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Autore: Vesnessa    16/12/2013    1 recensioni
"Eppure amava il sole, pur non riuscendolo a vedere; adorava sentire i suoi raggi sulla pelle … o quando, in inverno, si intrufolavano dentro il giubbotto con le piume e lo riscaldavano ulteriormente."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sofia aveva otto anni, era bionda con occhi castani, un carattere piuttosto semplice e un umore di cui poteva andare fiera. Riusciva sempre a trovare la ragione per sorridere, anche se ne aveva molte per piangere. Sofia indossava sempre vestitini colorati, pieni di ricami, soprattutto floreali, che le famiglie ricche regalavano alla casa famiglia ogni fine stagione. La bambina era lì a causa della morte dei suoi genitori, durante un incidente stradale …
Camminava lungo un corridoio silenzioso, freddo e piuttosto triste, forse per i suoi muri bianchi, senza né un quadro né una pianta, dove l’unico rumore erano le suole delle sue scarpe, ormai consumate  per le lunghe giornate passate in giardino. Solo una misera finestra verde illuminava tutto il corridoio, vi era appoggiato un bambino che rivelava un'andatura piuttosto strana e incerta. Stava lì tranquillo e pareva osservare al di fuori da quelle mura e, forse pensava cosa il destino avrebbe potuto preservargli. Guardandolo fisso Sofia gli si accostò vicino ed ad un tratto sul davanzale della finestra si appoggiò un canarino, con dei colori che variavano dal giallo più chiaro a quello più scuro. Lei, evitando movimenti bruschi, gli disse - Nella mia vecchia casa, avevo un uccellino simile a questo. Ti piacciono i suoi colori?- ma il bambino non rispose. E lei insistette.
- Zitta... ma sei cieca!- esclamò Giovanni, che voltò il viso verso Sofia. Lei lo guardò negli occhi. Un velo grigio sembrava velargli lo sguardo perso nel nulla e gli occhi, ora aperti ora socchiusi, parevano storcersi un po’. Sofia dovette respirare forte, e si fece piccola piccola. E poi, se ne andò, in silenzio.
Giovanni aveva circa dieci anni e aveva dei corti capelli neri; la sua pelle era bianca e faceva pensare a quella di un bambino pallido e smunto.
Eppure amava il sole, pur non riuscendolo a vedere; adorava sentire i suoi raggi sulla pelle … o quando, in inverno, si intrufolavano dentro il giubbotto con le piume e lo riscaldavano ulteriormente. Amava la vita nonostante quello che gli aveva fatto e lodava Dio pregandolo ogni sera prima di andare a dormire.
Sofia, nel tardo pomeriggio, rincontrò Giovanni - Scusami, se magari non ho detto niente, ma avevo paura di sbagliare. –  Giovanni rispose - Tranquilla... stai tranquilla. - la rassicurò Giovanni.
Il giorno successivo alzandosi dal letto, il primo pensiero della bambina fu per quel bambino appena conosciuto.
Si incontrarono nel piccolo giardino che circondava tutto l'edificio. Lei prese un fiore e lo diede a lui, era un umile margherita, prese la mano di Giovanni e pian piano guidò le sue dita facendole scorrere sui petali delicati come seta, poi al centro nel cuore morbido della margherita e più giù lo stelo verde, profumava di fresco ed emanava tanta dolcezza. Giovanni disse - Sembra bella questa margherita!- e poi le toccò il viso, e le seguì il profilo, lasciando cadere la mano sui morbidi capelli. - Ma tu come mi immagini?- disse lei. Lui rispose - Ti immagino una bambina molto bella e gentile. I tuoi capelli sono lunghi e forti, come l'amicizia quando è vera. Ti riconosco perché solo tu hai un profumo sincero... come te. -
Nessuno le aveva mai detto queste bellissime parole, si sentiva felice, dentro di se, solo tempeste di grandi emozioni. Però lei, dopotutto si sentiva in debito con lui, si sforzava di capire la sua cecità, voleva renderlo per una volta felice, proprio come lui aveva fatto con lei.
Ogni giorno che passava Sofia, sentiva dentro di sé qualcosa di strano, qualcosa che non aveva mai provato: La tenerezza per quel bambino. Sì! A soli otto anni nutriva il bisogno di aiutarlo, di farlo sentire a suo agio in quelle circostanze. Lei così taciturna e seria era ritenuta dagli altri bambini strana, perché stava con la “mosca” così veniva chiamato Giovanni, si domandavano perché tra tutti proprio lui che non vedeva, come può giocare?  Ma a lei non importava giocare con lui, parlare, colorare ma le bastava solo guardarlo. Perché lei vedeva in lui, tutto quello che gli altri bambini non avevano, lo definiva “il bambino speciale”. Sofia trascorse un pomeriggio nel giardino dell’edificio con lui, la bambina non parlava, solo lui raccontava la sua giornata, era contento di aver finalmente fatto amicizia con qualcuno, tutti stavano lontano da lui perché lo ritenevano brutto e imbranato. Lei, nel tardo pomeriggio, quando era quasi l’ora di rientrare gli disse - Mi piaceva guardarti parlare, non capisco perché gli altri bambini non vogliono giocare con te, tu sei speciale, sei un bambino bello e non sei imbranato. Da oggi, se vorrai, sarai mio amico. -
La bambina, l’indomani, lo portò in biblioteca…
La biblioteca si trovava vicino alla cucina dell’edificio ed era molto accogliente e calda. Vi erano due grandi librerie e tre grandi divani che occupavano gran parte della stanza. Allora, Sofia, prese “Il piccolo principe”, che racconta di un’amicizia speciale proprio come quella loro: una semplice ma forte amicizia, tra un bambino e una volpe… Si misero comodi su uno dei divani, il più piccolo e poi Sofia incominciò a leggerlo, descrivendogli con precisione i disegni, i colori, le emozioni e lui molto attento, le chiese di rileggere una frase che lo aveva colpito particolarmente e lei lo fece.
" ... Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato, il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... "
- E tu prometti di addomesticarmi? -  chiese lui.
Lei afferrò dolcemente la sua mano, regalandogli un bacio sulla guancia e sussurrandogli - Ti addomestico, perché è così che si fa tra amici… Grazie amico mio, per tutto quello che mi dai.-
Ogni giorno che trascorreva con lui, Sofia si sentiva sempre più felice, il suo “mosca”  ormai era diventato  estremamente importante per lei. Giovanni, sorrideva più spesso, e non era più né pallido né smunto.
  
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