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Autore: Glance    19/12/2013    2 recensioni
Pensavo ci sarebbe stato un tempo per tutto...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Pensavo vi sarebbe stato un tempo per tutto.
Che il mio tempo, il mio momento per fare, per essere quello che volevo, sarebbe arrivato.
Quel tempo in cui sarei stato in grado di provare al mondo ciò che ero, il mio coraggio, la mia coerenza.
Di mettere in pratica ciò che avevo appreso.
Vi sarebbe stato un tempo per tutto, mi dicevo.
Per agire e  per amare.
Dovevo solo aspettare, avere pazienza.
Eppure a diciassette anni non si può avere pazienza.
Il sangue bolle, il corpo freme per i morsi della vita che pretende di essere vissuta.
La voglia irrefrenabile di attingere a piene mani da quello che crediamo sia nostro di diritto, ci appartenga.
Quel tempo, il mio tempo era mio di diritto.
Mi apparteneva.
Era la mia promessa che non poteva non essere mantenuta.
Era il tempo che sarebbe arrivato di vivere lei . Il tempo di cercarla e riconoscerla.
Mi fidavo di quella promessa.
Ma ora so che quello è l’errore più grande a cui si possa mai credere.
Quel mondo e quel tempo mi avrebbero deluso e tradito.
Se la sofferenza nasce dall’anima perché io ancora soffro. Perché in me ancora tanta malinconia.
Perché questa traccia di quello che sono stato non è svanita con tutto il resto.
Come il colore dei miei occhi, il calore del mio corpo, la mia pelle morbida, quel colorito che accendeva il mio viso se ridevo, se ero mosso da animosità.
Perché se quello che sono adesso non è che il guscio vuoto di quello che sono stato, continuo a sentirmi.
E lo faccio nella lotta che ingaggio giornalmente con questo nuovo essere che in me ha preso il sopravvento rubando tutto quello che di vivo e vitale vi era da rubare.
Fuori il silenzio, il buio, la pioggia che scende, il rumore del tuono che con il suo lampo viene a squarciarne il cielo.
E io da dietro questi vetri osservo immobile il buio e il suo silenzio, riuscendo a cogliere tutto quello che lì fuori si muove e cambia.
E’ frustrante riuscire a farlo. Come è opprimente ascoltare tutto quello che una mente riesce a pensare.
Non sono mai solo e non ho mai bramato così tanto di poterlo essere.
E’ lunga la notte quando non puoi dormire, non puoi cambiare, quando … non puoi più essere nulla di quello che vorresti essere o diventare.
L’eternità è sconfinatamente immensa e cammina tenendo per mano la mia solitudine, spegnendo ogni barlume di speranza.
Sono qui dietro questi vetri, le mani in tasca, con indosso il mio maglione di cachemire e penso a quanto tutto questo sia inutile.
Potrei benissimo essere lì fuori, sotto la pioggia scrosciante e, per me, non cambierebbe nulla. Non sono più in grado di apprezzare la carezza delicata della lana morbida che trattiene il calore sulla mia pelle.
Siamo tornati in questo posto. Lo facciamo ciclicamente. Ritorniamo a distanza di tempo nei luoghi che ci sono appartenuti. Lo facciamo dopo che tutti quelli che hanno condiviso la nostra vicinanza non ci sono più.
Lo facciamo dopo che il loro tempo si è concluso, esaurito.
Noi torniamo immutati lì dove tutto è cambiato.
Sono uscito l’altra sera e ho vagato per le strade e mi sono accorto che erano illuminate a festa.
Ho realizzato che era quel periodo dell’anno in cui si festeggia il Natale.
Nel nostro salone, un gigantesco abete addobbato a festa.
“ Per salvare le apparenze”. Nel caso qualcuno di loro venisse  a cercare il Dottor Cullen fino a casa.
Non è mai accaduto, che qualcuno si spingesse sin qui, ma non si può mai dire.
Alice sta pensando di aggiungere qualche altra decorazione e di mettere delle luci anche fuori.
Lui, Carlisle, lascia fare. Non interviene.
Lascia che ognuno di noi si esprima come vuole. Si senta libero di interagire con questo mondo nel modo più normale e simile al loro che possiamo adottare.
Ma non fa che osservare me e non smette di farsi domande su come io stia veramente. Quali siano i miei pensieri.
Si preoccupa per me. Avverte il mio disagio lo so, ma so anche che nessuno potrà mai capirlo fino in fondo.
Dipendesse da me scomparirei.
Mi fosse dato di scegliere deciderei di farlo.
Qualsiasi cosa sarebbe meglio di questo oblio. Di questa infinita bugia.
Della desolazione di questo vuoto che mi tiene prigioniero e lo farà per l’eternità.
Per loro in qualche modo è più facile hanno qualcuno con cui condividere questo cammino.
Per me non è così, sono solo e tutto questo sembra ancora più immenso e sconfinato.
  
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