cerchio su dei minuscoli banchi color pastello. Ci guardavamo tutti con occhietti timidi, cercando di scorgere dei visi amichevoli, specialmente nella maestra, che era seduta alla cattedra di fronte a noi. Era una donna giovane e con stampato in faccia un sorriso talmente benevolo che ci alleggerì subito tutte le ansie che poteva scaturire quel primo giorno senza la mamma. Non avere una schiena dietro cui pararci risultava una cosa molto brutta a quell'età.
Piano piano la maestra ci fece presentare di fronte all'intera schiera di bambini e le prime amicizie iniziavano ad intensificarsi, facendo nascere alcuni gruppetti fra le bambine ed i bambini. Tutti avevano trovato un amico con cui giocare in cortile, quando la maestra ci lasciava liberi.
Tutti, tranne uno.
Era un bambino silenzioso e serio, che se ne stava a sedere vicino alla porta di entrata della nostra aula. Osservava i maschietti giocare, senza però interagire, come se avesse timore ad avvicinarsi. Ma io notai subito il perché. Anche se i bambini a tre anni possono sembrare un tantino ignoranti su certi aspetti, io e molti altri eravamo abbastanza intelligenti per capire che quel bambino non aveva timore degli altri, ma erano gli altri ad avere timore di lui. Lo dimostravano gli sguardi che ogni tanto gli riservavano quando lui non li stava osservando.
Io, incuriosita da quegli strani atteggiamenti, mentre modellavo la sabbia insieme alle mie nuove compagne, lanciavo delle occhiate furtive nella sua direzione per cercare di capirci qualcosa. Mi incuriosiva e mi terrorizzava allo stesso tempo. C'era qualcosa di diverso in lui, che non avevo notato in nessuno degli altri bambini della mia classe.
<< È cattivo! >> Mi disse la ragazzina accanto a me, come se avesse intuito una mia domanda silenziosa. Mi girai incuriosita da tanta audacia e spudoratezza, non degne di una bambina di quell'età.
<< Perché dici questo? >> Chiesi di rimando, continuando a non capire.
<< Lo dicono tutti. Lo vedi che nessuno lo chiama per giocare? >> Continuò lei, facendomi incuriosire ancora di più.
<< Solo per questo? >> Alzai un sopracciglio, volgendo di nuovo lo sguardo sul bambino, non accettando simili offese.
Lo squadrai con più interesse, nascondendomi ogni volta che girava il viso dalla nostra parte. Non guardava qualcuno in particolare, il suo sguardo sembrava lontano, perso nel vuoto.
Il viso paffuto era contratto in una smorfia sofferente e gli occhi color ametista si intonavano perfettamente al tono latteo della sua pelle. I capelli, scuri alla radice, si facevano più chiari via via che raggiungevano la punta. Era un bambino bizzarro, oltre che strano, ma non lo avrei definito cattivo.
Armandomi di coraggio mi alzai in piedi, pulendomi le mani sporche di sabbia sul grembiulino rosa, e dopo aver guardato con assenso le mie compagne, che avevano sgranato gli occhi dopo aver intuito le mie intenzioni, mi diressi a passo spedito verso di lui, che accompagnò con sguardo incuriosito la mia andatura.
Fino a che non gli fui finalmente di fronte non si decise a cambiare l'espressione interrogativa dal suo volto, ma una volta avergli sorriso alzò un sopracciglio, guardandosi attorno per capire se il mio sorriso fosse veramente rivolto a lui.
Dopo essersi accertato che gli stavo realmente mostrandogli un segno di amicizia, ricambiò notevolmente espressione, rabbuiandosi.
<< Che vuoi? >> Mi inveì contro, lasciandomi pressoché scioccata. Non mi sarei mai aspettata un'accoglienza simile.
<< Ti avevo visto qui da solo e mi sono chiesta se ti andava di giocare. >> Risposi titubante, cercando di tenere gli occhi puntati su di lui, che sosteneva il mio sguardo mordendosi un labbro.
<< Sono un maschio, non gioco con le femmine! >> S'impettì quasi offeso e, quando aprii la bocca per cercare di controbattere, notai che fra le mani teneva un oggetto che conoscevo bene. Era un Bey blu elettrico, uguale a quelli che mi mostrava mio nonno quando andavo a trovarlo in sede.
Quando notò che gli stavo osservando il Beyblade lo ritrasse verso di sé come per proteggerlo e quel gesto mi lasciò incredibilmente basita.
<< Ma questo è... >> Cercai conferma, spinta dalla curiosità di sapere e dalle sue labbra comparve una smorfia, come se il fatto che conoscessi quell'oggetto lo infastidiva alquanto.
<< È un Beyblade. >> Rispose con voce ovvia, che mi fece alzare un sopracciglio per la rude risposta che mi aveva dato.
<< E come si usa? >> Chiesi infine con gli occhi luccicanti. Il nonno non mi aveva mai mostrato la loro utilità, si limitava ad indicarmeli da lontano, quando già volteggiavano su di uno stadio colorato.
Cambiò di nuovo espressione dopo la mia reazione appassionata, ma non mi sorrise.
<< Si lancia! >>
Si alzò di scatto, come se fosse felice di mostrare finalmente a qualcuno il suo sapere.
I miei occhi scintillarono di emozione nel vedere quel bambino pronto a lanciare quel piccolo oggetto verso il giardino, grazie ad un meccanismo a me sconosciuto. Era impegnato ed attento mentre compiva quei gesti meccanici, ma qualcosa non andò come previsto. L'oggetto si librò in aria a grande velocità, colpendo sul volto uno dei bambini intenti a giocare sullo scivolo, facendolo cadere e mettersi a piangere chiamando la maestra, che accorse tutta affannata per accertarsi delle sue condizioni e scoprire il colpevole di tale gesto.
<< L'ha fatto apposta! >>
Non ebbi neanche il tempo di riprendermi dallo shock che uno dei bambini inveì contro il mio nuovo amico, che si ammutolì serrando la mascella.
<< No! >> Disse solamente in sua discolpa, senza dare ulteriori informazioni e nascondendo gli oggetti dietro la schiena.
L'attenzione generale fu presto spostata su di noi, compreso lo sguardo adirato della maestra che, issando in braccio il bambino in lacrime, si avvicinò per chiedere spiegazioni.
<< Non è stato lui, non lo ha fatto apposta! >> Mi misi in mezzo, sperando che mi credesse. Purtroppo, la parola di una sola bambina contro quella di tutti gli altri poteva fare ben poco.
<< Vieni con me, Kai! >> Inveì lei, prendendolo saldamente per mano e trascinandolo verso la classe, con ancora l'altro ragazzino in braccio.
Prima di sparire all'interno dell'aula, il bambino appena richiamato si voltò un'ultima volta verso il cortile, incrociando il mio sguardo.
Era supplichevole.
Quella volta, anche se non ero consapevole degli effetti che mi avrebbe provocato in futuro, il mio cuore perse un battito.
Mi sentii inconsapevolmente attratta da Kai Hiwatari.


Dopo quella volta la nostra conoscenza ed amicizia si intensificò ed anche lui, grazie alla mia buona parola, riuscì a fare amicizia con gli altri bambini, nonostante a volte preferiva rimanersene in disparte.
Il perché del suo comportamento rimase un mistero fino al primo anno delle scuole medie. Ma questo lo vedremo in seguito.
Eravamo arrivati al primo giorno delle scuole elementari. Entrambi con la nostra divisa scolastica, ci incontrammo di fronte al cancello della nuova scuola, pronti ad iniziare un nuovo percorso scolastico. Per fortuna ci avevano messo nella stessa classe, così scegliemmo due banchi vicini e ci sedemmo.
Nella mia cartella, oltre al materiale scolastico, spiccava un Beyblade bianco con le rifiniture azzurre, che avevo chiamato Star Pegaso. Era un vecchio regalo di mio nonno per il mio sesto compleanno e Kai, quando vide che anche io ne possedevo uno, s'illuminò. Mi aiutò a sistemarlo al meglio e cambiare i vecchi pazzi arrugginiti con altri più all'avanguardia. Potevamo così allenarci e giocare assieme, migliorare, e sfidare chiunque. Eravamo una coppia imbattibile ed inseparabile. In pochi anni eravamo diventati migliori amici.
Ma a volte l'amicizia fra maschio e femmina non è fatta per durare a lungo, perché prima o poi uno dei due finisce per innamorarsi dell'altro.
Ero troppo piccola per capirlo al tempo e ciò che susseguì ai nostri istanti felici non mi piacque affatto.
Fine capitolo 1


Colei che scrive:

Eccomi qua alla fine di questo primo capitolo ^^ Con gli eventi sono andata abbastanza avanti perché non c'è nulla di rilevante, per il momento :D La vera storia inizia dal prossimo capitolo :3
Spero inoltre che vi sia piaciuto e che mi facciate sapere cosa ne pensate! Mi scuso anche per eventuali errori e sviste, purtroppo correggo da sola i miei scritti ed a volte mi sfuggono ^^'
Un bacione a tutti

al prossimo capitolo!

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Scarlet Jaeger