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Autore: Kiki Daikiri    15/05/2008    5 recensioni
Che buon profumo, profumo di pioggia.
Butto a terra il cappellino, lasciando che l’aria mi passi tra i capelli.
Ogni volta che me li tocco provo una strana sensazione… per quanto sia già passato un anno, ancora non mi sono abituato ai capelli corti.
I miei bei rasta appartengono al passato, quello stesso passato che mi sta spingendo a salire sul parapetto del balconcino in questa deprimente camera d’albergo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Tom Kaulitz Von Mystified
 
Capitolo I
Ich bin Tom von….
 
 
“Bill… Bill… Bill…”

Salve, il mio nome è Tom.
Avrete sicuramente sentito parlare di me, e non lo dico per presunzione… forse non sono un tipo modesto, ma di certo la fama precede ogni mio difetto.
Come dicevo, il mio nome è Tom, Tom Kaulitz, e ci fu un tempo in cui ero conosciuto come Tom Von Tokio Hotel.
Ora non più… e che sia stata colpa mia è poco ma sicuro. Paradossalmente posso assicurare che più si ha una vita spettacolare, più farà male quando tutto vi crollerà addosso.
Tra poco racconterò la mia storia, ormai conclusa da tempo. Non è una bella storia, non è una storia felice.
Il tipico discorso tra me e mio fratello era questo:
- “Tom, merda! Avevamo detto: niente fans in hotel questa volta!” lo sguardo di Bill ha un che di stanco, come spossato, svuotato.
“non puoi togliermi sempre il divertimento! Su ragazze lasciatelo perdere… la mia stanza è di la”
“Scemo guarda che queste sono francesi…non capiscono niente di quello che dici”
Bill non capisce, di lui scrivono che è un “unsporty” ma la realtà è un’altra: lo sport di Bill è fare il santerellino.
“fratellino, il sesso è una lingua universale!”
Questo sono io… il sesso.
In ogni caso Bill non ha tutti i torti. Le tre bionde alle mie spalle piangono, emettono urletti isterici e ridacchiano, ma non danno segno di pensieri coerenti in corso. –
Avrei potuto parlarvi delle tante discussioni piacevoli e tenere tra noi, ma non posso.
Come voi stessi avrete notato, non c’è niente di bello.
Vorrete ancora biasimarmi?
----------------------
Georg Listing uscì dall’albergo, passando per la porta posteriore.
Questa volta le fans non li avevano né seguiti né trovati, dunque non era necessario portarsi dietro le guardie del corpo quando ci si voleva fumare una sigaretta in santa pace.
Prese l’accendino dalla tasca posteriore dei jeans, guardandosi intorno con poca voglia.
“ma guarda un po’… il bassista”
Una voce femminile, tranquilla e vagamente annoiata lo fece trasalire, nel buio del suo nascondiglio a cielo aperto.
“chi cazzo sei… sappi che uno squillo al cercapersone e piombano qui le guardie..”
“rilassati Georg, non sono una fan… posso avere una paglia?”
Georg, allibito, passò il pacchetto di camel alla sconosciuta.
La guardava aprire con tutta calma la confezione, con quelle sue dita lunghe e curate. La studiò mentre accendeva la sigaretta, stringendola con disinvoltura tra le labbra.
“che fai? Fissi?”
Georg rimase spiazzato, fermo a guardare la bellezza di quel viso imperfetto, particolare.
“fanculo, voi star siete tutte uguali” sibilò lei annoiata.
Tra un tiro e l’altro, la ragazza lanciava occhiate curiose in direzione dell’hotel.
“ma.. esattamente… chi sei? Senza offesa … ma spunti qua, mi scrocchi una sigaretta, mi mandi a fare in culo… eh!”
“mi chiamo Elle”
“bhe.. piacere… Elle come la lettera L?”
“i tuoi amici sono dentro?” chiese lei, accennando all’ingresso, e fingendo di non aver sentito.
“intendi Gustav e i Kaulitz?”
“proprio loro”
Georg annuì. La tranquillità di quella ragazza stonava con il contesto vitale dei Tokio Hotel. Le fans non erano così, proprio per niente.
Strano come solo lei fosse riuscita a trovarli…
“Salutameli allora, Georg…” fece Elle, muovendo qualche passo nel vicolo, verso la strada.
“ehi! Aspetta… se vuoi… te li presento…” voleva restare ancora un po’ con lei, non intendeva lasciarla andare così in fretta.
Lei parve rifletterci per un attimo, indecisa, poi acconsentì, lasciandosi guidare fin alla stanza 89.
Una volta all’interno, la ragazza riuscì ad apparire a proprio agio con tutti, sia durante le presentazioni che dopo, nella quieta calma dell’ozio vacanziero.
Bill insistette tanto per mostrare a Gustav e Georg il nuovo abbozzo per la copertina del prossimo singolo.
Ci fu così un attimo in cui Elle e Tom restarono soli, uno in fronte all’altra, nelle comode poltrone della suite.
“e tu saresti un porco?” domandò lei, un sopracciglio alzato e un sorrisino beffardo disegnato sulle sue stupende labbra.
Tom non poté fare a meno di notare come lei assomigliasse a una fusione tra lui e suo fratello gemello.
“cosa intendi dire?”
“intendo che se fossi davvero un porco come dici di esser,  mi saresti saltato addosso, dato che i tuo amici ci hanno abbandonati qui.. soli…” accavallò le gambe in un gesto nervoso.
“sono un porco cavaliere… attendo che sia tu a chiedermi di farlo” rispose il chitarrista, sorridendo di sbieco a sua volta.
“dovrei?”
“dovresti?”
Ed iniziarono una battaglia allo sguardo più tagliente, alla smorfia più maliziosa, il porco e la bella.
Senza che ci fosse bisogno di dire niente,Tom le si gettò in braccio, attendendo un bacio di lei. Elle tuttavia glielo fece penare e desiderare quel semplice contatto di labbra.
Solo dopo una decina di minuti in coccole e carezze, Tom ebbe un assaggio del su sapore, delicato ed audace al contempo.
Per la prima volta da molti mesi, egli provò altro che semplice eccitazione, Tom sentiva calore e un po’ di imbarazzo in quelle effusioni. Era una sensazione incredibile.
“è da così tanto tempo che desidero incontrarti” bisbigliò la mora nell’orecchio del giovane rasta.
Tom restò leggermente perplesso a quell’affermazione, dopotutto era stata lei stessa a dire che non era una fan dei tokio hotel. E dunque perché avrebbe dovuto desiderarlo? Come, avrebbe potuto?
“perché sei qui?”
“hai bisogno di aiuto, Tom”
Ed egli si alzò, di scatto, quasi dolorosamente.
Chi era quella ragazza? Come faceva a sapere che..?
“io.. non… io so badare a me stesso… non ho bisogno di aiuto,grazie” sperò di aver troncato così la conversazione, e fece cenno verso la porta, come per invitarla ad andarsene.
Ma lei non ne volle sapere, perfettamente a suo agio, sprofondata nella poltrona, anche in quella situazione così imbarazzante.
“io so che non è vero, e lo sai anche tu… anche tuo fratello è d’accordo”
“ah.. è così? È stato Bill a portarti qua? È stato lui?”
Non venne accennata risposta, così Tom perse la testa.
“vattene puttana! Vattene! Vattene! Cazzo, vattene! Vai farti mio fratello, visto che di lui ti fidi tanto!”
Tutta l’eccitazione, il caldo entusiasmo, tutto svanito come per magia. Tom vide se stesso, mentre Elle spariva attraverso la porta. Tom vide se stesso nel futuro, solo, sull’asfalto. Tutto bianco e rosso attorno a lui. Bianco come neve, come quella neve così speciale che lo possedeva, rosso come sangue.

 


 
   
 
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