Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Effie__Pn    16/12/2013    1 recensioni
Questa storia nasce da un'immagine, che ha stuzzicato la mia fantasia.
E se Gale e Madge fossero stati sorteggiati al porto di Katniss e Peeta?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Madge Undersee, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erano passati due giorni dall’inizio dei Giochi, e Gale aveva iniziato ad orientarsi nell’immensa foresta.
Dopo quella strana notte in cui qualcuno gli aveva riempito la borraccia d’acqua, aveva trovati altri stagni, e addirittura un fiume.
Non aveva armi, ma con le sue trappole riusciva a catturare selvaggina a sufficienza. Dal primo giorno, non aveva incontrato altri  Tributi, nemmeno Madge.
Madge. Chissà che fine aveva fatto. Non aveva visto il suo volto delicato nel cielo dell’arena.
In fin dei conti, forse era più scaltra di quanto non pensasse.

***

Madge era ad un passo della morte.  Non mangiava da due giorni, e la poca acqua che beveva le bastava appena ad idratarsi. Vagava per i boschi in uno stato di trance, trascinando con sé tutto quello che incontrava. La notte precedente un altro  Tributo l’aveva trovata mentre vagava semicosciente per il bosco, e le aveva tirato un coltello. Qualcosa, forse l’istinto di sopravvivenza che si nascondeva da qualche parte dentro di lei, la fece scansare, e il coltello le colpì il braccio destro, poco sopra il gomito. Lo aveva estratto con dolori fortissimi, l’aveva pulito e se lo era infilato alla cintura. Strappò un lembo della maglia e fasciò la ferita, dalla quale sgorgava parecchio sangue.  Quindi continuò a vagare per i boschi, ciondolando, sbattendo contro alberi e cadendo in ore di sonno profondo nascosta tra i cespugli.
Quella mattina, quando si svegliò da un sonno durato troppo tempo,  le braccia le tremavano anche per il semplice sforzo di piegarsi.
A fatica si alzò, e barcollò fino al lago per bere un sorso d’acqua.
Avvicinò il volto alla superficie d’acqua fresca,  e in quel momento lo vide.
Un’ombra si muoveva dalla parte opposta del laghetto.
Madge alzò lentamente lo sguardo, senza muovere un muscolo, senza osare un respiro.
Vide un corpo muscoloso, un ragazzo.
Labbra carnose, occhi grigi.
Gale.

***

Il  cervello di Madge ordinò ai muscoli di scattare e correre via: Gale ora era un nemico, un avversario negli Hunger Games. Ma le membra indebolite dalla fame non risposero al suo comando, e Madge cadde in avanti,  piombando pesantemente nelle acque del lago.
Gale, con due abili balzi, fece il giro del laghetto e la raggiunse, tirandola fuori  dall’acqua. Era svenuta per la paura, la fame e la fatica. Gale la prese in braccio, muovendosi il più cautamente possibile per non fare troppo rumore. Madge era sempre stata piccola, ma la fame le aveva tolto buona parte del suo peso.
La portò in un luogo appartato, una specie di piccola capanna che Gale si era costruito, mimetizzata tra le foglie verdi. La distese sul terreno, si tolse la giacca e la appallottolò, per farle un cuscino.
Osservandola,  vide i segni della stanchezza sul suo bel volto. 
Gale si chinò su di lei, le sollevò la nuca con una mano, e le appoggiò la borraccia con l’acqua alle labbra.
Non appena sentì l’acqua fresca sul viso, Madge si svegliò di soprassalto.
Si ritrovò a fissare Gale, che la guardava con aria perplessa.
“Cosa mi sta facendo? Lasciami andare. LASCIAMI.”
Si dibatteva come un uccello in gabbia * mente Gale restava impassibile a guardarla con un sopracciglio alzato.
“Hai finito?”
“Perché mi stai aiutando? Non mi devi niente.”
“No, è vero.  Ma ho pensato che fare squadra per un po’ avrebbe fatto comodo ad entrambi. Non sembra che tu te la stia passando bene, ultimamente.”- le rispose Gale, sarcastico.
“Sto benissimo.”
“Ah, sì? Da quant’è che non mangi?
Madge non rispose.
“Ecco, lo immaginavo. Ora stattene qui buona buona , mentre io vado a controllare le mia trappole.”
Si allontanò in fretta senza darle il tempo di replicare. Così Madge si distese di nuovo, piombando in un sonno profondo.

***

Gale era ritornato poco dopo con due cogli in mano, e aveva trovato Madge di nuovo addormentata.
Senza svegliarla, accese un piccolo fuoco  per cuocere le prede, e lo spense rapidamente non appena furono cotte.
Osservava la ragazza bionda, domandandosi se fosse stata lei, un paio di notti prima, a coprirlo e a dargli dell’acqua. Lei intanto dormiva, ignara di tutto. Sembrava una bambina, capitata in quel gioco al massacro per puro caso.
Dormiva, lei, tranquilla, come se un’arena piena di assassini fosse il posto più sicuro al mondo.
Gale si ritrovò a sorridere mentre la guardava dormire: piccola, indifesa, eppure in qualche modo determinata.

***
Avevano mangiato dopo il calar del sole, in silenzio, troppo affamati per parlare.  Gale diede a Madge una porzione più grande, per tentare di compensare i giorni di vuoto.
Lei accettò, riconoscente, ma non sembrava in vena di parlare.
Teneva gli occhi bassi, e se per caso incrociava quelli di Gale, distoglieva subito lo sguardo.

Non appena fece buio, nel cielo vennero proiettati i morti della giornata. Due ragazzini, dal 7 e dal 10.
Gale fece distendere Madge sul fondo della rudimentale capanna, e la coprì con un telo che aveva trovato nello zaino. Poi sedette,dandole le spalle, a fare la guardia.

Passarono i minuti, poi le ore, e Gale era sempre più stanco. Alla fine rinunciò a fare la guardia, e si distese accanto a Madge.
Improvvisamente lei sussurrò: “Ho paura, Gale.”
Lui si girò, lentamente, e la cinse con un braccio.
“Lo so. Anche io ho paura. Ma non ti devi preoccupare. Ora ci sono io.”
“Perché lo fai? Potresti avere qualche possibilità se non...”
“Perché, qualche notte fa, mi hai dato dell’acqua?”
“Lo sai perché.”
Gale sospirò. Si, lo sapeva il perché. Madge era innamorata di lui.  Era talmente innamorata di lui da andare contro le regole dei Giochi. Gale apprezzava quello che aveva fatto. Non per l’acqua, quella avrebbe potuto trovarla da solo. Ma Madge, con un piccolo gesto, aveva fatto capire che avrebbe giocato secondo le sue regole.  Quella piccola e indifesa ragazzina, seppure in piccolo, si era ribellata al sistema.
Gale sorrise, mentre questi pensieri gli attraversavano come un lampo la mente.
“Sì, lo so perché” – rispose
“Ma non mi hai ancora detto perché tu stai aiutando me.”
Gale non  rispose. Perché la stava aiutando? Perché era indifesa, forse. Perché gli suscitava tenerezza. Pietà.
Ma non poteva dirglielo. L’avrebbe ferita. Così le rispose con un brusco:
“Perché così volevo. Ora dormi.”

Madge sospirò e chiuse gli occhi. Si sentiva una stupida, perché invece di essere spaventata, si sentiva al sicuro, avvolta nel grande braccio di Gale.
“Stupida ragazzina- disse a se stessa- smettila di perderti in fantasie assurde. Sei nell’arena. E questi sono gli Hunger Games. Non c’è spazio per l’amore. Persino Gale potrebbe ucciderti.”
Eppure qualcosa dentro di lei diceva di fidarsi del ragazzo.
 
 
 






  *=citazione da Jane Eyre
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Effie__Pn