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Autore: Amy Dickinson    20/12/2013    0 recensioni
Ciao a tutti,
questa è la prima volta che scrivo una storia su Twilight e non ho la più pallida idea di cosa ne verrà fuori, comunque... spero che vi piaccia!
Non c'è moltissimo da dire, la fanfiction è ambientata in Inghilterra, nella città di Manchester e la protagonista è il mio personaggio femminile preferito sia nei film che nei libri della Meyer: Alice. La nostra piccola Cullen è una ragazza inglese di appena 20 anni, è una studentessa universitaria che vive insieme all'amica Bella, conducendo una vita normale, tranquilla e forse anche un po' monotona. C'è effettivamente qualcosa che manca nella sua vita, lei finge che la cosa non le pesi e che tutto sia regolare ma in effetti... - può andare come anticipo?
Leggete! :) Magari se vi è piaciuta lasciatemi qualche recensione... d'accordo, vale anche se non vi piace! Fatemi sapere comunque e per favore non siate troppo severi con me, un abbraccio.
Amy
P.S. Mi scuso sin da ora per eventuali errori di svariato genere, appena possibile correggerò le sviste e posterò la conclusione. Spero che possiate comunque godervi il contenuto. Grazie dell'attenzione ^^
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living in Manchester - Saga'
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Non è un sogno, questa è la realtà 

(Tutti insieme appassionatamente - Atto III)

 

“... e scommetto che hai ancora Black in testa” 

“Sì...” ridacchiò. “E allora?”

“Okay, ma ha un sacco di ragazze che gli ronzano attorno e, se non ti decidi a fare il primo passo, è meglio che ci metti una pietra sopra!”

“Se dici questo, è evidente che non la conosci abbastanza”

Era un bel pomeriggio di sole, la scuola stava finendo e l’estate stava arrivando. Alice sedeva sul prato insieme alla sua migliore amica dell’epoca, Tanya, e alla sorella della ragazza, Irina, a godersi un po’ di caldo, uno spuntino e riviste di moda e gossip. 

Peccato però che quel giorno Irina, che di pettegolezzi era patita, aveva designato lei come vittima. “Non difenderla sempre, Tanya” fece. “Alice, quando hai intenzione di dirgli cosa senti per lui?”

“Non lo so. Ci penso ogni minuto ma poi, quando finalmente mi decido, mi sembra sempre troppo presto” spiegò la piccola Cullen. 

“La solita fifona” ribatté Irina con sufficienza. “Se ti piace come dici devi darti una mossa! Si dice: ‘Chi ha tempo, non perda tempo’, e io sono perfettamente d’accordo”

“Non trovi che ognuno abbia i suoi, di tempi?”

“Certo, ma non hai l’eternità davanti a te... A meno che tu non voglia rischiare di fartelo scappare, e non è ciò che vuoi, dico bene?”

“Dici benissimo. Ma è inutile, sono troppo timida”

“Ma perché? Non penso sia così difficile dirgli che ti piace”

“Beh, nemmeno facile”

“Devi trovare il modo di parlarci, metterti davanti a lui, guardarlo negli occhi e dirgli tutto”

“Più facile a dirsi che a farsi...”

“E io ti dico di no, devi solo trovare il coraggio”

“Ma pensaci su per un attimo: anche se ci riuscissi, come dovrei comportarmi se a lui io non piacessi?”

“Impossibile” fece Tanya. “Sei così carina”

Alice sorrise e ringraziò l’amica ma non era troppo convinta. Sapeva di avere il suo perché, quello sì, ma temeva che a Jacob non sarebbe comunque piaciuta. 

Un centinaio di metri più avanti un gruppo di ragazzi stava giocando a calcio con un vecchio pallone. Quello che stava effettuando il tiro era girato di spalle, era a torso nudo ed aveva una corporatura robusta, le parve di conoscerlo. Quando si voltò per rincorrere un avversario, lo vide: era proprio Jacob. 

“Hai intenzione di andare a parlargli?” insisté Irina.

“No” rispose, d’un tratto confusa. “Io non... ”

“Che cosa, non gli dirai che ti piace?”

“No, io non sono più... Non sono più interessata a lui”

“E perché?”

“C’è un’altra persona nella mia vita ora e io l’amo” sbatté le palpebre, chiedendosi perché non lo avesse ricordato prima. 

Avvertì un lieve tocco sulla spalla e si voltò. Si trovava ancora sul prato ma Tanya e Irina erano sparite e al loro posto, seduto accanto a lei, c’era un ragazzo, il suo Jasper che le sorrideva. Lei fece altrettanto e si tuffò fra le sue braccia, lasciandosi accogliere dal calore del suo corpo. Poco dopo il ragazzo si scostò, si mise in piedi e le offrì la propria mano. Alice si appoggiò a lui per alzarsi a sua volta e si lasciò trascinare sul prato in una corsa frenetica e spensierata in tutto quel verde, nell’oro del sole e nel vento fresco di quella giornata. Solo loro due e più nessun altro. 

A un certo punto, sfiniti dal tanto correre, si lasciarono cadere sull’erba, rossi in volto per il troppo ridere. “Ti amo” gli sussurrò in un orecchio, prima che lui la baciasse, prima sulla fronte e poi sulle labbra. Si strinsero in un nuovo abbraccio, godendosi il fresco che veniva offerto loro da un tratto d’ombra. 

Tutt’attorno a loro li avvolgevano i suoni della natura ma anche un suono sommesso che, a poco a poco, divenne sempre più acuto e persistente. Il pianto di un neonato. Alice cercò di ignorarlo, abbracciò Jasper più stretto, chiuse gli occhi...

 

... e poi li riaprì. Si trovava nella sua stanza a casa di Bella, nel proprio letto. 

‘Era un sogno’ realizzò. Eppure il pianto c’era ancora. ‘Ma certo: Renesmee!’

Qualche minuto dopo uscì dalla sua stanza e si diresse verso la scala per scendere giù in cucina. Era ancora un po’ assonnata e per poco non andò a sbattere contro suo fratello. “Sciatto” gli disse con aria di sufficienza, trattenendo a stento una risata alla vista di Edward in mutande, i capelli arruffati e gli occhi da pesce lesso.

“Idem” fu la risposta che le rifilò, prima di sbadigliare sonoramente e farsi strada in corridoio. 

Alice si strinse nelle spalle e scese al piano sottostante. Bella era seduta al tavolo della cucina, aveva l’aria stanca ma sorrideva tenendo in braccio la sua bambina. 

“Buongiorno, zia” disse, sfoderando quel tono di voce dolce e rassicurante che adottava sempre quando parlava con sua figlia. 

“Oh, buongiorno” rispose Alice, avvicinandosi a fare un sorriso alla piccola. “Come sta oggi la mia adorata nipotina?”

“Sta benone, è solo molto affamata” spiegò Bella che, come ogni mattina, implorò silenziosamente perdono con lo sguardo per tutti i pianti notturni di Renesmee. 

La giovane Cullen scosse la testa impercettibilmente ed accarezzò con delicatezza il ciuffetto di capelli che copriva la piccola nuca mentre la sua proprietaria si faceva allattare in tutta tranquillità. “In un mese è cresciuta tantissimo”

“Già” annuì. “Peccato che non lasci dormire molto la sua mamma e il suo papà”

“Si abituerà, prima o poi”

“Lo spero. Edward è sempre così provato...” sospirò. “Per fortuna oggi è il suo giorno libero e potrà riposarsi”

“Anche tu sei stanca però, no?”

“Un po’ sì, anche se non sto sveglia ventiquattro ore su ventiquattro come prima. Solo una ventina...”

Alice rise bonariamente e poi, quando Bella ebbe terminato, si offrì di tenerle la bambina e darle il tempo di farsi una doccia e rilassarsi per un po’. “Vuoi stare con la zia, Nessie? Adesso ti racconto una bella storia, vuoi sentirla? Dunque, c’era una volta...”

Cullata e accompagnata dalla voce della ragazza, la piccola non ci mise molto a scivolare nel mondo dei sogni, giungendo le manine e accoccolandosi di lato, sul seno di Alice. 

‘Mi chiedo come sia avere un figlio. A guardarli così sono bellissimi, ispirano tanta dolcezza e voglia di accudirli e proteggerli. Ma è difficile, sono delicati e comportano mille responsabilità... Bella e Edward se la stanno cavando davvero bene, ma come sarà per me e Jasper, saremmo all’altezza di un simile compito?’ si chiese. Poi pensò al sogno e sorrise. ‘Jasper sarebbe perfetto come padre. È così buono, paziente, gentile. Spero solo che, quando arriverà il momento, mi sentirò più pronta di adesso ad una simile eventualità. Perché un giorno desidero essere mamma, okay, ma una brava mamma’

 

 

Renesmee portò una ventata d’allegria in quella piccola, grande famiglia che erano tutti loro. Bella fu molto felice di non doversi accollare anche la spesa di una tata perché a turno tutti le erano di grande aiuto e ciascuno di loro contribuì alla crescita della piccola – Rosalie ed Emmett la portavano a fare delle lunghe passeggiate in mezzo alla natura e così imparò rapidamente a camminare, correre, saltare; giocando con l’argilla insieme a Jasper sviluppò un’ottima manualità e grazie alle favole di Alice iniziò a parlare molto più in fretta di altri bambini. 

Aveva raggiunto il quinto anno d’età quando i suoi genitori poterono finalmente sposarsi e metter su casa, lasciando l’altra ad Alice finché non si fosse sistemata anche lei.

“Fortuna che non sei incinta, Rose” scherzò Edward, ricordando cosa accadde il giorno del matrimonio di suo fratello. “Perché non sei incinta, vero?”

“Con questi diavoletti? No, direi che mi danno già abbastanza da fare!” rispose, spettinando i capelli ai suoi bambini, un maschio e una femmina di quattro anni, nati un anno dopo Renesmee. 

“Ma se sono bravissimi, questi angioletti!” fece Bella. 

“Oh, sì, bravissimi e soprattutto angioletti...” si lamentò Jasper.

“Ehi, cos’avete da dire sui miei figli?” sopraggiunse Emmett. 

“Niente, niente...” si difese suo cognato. 

“I prossimi siete voi, ragazzi” sentenziò la bionda con un sorriso, facendo arrossire Alice. 

“A meno che Bella e Edward non facciano il bis...” aggiunse il maggiore dei Cullen. 

“... oppure tris tu e Rosalie” lo punzecchiò il fratello. 

“Sono a posto, per ora” rispose la cognata. 

“Ragazzi?” li chiamò Esme. “Dai, basta chiacchierare, stanno portando gli antipasti!”

 

 

Alice si laureò quello stesso anno, un paio di mesi dopo il matrimonio di suo fratello.  Per celebrare il traguardo che aveva raggiunto, Jasper le organizzò una festa ma, visti i precedenti, boicottò la discoteca e propose un posto più tranquillo. Pur di non fargli spendere cifre esorbitanti la ragazza cercò di convincerlo ad affittare il pub di Bernie ma lui non volle sentire ragioni. “Si farà dove dico io. E poi non devi preoccuparti di niente, dovrai solo rilassarti e divertirti, al resto pensa il sottoscritto” 

Jasper affittò il Rustica, una pizzeria del centro, per tutta la serata. L’atmosfera era calda ed accogliente, c’era della musica in sottofondo e i tavoli erano imbanditi di antipasti e bevande di ogni genere. Gli invitati era tutti presenti quando Alice arrivò, ritardando di parecchi minuti. “Scusate, c’era un traffico...” esordì con un sorriso imbarazzato.  “Buonasera a tutti, comunque”

“Alla buonora!” commentò Edward, scolandosi una birra. “Mentre aspettavamo i tuoi comodi abbiamo finito tutto, non c’è più niente per te, spiacente”

“Pazienza” rispose. “Almeno avete bevuto alla mia salute?”

“Oh, ma che peccato! Con tutto questo bere c’è proprio sfuggito di mente...” ridacchiò, abbracciandola teneramente e facendole i complimenti. 

Uno alla volta tutti gli invitati le si avvicinarono e si congratularono con lei per i risultati ottenuti, stando bene attenti a sottolineare ogni suo pregio. La ragazza si sentì un po’ imbarazzata ma anche felice, sebbene pensasse di non meritarsi tutta quella gentilezza – “Mi sono laureata, non ho mica salvato il mondo!” diceva a tutti, sentendosi rispondere puntualmente: “Troppo modesta!”. 

“Sei stata bravissima. Sono orgoglioso di te” le sussurrò Emmett, stringendola a sé in modo ancora più caloroso di Edward. 

“Grazie, Mett” rispose, trattenendo una lacrima. 

“Su, tesori miei, congratulatevi con vostra zia” disse Rosalie, rivolgendosi a Sean e Charlotte, i suoi figli, e a Renesmee.

“Papà mi ha spiegato quello che hai fatto e ha detto che non è una passeggiata. Brava, zia Alice!” fece la sua prima nipote, facendola chinare per darle un bacio sulla guancia. 

“Grazie mille, Nessie. Sono sicura che sarai molto più brava tu, quando arriverà il momento” rispose, tirandosi su. 

Nello stesso attimo, però, Sean strappò dalle mani di sua sorella la bambola che teneva in mano e corse via, urtando Alice e facendola sbilanciare. Charlotte, indispettita, lanciò un grido acuto che assordò parte dei presenti e gli corse dietro come una furia, dando un’altra botta involontaria alla povera zia che cadde in avanti. 

Bambini!” gridò Rosalie, affrettando il passo per raggiungerli.

“Ciao, bellezza” disse Jasper, afferrando la sua ragazza prima che toccasse terra. Lo disse con un tale tono di voce che le fece correre un piacevole brivido lungo la schiena. Lei sorrise e lo baciò. “L’arancione ti dona, sei bellissima”

Una volta che Alice ebbe finito con i saluti, Jasper si schiarì forte la voce e disse: “Scusate se l’aperitivo è durato così a lungo, direi che adesso possiamo cominciare” 

Poco dopo tutti gli invitati erano seduti alla tavolata e la cena venne servita. “Che buono!” si sentiva commentare a destra e a sinistra quasi di continuo e Jasper ne sembrava entusiasta, soprattutto perché Alice appariva rilassata e felice. 

Terminato il secondo e il contorno, i camerieri sgomberarono il centro della sala e lo adibirono a pista da ballo. Con l’arrivo della musica, quasi tutti si alzarono per ballare, i primi furono i bambini. 

“Vuoi ballare, tesoro?” le chiese Jasper. 

“Avrà tutto il tempo di ballare con te” l’apostrofò Edward. “Ma il suo primo ballo dev’essere con il fratello più bello”

“Dovresti essere escluso a priori, allora” fece Emmett, prendendo la mano di Alice e portandola via. “Sono il maggiore e mi riservo questo diritto”

“Va bene, va bene. Ehi gente, tocca a me dopo lo scimmione!” gridò Edward, un po’ brillo, facendo ridere gli altri invitati mentre imitava un gorilla. 

“Non ricordavo che ballassi così bene” si complimentò Alice. 

“Se fossi stata al mio matrimonio lo avresti visto” rispose Emmett. 

“Mi sarebbe piaciuto davvero ma qualcuno doveva pur rimanere con Bella”

“Lo so, stai tranquilla. Magari verrò io al tuo...” fece l’occhiolino. “Sempre se mi vuoi, ovviamente...”

“Ma scherzi? Sono così felice che tu lo abbia detto!”

“Sono stato un idiota a malgiudicare Jasper, ancora me ne pento”

“Ormai è acqua passata, non dartene pena, per lui è come se non fosse mai accaduto”

“Bene. Allora, quando vi sposerete?”

“Beh, ecco, veramente...”

“Non vuoi più sposarlo?”

“Sì, naturalmente! Però...”

“Però non te lo ha ancora proposto, eh?”

“Già”

“Dagli tempo, lo farà presto. Noi maschi siamo un po’ lenti in queste cose, bisogna ammetterlo, ma sappiamo anche come sorprendervi”

“Lo penso anch’io. È che ultimamente è un po’ impegnato con il lavoro. Forse sta solo aspettando l’occasione più propizia”

“Sicuro” fece. “Non lascerà scappare via un tesoro di ragazza com te”

“Ti voglio bene, Mett, sappilo”

“Anch’io, sorellina

“Smetterete mai, tu e Edds, di chiamarmi così?”

“Assolutamente no, è una delle pochissime cose in cui andiamo d’accordo!”

“Perché sarò sempre la vostra sorellina?”

“Sempre”

Finita la canzone, toccò all’altro fratello. 

“Ehi, mocciosetta” esordì. “Sei pronta per un tocco di classe?”

Tu?” ridacchiò. “Non credo che la parola ‘classe’ ti si addica”

“Ma sentitela, adesso parla come suo fratello primate!”

“Il primate è anche tuo fratello...”

“... e non risponderà delle sue azioni se continui e ti ritroverai con qualche costola rotta a fine serata” fece Emmett passando loro vicino mentre ballava con sua moglie, il tono fintamente minaccioso. 

“Chi, quello? Gli assomigli decisamente più tu, solo che, per tua fortuna, tu sei meno pelosa”

“Dovrei perderlo come un complimento?”

“Lo è”

Alice rise. A Edward piaceva molto scherzare, era sempre stato simpatico e alla mano e dei tre Cullen era quello più spiritoso. Buffo come il fatto di diventare padre lo avesse reso più attento ai bisogni di Bella e della piccola ma non meno esuberante e burlone. 

“Dunque, dunque... Quand’è che tu e Jazz vi deciderete ad allargare un po’ la famiglia?”

“Non dire sciocchezze, non siamo nemmeno sposati... ”

“E allora? Oggi sono tante le coppie che convivono”

“Parli proprio tu che ti sei sposato da poco?”

“Sì, ma ho avuto prima Renesmee. Voi potreste fare lo stesso, non ti pare?”

“Non lo so, sono tradizionalista...”

“... come il resto della famiglia Cullen” sopraggiunse Rosalie. 

“Ehi, dico, la piantate di interromperci?” fece Edward, trascinando sua sorella più in là. “Quindi, dicevamo, vorresti prima sposarti?”

“Sì, è così”

Stavolta toccò a lui sorridere, ma non era uno dei soliti sorrisetti furbi, sembrava sincero. “Sono contento. Vedrai che con quel ragazzo ti troverai bene, io personalmente non ti sopporterei ma lui sembra fatto apposta per te”

“Lo penso anch’io” rispose, voltandosi a vederlo ballare insieme a Bella. 

Quando finalmente fu il turno di Jasper, Alice cominciava ad aver male ai piedi ma non avrebbe rinunciato per nulla al mondo a ballare con lui. 

“Era ora!” commentò il ragazzo. “Mi sei mancata”

“Anche tu” gli sorrise. “Sai, questa festa è tanto semplice quanto riuscita. L’atmosfera è amichevole, c’è della bella musica, sono circondata dalle persone a cui voglio bene, ma soprattutto... ” lo guardò dritto negli occhi. “... ci sei tu”

Jasper non resistette all’impulso di prenderle il mento fra due dita e baciarla. Poi si strinsero teneramente e continuarono a ballare. 

Quando non riuscì più a tenersi in piedi si andò a sedere su una delle panche, vicino alle sue amiche Julia e Patience. Davies, il ragazzo della prima, aveva fatto una gara di bevute con Edward ed era ubriaco come una spugna, la testa reclinata all’indietro e una mano appoggiata sul fianco di Julia. Patience e Seth erano vicinissimi e di tanto in tanto si scambiavano qualche effusione senza vergognarsi degli altri perché erano ormai una vera coppia. “Ehi, festeggiata” la salutò, staccandosi dal suo ragazzo. “Ti sei ricordata di noi?”

“Scusate, è che stavo ballando con Jasper e...” tentò di spiegare.

“Tranquilla, sei scusata” la rassicurò Julia. “State davvero bene insieme, sai?” 

“Oh, grazie”

“Adesso siamo in due, manchi solo tu Pat”

“E chi lo sa se riuscirò mai a laurearmi anch’io?”

“Sono certa che ce la farai”

“Alice ha ragione, devi solo metterci un po’ più di impegno”

“Facile per voi cervellone

“Non siamo cervellone, semplicemente sappiamo quando è il momento di studiare”

“E questo non lo è” precisò la ragazza, voltandosi verso Alice. “Ora che farai?”

“Ho preso contatti con degli amici di famiglia, non c’è nulla di sicuro ma farò comunque un tentativo. Di questi tempi bisogna accontentarsi” 

“Già, ormai il lavoro non si trova più così facilm...”

“Scusate un momento”

 Alice si alzò e andò dall’altra parte della sala perché Bella doveva essersi sentita male. “Tutto a posto?” le domandò. 

“Deve aver mangiato qualcosa che le ha fatto male” spiegò Edward. “Continuate pure, non badate a noi”

“Oh, mi spiace”

“Non ti preoccupare, Alice. Saremmo comunque andati via, Renesmee si è addormentata da un pezzo” 

La bambina infatti dormiva con la testa sulla gonna di Rosalie mentre Emmett teneva d’occhio i gemelli che seguitavano a rincorrersi instancabilmente da un tavolo all’altro. 

“D’accordo, grazie mille per essere venuti” li salutò rapidamente e fece loro spazio affinché potessero passare. 

“Secondo me, però, è di nuovo incinta” fece Jasper poco dopo.

Alice lo guardò con gli occhi sgranati. “E tu come fai a dirlo?”

“Non lo so, chiamalo intuito maschile”

“Ma non esiste un intuito maschile!”

“Certo che esiste! Solo che il 99% di noi non sa ancora di averlo”

“Vediamo se intuisci cosa sto pensando, allora”

“Stai pensando che...” la osservò un attimo. “Che vorresti andare a casa, farti una doccia e metterti a letto”

“Hai indovinato, ma forse era troppo facile. Proviamo con... Patience”

“Da come bacia Seth puoi capirlo anche tu”

“Okay, allora, Emmett?”

“Dalla sua faccia si direbbe che vorrebbe dare una bella sculacciata a quelle due piccole pesti, ma è evidente che si limiterà a prenderli in braccio e a sgridarli prima che lo faccia Rose”

“E Rosalie?”

“Si augura che sia Emmett a fare la voce grossa, così i bambini si calmeranno prima”

“Mi arrendo, sei bravo, lo devo ammettere” sorrise. “Chissà, magari hai ragione su Bella”

“Forse”

“Sarà maschio o femmina, questa volta?”

“Perché non gemelli?”

“Non credo”

“Non è da escludere, su mia sorella ho indovinato”

“Ti concedo anche questo, ma penso sia un’altra femminuccia”

“Maschietto”

“Tu vorresti un maschio?”

“Cosa c’entro io, adesso?”

“Nulla, è solo una curiosità”

“Beh, sì, mi piacerebbe ma se fosse una bambina sarebbe lo stesso. Non m’importa affatto di queste cose”

“Lo so. Vedo che non fai favoritismi tra Nessie, Sean e Charlie” 

“E perché dovrei? Sono tutti e tre miei nipoti, ognuno è speciale a modo suo”

“Mi trovi perfettamente d’accordo”

“Quindi nemmeno tu hai qualche preferenza in merito?”

“No, quando sarà il momento sarò felice indipendentemente dal sesso del bimbo”

“Anch’io” le disse con un sorriso, accarezzandole una guancia. 

 

 

‘Con una giornata bella come questa fare un picnic è proprio l’idea migliore’ pensò Alice scrutando il cielo mentre si incamminava verso l’appartamento di Jasper, un modesto alloggio che il ragazzo aveva temporaneamente preso in affitto. 

In bella mostra vicino al marciapiede c’era una Bugatti tirata a lucido. Alla sua vista la ragazza rimase a bocca aperta e l’ammirò per un lungo minuto, poi si decise ad entrare nel portone aperto. Salì le poche rampe di scale che portavano al secondo piano, si fermò davanti alla prima porta e suonò il campanello. Jasper aprì dopo alcuni secondi.

“Ciao, tesoro” salutò, dandole un bacio e facendola entrare. 

“Ciao, Jazz” rispose lei. “Possiamo andare?”

“Tra poco. Appoggia il cestino su quel tavolino e vieni di là in cucina”

La ragazza lo guardò per un istante con aria perplessa ma fece come le aveva detto. Non appena entrarono nella piccola cucina Alice sentì lo stomaco indurirsi per la tensione. Lauren, la ex ragazza di Jasper, la stessa persona che aveva incontrato anni prima a Birmingham, era seduta su una sedia ed appariva in splendida forma. Alla vista di Alice si alzò in piedi e le si avvicinò, tendendole la mano. 

“Ciao. Quando ci siamo incontrate la prima volta ero talmente fuori di me che ho dimenticato le buone maniere, sono Lauren”

“Alice” rispose, stringendole la mano. 

“È un piacere conoscerti”

La piccola Cullen avrebbe voluto dire che per lei era lo stesso ma sarebbe stata una bugia e perciò le parole di rito le morirono in gola. 

“Tesoro, siediti. Il caffè è pronto, ne gradite una tazza?”

“Sì, grazie” risposero all’unisono. 

Lauren osservò Alice mentre la ragazza faceva finta di niente e teneva lo sguardo fisso sulla schiena di Jasper. “So cosa stai pensando” fece improvvisamente. “Che diavolo ci fa qui questa? Cosa vuole ancora da Jasper?

“Oh, no, no...” cercò di negare, ma l’altra aveva indovinato il suo pensiero e non poté fare a meno di arrossire per l’imbarazzo.  

“Non preoccuparti, anch’io al posto tuo mi sarei preoccupata. Ma non hai nulla da temere, sono qui solo per un saluto”

“Un saluto?” non era ancora molto convinta. 

“Sì, e anche per ringraziare te, Alice”

“Ringraziare me?” chiese, mandando giù una sorsata bollente. 

“Esatto” confermò. 

“Scusa ma mi sfugge il perché dovresti ringraziarmi”

“Molto semplice: se oggi sono una donna felice lo devo anche a te”

Alice era sempre più confusa e anche Jasper, che aveva un ottimo intuito, sembrava  non aver compreso cosa volesse intendere Lauren. 

“Di certo ti ricorderai dell’ultima volta che ci siamo incontrate, e di come fossi disperata all’idea di aver perso Jasper, no?”

“Sì”

“Bene, quando Jazz mi mandò via andai a consolarmi in un pub e lì finii per ubriacarmi” spiegò con fare tranquillo. “Tra i clienti del locale c’era anche un mio amico di infanzia, solo che in quel momento non lo riconobbi, perché ci eravamo persi di vista ed era molto cambiato negli anni. Lui però si ricordò di me, mi offrì un’altro giro e poi mi riaccompagnò a casa – non ero affatto in condizioni di guidare. Adesso penserete che voleva solo approfittarsene, e invece no” bevve. “Abbiamo parlato per tutta la notte e lui non ha fatto altro che consolarmi. È andato avanti per settimane e poi mesi, dicendomi che dai miei errori potevo imparare e diventare una donna fantastica, la donna per lui” si interruppe di nuovo, gli occhi visibilmente lucidi. “Tu sei stato davvero importante per me, Jazz, questo lo sai. Ma neppure tu mi hai mai fatta sentire così bene. Quindi grazie, a tutti e due, perché senza di voi probabilmente non lo avrei mai rincontrato e oggi non starei per diventare madre”

Sia Alice che Jasper spalancarono la bocca per lo stupore, osservando per la prima volta la sua pancia leggermente rigonfia sotto la giacca. “Madre?!”

“Non è strano? Io che credevo non mi sarei più ripresa da una delusione d’amore e adesso sto per mettere su famiglia. E lo devo a voi, grazie!” si alzò in piedi e andò ad abbracciarli, cingendo entrambi con le braccia. 

“Siamo felici per te ma non credo sia il caso di ringraziarci” disse Jasper poco dopo. 

“Ma certo che lo è!” assicurò. “Tuttavia non ero venuta solo per questo... Alice?”

“Sì?”

“Jasper è un ragazzo davvero speciale e, se ti ha scelto, non dubito che lo sia anche tu. Ti auguro tanta felicità e spero che tu possa perdonarmi se non sono stata gentile con te, ma ero ferita, spero tu capisca”

“Grazie, Lauren, apprezzo molto le tue parole” mormorò, sollevata. “E per il resto non ti preoccupare, il passato è passato”

“Te ne sono grata. E tu, Jazz...”

“Dimmi”

“Non avrei mai pensato di dirtelo ma...” tossicchiò. “Hai fatto la scelta giusta e questa volta non resterai deluso. Non conosco Alice ma so che è perfetta per te, ti rende migliore di prima. Sento che è già molto felice e ti consiglio di non smettere di farla stare bene perché, se la farai soffrire come hai fatto con me, giuro che tornerò dalla Florida solo per picchiarti!”

“Stai tranquilla, non ce ne sarà bisogno”

“Me lo auguro per te!”

“Vai in Florida?”

“Sì, Alice, il mio ragazzo ha ereditato una casa lì perciò ci trasferiremo la prossima settimana e tra un mese esatto ci sposeremo”

“Oh, le mie felicitazioni”

“Grazie mille” sorrise. “E voi, quando convolerete?”

“Ehm, beh, ecco...” Jasper sembrò in difficoltà e le guance di Alice tornarono ad imporporarsi.  

“Devo aver toccato il tasto sbagliato, eh? Su, non preoccupatevi, non c’è alcuna fretta. Solo, poi mandatemi una foto, okay?”

“Puoi contarci”

“Bene. Adesso direi che posso anche togliere le tende”

“Di già? Ma il caffè lo hai appena assaggiato”

“Lo so, ma purtroppo ho la nausea di tutto, ultimamente”

“Capisco”

“Toglimi una curiosità: l’automobile qui sotto è tua?”

“La Bugatti, dci? No, Alice, è del mio Felix, me l’ha solo prestata”

“Ha una Bugatti?!”

“Sì, Jazz, se ti affacci la vedi”

“Guida con prudenza e, se dovessi aver bisogno, chiamaci” si raccomandò Alice, mentre Jasper correva alla finestra.

“Grazie” le diede un bacio sulla guancia. “Ciao e buona fortuna”

“Anche a te, ciao”

E dopo aver dato un rapido bacio di cortesia anche a Jasper, Lauren uscì dall’appartamento e dalle loro vite definitivamente. 

“Sai, non me l’immaginavo così”

“Lo so, Lauren è tutto un programma e sa anche essere simpatica, se vuole. Ma ha un grande difetto”

“Quale?”

“Non è Alice Cullen”

 

 

“... se solo non si fossero fatti sfuggire la palla all’ultimo minuto!” stava protestando Jasper, scolandosi l’ultimo sorso di birra prima di gettare la bottiglia nell’immondizia. 

“Non si può vincere sempre. E, comunque, meglio un pareggio che una sconfitta, no?” constatò Alice, attaccata al suo braccio. “La prossima volta andrà senz’altro meglio”

“Lo spero proprio, dato che sarà una patita importante”

Lo stadio si stava svuotando lentamente dei tanti tifosi che erano andati a dare sostegno alla propria squadra. Il cielo era plumbeo e faceva freddo, così tutti si affrettavano verso i locali interni alla imponente struttura per bere qualcosa di caldo o verso le proprie vetture. Anche i ragazzi si stavano dirigendo verso l’uscita per prendere la macchina di Jasper, una Maserati nera regalatagli da Rosalie e dai suoi genitori un paio di mesi prima per il suo compleanno, e concludere la serata in uno dei ristoranti più rinomati dell’intera contea.  

Alice però lo pregò di aspettare perché doveva necessariamente fare sosta alla toilette. Quando raggiunsero i servizi la ragazza si bloccò di colpo, proprio davanti al piccolo bivio che si snodava in due corridoi opposti. 

“Che succede?” le chiese Jasper con aria perplessa. 

“È proprio qui” rispose. 

“Che cosa è proprio qui, piccola? Non ti seguo”

“È davvero strano non averci più pensato per tanto tempo ma è stato qui che ci siamo incontrati la prima volta, esattamente in questo punto”

Scontrati, vorrai dire”

“Hai ragione, ricordo tutto come se fosse ieri”

“Anch’io”

“Ma ci pensi? Se non mi fossi venuto addosso quel giorno, probabilmente non ci saremmo mai conosciuti”

“Io? Ti sbagli, tu mi sei venuta a sbattere contro”

“Bugiardo”

“No, no, ricordo benissimo com’è andata!”

“Doppiamente bugiardo, allora!”

Risero insieme, incuranti dei passanti che entravano e uscivano dai bagni e li guardavano con aria stralunata. 

“Comunque è stata una circostanza felice”

“Già” concordò lui. “Ma penso che ci saremmo incontrati comunque, in un modo o nell’altro”  

“Da come lo dici ne sembri sicuro”

“Infatti è così. Me lo sento, ti avrei incontrata lo stesso. Magari da qualche altra parte, in una circostanza decisamente più romantica, ma saresti entrata nella mia vita, Alice, lo so”

La ragazza s’illuminò e gli sorrise. “Beh, una volta ho sentito dire che le anime gemelle sono destinate a incontrarsi”

“E ci credi?”

“Forse sì”

“Hai qualche dubbio a riguardo?”

Scosse la testa. “Non si tratta di questo. Vedi, Jazz, per anni ho sognato il mio futuro proprio come una bambina sogna di vivere in un castello da fiaba insieme al suo principe azzurro, facendo tanti progetti e immaginando cose che, da qualche parte nella mia mente, ero sicura non si sarebbero mai realizzate, soprattutto dopo essere stata respinta da Jacob” nel pronunciare quel nome si portò istintivamente la mano sul fianco ma durò solo un istante. “Quando si parla di anime gemelle, di destino si sogna ad occhi aperti, si parla di un concetto astratto di cui, diciamocelo, nessuno sa nulla”

Lui rimase a guardarla in silenzio, cercando di capire dove volesse arrivare. 

“Sai perché non so se credere o meno a questa teoria?” continuò. “Perché conoscerti, aver passato tanti momenti insieme a te... Non si tratta di un sogno, è la realtà. Questa felicità ha superato tutte le mie fantasie, perché non la posso solo immaginare, è qui ed è reale, Jazz. Reale

Jasper non poté trattenere l’impulso di attirarla a sé e stringerla forte tra le sue braccia fin quasi a farle male. Alice ricambiò l’abbraccio, affondando il viso nella morbida sciarpa del ragazzo.

“Adesso vai” le disse poco dopo. “Non avevi detto che era urgente?” 

“Accidenti, sì!” esclamò, ricordando improvvisamente il perché si trovava davanti alle porte dei servizi. 

“Non dirmi che te ne eri dimenticata!” fece lui, prima di scoppiare a ridere. “Ma come si fa a dimenticarsene, folletto?”

La piccola Cullen mise su il broncio, gli fece una linguaccia e poi sgattaiolò verso uno dei corridoi. 

Un’ora dopo erano passati presso le rispettive case, si erano cambiati d’abito e in quel momento sedevano al tavolo che Jasper aveva prenotato settimane prima. Era un posto delizioso, di classe – calde luci soffuse, candele profumate ovunque, un pianista di colore che suonava su una pedana rialzata al centro dell’ampia sala. 

“Che te ne pare?” domandò Jasper poco dopo. 

“Sono senza parole” commentò lei, accarezzando i petali di un fiore sintetico che faceva da base d’appoggio ad un porta candela. 

“Quindi ti piace?”

“Da impazzire, potrei addirittura sposarmi qui dentro”

Uno strano scintillio attraversò gli occhi del giovane Hale e la ragazza se ne accorse. “Ho detto qualcosa di strano?”

“Assolutamente no” 

“Uhm, eppure c’è qualcosa che non mi convince...”

“Una tua impressione, tesoro mio”

“Può darsi ma, se devi parlarmi, fallo pure. Sembra quasi che tu abbia qualcosa da nascondere”

“Oh, ma guarda, l’antipasto è già in arrivo”

“Non deviare il discors...”

“Vogliate scusarci per l’attesa, signori” si intromise il cameriere, posando prima un paio di piatti sul tavolo e poi riempiendo i loro calici con un costoso vino rosso. 

“Assaggialo, sono sicuro che ti piacerà” disse il ragazzo strizzando l’occhiolino. 

“D’accordo, voglio fidarmi” rispose Alice, prendendo il bicchiere dallo stelo e portandoselo alle labbra. Assaporò il vino lentamente e alla fine della breve sorsata lo guardò stupita. “È la cosa migliore che abbia mai bevuto!”

“Mi fa piacere aver indovinato i tuoi gusti”

Ne bevve avidamente un altro po’, poi si concentrò sulla pietanza che aveva davanti  a sé. 

La serata trascorse in modo piacevolissimo per la giovane coppia, tra chiacchiere circa gli argomenti più disparati, cibi raffinati e vino pregiato. Alice aveva il viso disteso, le guance leggermente arrossate e sembrava perfettamente a suo agio e Jasper non poté esserne più grato. Quando lei si alzò per assentarsi un momento, lui parlò con uno dei camerieri per un minuto buono, quindi lasciò il tavolo a sua volta. 

“Permette una parola, signorina Cullen?” domandò il cameriere quando la vide tornare al tavolo e guardarsi attorno con aria spaesata non vedendo più Jasper.

“Certamente”

“Il signor Hale ha detto di riferirle che si è dovuto assentare un attimo ma tornerà presto”

“Cosa significa? È successo qualcosa?”

“Oh, nient’affatto, non si allarmi”

“Ma ha detto dove andava?”

“No, mi spiace”

Corrucciò le labbra inconsapevolmente, quindi si sedette sulla sedia e mandò giù con aria preoccupata il vino che le era rimasto nel bicchiere. Era tutto perfetto, perché ora lui era sparito così all’improvviso, senza dirle nulla? Alice sperava davvero che quella sarebbe stata la serata, ci aveva creduto davvero, tutto l’aveva convinta che Jasper le avrebbe finalmente fatto quella benedetta domanda che le sembrava di aspettare da una vita. 

Il cameriere fece ritorno poco dopo con il dessert e l’esortò a incominciare così come gli aveva “detto il signor Hale’’. 

I minuti passarono ma non accadde nulla, così prese il cellulare dalla propria pochette e telefonò. Ma non ottenne altro che una serie di squilli a vuoto. Mandò giù una cucchiaiata di dolce tanto per ingannare il tempo ma non lo gustò, la sua mente era altrove. 

In sottofondo il pianista terminò il pezzo e poco dopo attaccò con un altro che, a differenza dei precedenti, non era di repertorio classico, bensì una cover strumentale. Benché fosse distratta, Alice si accorse del cambio di genere e si ritrovò subito a mugugnare piano la melodia mentre nella sua testa risuonavano le parole della prima strofa.  

 

 

It’s hard for me to say the things I want to say sometimes.

There’s no one here but you and me and that broken old street light.

Lock the doors, leave the world outside. 

All I’ve got to give to you are these five words when I...

 

Come se una forza misteriosa l’avesse chiamata a sé, Alice si voltò verso la pedana. E lo vide. 

 

Thank you for loving me

 

Jasper sedeva al posto del pianista e suonava come se fosse la cosa più naturale del mondo. Alzato il viso verso di lei, la guardò negli occhi e mimò il testo con le labbra. 

 

For being my eyes when I couldn’t see

For parting my lips when I couldn’t breathe

Thank you for loving me

 

Alice avvertì una sensazione di calore al petto, come se il cuore le si potesse sciogliere da un momento all’altro. Angioletti invisibili cantavano nella sua testa con voci acute e melodiose. 

 

I never new I had a dream until that dream was you

 

Jasper continuava a suonare, a mimare le parole in silenzio, senza mai smettere di guardarla. L’atmosfera era così bella da far sembrare tutto una meravigliosa illusione.  

Ma lui era lì, di fronte a lei, le stava dicendo a suo modo quanto l’amava e la stava ringraziando per il suo amore. 

Quando la canzone giunse al termine Alice scattò su in piedi ed iniziò ad applaudire  così forte che per un paio di secondi non si sentì altro suono nella sala. Poi tutti i clienti presero ad applaudire a loro volta. Jasper fece qualche inchino per ringraziare teatralmente i presenti e strinse la mano al pianista, seduto a un tavolo vicino, che si complimentò con lui. 

 

 

Quindi prese una rosa dal piano, lasciò la pedana e si avviò verso il suo tavolo con passo sicuro. Alice lo attese ancora in piedi, il cuore in gola. Si arrestò ad un solo passo da lei e le diede la rosa. Lei la prese, ne sfiorò i petali con due dita, ne respirò il profumo e poi la appoggiò sul tavolo. Jasper allora si mise una mano nella tasca dello smoking scuro, tirando fuori una scatolina nera di velluto e satin. Si schiarì forte la voce e la passò alla ragazza che la prese con mani tremanti e l’aprì lentamente. Un grande anello fece immediatamente capolino. Era un complesso intreccio barocco in oro bianco e giallo con un piccolo diamante di forma ovale al centro.    

La ragazza avrebbe voluto dirgli quanto le piacesse ma non riuscì a spiccicare parola e, comunque, prima che potesse farlo Jasper si inginocchiò davanti a lei in un gesto teatrale e romantico, prendendole una mano fra le sue sotto gli occhi di tutti. “Mary Alice Cullen” incominciò, la voce tremante per l’emozione. “Vuoi rendermi la persona più felice al mondo diventando mia moglie?”

La gioia le esplose nel petto, tutto intorno a lei venne offuscato da un fiotto di calde lacrime di felicità, una mano che copriva la bocca spalancata. “Tu sei pazzo!” bisbigliò poi sorrise e gridò, incurante di dove si trovava, la sua risposta. “Sì, sì, sì! Dio solo sa quanto lo voglio!” 

Jasper sorrise con gli occhi lucidi, si rimise in piedi e le infilò l’anello al dito, poi le cinse la vita con le mani e la baciò a lungo sulle labbra. Subito dopo l’abbracciò e la lasciò libera di sfogare le lacrime di felicità sulla sua spalla mentre tutt’attorno i clienti del ristorante applaudivano e si congratulavano. 

 

 

Non aveva dormito molto quella notte, era rigida come un pezzo di legno, lo stomaco così duro da dolerle e un vago senso di nausea in bocca. Quello doveva essere il giorno più bello della vita di Alice Cullen e la sua felicità avrebbe dovuto essere alle stelle ma a guardarla nessuno ci avrebbe scommesso un penny. Felice lo era, certo, ma si sentiva anche tanto nervosa. I dubbi l’avevano assalita per tutta la notte e tenerli a bada era stato davvero difficile. Si era chiesta se stesse sbagliando a sposarsi, per quanto lo volesse quella avrebbe potuto rivelarsi una scelta troppo affrettata. O magari no. Magari erano solo normali interrogativi che qualunque aspirante sposa si poneva il giorno delle sue nozze in preda ad un panico ingiustificato, perdendo temporaneamente ogni sicurezza avuta prima. 

“Guardami, Alice” intimò Rosalie la mattina dopo, prendendole il viso fra le mani. “Ami mio fratello?”

“Certo!” rispose prontamente. 

“Sei stata felice quanto ti ha chiesto di sposarlo?”

“Sì, è stato tutto perfetto, proprio come lo desideravo”

“Come ti immagini tra una decina d’anni?”

“A parte più vecchia di una decade?”

“A parte più vecchia di una decade, sì”

“Con Jasper e i nostri figli”

“E allora non hai di che preoccuparti, è tutto a posto!”

“Ma, infatti, non era su queste cose che nutrivo dubbi!”

La bionda la guardò interrogativa, in attesa di una risposta. Bella, che la sera prima era rimasta a dormire da Alice insieme a Rosalie, rientrò nella stanza e si andò a sedere sul letto vicino alla sposa. “Hai paura di non essere all’altezza, vero?” le chiese. 

“Già...” ammise. 

“Non devi. Se qui c’è una persona più matura e responsabile della sua età, sei proprio tu, Alice. E non lo dico perché siamo amiche”

“Sono d’accordo. Non credo che esista una ragazza più adatta per mio fratello. Piaci a tutta la mia famiglia, mio padre dice che sei un fiore appena sbocciato e anche  quell’osso duro di mia madre non è riuscita a trovarti un difetto – e lei è un’esperta in materia”

“Ma se ne sono piena!”

“Tutti abbiamo almeno un difetto, si sa. Ma tu riesci ad incantare gli altri, è una specie di dono”

“Pensate davvero a quello che mi state dicendo?”

“Certo!” risposero all’unisono, i loro volti privi di esitazione. 

“Grazie, ragazze. Siete due angeli”

“Non iniziare a piangere già da ora, la giornata è lunga!”

Sorrise alla battuta di Rosalie e si alzò in piedi, pronta per farsi una doccia rivitalizzante che sperava le avrebbe tolto la stanchezza dal viso e sciolto le sue tensioni. 

Funzionò, si sentì molto meglio. Solo la nausea non accennava a passarle ma si disse che era tutta una questione di nervosismo e che, appena fosse riuscita a calmarsi, quel fastidio se ne sarebbe andato. Respirò a fondo mentre indossava una sottoveste di raso bianco con i bordi a costine. Poco dopo Bella e Rosalie l’aiutarono a prepararsi, presto raggiunte da Esme, Julia e Patience. 

“Complimenti, avete fatto un gran lavoro” commentò in seguito, rimirandosi allo specchio. 

“La base era già ottima” fece Esme, che in quel momento era sola con sua figlia. 

“Voi madri non siete mai obiettive” 

“Ognuna vede il riflesso di sé nella propria figlia, la parte migliore. Ma non lo dico solo per questo. Sei splendida, Alice”

“Credi che piacerò a Jasper? Ovviamente non ha visto l’abito e quindi non ho idea di cosa potrebbe pensare”

“L’abito ti sta benissimo, sembra cucito su di te. Quanto a Jasper, beh, dubito che si concentrerà sull’abito, impegnato come sarà a guardare chi ci sta dentro” 

La ragazza sorrise ed arrossì. Fissò ancora la propria immagine allo specchio. Esme non mentiva: sembrava una dea. L’abito era bianco, in seta e pizzo, aveva una linea semplice ed attillata che la rendeva, se possibile, ancora più graziosa del solito. I capelli erano stati acconciati in un superbo intreccio adornato da perle e pietre preziose. Fece una giravolta e si sentì soddisfatta di non trovare difetti nella sua “tenuta nuziale” come la chiamavano le sue amiche. 

“Mamma?” chiese poi.

“Dimmi, tesoro”

“Ti sei mai pentita di aver sposato papà?”

“No”

“Neppure una volta?”

“Beh, come ogni coppia sposata, negli anni abbiamo affrontato delle difficoltà”

“E le avete sempre superate, dico bene?”

“Ti dirò la verità: non sempre è facile, si tende spesso a litigare, ma se il sentimento c’è ed è forte si rinasce a vita nuova. Non è un processo automatico, ci vuole tempo e impegno da ambo le parti, ma tutto si può risolvere”

“Capisco”

“Ti ho messo su ansia?”

“Non sei tu, è che oggi ho tutti i dubbi di questo mondo”

“Anch’io ho provato la stessa cosa. Succede a tutte, probabilmente. Ma non dar loro peso adesso, capirai se hai fatto la cosa giusta solo dopo esserti sposata” 

“Io so solo che lo amo e che quando mi ha fatto la proposta mi sono sentiva talmente felice che non volevo nient’altro dalla vita” 

“È cambiato qualcosa da allora?”

“No”

“Allora non farti toccare da certi dubbi, vai avanti per la tua strada” disse, massaggiandole le spalle ancora un po’ tese. “E rilassati”

La sposa inspirò profondamente, trattenne per pochi secondi e poi rilasciò l’aria. Sì, doveva rilassarsi o il nervosismo non avrebbe smesso di attanagliarle lo stomaco e di farle sudare le mani. 

Bussarono alla porta. “A che punto siete?” domandò Rosalie da fuori. 

“Sono quasi pronta” rispose Alice dopo aver scambiato una rapida occhiata con sua madre. 

Esme allora le pose il velo sul capo e le porse il bouquet, una magnifica composizione di fiori bianchi – orchidee, boccioli di rosa, calle, magnolie e biancospini. “Adoro questo bouquet” commentò, accarezzando un petalo con la punta dei polpastrelli. 

Quando si voltò non poté fare a meno di notare che Esme si stava rapidamente passando un fazzoletto sotto gli occhi. “Va tutto bene?”

La donna annuì in risposta e deglutì. “Emmett e Edward hanno già una famiglia. Adesso anche la mia bambina va a sposarsi, sono commossa...”

“Mamma...” disse, non trattenendosi dall’impulso di abbracciarla. “Questo è l’inizio della mia nuova vita ma non tutto cambierà. Sarò sempre tua figlia, la tua bambina”

“Lo so” ricambiò l’abbraccio, un sorriso materno sulle labbra. “Perdona questo piccolo sfogo, questo è il tuo giorno, anzi, il vostro. E le uniche lacrime che voglio vedere sono di felicità, sono stata chiara?”

“Sissignora” scherzò, portandosi la mano sulla fronte mimando un gesto militare. 

Esme uscì dalla stanza e poco dopo entrò Rosalie, seguita da sua madre. 

“Scusa il ritardo” esordì la donna. “Fatti guardare, cara”

Le girò attorno con aria concentrata per un minuto buono, osservando ogni particolare a lungo. Alice trattenne il fiato per tutto il tempo, timorosa di ricevere un giudizio negativo da colei che di lì a un’ora sarebbe diventata sua suocera. Rosalie le sorrise, strizzando l’occhiolino come a dirle di stare tranquilla. 

“Sei perfetta” disse infine la donna, sorridendole apertamente. “Non dubito che sarai la sposa ideale per il mio Jasper”

Alice, stupita ed insieme felicissima, abbracciò la donna con trasporto per la prima volta. Quando se ne rese conto si staccò da lei immediatamente e provò a farfugliare qualcosa a mo’ di scusa ma la futura suocera le accarezzò una guancia con fare amorevole e le disse: “Mio figlio ti ama profondamente, saprà renderti felice”

“Lo fa già” rispose con prontezza  “E anch’io lo amo”

“Ne sono certa, per questo volevo darti...” si interruppe teatralmente, porgendole una rosa blu. “... il benvenuto nella famiglia Hale”

“Grazie!” esclamò, infilandola nel mezzo del bouquet, trattenendo a stento le lacrime. 

“Figurati, cara” fece. “Adesso devo lasciarvi, sono passata solo per ammirare la sposa ma tra poco dovrò essere in chiesa. Ci vediamo dopo”

“Sì”

Fece per andarsene ma poi indugiò un momento sulla soglia. “Alice?”

“Mi dica”

“Non essere troppo puntuale. Ricorda che una sposa si fa sempre attendere”

“Certamente” 

“A dopo” salutò Rosalie, uscendo con sua madre e subito seguita da Bella che le disse: “Andrà alla grande, vedrai”  

Entro pochi minuti arrivò Carlisle che strinse forte sua figlia, sussurrandole all’orecchio quanto fosse bella e quanto le volesse bene. 

“Anch’io” piagnucolò lei.  

“Non rovinarti il trucco!” protestò Patience, entrando nella stanza. 

“Scusatela, a volte è priva di tatto” fece Julia, trascinandola via. 

La breve scenetta restituì il sorriso alla sposa che sospirò, stanca di aspettare. Quello sarebbe stato il suo ultimo giorno da Alice Cullen. E il primo come Alice Hale Cullen. Si lasciò cullare dalle calde braccia di suo padre senza fretta, sapendo che presto sarebbero state sostituite da quelle di suo marito.

 

 

La chiesa era gremita di parenti, amici e colleghi stretti. Il vociare era basso ma l’eco ne aumentava l’intensità. Chi aveva già preso il suo posto presso le prime file di banchi leggeva il programma della cerimonia o discuteva con i vicini questo e quell’altro dettaglio circa le decorazioni ed il ristorante scelto. I quattro testimoni – Emmett e Edward per Jasper, Rosalie e Bella per Alice – erano al loro posto e cercavano di non ridere troppo forte delle battute ironiche di Edward. Renesmee sedeva vicino a una zia di Alice, seria e composta come una piccola adulta, mentre Charles Edward, il fratellino nato qualche mese prima, dormiva in braccio alla donna.  I gemelli pestiferi Sean e Charlotte, invece, sedevano dal lato degli Hale ed erano intenti a tirare i baffi al nonno. 

Jasper, in completo nero di lucida seta, cravatta, camicia bianca e stringate in vernice, attendeva la sua sposa all’altare. Suo padre si era raccomandato di essere composto ma non rigido, eppure il ragazzo proprio non riusciva a rilassarsi. Il gran giorno era arrivato e lui temeva di compiere qualche passo falso o, peggio, che Alice ci avesse ripensato e non avesse più intenzione di sposarlo. “Suvvia, una cosa simile è impossibile!” gli aveva detto sua madre quella mattina, intenta a sistemargli una rosa bianca nel taschino della giacca. “Quell’adorabile ragazza ti ama, non ti abbandonerebbe mai all’altare!”

‘Forse mamma ha ragione: mi faccio solo problemi inutili’ pensò. ‘Il giorno in cui le ho fatto la proposta era commossa e sembrava che non desiderasse sentirsi dire altro, quindi non credo che voglia fare marcia indietro. O almeno lo spero...’

“Non essere troppo pensieroso” sopraggiunse Rosalie, toccandogli il braccio. “Sarà tutto perfetto”

“Sì, ne sono certo” annuì, sfiorando affettuosamente il rigonfiamento che iniziava a formarsi sulla pancia di sua sorella. “Come sta il piccolo? Si sta facendo sentire?”

“Non ancora, è presto perché scalci” rispose con un sorriso. “Secondo te sarà maschietto o femminuccia?”

“Secondo me? Sarà una femminuccia”

Rosalie stava per dire qualcosa ma venne interrotta da Emmett che fece cenno a tutti di tornare ai propri posti. “La sposa è in arrivo” mimò con le labbra all’indirizzo dei fratelli Hale. La bionda sorrise di nuovo ed accarezzò una guancia a Jasper prima di tornare vicino a Bella. 

Dopo un mezzo minuto di silenzio ed attesa l’organista diede il via alle prime note di una melodia che faceva da sottofondo all’entrata delle due damigelle d’onore, Julia e Patience, fasciate in graziosi abiti identici nel modello ma diversi nel colore – turchese per Julia, lilla per Patience – , che presero a spargere petali di fiori lungo la navata, muovendosi leggere come fate. Presto la melodia soffusa lasciò il posto alla ben più nota ed intensa marcia nuziale di Mendelssohn che annunciava l’entrata in scena della sposa. Gli invitati, già incantati dalla bellezza delle testimoni e delle damigelle, rimasero a bocca aperta nel vedere arrivare Alice sottobraccio a Carlisle. La ragazza era elegante e radiosa e suo padre, uomo affascinante e distinto, sorrideva a trentadue denti mentre l’accompagnava all’altare. Sentirsi addosso gli sguardi di tutti le fece provare un po’ d’imbarazzo ma la sua felicità era troppo grande per essere offuscata da altro, così sollevò lo sguardo dai propri piedi e guardò dritto davanti a sé.  Jasper attendeva all’altare, attendeva lei, e lei lo stava raggiungendo. Quando lo vide si rese conto di non averlo mai visto così bello e seducente. 

Poco dopo Carlisle si arrestò a due passi dallo sposo e guardò Alice negli occhi, abbassando leggermente il mento come a chiederle una muta conferma. La ragazza ricambiò lo sguardo ed annuì in silenzio, sorridendo insieme a suo padre e lasciandosi posare un tenero bacio sulla fronte. Quindi l’uomo guardò Jasper e gli disse: “Ti affido ciò che mi è più prezioso: mia figlia. Abbine cura, rendila felice, proteggila, rispettala e amala sempre”

“Più di ogni altra cosa al mondo” rispose, non un’esitazione nella voce.

Carlisle sorrise ancora e, prese le loro mani nelle sue, le avvicinò e le unì in un gesto rituale dal sapore antico. Poi il signor Cullen si fece da parte, raggiunse Esme e la cerimonia ebbe finalmente inizio.

Si susseguirono una serie di canti, letture, preghiere e l’omelia, quindi si arrivò all’ultima parte, quella più significativa ed attesa.

 

 

“Io, Jasper, accolgo te, Alice, come mia legittima sposa. E prometto di esserti fedele sempre, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà. E prometto di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita” enunciò lo sposo, in tono forte e chiaro, sorridendo della lacrima di commozione che faceva capolino dalle ciglia inferiori della ragazza. 

“Io, Alice, accolgo te, Jasper, come mio legittimo sposo. E prometto di esserti fedele sempre, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà. E prometto di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita” disse anche la sposa, mettendo da parte la timidezza e mostrando non meno sicurezza del ragazzo, lasciando parlare liberamente il proprio cuore. 

“Con questo anello io ti sposo” annunciarono a turno, scambiandosi le fedi nuziali. 

Il sacerdote li guardò benevolo e annuì con la testa la sua benedizione, quindi disse: “Con il potere conferitomi, io vi dichiaro marito e moglie. L’uomo non osi separare ciò che Dio ha unito”

Non attesero il “può baciare la sposa”, si abbracciarono e le loro labbra si toccarono, suggellando così il loro patto d’amore eterno.   

Le ore che trascorsero in seguito furono estremamente piacevoli, piene di musica, buon cibo, chiacchiere e risate. Il ristorante era un posto elegante e tranquillo e gli invitati si complimentarono con gli sposi per l’ottima scelta. il momento più emozionante fu quello del primo ballo. L’orchestra suonò una versione riarrangiata della canzone originale ed il cantante rese il testo in modo altrettanto romantico ma meno struggente. 

 

I could stay awake just to hear you breathing.

Watch you smile while you are spleeping, while you’re far away and dreaming.

I could spend my life in this sweet surrender. 

I could stay lost in this moment, forever. 

Every moment spent with you is a moment I treasure...

 

 

Alle prime note Alice e Jasper si alzarono in piedi e si diressero al centro della sala tenendosi per mano, presero posizione ed iniziarono a ballare lentamente. Non avevano una loro canzone ma quella poteva diventarlo – anche se non era originale,  anche se non parlava esattamente di due amanti, anche se non l’avevano scelta loro, contava solamente che parlasse di loro. 

Gli invitati applaudirono mentre loro danzavano in perfetta sintonia e si guardavano negli occhi senza mai distogliere lo sguardo, catturati l’uno dall’altra, come se al mondo non esistesse più nessun altro.  

 

Don’t wanna close my eyes.

I don’t wanna fall asleep ‘cause I’d miss you, babe. 

And I don’t wanna miss a thing.  

‘Cause even when I dream of you, the sweetest dream will never do, I’d still miss you, babe. 

And I don’t wanna miss a thing. 

 

“Nemmeno io voglio perdermi nulla di tutto questo” le sussurrò. “Voglio godermi ogni nostro momento e stare con te per tutta la vita”

“Anch’io, Jasper. Anch’io” rispose lei, stringendosi ancora di più a lui e continuando a ballare mentre molti invitati cantavano la canzone in coro, caricando l’atmosfera ancora di più.

 

Lying close to you, feeling your heart beating. 

And I’m wondering what you’re dreaming, wondering if it’s me you’re seeing.

Then I kiss your eyes and thank God we’re together. 

I just wanna stay with you in this moment forever, forever and ever... 

 

Alice si strinse a lui, appoggiandogli la testa sulla spalla ed abbandonandosi alla canzone e al calore avvolgente di quelle braccia mentre continuavano a ballare stretti stretti. “Sta accadendo davvero tutto questo? Oppure sto solo sognando?” gli domandò.

“No,  Alice, non è un sogno. È la realtà” le rispose, baciandola sulle labbra e facendo esplodere uno scroscio di applausi ed un fischio da quel burlone che era Edward. 

 

And I don’t wanna miss one smile and I don’t wanna miss one kiss. 

I just wanna be with you, right here with you just like this. 

I just wanna hold you close, I feel your heart so close to mine. 

And just stay here in this moment for the rest of time. 

 

Altre coppie si erano unite alle danze e tutto intorno a loro era un volteggiare di abiti vaporosi e colorati e di sorrisi sinceri. Ogni cosa era al suo posto e nulla poteva spezzare la magia di quel giorno. Finita la canzone ne seguirono molte altre e Alice continuò a ballare con suo marito finché non sentì il bisogno di riposarsi un attimo. Mentre Jasper ballava con sua nipote Charlotte – che si proclamava sua fidanzata nonostante volesse molto bene a sua zia Alice – la sposa ne approfittò per andare alla toilette, chiedendo a Esme di accompagnarla.  

“Stai bene, tesoro? Mi sembri un po’ pallida” le chiese la donna non appena la ragazza aprì il rubinetto per lavarsi le mani. 

“Ho la nausea” rispose Alice. 

“Forse ti ha fatto male il caviale? O qualcos’altro?”

“Penso che non sia stato il cibo, mamma”

“E allora cos’è stato?”

“Non lo so, ma di certo dubito che riuscirò a mandar giù anche solo un cucchiaino di torta visto che ho quasi rimesso l’intero pranzo...”

“Mi spiace, tesoro. Ce la fai a camminare?”

“Sì, ma mi gira la testa”

“Appoggiati a me. Vuoi uscire a prendere un po’ d’aria?”

“Sì, meglio”

Il ristorante aveva una balconata che dava su un piccolo lago, un delizioso angolo panoramico arieggiato che fece stare leggermente meglio la ragazza.

“È successo all’improvviso?”

“Anche stamattina mi sentivo così. Credevo fosse un malore passeggero, magari solo un po’ d’ansia, ma adesso non so”

“Hai detto che non pensi sia per qualcosa che hai mangiato... Hai preso qualche medicina in questi giorni?”

“Non ne ho avuto bisogno”

“Okay. E dimmi, hai avuto un ritardo nel ciclo questo mese?”

“Ma cosa vai a pensare, mamma! Sono solo pochi giorni di ritardo, è colpa dello stress”

“Prova a contarli comunque”

“Come vuoi. Dunque, uno, due, tre... Una settimana...” prese a contare mentalmente, bloccandosi all’improvviso. “Con oggi fanno diciotto giorni. E poi, ora che ci penso, ieri mattina ho avuto una piccola perdita ma, non vedendone più, me ne sono dimenticata. Dio mio, non sarà davvero che...”

“Non ne sono certa ma ci sono tutti i presupposti perché tu sia incinta, piccola mia”

Alice sgranò gli occhi. “Tu dici?”

“Può darsi, non lo escluderei affatto”

“Se non altro spiegherebbe il perché mi sento così... Wow, non ero pronta ad una simile eventualità” respirò a fondo. “Vorrei poter sapere subito se è davvero così”

“Portarti all’ospedale metterebbe in agitazione gli invitati ma, forse, se qualcuno andasse a comprare dei test di gravidanza...”

“E chi ci andrebbe?”

“Potrei farlo io” fece Carlisle, sbucando alle spalle di sua moglie. 

“Papà! Hai sentito tutto?”

“Sì, ma non devi vergognarti, sono pur sempre tuo padre. Ed un medico, non dimenticarlo. È da un po’ che ti osservavo ed avevo notato che qualcosa non andava  – anche se non nascondo di essere rimasto sorpreso anch’io”

“Quindi ci andresti tu, caro?” chiese Esme. 

“Sì, Alice è la sposa ed è bene che non si assenti a lungo” spiegò. “Ascolta, adesso torna dentro o rischi di prendere un colpo d’aria e di stare peggio. Siediti al tavolo, evita di mangiare e bevi un po’ d’acqua di tanto in tanto, ma solo quando hai davvero sete e sempre a piccoli sorsi. Io farò in fretta, promesso”

“Okay, papà. Grazie”

“Non ringraziarmi, tesoro mio”

In quella manciata di minuti né Jasper né gli altri invitati si erano resi conto di quello che stava accadendo alla ragazza. Lo sposo era un po’ alticcio per via del vino ma continuava ad essere cordiale e disponibile ad ogni richiesta di ballo delle invitate e di bevuta da parte degli uomini. Quando Alice si sedette lui corse da lei e la baciò su una guancia. “Ehi, dov’eri sparita?”

“Scusami, ero in bagno”

“Qualcosa non va?”

“Mal di testa” 

“Hai preso qualcosa per far passare il dolore?”

“Sto aspettando mio padre, è andato a prenderla”

“Va’ pure, Jazz, e non preoccuparti. Qui ci penso io”

“Sicura, Esme?”

La donna annuì.

“Va bene, ma in caso si senta peggio me lo farai sapere subito, vero?”

“Stai tranquillo. Oggi è il vostro giorno, continua a divertirti, Alice ti raggiungerà non appena starà meglio”

“Sì, vai” incalzò anche la sposa, sforzandosi di sorridere. 

Jasper non sembrò molto convinto ma lasciò comunque il tavolo degli sposi per tornare dai suoi amici che lo reclamavano a gran voce dal loro tavolo. 

“Mamma, se fossi davvero incinta come credi che la prenderà Jasper?”

“Conoscendolo penso che ne sarà davvero felice. Hai visto come si comporta con i bambini? Sembra nato per essere padre”

“Lo penso anch’io, ha una bravura innata con i nostri nipoti. Ma se non fosse pronto per avere un figlio suo, nostro? Non è proprio la stessa cosa che badare ai nipoti...”

“Tutti ci sentiamo insicuri quando scopriamo che diventeremo genitori. Io, per esempio, mi sono sentita inadeguata”

“Tu?! Ma se sei la madre migliore che si possa avere!”

“Sei un tesoro, grazie. Però sì, mi è successo. Eppure ho avuto tre magnifici figli e tuo padre è stato colui che mi ha fatto sentire un’ottima madre, grazie al suo amore e al continuo sostegno. Mentre io ero assalita da dubbi e preoccupazioni, lui saltava di gioia e mi ha aiutato moltissimo con tutti voi. Con te sarà lo stesso, me lo sento” 

Alice sorrise e, senza rendersene conto, fece una rapida carezza sulla sua pancia piatta. La possibilità di poter diventare madre le piaceva ogni minuto di più.

Carlisle tornò poco dopo e consegnò una bustina ad Esme con fare furtivo. Alice seguì la donna in bagno e lasciò il padre a guardia della toilette femminile – voleva essere sicura prima che altri potessero fare supposizioni che potevano rivelarsi errate. Suo padre non aveva badato a spese ed aveva acquistato parecchi test di gravidanza così la ragazza poté fare tutte le prove del caso. 

“Allora?” chiese a sua madre diversi minuto dopo.

“Danno tutti lo stesso responso”

“Che sarebbe?”

“Aspetti un bambino, amore”

“Cosa? Ne sei sicura?”

“Controlla tu stessa”

Alice credeva a Esme ma voleva vedere il risultato con i propri occhi. E, stando a quel che dicevano i test, era chiaro. 

“Congratulazioni!” esclamò la signora Cullen, abbracciandola. 

“Non posso crederci...” fece la sposa, ancora frastornata. 

Devi crederci, è una notizia meravigliosa”

“Hai ragione, mamma”

“Posso dirlo a tuo padre?”

“Certo! Non vuole darlo a vedere ma è così in ansia”

“Te ne sei accorta?”

“Sono sua figlia, no? Usciamo, dai”

Il signor Cullen camminava su e giù all’esterno della toilette con aria pensosa. Ripensava a quando era nata sua figlia e a quanto si fosse legato a lei, forse anche più profondamente che ai ragazzi. E la sua creatura non solo si era sposata ma era anche probabile che stesse per diventare madre. Ripensava al numero di anni che erano trascorsi, non riuscendo a capacitarsi del fatto che fossero trascorsi così in fretta, quasi senza che lui e la sua Esme se ne rendessero conto, ed i loro tre figli erano ormai adulti, due uomini e una donna. Una bellissima giovane donna che, forse, li avrebbe resi nonni ancora una volta. 

“Papà?”

Si voltò di scatto e la vide in piedi davanti a sé, l’aria ancora un po’ debole ma felice. “Sì, cara?” le chiese, prendendole la mano. “Qual è il risultato dei test?”

“È positivo, papà” rispose, la voce tremante. 

L’uomo sorrise e la tirò a sé, trattenendola in un caldo abbraccio. “È fantastico. Sei una sposa splendida, sarai una mamma splendida”

“E potrò sempre contare su di voi?”

“Che domande fai, sciocca?”

“Papà ed io ti staremo accanto”

“Non cambierà niente, sarai sempre la nostra piccola Alice”

“Oh, mamma, papà!” 

“Adesso però non credi che Jasper dovrebbe saperlo? È talmente bello che dovresti dirglielo. Te la senti?”

“Sì!” esclamò. “Solo, potreste accompagnarmi voi? Ho ancora la nausea”

“Certamente, vieni”

Esme attese con la figlia che Carlisle tornasse insieme a Jasper, quindi li lasciarono da soli. 

“Alice, si può sapere che succede? Devo preoccuparmi?” le chiese.

“Beh, dipende da come potresti prendere la notizia...”

“Che vuoi dire? Di che notizia parli?”

“Vedi, Jazz, c’è una cosa che dovresti sapere...”

Il ragazzo sbuffò, l’alcol doveva aver abbassato di molto la soglia della sua pazienza perché sembrava irrequieto e odiava essere tenuto sulle spine a quel modo. Dal canto suo però la sposa si sentiva un po’ titubante, tanto che temporeggiava per trovare le parole giuste da usare in quella circostanza. In quel frangente le venne in mente quando, anni prima, Bella aveva scoperto di essere incinta ed era stata lei a darle coraggio e a convincerla a dire tutto a Edward. Come desiderava avere l’energia e la determinazione che aveva avuto quel giorno, ma adesso si trattava di lei, non di un’altra ragazza, e doveva farsi forza da sola. 

“Insomma, che cavolo sta...”

Aspettounbambino

Lo disse tutto d’un fiato, tanto che Jasper la guardò disorientato. “Eh?”

“Aspetto...” respirò. “Aspetto un bambino, Jasper. Dentro di me c’è nostro figlio”

Il giovane restò a guardarla con espressione neutra per qualche secondo e poi, di colpo, fu come se il suo organismo avesse smaltito l’alcol in un istante e qualcuno avesse acceso il tasto ‘on’ nella sua testa. Spalancò la bocca e rimase senza parole. 

“Ti prego, non guardarmi così. Dimmi qualcosa” fece lei.

“Quando lo hai saputo?” chiese, incapace di pronunciare le parole se non scandendole lentamente. 

“Poco fa. Non stavo bene e ho chiesto a mia madre di accompagnarmi alla toilette e così, parlando, ha ipotizzato che potessi essere incinta. Papà ci ha sentite parlare e così si è offerto di andarmi a comprare i test di gravidanza”

“E...?”

“Ed è risultato che mamma aveva ragione” gli mostrò uno dei test. “Come vedi è positivo, anche gli altri hanno dato lo stesso responso. Non hai nulla da dirmi?” 

“Io e te avremo un bambino” guardò il test per un lungo momento, come ipnotizzato. “Un bambino...”

“So che è strano, voglio dire, è successo tutto così in fretta – il matrimonio e ora un bambino – , nemmeno io riesco ancora a crederci. È una notizia...”

“È una notizia meravigliosa!” esclamò improvvisamente, cingendole la vita ed abbracciandola. 

“Ne sei felice, allora?”

“Che razza di domande, certo che lo sono! Ci siamo sposati solo oggi ed avremo una famiglia! Io sarò padre, tu sarai madre! Avremo un figlio tutto nostro! Non potevi darmi notizia migliore! Io sarò padre, io!”

Sperava tanto in una risposta positiva da parte di Jasper, ma non immaginava certo che sarebbe stato così euforico. Pochi secondi dopo si calmò e si limitò a sorriderle e ad accarezzarle il viso. “È bellissimo, amore mio, davvero. Grazie”

“Lo abbiamo fatto in due, perché mi ringrazi?”

“Perché da quando stiamo insieme non fai che rendermi felice e poi, ogni volta, non fai che sorprendermi ancora e ancora. Sei la donna della mia vita, Alice. Ti chiederei di sposarmi, se non l’avessi appena fatto!”

“E io ti direi di sì altre mille volte, Jazz!” sorrise. “Anch’io non avrei potuto trovare persona migliore per stare al mio fianco. Non so perché ma per un momento, un solo momento, ho creduto che non saresti stato felice all’idea di diventare padre”

“Come avrei potuto non esserlo? Sei la donna che amo dal profondo del cuore, colei che ho sposato e con la quale desidero passare il resto della vita. Secondo te avrei potuto non essere contento di sapere che avremo un figlio nostro?”

“Oh, hai ragione, sono stata una stupida a preoccuparmi di una cosa del genere”

“Non dire così, un po’ di timore penso sia anche normale in certi casi. Ma è tutto a posto, questo è l’importante”

“Che cosa pensi di fare ora?”

“La nostra casa è pronta ad accoglierci, stanotte festeggeremo le nozze e il bambino. E adesso, beh, non ci resta che dirlo a tutti”

“Così, subito?”

“Perché aspettare?”

Alice sorrise ed annuì. Dopotutto aveva ragione lui, non c’era alcun motivo di aspettare, né qualcosa da temere. Lei e Jasper erano marito e moglie e presto non sarebbero stati più solo una coppia ma una famiglia, in tre nella loro splendida casa, ereditata dal ragazzo tempo prima. Lì avrebbero costruito il loro nido d’amore e il loro rifugio unico e speciale. Ormai più nulla e nessuna poteva mettere loro i bastoni tra le ruote, erano insieme, si amavano, ed erano più forti ed uniti che mai. Insieme avrebbero superato ogni difficoltà ed insieme avrebbero gioito delle cose belle come quella appena appresa.  

“Concedimi prima un ballo però, okay?”

“La mia mogliettina comanda, io obbedisco” 

 

 

“Non vedo l’ora che siano tutti qui, è così tanto tempo che non ceniamo tutti insieme” disse Alice, parlando con suo marito mentre cambiava il pannolino a Sally, la bimba nata circa un anno prima. 

“Hai fatto bene ad invitarli, fa piacere anche a me” rispose Jasper, intento ad accendere le candele che aveva disposto sulla lunga tavolata poco prima insieme a David, il loro primogenito. “Anche i bambini sono contenti”

“Già. A proposito di bambini... Johnny, cosa ti ho detto sul giocare vicino all’albero?”

“Che non si fa...” rispose il loro secondogenito, allontanandosi dall’abete addobbato per le feste. 

“Se non fai il bravo Santa Claus non ti porterà la pista per automobili che volevi tanto...” 

“Ma io la voglio!”

“Allora obbedisci, su”

“Okay... Posso giocare con i robot sulle scale?”

“Sì, ma stai attento a non cadere”

Il bambino prese in mano i suoi giocattoli e si spostò vicino alla rampa. 

Dei tre figli John era il più vivace e andava molto d’accordo con Edward, il suo zio preferito, al quale somigliava anche un po' nell'aspetto fisico. David, invece, somigliava ad Alice nell'aspetto esteriore e a Jasper in quello interiore – era infatti tranquillo, riflessivo ed aveva un’intelligenza precoce. Sally somigliava ad entrambi ma era ancora piccola ed era presto per poter dire che carattere avrebbe avuto una volta cresciuta, comunque aveva già sviluppato un enorme interesse nel disegno.

“Mamma?” 

“Cosa c’è, piccola mia?”

Quetto è pe te

“Un disegno per me? Oh, grazie, è bellissimo! Ma che cos’è?”

Tei tu

“Davvero? Vestita di verde?”

Tì, mamma. Tu come olletto

“Che cos’è un olletto?”

Olletto! Olletto che tta ne bòcco

Alice ci pensò su un momento e poi spalancò la bocca. “Un folletto nel bosco! È questo che hai disegnato, amore?”

!”

“È bellissimo, Sally, grazie mille”

La bambina sorrise e si mise a colorare un altro foglio.

“Glielo hai insegnato tu, vero, Jazz?” domandò la giovane dopo essersi alzata ed aver spiegato a Jasper quello che era appena successo. 

“No” assicurò lui, incredulo.

“Sì, invece, confessa” continuò la moglie.

“Ti giuro di no!” insisté lui. “Sally ha buon occhio, si è accorta da sé che sua madre è un folletto”

Alice si volse verso il divano dove la sua figlioletta era ancora intenta a disegnare e a canticchiare a labbra chiuse la sigla di un qualche cartone animato. 

“Non è un amore? È così concentrata” 

“Papà, io ho finito di scrivere i nomi sui segnaposto e... Mamma, ma perché piangi?” chiese David, tornando dalla cucina con un mucchio di cartoncini colorati tra le mani. 

Jasper guardò Alice e le accarezzò il viso. “Ehi, che succede?”

“Non è niente” si affrettò a rispondere, asciugandosi gli occhi con la manica del maglione. “Sei stato bravo, Dave. Adesso disponili a tavola e poi puoi tornare a leggere i fumetti”

“Sì, mamma” rispose, prima di correre via.

“Alice, non mi hai ancora risposto”

“Piango perché a volte dimentico quello che ci è stato concesso, Jasper” sorrise, voltandosi nella sua direzione. “È tutto perfetto. Tutto. E non potrei essere più felice di così!”

Si abbracciarono forte. 

“Ehi, sono arrivati i nonni!” gridò John, precipitandosi in salotto in preda all’euforia. 

“Vado ad aprire, allora” fece David. 

“Li ho visti dalla finestra, vado prima io!” protestò il fratellino. 

“Certo, se arrivi prima di me!”

“Aspettamiiii!”

 

 

*^*^* Fine *^*^*

 

 

 

_____________________________

L’angolo di Amy

Ciao gente,

anche questa volta non sono riuscita a pubblicare in tempo per la data che mi ero prefissata, però spero che questo epilogo sia di vostro gusto ^.^

Le canzoni usate in questo capitolo per le parti songfic sono:

Thank you for loving me - Bon Jovi;

I don't wanna miss a thing - Aerosmith


Non mi sembra vero che sia finita, se ci penso mi viene il magone, sono molto affezionata a questa storia e mi spiace che la conclusione sia ormai arrivata ç____ç 

Se dispiace anche a voi potreste leggere le one shot che ho scritto circa gli altri personaggi, se vi fa piacere ^^ Eccole:

Living in Manchester - Special Act (incentrato su Jasper);

Living in Manchester - Prequel Act I (incentrato sulla coppia Bella/Edward);

Living in Manchester - Prequel Act II (incentrato sulla coppia Rosalie/Emmett)

Inoltre voglio cogliere l’occasione per ringraziare chiunque ha letto questa storia ^__^ In particolare:

  • Chi l’ha messa nelle storie preferite:

alice cullenhales nlgdr;

Alice Joy;

alice95cullen: 

Asja Brandom Hale;

celly chelly;

dany60;

emanuelapezzella;

fratrilli;

Javaneh_97;

Kikka Horan Stylinson; 

lilla_try;

Lunastorta97;

sophia90. 

  • Chi nelle storie ricordate:

His Infernal Majesty;

LadyGlam;

Loony Evans. 

  • Chi nelle storie seguite:

1717;

adelina blabla;

ale630;

Alya93;

annie77;

bellinaC;

celentana;

chachot;

Chiaretta93;

Claire_coeur;

dolcemary;

Donnie forever in love; 

Doux_Ange;

Erinda;

Flaminia_Kennedy;

Frego;

glam12;

green eyes;

L490;

LadyRhoswen;

LadyTsuky;

lilla_try;

lizzie 94 1 7;

Loony Evans;

Miyakochan_89;

Mumma;

Orsacchiotta Potta Potta;

Sherazade Angels;

stana94;

titty27;

Tolls_:

YunaCullen85;

_Alice_Mione_. 

  • Chi ha recensito, anche solo una volta: 

alice cullenhales nlgdr;

Alice Joy;

dolcemary;

Donnie forever in love;

FedeVampire;

LadyRhoswen;

linn86;

Lorelaine86;

Orsacchiotta Potta Potta. 

A tutte voi un sincero GRAZIE

Attendo le vostre impressioni, come sempre ^^

Un abbraccio e buone feste!

Amy 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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