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Autore: Sammy_Stark    17/12/2013    1 recensioni
"Me ne prendo cura io."
Con queste parole Haymitch aveva liquidato tutti quelli che nel distretto 13 volevano che Effie Trinket rimanesse sotto la vigile sorveglianza dell' ospedale.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Me ne prendo cura io."
Con queste parole Haymitch aveva liquidato tutti quelli che nel distretto 13 volevano che Effie Trinket rimanesse sotto la vigile sorveglianza dell' ospedale.
L'uomo non aveva ammesso repliche, aveva semplicemente imposto la sua decisione.
Effie si stava scegliendo un vestito quando Haymitch era entrato senza bussare nella sua stanza e le aveva fermamente detto: "Prepara i bagagli, ce ne andiamo al dodici."
La donna, che un tempo si sarebbe impuntata e avrebbe di sicuro iniziato una tesi su quanto povero e brutto fosse quel distretto, si era limitata a riempire la valigia che gli era stata data.
Poi doveva essere svenuta, o forse l'avevano sedata in seguito ad un improvviso attacco isterico, perchè non ricordava assolutamente nulla di come fosse finita nel letto dell'ex mentore del 12.
Stranamente, si sentiva bene, lì tra quelle ruvide lenzuola pulite, profumate di sapone.
La testa era comodamente poggiata su un cuscino di piume e il corpo era rinfrescato dal tanto pulito.
Troppo rinfrescato.
Alzò le coperte, serrando subito gli occhi.
Fu in quel momento che si accorse di essere nuda ed iniziò a strillare.
Ma finì solo per consumarsi la voce e quando non ebbe più la forza di gridare, si zittì.
Si guardò intorno, come se solo allora si fosse davvero svegliata.
Si passò una mano fra i capelli.
Nessuna parrucca.
Erano soffici e lunghi, di un grazioso biondo.
Si alzò piano piano, ben avvolta nel lenzuolo.
Per quanto tentasse di nasconderle, le cicatrici sulla schiena risalivano fino in mezzo alle spalle e il tessuto ruvido le copriva solo in parte.
Passò davanti ad uno specchio ed inizialmente si spaventò.
La donna che era riflessa non era lei, non poteva esserlo.
Il viso, completamente struccato, metteva in mostra i suoi veri tratti e la sua pelle sembrava morbidissima...
Si scoprì bella anche così.
Ed era uno strano pensiero per Effie Trinket, credere di essere bella senza la sfarzosità tipica degli abitanti di Capitol City.
Lasciò scivolare il lenzuolo, facendo un'espressione tra il triste e l'atterrito al notare quanto le cicatrici le riempissero il corpo.
Sembravano dei tatuaggi di fuoco...
Il fuoco.
A quel pensiero Effie rabbrividì.
- Prenderai freddo, così.-
Haymitch non la stava spiando.
La sua intenzione era quella di andarle finalmente a parlare, ora che sembrava essersi calmata.
Però vederla nuda davanti allo specchio, disorientata da sé stessa, completamente indifesa e con i segni delle torture subite così in risalto...
Sembrava davvero umana, ora.
La donna aveva girato appena il capo verso di lui e delle calde lacrime erano scese lungo il suo viso.
- Haymitch...-
Lo aveva chiamato con voce sofferente, come se lei non potesse muoversi e lo stesse pregando di raggiungerla.
Lui non lo avrebbe mai fatto, in altre situazioni.
Probabilmente l'avrebbe presa in giro con una battuta tagliente o l'avrebbe ignorata.
Ma si era preso la responsabilità di occuparsene e lei sembrava proprio un cucciolo bisognoso di cure.
Più velocemente di quanto potesse credersi capace di andare, si ritrovò ad abbracciare Effie, la quale scoppiò in un pianto sano, non dato da una crisi d'astinenza da morfamina.
Fu un pianto lungo, uno sfogo per tutto quello che aveva subito da quando Katniss Everdeen aveva mandato all'aria i settantacinquesimi Hunger Games.
Non una parola era uscita dalle sue labbra, ma ad entrambi sembrò di aver fatto un discorso lungo interi giorni.
Stremata dal pianto e dalla stanchezza, si addormentò fra le braccia dell'ex mentore, che si occupò di rimetterla a letto, quando però aveva tentato di andarsene, lei gli aveva afferrato un polso.
Haymitch aveva sospirato, sì, ma si era comunque infilato sotto le coperte e l'aveva stretta a sé.
Era strano pensare di somigliare così tanto alla coppia degli innamorati sfortunati.
Loro quattro erano stati spezzati nei modi più terribili, erano stati colpiti nei punti più deboli e i nervi più sensibili erano stati logorati talmente tanto che non sarebbero mai tornati gli stessi.
Di questo ne erano sicuri tutti.
Eppure Katniss e Peeta si stavano rifacendo una vita...
E per la prima volta dopo anni, Haymitch si sentì sobrio come non mai e si sentì libero.
Libero di ricominciare a vivere, non da vincitore ma da sopravvissuto.
   
 
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