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Autore: Daleko    20/12/2013    1 recensioni
Il mio sguardo torna al libro chiuso sul letto e lo attraversa, lo denuda con gli occhi della mente, ricordando le parole impresse nero su bianco come formiche su carne d'avorio.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed ero lì, a leggere la realtà italiana più nuda e cruda d'una bestia al macello, quando squilla il telefono.
«Pronto?»
«Hai sentito?»
Ed eccola lì, la buona notizia della giornata. Un altro garage, un altro appartamento svuotato. "Siamo sotto le feste", dicono senza immaginare quanto la loro descrizione si avvicini terribilmente alla verità: persone soffocate dal dovere imposto da una società consumistica, persone senza la tredicesima che rubano altre persone senza la tredicesima, evitando il suicidio inducendo ad esso altre persone; vittime inconsapevoli di un sistema consapevole.
Il mio sguardo torna al libro chiuso sul letto e lo attraversa, lo denuda con gli occhi della mente, ricordando le parole impresse nero su bianco come formiche su carne d'avorio.
Storie fittizie di adolescenti cresciute forti in un fuori città decadente che si intrecciano con storie reali di persone incontrate ogni giorno, persone cui vuoto nella mente si accompagna a quello nella tua anima.
Riattacco.
Sento l'angoscia che sale, quella smània di volere accompagnata alla rassegnazione dell'uomo, quell'assenza di potere che si traduce in sordo dolore all'anima.
«Tesoooro, devo cucinare! Cosa vuoi per cena?»
La voce allegra di mia madre stona come unghie su una lavagna. Mi volto a guardarla, e il suo viso stanco intercetta il vuoto nei miei occhi. Un baluginìo di paura si affaccia nei suoi, ma è solo un attimo.
La sua voce forzata mi svuota ancor più. Sembra voler dire: "guarda mondo, mi spacco la schiena otto ore al giorno per una miseria, ma sono felice lo stesso"; scuoto la testa. No, non sei felice. A me non la dai a bere, penso ancora, ma lei continua a sciorinàre idee su idee, come se fossimo al ristorante.
«Hamburger. Fammi un hamburger...» rispondo infine con voce atona, prima di allontanarmi a passi pesanti.
Siamo bestie in trappola preoccupate della lucidità del nostro pelo, alberi abbattuti intristiti per la corteccia sottile.
Vomito il marcio che s'insinua nell'anima, lentamente, come polveri sottili.
   
 
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