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Autore: _Even    16/12/2013    2 recensioni
[Grelliam]
16 dicembre: anniversario del giorno in cui William e Grell diventarono shinigami insieme.
William cerca sempre di evitare di dare troppo peso a questa data. Ma, al contrario, Grell non ne ha la minima intenzione. Chi l'avrà vinta tra loro?
Piccola One shot per celebrare il 16 dicembre.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, William T. Spears
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16 december – Regret Night

 

William T. Spears sapeva perfettamente che quel giorno sarebbe stato quanto mai diverso dagli altri. Diverso in quel caso era, ovviamente, un eufemismo.

Non avrebbe finto, come aveva fatto negli anni passati, di non ricordare cosa significasse quella data, nel vano tentativo di sminuirne l’importanza.

Perché era perfettamente consapevole di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. In questa data, ogni anni ormai da quando ne aveva memoria, accadevano pressappoco le stesse cose, nel medesimo ordine.

Appena uscito dal suo appartamento, avrebbe avuto sì e no il tempo di fare qualche passo prima che il suo sottoposto, Grell Sutcliff, si avventasse con foga su di lui, stringendolo a sé e augurandogli un buon anniversario. William lo avrebbe bruscamente allontanato da sé senza proferire parola e Grell sarebbe rimasto lì a mormorare a mezza bocca parole di apprezzamento (non proprio innocenti) nei suoi confronti.

Dopodiché, il rosso avrebbe insistito per passare la giornata insieme a lui: era una data speciale, quella, perché William non poteva essere un po’ più comprensivo? Anzi, perché per una volta non potevano sgattaiolare fuori e andarsene da qualche parte, solo loro due, mandando al diavolo il lavoro e tutto il resto?

Di fronte al suo rifiuto secco, Grell avrebbe storto il naso, indignandosi e dandogli dell’insensibile. Salvo poi ammettere che era proprio quella sua freddezza a renderlo così attraente.

William si sarebbe semplicemente lasciato scivolare addosso quelle sciocche smancerie e avrebbe svolto il suo lavoro, come sempre. Le richieste di attenzione del rosso sarebbero diventate più soffocanti che mai, così come si sarebbero inaspriti i rimproveri di William di fronte a quei gesti inopportuni.

La giornata sarebbe stata una fuga continua ed estenuante, di questo William era più che certo, ma sarebbe stato fiero di se stesso per essere riuscito a non cedere neanche una volta.

Questo almeno finché non fosse calata la notte. La notte, tornando nella sua abitazione, avrebbe trovato Grell (entrato là dentro, poi, chissà come) languidamente disteso sul letto, o sul divano, o sul pavimento. La notte, William avrebbe avvertito il peso della giornata appena trascorsa sulle sue spalle e sarebbe stato improvvisamente stanco di fuggire dalle attenzioni del rosso.

Tentando di preservare quella poca forza di volontà che gli era rimasta, William lo avrebbe di sicuro intimato a uscire, ricevendo una risposta negativa. Al contrario, avrebbe visto Grell avvicinarsi a lui, con passo lento e sicuro, in modo che il moro avesse tempo di ammirare il suo corpo e –suo malgrado– di fantasticare su di esso. Grell gli avrebbe innocentemente posato una mano sulla guancia, oppure sulla spalla, e gli avrebbe ricordato quel momento di tanti anni fa, in cui capirono di essere “una cosa sola”, il momento della loro prima unione, quando Grell aveva salvato William e William aveva fatto conoscere a Grell il vero significato della parola “amore”, salvandolo a sua volta. O almeno, così avrebbe detto lui.

Il moro avrebbe cercato di interrompere le sue chiacchiere sdolcinate, gli avrebbe fatto notare come quella pagliacciata si ripetesse ogni anno e che non l’avrebbe avuta vinta di nuovo. Ma nemmeno lui avrebbe creduto alle sue parole, questo Grell lo sapeva, e di conseguenza avrebbe avvicinato le proprie labbra a quelle di William, sfiorandole appena, in attesa. Lo avrebbe provocato, lasciando che fosse lui a fare la prima mossa e, dopo un incredibile conflitto tra la propria coscienza e il proprio desiderio, William l’avrebbe fatta.

Avrebbe tanto voluto trattenersi, davvero, ma il richiamo della carne lo avrebbe reso cedevole, forse anche troppo.

D’altronde, il rosso sapeva già come sarebbe andata a finire. Avrebbe sentito le labbra del moro esplorare la propria morbida, candida pelle. Avrebbe lasciato che saziasse tutti i suoi appetiti. Si sarebbe sentito pervadere e invadere dalla sua presenza, greve degli impulsi repressi fino a quel momento. William era perfettamente conscio dell’effetto che aveva sul rosso. Viceversa, Grell sapeva di essergli indispensabile, per quell’unica notte all’anno in cui, in onore della loro “prima unione”, il momento in cui avevano compreso di aver bisogno l’uno dall’altro, alla stessa maniera l’uno all’altro si sarebbero concessi.

Esauritosi quel momento di pura estasi, William si sarebbe gettato stremato sulle lenzuola, lasciando che l’altro gli poggiasse il capo sul petto, e con un sorriso sornione quest’ultimo si sarebbe messo a rivivere il giorno in cui, insieme, avevano preso la loro prima anima ed erano diventati shinigami.


William non lo ascoltava mai veramente, poiché anche lui ricordava tutto alla perfezione. La sua mente, più che altro, sarebbe stata tormentata circa il motivo per cui aveva permesso a Grell di passare la notte insieme a lui. Non riusciva a capacitarsi del fatto che, in quel momento, non erano più il supervisore Spears e il suo sottoposto, ma soltanto William e Grell. Era terribile e quasi devastante sapere di aver seguito, una volta tanto, ciò che gli suggeriva la propria volontà, invece di aver fatto “ciò che andava fatto”: rifiutare il rosso e passare la notte in completa solitudine, come del resto faceva tutte le altre notti. Ogni volta si riprometteva di non cedere, l’anno successivo, e di mandare via Grell dal suo appartamento fin da subito cosicché non avesse nemmeno il tempo per cercare di sedurlo.

Ma era davvero quello che voleva? Voleva davvero rinunciare a quell’unica notte di conforto? Voleva davvero mettere Grell alla porta? E se il rosso si fosse irritato e avesse deciso di passare la notte con qualcun altro, qualcuno che non lo avrebbe rifiutato? Sarebbe stato disposto a perderlo solo per conservare la sua integrità? Ma soprattutto, per quale motivo non voleva perderlo?

Tutti quegli interrogativi erano assillanti, una vera e propria tortura, ma sembravano quasi scomparire mentre William si lasciava cullare dalla voce di Grell e dalle sue mani che, consapevole o no, lasciava libere di vagare sulle braccia e sull’addome del suo amante. Il sonno avrebbe infine avuto la meglio e al mattino William, risvegliandosi con il rosso accanto a sé, ci avrebbe messo un po’ a pentirsi di essersi lasciato andare anche quella notte.

Sapeva che avrebbe scacciato Grell dal suo letto senza troppi complimenti per cancellare la vergogna, che alla fine il rimorso di ciò che aveva fatto lo avrebbe sopraffatto e soffocato per i giorni avvenire, lasciandolo con l’amaro in bocca e con quella confortante sensazione di solitudine con cui ormai aveva imparato a convivere da tempo, ma purtroppo ancora inebriato dal ricordo di quelle carezze proibite, di quei baci sonori e bagnati e di quella pelle calda e fremente che aveva fatto sua, mordendola, graffiandola, succhiandola avidamente…

William scosse la testa improvvisamente, come risvegliandosi da uno stato di trance. Raddrizzò la schiena e si schiarì la voce. Cercò di concentrarsi su quanto sgradevole fosse la continua insistenza del rosso, vergognandosi di se stesso anche solo per aver pensato a lui in un ambito che non fosse puramente professionale. Gli anni passati forse si erano concessi qualche momento di distrazione e qualche notte di troppo in onore di quello che Grell definiva “il loro anniversario”, ma questa volta non avrebbe ceduto. Avrebbe opposto una ferma resistenza e i suoi impulsi non avrebbero avuto la meglio. Anzi, sarebbe stato Grell a non avere la meglio e a capire, finalmente, di non avere alcun tipo di potere su William T. Spears.

Finalmente riuscì a calmarsi e a tornare in sé e, riacquistando il proprio contegno, uscì dalla stanza con passo sicuro.

-Oh, Will! Eccoti, finalmente!

La giornata aveva avuto inizio.

 

 

 

L’angolo dell’autrice (devo assolutamente trovare un nome più originale di questo):

 

Io che scrivo Grelliam.
Parliamone.
Non so come, ma è successo. Tra
Friday I’m in Love, Let her go e la magica I Love You di Tanita Tikaram, è uscita fuori questa… cosa, non so cosa sia.
Da premettere che il mio primo approccio a questa coppia è stato di odio totale. Poi sono passata dall’odio alla semplice curiosità. E dalla curiosità all’amore il passo è breve. Troppo breve.
È una bella fic? Sinceramente non lo so. A me tutto sommato piace, altrimenti non l’avrei pubblicata, no? Mi rendo conto che non è il meglio del meglio. Ma qualche parte bisogna pur cominciare, no? (Io poi avevo una voglia matta di scrivere qualcosa su di loro), quindi…
Vi supplico, siate buoni, molto buoni. Estremamente buoni.

  
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