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Autore: Fatelfay    19/12/2013    1 recensioni
Dopo la morte di Sherlock, John è rimasto solo e la sua vita si trascina uguale e monotona giorno dopo giorno.
Non ci sono parole per consolarlo, ma forse una semplice chiacchierata può essere utile. E forse è proprio la persona che dovrebbe odiare a dargli la possibilità di non sentirsi così solo.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John, Watson, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi del telefilm Sherlock della BBC non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.


 

The Same Pain Binds Us




I secondi passavano lenti, le ore sembravano interminabili.
- È libero?- Chiese un uomo intorno ai trent’anni. Aveva lo sguardo cupo e quando il primo uomo gli fece cenno di sedersi pure, si perse da qualche parte lontano nel parco. Il trentenne prese un sacchetto di carta dalla borsa grigia che aveva con sé. Lo aprì e prese alcune briciole di pane. Le lanciò lontane e subito alcuni piccioni arrivarono affamati. Il primo uomo ne registrava i movimenti con la coda dell’occhio, cercando di distrarsi dai suoi pensieri cupi. Il secondo uomo era castano e vestiva sportivo ma costoso. Aveva qualcosa di familiare nell’aspetto. Il primo uomo non riusciva a capirlo. Era qualcosa nella postura o nelle spalle o nel modo di tenere lo sguardo alto nonostante il suo dolore. Il primo uomo chiuse gli occhi e sospirò, cercando di smettere di ragionare in quel modo. L’uomo accanto a lui gli porse il sacchetto senza guardarlo. Il primo esitò un attimo, poi accettò. Allungò una mano, prese le briciole di pane e le lanciò ai piccioni. Tornò a spiare il vicino: era un ex militare. Allontanò repentinamente lo sguardo da lui imponendosi di smetterla di analizzarlo.
- Le dispiace se si avvicinano?- Chiese cortesemente l’altro.
- Non c’è problema.- Rispose il primo e lanciò le briciole a una distanza minore. I piccioni si avvicinarono. I due uomini continuarono così fino ad averli a dieci centimetri dai piedi. Il castano sospirò pesantemente.
- Viene qui spesso?-
- A volte. Lei?-
- Abbastanza.- Il castano fece una pausa:- Passavamo spesso di qui.-
La voce del primo fu atona:- E adesso?-
L’altro ingoiò un po’ di saliva prima di rispondere a denti stretti:- Si è… è morto.- Un respiro profondo seguì quelle parole, il volto contratto dalla fatica. Il primo lo guardò tristemente e rimase in silenzio, consapevole che non c’erano parole per aiutarlo.
- John.- Disse all’improvviso, come rianimato da qualcosa. Il castano sembrò avvertire la nuova flebile vitalità e lo guardò stupito:- Sebastian.- Si studiarono qualche secondo, senza stringersi la mano.
I piccioni tubarono  reclamando cibo e i due uomini li accontentarono.
- Ti capisco.- Disse John incapace di stendere le labbra in un sorriso.
- Non credo.-
- Sono passati tre mesi da quando ho perso un mio amico. Non riesco ancora a farmene una ragione. Sto facendo impazzire la mia analista.-
- Gli analisti non capiscono niente.- Ribatté Sebastian. John ridacchiò amaramente.
- Vero. Mi ha aiutato più lui in due giorno che lei in sei mesi.-
- Lui rendeva le cose migliori.- Continuò Sebastian.
- Come se ogni giorno fosse fantastico e valesse la pena alzarsi dal letto.-
- Era una buona ragione per vivere. Anche se mi faceva impazzire.- John lo guardò stupito.
- Messaggi alle due di notte?- Sebastian alzò gli occhi al cielo come ne avesse un’idea fin troppo chiara.
- E tentare di mettere un po’ di ordine in casa?-
- Eravate coinquilini?- Si incuriosì John.
- Mi ha obbligato.- Sospirò l’altro:- Ma non mi dispiaceva.-
- Io l’ho scelto.- Ci fu qualche minuto di silenzio in cui entrambi si persero nei propri ricordi.
- Si lamentava per i dolci.- Si confidò dopo un po’:- Mi chiedeva sempre di andarli a prendere.-
- Lui finiva sempre il latte e dovevo comprarlo io.-
- Gli dicevo sempre di no e provavo a fargliene mangiare di meno.-
- Io provavo a farlo mangiare di più. Era un inappetente.- Commentò John.
- Forse avrei dovuto lasciargliene mangiare quanti ne voleva. Regalargli della caramelle.-
- Era un bambino.-
- Capriccioso e testardo.-
John sorrise mesto:- Ma era un genio.-
- Più pazzo che genio.- Sebastian sbuffò, le labbra tese in un sorriso tirato.
- Faceva esperimenti in cucina?-
- Ogni tanto. Una volta fece esplodere il microonde.- John lo guardò incredulo:- Come?-
- Non ne ho la più pallida idea. So solo che mi sono affacciato alla cucina in tempo per vederlo esplodere.- John ridacchiò immaginandosi la scena.
- L’odiavo.-
- Lui era insopportabile.- Concordò John.
- Volevo dirgliene quattro e l’ho trovato tranquillo e pacifico, seduto in poltrona, con quel suo sorrisetto da furbo, perfettamente conscio di tutto quello che era successo.-
- E non gli hai più detto niente.-
- Appunto.- Sospirò Sebastian amaramente:- Non c’era modo per fargli capire alcun ché. Mi ha pure lasciato la cucina da sistemare.- Sorrise mestamente.
- Una volta mi ha usato come cavia per un allucinogeno.- Questa volta toccò a Sebastian guardarlo perplesso.
- Credevo di essere chiuso in una stanza con un cane gigante e assassino.- Il castano sembrò trovare il fatto divertente.
- Avrebbe avuto paura chiunque.- Si difese John:- E io l’ho chiamato per farmi aiutare. Era l’unico a sapere dove fossi.-
- E lui è arrivato sghignazzando?- Provò a indovinare Sebastian. John scosse il capo mesto.
- Ha recitato la parte dell’eroe, dell’amico preoccupato. Era bravo a prendere in giro le persone.- Sospirò pesantemente e rimase in silenzio.
- Vorrei che mi drogasse mettendo lo zucchero nel tè.-
- Vorrei svegliarmi alla mattina e trovare venti messaggi, due chiamate perse e la segreteria telefonica piena di lui che mi sclera dietro.- Il silenzio si fece più pesante.
- Aveva delle abitudini al limite del normale. Non mangiava mai, non  dormiva, l’avrò visto bere una tazza di tè due volte in tre anni che condividevamo l’appartamento.-
- Mi chiamava e, appena entravo nella stanza dov’era, mi lanciava una freccetta a due centimetri dalla mia testa. Quando si fissava su qualcosa poteva andare avanti settimane a parlare solo di quello tutto il giorno.-
- Lui si chiudeva in un mondo tutto suo anche per giorni e non si muoveva dal divano.-
Sebastian sospirò e sorrise amaramente:- Eppure mi ha regalato un mirino di precisione quando ha rotto l’altro. Ci è passato sopra con l’auto. Era il mio preferito.-
- Mi copriva con una coperta quando mi addormentavo in poltrona.- John sbatté più volte le ciglia e si stropicciò gli occhi. Sebastian guardò lontano.
- Credevo di essere importante per lui.- Commentò dopo qualche minuto.
- Credevo che gliene fregasse qualcosa.- John deglutì cercando di sciogliere la morsa che gli stringeva la gola:- Invece ha fatto quel che voleva.-
- Non mi ha salutato.- Mormorò Sebastian:- Mi ha chiesto di fare una commissione per lui e poi non… c’era più.-
- Mi ha allontanato e gli ho dato dell’insensibile.- John prese alcuni respiri profondi:- Poi mi ha chiamato. Non lo faceva mai. Preferiva i messaggi. Eppure mi ha chiamato. Non ho potuto fare niente e poi era… solo… lì.-
- Non mi ha detto niente. Non mi ha dato a intendere niente. Aveva una nuova fissa e credevo che stesse bene. Sembrava così… felice. Avrei voluto che mi chiamasse.- Sebastian parlava a denti stretti cercando di mantenere il controllo sulla voce quasi tremante.
- Avrei preferito non sentire quello che mi ha detto. Mentiva ed era così… insopportabile.- Il silenzio si protrasse più a lungo, John e Sebastian guardarono lontano, persi nei ricordi, cercando di reprimere ciò che ribolliva dentro di loro.
- A volte guardo il cellulare temendo di non aver risposto ad una decina dei suoi messaggi.- Iniziò Sebastian.
- Poi non ne trovo nessuno e ho paura che non funzioni. Allora controllo la data dell’ultimo messaggio.- Continuò John per lui.
- Confronto la data con quella odierna e mi rendo conto di quanto è passato.- Lo seguì Sebastian.
- E provo ancora a convincermi che non ne arriveranno più.- Concluse John. Sospirarono entrambi.
- Non riesco a riprendere una vita normale. Lui è ovunque.- Affermò Sebastian.
- Eppure non c’è. Se ne è andato e mi ha lasciato qui.-
- È tutto così normale e vuoto.-
- Non c’è più niente di interessante. È peggio di prima… e lui lo sapeva… non gliene fregava niente di me.-
- Allora tanto valeva che ti uccidessi. Almeno qualcuno di loro sarebbe rimasto vivo. Forse entrambi.- John si allontanò repentinamente, ma rimase completamente calmo.
- Non ho motivo di farti alcun ché adesso. Quel giorno, lui mi aveva detto di seguirti e spararti se lui non si fosse buttato. Non mi aveva detto che per spingerlo a farlo si sarebbe…- Sebastian si morse il labbro inferiore.
- Era il suo ricatto. Quel giorno sul tetto, gliel’ha detto e poi si è… Lui si è buttato per salvarti la vita. Gliene importava eccome di te, eri la persona a cui teneva di più. Per questo ti ha allontanato, voleva tenerti lontano dal mio mirino. Lui si è buttato per te, tu eri importante. Io, invece, non lo sono stato mai, nonostante tutto.-
John si rilassò e si ritrovò completamente disarmato davanti allo sguardo distrutto di Sebastian.
- Perché…?- Il castano distolse lo sguardo puntandolo lontano.
- Nessuno può capire come fosse vivere con uno come loro tranne te. Sei l’unico.- Appallottolò il sacchetto in una mano, si alzò e fece per andarsene, consapevole di aver consumato anche l’ultimo conforto.
- Quando hai voglia di parlare, sai dove trovarmi.- Si fermò esitante, si voltò. John aveva ancora gli occhi tristi e il viso dolorante, ma c’era un briciolo di pace appena riconquistata nel sorriso che gli stava regalando. Lo steso sorriso che stava piegando le sue labbra senza alcuno sforzo.





 

 

Angolo del Delirio:
Ebbene, dopo secoli di assenza sono di nuovo qui, con gran disperazione di tutti. Comunque, le vacanze di Natale sono alle porte, e poco più in là Gesù Bambino e Babbo Natale ci porterà anche la 3° stagione di Sherlock. Quindi come potrei essere più felice di così? Non posso, ma una recensione sarebbe la ciliegina sulla torta.
Comunque, spero vi sia piaciuta e che anche voi siate impazienti di ricevere la lieta novella della terza stagione che esordirà con: “Sherlock, alzati e cammina! Non credi che John abbia aspettato abbastanza?”
Tralasciando le continue prove della mia insanità mentale, auguro a tutti Buon Natale, Buone Vacanze, Buon Capodanno, Buon Anno Nuovo, Buon Riinizio di Lavoro/Scuola e chi ne ha più ne metta.
Ciao!

  
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