Notti
a Blackmonde
Era
una notte buia e tempestosa, a Blackmonde.
Era
molto tardi, e tutte le luci nelle case erano spente, e gli abitanti dormivano
ignari.
Perché
solo una casa, anzi una villa, nella periferia di quel paesino campagnolo era
ancora sveglia.
Una
famiglia perbene, diceva la gente.
E
infatti i Dumb erano apparentemente quella che si diceva la classica ‘famiglia
felice’.
Giunti
in paese da poco, anche se non erano eccessivamente ospitali, erano molto
educati.
Abitavano
una vecchia casa settecentesca, che, dopo essere costruita era stata abitata
solo due volte.
La
famiglia iniziale, i Rakula, furono invece una famiglia sinistra, che incuteva
paura solo al gelido passaggio.
Nessuno
si ricordava chi erano personalmente i Rakula, anche se, quando le donne erano a
corto di pettegolezzi e i vecchi si ritrovavano senza argomenti di cui
discutere, qualcuno narrava di quella gente spettrale che correva voce fossero
Vampiri.
Le
nonne raccontavano ancora ai loro nipotini di quanti passaggi segreti vi fossero
dentro Villa Darkness, perfino della colonia di pipistrelli che alloggiava in
soffitta, c’era chi sapeva anche che le fondamenta della casa erano state
costruite al di sopra di un cimitero.
-Alexander,
hai finito il rapporto su quel carico imminente?- chiese una voce impaziente
nello studio illuminato dalla fioca luce del caminetto acceso.
Nessun
abitante di Blackmonde poteva mai immaginare che la rispettata e rinomata
famiglia Dumb contrabbandasse armi.
Alexander
Dumb si raddrizzò sulla poltrona del suo studio, si tolse gli occhiali e si
massaggiò le tempie.
-Lo
stavo finendo proprio ora, Christine- rispose dopo un lungo sbadiglio –Ci
frutterà parecchio.
Christine
Dumb si rasserenò.
Aveva
sempre temuto di essere scoperta da qualcuno, ed era eccessivamente
superstiziosa.
D’improvviso,
un fulmine cadde poco lontano da lì.
I
due coniugi trasalirono.
Dopo
un istante di smarrimento, Christine mormorò.
-Vado
a controllare i bambini, caro.
Detto
questo scese silenziosamente le scale che conducevano al piano di sotto, alle
stanze dei suoi figli.
Alexander,
nonostante la stanchezza, tornò a concentrarsi sul rapporto che aveva davanti a
sé.
Ma
non restò solo a lungo.
Infatti
sua moglie tornò pochi minuti dopo.
-Christine,
perché hai il fiatone?
Alexander
Dumb era molto preoccupato per sua moglie, non l’aveva mai vista in quello
stato.
-Alexander…-
boccheggiò Christine –Bobby e Susy non sono nei loro letti…
Alexander
sgranò gli occhi.
-Come,
scusa?- chiese non appena ebbe recuperato il tono calmo e razionale di sempre.
-Caro…-
cominciò nuovamente Christine, prima di essere interrotta da una risata
spettrale, disumana, d’oltretomba.
Alexander
e Christine si guardarono intorno stupiti, constatando quello che già sapevano.
In
quello studio illuminato dal camino di Villa Darkness, a Blackmonde, non c’era
anima viva.
-Chi
siete? Che cosa volete?- chiese Alexander prima di alzarsi a sorreggere la
moglie che svenne tra le sue braccia, senza tuttavia smettere di guardarsi
intorno atterrito.
Di
nuovo una risata spettrale, ma che questa volta suonava femminile.
Davanti
a lui, di fronte al camino, comparvero due sagome argentee, che man mano che il
fuoco crepitava andavano maggiormente delineandosi.
Ora,
un uomo con baffi e basette molto lunghi vestito in stile settecentesco, e una
donna con un abito molto lungo e largo del medesimo periodo si stagliavano di
fronte ai coniugi Dumb.
-Ai
comuni mortali non è permesso parlare con noi.
L’uomo
di fronte ad Alexander aveva appena parlato.
-C-che
cosa… c-che cosa volete d-da noi?- balbettò lui spostando freneticamente lo
sguardo terrorizzato dall’uomo alla donna.
-Noi
siamo Rebecca e Daniel Rakula- disse il fantasma della donna sorridendo
beffardamente, così da mostrare i candidi e aguzzi canini- I precedenti
abitanti di questa casa.
Alexander
rabbrividì e nel medesimo istante Christine riprese i sensi sbattendo
ripetutamente le palpebre.
-Vogliamo
voi- continuò il fantasma di Daniel –Vogliamo andare nell’aldilà. Per
questo voi non dovete abitare in questa casa. Siamo spiacenti, ma con la vostra umana
presenza non ci consentite l’accesso al regno dei morti.
Il
fantasma di Rebecca sogghignò.
-Perciò…
andate subito via di qui!
Un
altro fulmine cadde poco distante.
Alexander
e Christine rimasero pietrificati.
-Non
mi avete forse sentita?- domandò melliflua Christine –Via di qui!
In
un attimo erano fuori la casa, inzuppati dalla pioggia con dietro i due fantasmi
che ululavano dietro di loro.
-E
per assicurarci che non torniate più,
i vostri figli ci seguiranno per l’eternità!
Uno
scroscio di risate maligne fece rabbrividire ulteriormente i due coniugi Dumb.
Il
temporale copriva largamente le loro urla di terrore.
I
fantasmi si allontanarono sorvolando le cime degli alberi scossi dal vento
furioso.
-Finalmente,
Rebecca, andremo nell’aldilà.
I
due erano giunti in prossimità di un cimitero.
-Ho
sentito che c’è un albergo niente male per i Vampiri, Daniel.
Daniel
fissò la moglie con rammarico.
-Era
proprio necessario fargli tanta paura, cara?
-Non
preoccuparti, ritroveranno i marmocchi poco lontano.
Daniel
alzò le spalle e prese per mano Rebecca.
-Andiamo,
cara? Zio Tomb ci sta aspettando.
Rebecca
sorrise malignamente.
-Prima
voglio spaventare un’altra famiglia!
Daniel
sospirò deluso.
-Ma,
Rebecca, avevi promesso che quella era l’ultima…