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Autore: Romioneisnice    16/12/2013    2 recensioni
"Un sorriso mi increspò le labbra.
Esiste davvero il lieto fine.
Forse aveva ragione Emily.
Il mondo in realtà è un bel posto dove vivere."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Mamma dove sono finiti i miei fottuti calzoncini?" ero irritata. Immensamente irritata.
Possibile che in quella casa non trovassi mai niente?
Mia madre mi rispose urlando: "Cercateli, porca miseria! Vedi sto cucinando?" Ok. Winter, mantieni la calma. "No, non posso vederlo. Sto per perdere il pullman!" dissi cercando di mantenere un tono soft.
Ma la mia espressione evidentemente mi tradì.
Sentivo le guance arrossate per la rabbia e la solita e ormai familiare aggressività impossessarsi del mio corpo.
"Winter, te l'avevo detto che dovevi svegliarti prima, cavoli tuoi." disse mia mamma ritrovando la sua calma abituale.
Quell'atteggiamento mi fece incavolare ancora di più.
Corsi in camera mia, sbattendo la porta.
Mi sedetti sul letto cercando di riprendere la calma.
Quando riuscì a respirare tranquillamente mi alzai dal letto ancora disfatto e presi dal comodino una pillola di un vivace colore verde.
La ingollai senza tante cerimonie. Prima di riprendere a vestirmi osservai per un secondo le tante pillole sul comodino.
La pillola rossa era per lo stress. Quella verde per frenare l'impulso di staccare la testa a qualcuno. Quella blu per la depressione e, infine, quella gialla per riuscire a dormire.
Odiavo quella pasticche. Mi ricordavano tante brutte cose, cose che avrei voluto solo dimenticare.
Mi scrollai di dosso la sensazione di pazzia che a volte mi prendeva lo stomaco e continuai nella mia assidua ricerca dei calzoncini.

"Signorina Winter, lei è sempre in ritardo." la voce brutale del professore di matematica mi fece sussultare mentre cercavo di riprendere fiato.
Come avevo supposto, avevo perso l'autobus, e quindi ero stata costretta a fare i 5 km che mi separavano dalla scuola di corsa.
Fortunatamente ero brava nella corsa di resistenza.
"Scusi professore." mormorai entrando in classe.
Percorsi tutta la classe fino ad arrivare al mio banco, in fondo a sinistra, vicino alla finestra.
La mia compagna di banco, nonchè mia migliore amica, mi sorrise mestamente.
"Ciao Abbey." sussurrai sedendomi distrutta. 
"
Ehi Winter, cosa è successo stavolta?" disse a bassa voce per evitare un'altra strigliata dal professore.
"Ho perso l'autobus." Tirai fuori dalla borsa il necessario per matematica e cercai di concentrarmi su quello che il professore diceva.
E soprattutto cercare di capirlo.

Finalmente la campanella. Che suono gioso e carico di felicità, il suono che donava la libertà ai poveri studenti.
Almeno per un quarto d'ora, dopo altre tre ore avrebbero reso l'esistenza di noi piccoli apprenditori di conoscenza un vero supplizio. 
Quelle due ore di matematica erano state un vero e proprio disastro.
Non avevo capito un accidenti. Odiavo la matematica.
La mia mente cercava sempre le diverse possibilità, le diverse vie per interpretare un concetto.
Mentre la matematica aveva solo uno, pratico e solido percorso. Bleah. "Winter, non sai cosa è successo." mormorò Abbey quando uscimmo dall'aula.
La guardai di sottecchi. Niente poteva stupirmi e lei lo sapeva benissimo. Conoscevo Abbey dall'asilo.

Siamo cresciute insieme, e lei mi conosce meglio di qualunque altro.
Io, Winter Smith, 19 anni, capelli rossi vivo, occhi chiari ed un innato, irrafrenabile cinismo per il mondo.
Odiavo tutto quello che aveva a che fare con la dolcezza o i sentimenti.
Anche se lei sosteneva che in realtà avevo un lato zuccheroso e dolcissimo sotterrato sotto i chili di rabbia e dolore dentro il mio piccolo, insensibile, cuore.
Le avevo provato più volte a spiegare che cose come i sentimenti o comunque ragionamente di qualsiasi tipo non partono dal cuore, ma bensì dal cervello.
Che il cuore serviva solo come pompa del sangue, ma lei non aveva voluto ascoltarmi, portando avanti la sua assurda tesi.

"Cosa?" chiesi infine con assai poco entusiasmo.
Lei mi guardò male, sentendo la mia assoluta freddezza dietro il mio tono poco eccitato.
Si scostò i lunghi capelli color cioccolato e si mise una mano sul fianco. "Winter, potresti dimostrare anche solo un briciolo di entusiasmo?" chiese con voce accusatoria.
Mi fermai, cercando di portare a me tutto l'entusiasmo che c'era sulla terra, e con voce assolutamente falsata chiesi assumendo un espressione di puro entusiasmo: "Cosa?? Dimmi tutto, ti prego."
Guardando la sua espressione contrariata capì che non ero riuscita a raggiungere i suoi standard di entusiasmo minimi.
Poi lei scoppiò a ridere scutendo la testa.
"Cara Winter, non cambierai mai." disse continuando a ridere.
Io la imitai, ridendo di gusto immaginandomi un espressione estasiata sul mio viso perennamente corrucciato.
Quando entrambe avemmo finito di ridere lei si rivolse a me con un espressione eccitata: "Ho appena scoperto che faremo una super gita." disse lei riuscendo a malapena a contenere l'emozione.


 

Certo, non era niente di che come notizia, ma comunque mi rallegrò.
Adoravo fare le gite.
Primo perchè in questo modo scappavo per qualche giorno dalla realtà di casa mia.
E secondo perchè così potevo passare del tempo con i miei amici.
Non ne avevo molti.
Nel tempo la gente si stancava del mio atteggiamento: sempre sulla difensiva, scorbutico e scontroso.
Spesso le persone avevano perfino paura di me.
I miei migliori amici erano, ovviamente Abbey, Samantha, Cloey e Josh.
Abbey aveva dei lunghi cappeli scuri, degli occhi color nocciola e la straordinaria capacità di trovare il lato positivo di ogni cosa.
Samantha era bionda con gli occhi scuri, un atteggiamento da super diva ma il coraggio di una pantegana.
Era terribilmente sdolcinata, ma l'espressione da perenne sognatrice era una cosa che me l'aveva subito resa simpatica.
Cloey aveva dei corti capelli castani, l'aria sbarazzina e da maschiaccio.
Il modo in cui affrontava la vita, sempre e comunque di petto, era una cosa che le invidiavo.
Josh era un tipo assai strano.
Era un bel ragazzo dai capelli biondi, un fare da perenne scansafatiche, ma si faceva in quattro per gli amici.
Certo, passare del tempo con loro prevedeva lo sforzo di dover sopportare il migliore amico di Josh, Harry.
Harry era un ragazzo riccioluto con degli verdi smeraldo e la capacità di far cadere ogni donna ai suoi piedi.
Era terribilmente strafottente ed arrogante e pretendeva di avere sempre ragione.
Sembrava che avere un bel faccino gli desse la possibilità di pestare i piedi a chiunque lui desiderasse.
E, chiaramente, tutti quanti erano più che felici di poter farsi pestare i piedi da quel coglione.
Tutti tranne me.
Oh no, non Winter Jace Smith.
E per questo eravamo in continua lotta. Lo odio con tutto il mio cuore.
Odio la sua arroganza.
Odio i suoi fottutissimi capelli ricci.
Odio le sue stupide fossette.
Odio Harold Edward Styles. 

Angolo. Salve gente! Eccomi qua, con la mia prima fan fiction! Per cui: siate clementi! Bho, che dire: Fatemi sapere come la trovate! Un bacio,

Cix.

 

  
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