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Autore: xnicholasblessing    16/12/2013    1 recensioni
In un mondo che si finge cieco, c'è chi ha il coraggio di urlare la verità. C'è chi ha il coraggio di palesarla. C'è chi ha il coraggio di vivere.
"Ho ventun anni. E sono stata rinchiusa in una gabbia di ferro fino ad adesso. Basta.
Lasciatemi essere chi fino ad un anno fa ho solo sognato. Lasciatemi ballare, strusciarmi sui ballerini e toccare il culo delle ballerine. Lasciatemi muovere come un’indemoniata sul palco, quando la mia stessa musica si prende la mia mente e il mio corpo.
Sono sua. Sono della mia musica.
E’ lei che comanda. Io eseguo.
Sono sua schiava. Ed è l’unica schiavitù che sono in grado di sopportare.
"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LIVING YOUNG AND WILD AND FREE.
It’s innocence lost.



 

Sento le grida della gente in platea. Addirittura da quaggiù.
E’ come se le avessi addosso, sulla pelle.
Mi guardo un’ultima volta allo specchio. L’immagine che vedo mi piace. Sono soddisfatta del ciuffo biondo platino spettinato e la rasatura a vista, del completo di pelle che indosso e degli stivali che Denika mi ha costretto ad infilare. Tutto sommato, nel complesso, non sono niente male.
Esco dal camerino.
Respira.
Mi attaccano il ricevitore del microfono alla schiena, sul bordo del corpetto nero.
Sono pronta. 
E’ il mio momento.
Amo l’adrenalina che mi scorre nelle vene quando sono in ansia.
Mi fa sentire come se fossi nata per fare solo questo.
Amo la tensione. 
Amo la gola che mi si chiude dal nervoso, ma che ho imparato a gestire con il tempo.
Amo le ginocchia che tremano, tanto da farmi quasi cadere dai tacchi mentre percorro il lungo corridoi bianco, pieno di persone che mi fanno gli auguri.
Amo lo sguardo di mia madre, sempre così premuroso e orgoglioso, e l’abbraccio di mio padre.
Mi danno carica.
Come se ne avessi bisogno.
Io, da sola, sono già un uragano.
E sono pronta.
Sento di nuovo quelle grida. Cazzo, è davvero il momento.
Impreco nella mia mente più e più volte, anche se preferirei urlare. Urlare dalla gioia. 
Urlare che la vera me sta per esplodere.

Flash, luci al neon. Non vedo niente.
Sorrido, senza rendermene conto: tutti i muscoli della mia faccia si contraggono, fanno tutto da soli. Sento un affetto diverso. Un tipo di “bene” che percepisco solo da quassù, quando gli occhi di tutto il mondo sono puntati su di me e sulla mia prossima mossa.
E bhè, non ho intenzione di sembrare scontata.
Voglio godermi quelle urla, quei flash, fosse l’ultima cosa che faccio.
E fanculo a chi crede che “mi debba dare una calmata”.
Stronzate. 
Non sono mai stata più libera. Non mi sono mai sentita più me stessa.
Bella cazzata quella Hannah Montana di sto cazzo.
Io non sono quella lì. Mai stata. E, a dirla tutta, nemmeno mi piaceva fingere in modo spudorato.
Odiavo quella parrucca urticante. Sembrava più stretta ogni volta che la indossavo. 
Mi faceva addirittura venire mal di testa. E io odio avere mal di testa.
Odio stare male in generale, in verità.
Ma basta. Devo concentrarmi su ciò che ho davanti.
Migliaia di persone.
Urlano il mio nome.
Si sbracciano per farsi notare, nell’attesa che gli faccia un segno.
Agitano i cartelli per aria.
Solo adrenalina nelle vene. La adoro.
E’ meglio di qualunque altra droga.
Le telecamere puntate sul mio viso.
La musica. Dio, la musica.
Chiudo gli occhi per un istante, un istante solo, e sono in paradiso.
Le note, le mie.
Quelle che ho scritto io, su cui ho pianto, ho riso, mi sono incazzata con il mondo.
Sollevo la testa, do un’occhiata veloce alla platea. Cazzo, sono tantissimi.
Ma tanto io ce la posso fare.

Ballo. Twerko. Che gran cazzata. 
Ma devo ammettere che inizia a divertirmi, specialmente nel vedere la reazione dei media.
Inventano ogni sorta di cazzata, e potrei passare delle ore intere a leggere tutto quello che le loro menti malate hanno saputo produrre sull’argomento.
Twerking qui, marijuana di la…
Quando capiranno che devono lasciarmi in pace sarà un bel giorno.
Voglio VIVERE, cazzo.
Sperimentare.
Sbagliare.
Mandare tutto a puttane.
Piangerci su.
Ridere.
Amare.
Imparare dagli errori passati.
Voglio godermi ogni singolo momento della mia vita.
Ho ventun anni. E sono stata rinchiusa in una gabbia di ferro fino ad adesso.
Basta.
Lasciatemi essere chi fino ad un anno fa ho solo sognato.
Lasciatemi ballare, strusciarmi sui ballerini e toccare il culo delle ballerine.
Lasciatemi muovere come un’indemoniata sul palco, quando la mia stessa musica si prende la mia mente e il mio corpo.
Sono sua. Sono della mia musica.
E’ lei che comanda. Io eseguo.
Sono sua schiava.
Ed è l’unica schiavitù che sono in grado di sopportare.
Per il resto… un sano “vaffanculo”.
Io mi amo così. Amo la me stessa di adesso, non l’attrice dalla parrucca bionda o la cantante con le gonnellini di tulle e le converse ai piedi.
Pelle, cinghie, tinte e macchinette per capelli, tatuaggi.
Tutto ciò che è trasgressione.
E che Dio benedica la trasgressione.

Canto.
Canto fino a sentirmi come se mi si stessero strappando le corde vocali.
L’unica cosa che riesco a urlare alla fine di ogni pezzo è “grazie”.
Non conosco altra parola. L’amore che percepisco intorno a me mi zittisce, non sono più in grado di intendere e volere.
Sono del pubblico. Sono della musica. E amo entrambi.
Li amo, Dio se li amo.
Li saluto, pur non essendo in grado di vedere ogni volto, purtroppo.
Ma li sento. Li sento dentro di me, nel mio cuore, nei suoi angoli più bui, che in questo momento risplendono di luce nuova.
Sono morta senza di loro.
Risorgo in loro presenza.
Sono una fenice.
Mi ridanno vigore. Mi ridanno la forza di continuare a correre. Verso dove, ancora non lo so.
Ma con loro è tutto più facile. Tutto sembra meno faticoso. 
La salita sembra improvvisamente meno ripida.
Posso tenerli con me per sempre?
Saremo una cosa sola, lo prometto. Io e loro, in uno. Come dev’essere. Com’è adesso.
Piango.
Stupida debolezza.
Ma sì, piango lo stesso, che importa.
E’ solo che mi sento viva. Come non mai.
Lascio che le lacrime mi righino il volto.
Spero solo che non mi si sbavi il trucco, oppure è la volta buona che Denika mi uccide.
Fanculo anche al trucco. Non mi abituerò mai a questa sensazione.
E domani potrebbe sparire. Potrei svegliarmi dal sogno.
No, no, no. Non posso farlo.
Devo continuare a dormire.
Qualcuno mi droghi. Sono disposta a provarle tutte: non svegliarti, ti prego.
Sono attaccata ad una realtà che ho paura possa fuggire via da un secondo all’altro.
Piango ancora.
“Rimanete con me!” vorrei urlare.
Loro mi sentirebbero. E verrebbero a salvarmi.
Respiro a pieni polmoni.
L’aria puzza del fumo da palcoscenico. E’ dolce. Mi piace.
Ora sono calma.
Sono di nuovo in me.
Non voglio già salutare tutti quanti. Due ore sono poche. vorrei poter restare fino a domani mattina, se non fosse per quella stupida intervista che mi ha fissato la mamma.
A volte avere la propria madre come manager non è una così grande idea.
Eppure devo. Alzo le mani, le agito al cielo.
Grazie, grazie, grazie. Non so cos’altro dire. Ho la lingua secca, non riesco quasi a emettere suoni.
Guardo a destra, a sinistra: sono tutti qui per me.
Improvvisamente mi sento un’ingrata. Dovrei andare da ognuno e abbracciarlo, perché i conti siano pareggiati. Loro fanno così tanto per me, e io? Canto due canzoncine delle balle per poi andarmene su un pullman dai vetri oscurati?
Non è giusto.
Voglio scendere di qui, voglio sentirli vicini, più di quanto io faccia già.
Guardarli negli occhi, asciugare le lacrime di alcuni di loro, commentare ogni assurda maglietta con la mia faccia sopra che hanno indossato per l’occasione.
Non li ripagherò mai di tutto questo, di quella sensazione di estasi che mi provocano.
La ma droga. La mia medicina. I miei più cari amici. La mia famiglia.

Torno nel backstage. Chiudo la porta a chiave: non voglio vedere nessuno, almeno per la prossima mezz’ora. Voglio rimanere sola con il ricordo della serata.
Ho ancora il cuore che batte a tempo di musica e le gambe che mi tremano.
Mi fanno male i piedi, adesso che ci penso. Maledetta Denika e i suoi cazzo di stivali. Dal prossimo concerto girerò solo con i Dr. Martens. Quelle sì che sono scarpe decenti.
Mi guardo allo specchio: non mi piaccio più così tanto come tre ore fa.
Ho gli occhi rossi, il rossetto è andato a puttane e le gote mi stanno andando in fiamme.
Il trucco grazie al cielo ha retto, se no avrei dovuto emigrare in Norvegia per non farmi trovare.
Ce l’ho fatta.
Cazzo, sì.
Meno male che secondo i due terzi delle riviste globali non avrei retto un tour intero. 
Chi è che non ha retto?! Stronzi.
Invece ce l’ho fatta. Ogni singola tappa. In giro per il mondo. Con la sveglia alle tre del mattino per prendere l’aereo senza perdere la coincidenza dello scalo.
Fanculo, io ce l’ho fatta.
E ho amato ogni singolo momento.
Ogni errore della coreografia. Ogni nota tirata troppo. Ogni momento di stanchezza in cui non riuscivo quasi ad alzarmi dal letto. Ogni appuntamento di promozione con le radio andato male.

Perché?

Perché sono un uragano. E nessuno sembra averlo ancora capito.
Io distruggo le case. Tiro giù i muri. Cammino sulle macerie.
Io non posso essere domata. Non posso essere fermata. Io sono Miley Cyrus.

«in the land of gods and monsters, I was an angel living in the garden of evil.»
- Lana Del Rey, God & Monsters



 


Spazio autrice:
non chiedetemi da dove sia saltata fuori questa roba perchè non vi so rispondere lol
l'altra notte ero nel letto e mi è vanua in mente lei... ho pensato alle critiche, soprattutto, e a come potrebbe sentirsi una vent'enne... a come potrei sentirmi io, se venissi attaccata costantemente in quel mondo. 
ma lei se ne frega, ed è questo che la maggior parte della gente non ha ancora capito.
vive per noi,che la amiamo anche quando sbaglia, che la correggiamo, ma che crediamo in lei, ed abbiamo fiducia in una ragazza che il mondo crede inesistente. Miley Cyrus non è solo marijuana, bong e twerk... lei è molto di più, solo che quel qualcosa è più nascosto.
bisogna osservarla per capirla... io l'ho fatto, e non me ne pento.
è un sentimento d'amore molto particolare, che nemmeno so spiegare...
quindi eccovi un delirio sulla Miley che credo di conoscere e che vedo in lei, in ogni sua foto.
spero davvero di non avervi annoiato con le mie cazzate (che però in qualche modo, a scriverle sembrano così vere)  aggiungo che mi farebbe davvero piacere spaere cosa ne pensate in una piiiiiccolissima recensione.
grazie ancora a tutti!
a presto, spero. xx
Hold on.
Ronnie.

  
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