Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: phoenix_esmeralda    17/12/2013    1 recensioni
Lettera a una cuginetta, forse ancora troppo piccola per capire, ma che presto crescerà...
Quarta classificata al contest "Il troppo e... il niente" degli Original Concorsi
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[IMG]http://i44.tinypic.com/11w62kg.jpg[/IMG]

Cara Ary,

forse nove anni sono pochi per comprendere ciò che sto per dirti, ma il tuo corpo sta crescendo e con esso quella parte di te che desidera, soffre e sa pensare.

Sì. Sa pensare cose troppo grandi per una testa che dovrebbe contenere solo fiabe e so – lo so per certo – che prima o poi arriverai a formulare le domande.

Così, oggi che i miei pensieri si infilano fluidamente l’uno dietro l’altro, proverò a parlarti di lei: di tua madre. Del troppo e del niente, e di come si rincorrono l’un con l’altro, distruggendosi e rigenerandosi a vicenda.

È sempre stata strana, lei, Ary, fin da bambina.

I tuoi sorrisi, la tua socievolezza, la tua curiosità... lei non li aveva. Era una cosina imbronciata, cupa, sarcastica... Quando mai si è visto un bambino sarcastico? Ma lei la era: isolata e goffa, seria, esclusa dal mondo come un pezzo di puzzle nella scatola sbagliata. Respingeva d’istinto, quasi sempre, respingeva tutti. Ma non me.

Ero la sua cugina preferita, quella maggiore, una sorella grande. Sapevo come prenderla, Ary, e proprio per questo, oggi posso parlarti di lei.

Ho visto il suo vuoto crescere, giorno dopo giorno: un vuoto d’amore, di certezze, di accettazione.

La volevano posata, educata e signorile, aggraziata e intelligente, speciale e dotata.

Doveva avere il talento,

l’originalità,

l’ordine,

la compostezza,

l’obbedienza,

la distinzione,

la perfezione.

Perfetta, la volevano, Ary. Perfetta vuol dire non difettare in nulla, perché se a un lenzuolo bianco aggiungi una macchiolina, ecco: è sporco. Non è solo un po’ meno pulito, un po’ meno candido, un po’ meno lindo.

È sporco.

Volevano tutto, e per un essere umano, Ary, il tutto è troppo.

Se vuoi tutto, avrai niente. Se vuoi il lenzuolo candido, lo avrai sporco. Non importa se di una macchia o cento, perché se ti hanno insegnato che se non sei perfetta sei cattiva, quel “cattivo” non ha misura.

E lei si sentiva sporca; me lo disse quel giorno – aveva sedici anni – quando un suo amico se ne andò nella notte per aneurisma e lei iniziò a temere la morte. Mi disse che non aveva speranza: se fosse morta in quel momento sarebbe andata all’inferno, perché non riusciva a essere senza macchie.

Fu allora che percepii il suo vuoto. Aveva fame, una fame insaziabile di sentirsi amata, accettata per ciò che era. Le avevano chiesto troppo e dentro di lei era rimasto il niente.

Iniziò a cercare chi potesse riempire il suo nulla, una ricerca sempre più vorticosa, come un ingorgo che la risucchiava verso il fondo: cambiava ragazzo a ogni piè sospinto, e li tradiva tutti. Vendeva se stessa in cambio di un po’ d’amore, di un complimento, della sensazione di sentirsi cercata, ammirata, corteggiata.

A pensarci bene, non avrei dovuto stupirmi quando rimase incinta. Non mi sarei dovuta sorprendere neppure quando ti rivendicò come sua, iniziando una battaglia con tuo padre che non si è mai conclusa.

Pensava che avresti riempito il suo niente, Ary; credeva che, con te, non avrebbe avuto più bisogno di nessun altro. “La mia serenità è stare con lei”, mi disse un giorno, “È lei.”

Durante i primi mesi dalla tua nascita, fece progetti di ogni tipo: scuole private, lezioni, particolari trattamenti salutari, investimenti... Voleva darti tutto, persino troppo, e per un po’ sembrò riuscirci. Ma tu crescevi e diventavi ogni giorno un po’ più autonoma, ti staccavi pian pianino, come ogni bimbo è giusto che faccia... e lei ricominciò a sentire il vuoto.

Fu allora che arrivarono i capelli biondi e i tacchi alti, le extension e le unghie laccate. Durarono un soffio di vento, e vennero sostituite dai pantaloni militari e i capelli a spazzola. Poi il trucco eccessivo e il rosa shocking, quando cercò di fare la modella, e l’anoressia. Gli psicofarmaci, l’alcol, e nuovi esperimenti sessuali.

Ma il vuoto non si riempiva, Ary... non si è mai riempito.

Perché se ti hanno insegnato che se non sei troppo allora sei niente... sarai niente per tutta la vita. Ti usava come narcotico ai suoi bisogni, dandoti troppo di ciò che non ti serviva e niente di quell’accettazione, di quell’amore, di quella considerazione che lei non era mai riuscita a ottenere per sé. Non era mai riuscita a ottenere da se stessa.

E oggi che hai nove anni, Ary, e tua madre brancola nel buio come quando ne aveva sedici, ho voluto parlarti di lei.

Dici che non ti vuole bene, ma lei avrebbe voluto volertene. Avrebbe attinto per te alla sua scorta d’amore, se ne avesse avuta una... Ma del troppo che le hanno dato, nulla sembra essersi accumulato nella sacca dell’affetto.

Questa è tua madre, Ary; questo è il circolo del troppo e del niente, che si generano l’uno nell’altro in un circuito che non dà tregua.

Ma tu, tu che non sei mai stata cupa né sarcastica, che assorbi l’amore di un padre che da anni lotta per te... tu, dallo spirito forte e saldo, forse puoi leggere queste parole e perdonare. Perdonare e capire che non importa essere tutto, perché essere qualcosa è già abbastanza, in un mondo dove tutti abbiamo delle macchie.

Sei piccola, Ary, ma stai imparando a pensare come un’adulta... e presto ti farai delle domande.

Perché tua madre fa del male agli altri? Perché ne fa a tuo padre?

Perché a te?

Quando questi interrogativi inghiottiranno la tua vita, apri questa lettera. Non può consolarti di ciò che non hai avuto e non può soddisfare la tua sete di serenità... Ma forse potrà aiutarti un pochino a capire.

Forse, un giorno, essa si accumulerà a tanti altri piccoli motivi che ti serviranno a perdonare.

Solo il perdono azzera ogni cosa, Ary: quel perdono che tua madre non sa dare a se stessa. Daglielo tu, perché quel niente si colmi.

Il mio appoggio lo avrai sempre.

 

Anna

 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: phoenix_esmeralda