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Autore: Tomi Dark angel    20/12/2013    3 recensioni
Rose Tyler ha sempre amato il Natale. Adora festeggiarlo, ma stavolta, i suoi numerosi viaggi col Dottore non lo consentono. Tuttavia, c'è una sorpresa che l'aspetta e, alla fine, il Dottore saprà rivelarsi ancora una volta la più fantastica delle creature esistenti.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Da che mondo è mondo, il Natale è una festa importante, un piccolo incentivo a sorridere, l’innocente pretesto per stringere a sé i propri cari e sentirsi completi, a casa. Capita una volta all’anno, in un giorno qualunque, che tuttavia sa riempire i cuori di morbida neve e caldi doni natalizi. Il Natale è famiglia, il Natale è profumo di benessere e biscotti appena sfornati.
Rose Tyler ha sempre amato il Natale. Ricorda ancora quando un manipolo di alieni tentò di invadere la Terra quello stesso giorno, ma anche questi ricordi sanno essere un sorriso sulle labbra quando il grande giorno si avvicina. Le memorie sono memorie, e ricoprono come balsamo i pensieri, azzittendo i più brutti e risvegliando i più piacevoli. Rose si sente così in questo momento. Risvegliata, completa. Anche se seduta sul tiepido pavimento del Tardis dopo una notte insonne trascorsa a rigirarsi nel letto, Rose è felice. È con il Dottore, viaggiano da un pianeta all’altro. Non esiste regalo più bello.
Sentirsi leggeri come aria, liberi, pronti a spiegare ali di vento nel morbido trascorrere del tempo che muta, si contorce, scivola tra le dita come sabbia per poi tornare indietro in un processo di reset. Rose ha visto di tutto, ha sentito sulla pelle i trascorsi di mille e mille vite che scorrevano indifferenti davanti ai suoi occhi pieni di meraviglia quando, per una come lei, la meraviglia nasce anche nel più piccolo fiocco di gelida neve che piove delicato dal cielo, drappo frammentato di un dio maggiore e invisibile.
-Sapevo che eri qui.- dice il Dottore arrivando alle sue spalle. Rose sorride, non si volta. Si accontenta del beneficio della sua unica presenza, del profumo muschiato che il suo Dottore emana e finalmente la stanchezza della notte insonne và via. Si sente leggera, Rose, è felice.
Il Dottore la supera, balza con puerile energia fino alla console e comincia a girarci intorno tirando leve, ridendo, girando su se stesso ad ogni sobbalzo del Tardis che lentamente si risveglia, stiracchia gli ingranaggi come una magnifica bestia finalmente risvegliatasi. Rose osserva, si stupisce come ogni volta della magnifica energia che il Dottore non si stanca mai di esternare. È giovane nel cuore e anziano negli occhi, indomito in ogni respiro di creatura tanto possente quanto caritatevole. È antico, il Dottore, ma sa ancora ricordare che ogni nuovo giorno è una benedizione, un piccolo raggio di sole e lucentezza che l’egoismo umano difficilmente percepisce.
-In piedi, Rose! Abbiamo molto lavoro da sbrigare! Allons-y!- esclama lui, gesticolando come un pazzo. Lei ride, si alza in piedi un istante prima che il Tardis sobbalzi per l’ultima volta, sbalzandola contro la parete. Sono fermi adesso, c’è pace. Silenzio.
-Dove siamo?- domanda lei, ma il Dottore non risponde. Strizza un occhio, raggiunge la porta ed esce fuori senza aspettarla, curioso come un cucciolo ai suoi primi giorni di vita, quando ancora il mondo gli è sconosciuto e curiosamente strano. Rose non se la prende, sa che il Dottore è fatto così. Semplicemente, si limita infine a scuotere il capo prima di seguirlo oltre la soglia del tempo, dei mondi, come ha sempre fatto e come sempre farà fino alla fine dei suoi giorni.
E alla fine, Rose Tyler crede di aver trovato il paradiso vero, quello che tocchi con un dito, che respira intorno a te, ti avvolge in una cappa di pace e ti eleva qualche centimetro più su. Di bellezze, lei ne ha viste centinaia di milioni, ma questa… questa non è semplicemente bellezza. Questo è paradiso.
Osserva, Rose, osserva lo splendido intrecciarsi di una foresta sbocciata coi suoi possenti alberi secolari, tutti salici piangenti di ogni dimensione, altezza, ampiezza di radici. Si srotolano per miglia e sembrano non finire mai, ma non è questo che li accomuna. Arcobaleno. Sono tutti attraversati da vitrei riflessi di cristallo che colorano foglie e cortecce di un mutare cangiante di sfumature sempre in movimento, come un’immensa aurora boreale scesa in terra, dove i mortali possono toccarla e sentirsi più vicini al cielo, agli dèi. Come se non bastasse, il cielo piange neve. Piccoli cristalli tiepidi, di un azzurrino brillante, poggiano delicati sui rami spioventi degli alberi, li accarezzano, ricoprono di morbida coperta lo splendore di un ambiente il cui cielo composto d’arcobaleni si stende imponente sulle loro teste e colora ogni cosa di realtà fatata.
Rose preme le mani sulla bocca, fissa il Dottore che attende ai piedi dell’albero più vicino, le mani in tasca e il suo solito sorriso di bambino che sa di casa, di calore. Le tende una mano e Rose avanza, si aggrappa alle sue dita con stretta tremante, timorosa di spaccare un sogno da poco costruito. È pelle calda, quella che sfiora. Pelle d’uomo, di antico Signore del Tempo che ha sofferto l’inferno stesso ma mai ha scordato l’importanza di un sorriso.
Il Dottore la tira delicatamente, la abbraccia di slancio, senza pensare, adoperando solo e soltanto la sua purissima semplicità puerile. È un gesto di semplice affetto, un gesto che esprime tante e tante cose e Rose lo sente entrarle nella pelle, fin dentro l’anima, dove ogni cosa si acquieta e finalmente c’è pace, benessere, felicità. Il Dottore profuma di casa, di momenti vissuti e antichità ricordata. Profuma di tutto ciò che è, di tutto ciò che ha vissuto e scelto di vivere. E se all’inizio odorava di triste solitudine, adesso c’è un po’ di Tyler nel suo profumo e i suoi due cuori battono più forte, con più energia, come se non fossero più stanchi di pulsare.
Và tutto bene, ogni cosa scivola al suo posto.
Rose si stringe al suo petto, chiude gli occhi e affonda il viso contro il suo petto, al sicuro, dove neanche il male più grande potrà torcerle un capello. È finalmente a casa, la sua vera casa: quello è il suo posto.
-Buon Natale, Rose Tyler.- mormora lui contro i suoi capelli e Rose quasi non si accorge del piccolo pacchetto che il Dottore le fa scivolare casualmente in tasca. Si allontana da lui, lo guarda in viso e con un palpito di tenerezza si accorge del tenue rossore che gli colora le guance. Sorride Rose, e con un tuffo di coraggio gli afferra il viso tra le mani, carezzandogli con dolcezza quelle stesse gote teneramente colorate, timide, pure in ogni loro sfaccettatura.
Non pretende ringraziamenti, il Dottore, non pretende d’essere ricambiato. Cerca solo la felicità di quella giovane donna in sboccio che tanto ha saputo dare per lui, rischiando la vita e l’anima laddove il pericolo ha saputo accostarsi. Rose è sempre stata lì, al suo fianco, soli contro l’universo stesso e mai come ora, il Dottore legge nei suoi occhi che mille e mille volte rischierebbe ancora semplicemente per infondergli quel po’ di coraggio che lui avverte spesso venir meno.
Rose è tutto il suo essere, ormai.
Rose è il secondo cuore che pulsa frenetico nel suo petto.
Rose è casa, sorrisi e carezze quando ogni cosa crolla attorno a lui.
-Te ne sei ricordato…- sussurra Rose, gli occhi brillanti di una magia ben più lucente di quella natalizia. Sono piccole stelle cadute, quegli occhi scuri che adesso si schiariscono dello spettro di colori che riflettono. Il Dottore vede la sua personale aurora boreale danzare sul volto di lei e alla fine crede che il suo posto, dopotutto, l’ha trovato.
-Aprilo.- dice allora lui, perché sa che se Rose non si allontana di nuovo, le cose gli sfuggiranno di mano. Inalare il profumo di lei è dolcemente pericoloso, avvertire il suo tocco è terribilmente bello. Paradiso e inferno si mescolano infine in un unico volto di ragazza che, in tutta la sua tenue innocenza, tenta di peccato l’angelo protettore che difende l’universo, lo cura, benda le ferite e se ne occupa con pazienza antica.
Rose estrae il pacchetto quadrato, ricoperto di seta blu e sigillato accuratamente da un fiocco azzurro. Lo accarezza, ne saggia il morbido tocco che minuziosamente ha lavorato il fiocco e capisce che a chiudere la scatola, è stato proprio il Dottore.
Tira un capo del nodo, lo guarda sciogliersi, ma non permette che cada a terra: se lo avvolge attorno al polso e infine si dedica alla scatola. Quando la apre, non crede ai suoi occhi e subito, le iridi si riempiono di lacrime.
È un anello, quello che ammicca di riflessi adamantini dal letto di seta della scatola. Nessun gioiello della Terra si avvicina anche solo lontanamente a quello che Rose ha davanti: la fascia di purissimo diamante lavorato in un unico cerchio perfetto che và a chiudersi ai due lati di una piccola pietra grande quanto un’unghia, ovale, al cui interno aleggia indomita e mai immobile la stessa aurora boreale che si rispecchia negli alberi intorno a loro.
Rose si ricorda di quell’anello, si era fermata per qualche istante a fissare la vetrina che lo esponeva quando avevano visitato Pentalorius XXI. Per un attimo aveva preso in considerazione l’idea di comprarlo, ma poi… poi aveva visto il prezzo.
-È fatto dello stesso materiale che compone gli alberi che hai intorno. Dentro quella pietra c’è un’aurora boreale vera e propria, sai?- spiega il Dottore, parlando a raffica e gesticolando come un pazzo come fa spesso quando è agitato. Cerca di sottrarsi all’imbarazzo, alla paura di aver preso una svista quando aveva notato che Rose guardava quella vetrina. E se l’anello non le piacesse? E se lui avesse sbagliato a consegnarle il regalo così? Forse ha esagerato, forse non doveva, forse…
-Sei un cretino!- esplode lei, gli occhi traboccanti di lacrime che rispecchiano adamantine lo splendore del cielo sulle loro teste. Stringe al petto la scatolina, vi si aggrappa con tutta la forza che ha e singhiozza. –Costa… costa una fortuna!-
Ma il Dottore non capisce e inclina appena il capo, lo sguardo sinceramente interdetto di chi non capisce cosa accade. –Ti piace?- chiede soltanto.
-Ma hai… hai sentito cosa ho detto?!-
-Ti piace?-
Rose singhiozza ancora, le tremano le ginocchia. China il capo e accosta le labbra alla scatolina, sussurrando vergognosa: -Lo adoro.-
E allora il Dottore sorride ampiamente, schiude le porte della felicità e del sollievo. Finalmente, i suoi cuori non pesano più e lui si sente più leggero della neve che cade, più forte degli alberi che li circondano.
-Sì!- esulta, agitando i pugni e saltellando sul posto. –Sì, sì, sì! Oh, pensavo che non ti sarebbe piaciuto, sai? Pensavo di essermi sbagliato quando l’ultima volta…-
-L’ultima volta non lo presi perché costava una fortuna! Hai speso un capitale per… per me…-
La voce di Rose si spegne, diventa flebile come aria e poco a poco le parole vengono portate via, lasciando il posto a nuove lacrime di commozione, leggere di serenità e amore sconfinato per quell’antico Signore del Tempo che ha saputo dimostrare più umanità dell’uomo stesso.
-Rose.- chiama allora lui, e lentamente le prende il viso tra le mani, emulando il gesto che poco prima ella stessa aveva compiuto. La fissa negli occhi, si specchia nei liquidi sogni di speranza e coraggio che essi riflettono. –Sappi che spenderei altre mille e mille fortune per te. Se ciò ti rende felice, a me va bene così; io non me ne faccio niente del denaro, ma il tuo sorriso è ciò che riporta i colori nelle mie avventure. Sappi che in questo singolo momento ho guadagnato molto più di tutti i soldi spesi in passato.-
Rose singhiozza più forte, preme il viso contro le sue mani, si bea di quel contatto e alla fine infila l’anello, lo guarda stringersi automaticamente per adattarsi al dito come una seconda pelle. Siedono entrambi ai piedi del salice piangente, con i lunghi rami ricurvi che carezzano di dolcezza i loro corpi, sfiorandoli mentre la neve posa il suo contributo su di loro, rendendo umidi gli abiti di Rose. Alla fine, il Dottore avvolge entrambi nel suo cappotto, passa una mano intorno alle spalle di lei e se la tira davanti, facendola scivolare con naturalezza tra le gambe allargate. Rose appoggia la schiena contro il suo petto e in quel momento ogni cosa è al suo posto, sana, ricostruita. Lo stesso universo potrebbe esplodere e loro non leverebbero nemmeno il capo perché ora, entrambi sono nient’altro che anime legate, strette in un unico involucro di stoffa che sa di rifugio e fortezza contro l’universo.
-Sono a casa.- mormora il Dottore, il corpo rilassato e gli occhi chiusi in un’espressione di innocente beatitudine. E allora Rose afferra il coraggio a due mani, stringe forte l’anello che porta al dito e, rovesciato il capo all’indietro, fa scivolare l’altra mano sulla nuca di lui. Gli inclina la testa e lui, rilassato e silenzioso, si lascia guidare finché le labbra non giungono a un unico contatto paradisiaco, di tocchi fugaci e morbida pelle intrecciata a formare il cuore dell’universo stesso, il centro di ogni cosa.
È la vita stessa che scorre tra le lingue intrecciate, sul viso rilassato del Dottore che sorride nel bacio, sul corpo di Rose che si modella al suo in un perfetto incastro di due pezzi che finalmente trovano il loro posto nella vita.
-Buon Natale, Rose Tyler.-
 
Angolo dell’autrice:
Ok, credo di aver scritto peggio del solito. Se volete picchiarmi, l’indirizzo lo fornirò privatamente a chiunque sia interessato a porre giustizia in nome del da me maltrattato Dottore. Maaa, a parte ciò, colgo l’occasione per augurare a ognuno di voi lettori e soprattutto recensori, uno splendido Natale e un anno fantastico.
Vi auguro di trovare la forza per affrontare le avversità, come ha sempre fatto Rose, accanto al suo Dottore.
Vi auguro di ritrovare sempre il sorriso, anche quando pensate di averlo perso, come fa il Dottore stesso.
Sorridete, siate sereni e, specialmente… buon Natale.
Dedico la storia, per quanto misera (e per questo chiedo perdono), alla splendida Kimi o Aishiteiru e alle sue splendide amiche. Con tutto il cuore, non posso che augurarvi delle splendide feste, perché la felicità è tutto ciò che meritate, tutte voi.
ALLONS-Y!!!

Tomi Dark Angel
  
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