Libri > Il diario del vampiro
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Autore: _Arya    20/12/2013    2 recensioni
[Per poter leggere Lost in the Darkness, bisogna essere a conoscenza degli eventi avvenuti in Ricordi di Sangue]
Non avevo la più pallida idea se la vita avesse continuato il suo corso, se il tempo avesse continuato a scandire quei minuti che, costretti dalla legge universale, si sarebbero trasformati in ore. Non ero in grado di percepire il trascorrere del tempo. Non da quella notte. Non più.
In quel frangente non avevo realizzato appieno quello che era successo. In quei minuti era stata l’adrenalina a dettare le mie azioni, i miei pensieri, le mie parole.
“Sarai per sempre giovane e bella nella tua tomba”.
Un suono velato di morte mi era stato sussurrato con una sottile inquietudine alle orecchie.
E poi…poi quelle parole che mi pungono nel vivo del mio cuore tremante…
“Dimenticherai tutto ciò che hai conosciuto questa sera. Non ricorderai niente, né di me né dell'esistenza dei vampiri. Addio mio piccolo uccellino.”
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Quasi tutti, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un Legame fatto di Ricordi'
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Apologize

Capitolo 5 




 
"I’m holding on your rope,
Got me ten feet off the ground
And I’m hearing what you say but 
I just can’t make a sound
You tell me that you need me
Then you go and cut me down, but wait
You tell me that you’re sorry
Didn’t think I’d turn around, and say…"

(Apologize - One Republic)






  I film si sbagliavano.
I registi commettevano un grave errore nel descrivere il momento dove un personaggio scatta contro un altro per colpirlo, come infinito o lungo. Anche se tra questi correva un minimo spazio che li separava, all’occhio di chi vedeva la scena sembrava non finire mai. 
Non era uno spazio infinito quello che avevo coperto con un semplice slancio e in meno di un secondo, ritrovandomi addosso a Damon. Non mi accorsi neanche del momento in cui i nostri corpi entrarono in contatto.
I miei movimenti, i miei colpi, quelli si, mi sembravano lenti, sempre più pesanti e difficili da controllare. Avevo l’impressione che ad ogni nuovo tentativo di colptirlo, questi assumessero sempre più una traiettoria priva di un percorso deciso e, come conseguenza, non arrivassero a colpire il mio bersaglio. La vemenza dei colpi cessò quando realizzai che Damon li schivava con una semplicità inaudita, senza il minimo sforzo.
Mi fermai, bloccando ogni mio arto, che rimase teso e con i sensi in all'allerta, attenti a non farsi cogliere di sorpresa da un possibile attacco. In questo mio stato di assoluta attenzione, notai la parte più combattiva del mio essere un vampiro, segnato anche dai due canini che premevano affilati all'interno del labbro inferiore.
In lontananza avvertì una macchina passare, poi la quiete.
La conquista del silenzio di ciò che ci circondava era ostacolata soltanto dal mio respiro affannato, troppo accellerato per quell'azione che aveva il lontano eco di un violento sfogo.  
Osservvai la schiena del maggiore dei Salvatore essere un tutt'uno con un muro bianco che si innalzava al cielo scuro e si estendeva per la maggior parte del vicolo.
I miei occhi castani visualizzarono con nitidezza il profilo di Damon a pochi centimetri da me. Ciò che appresi da quella vista, mi fece trattenere per un attimo il respiro, provocandomi un leggero bruciore alla gola. Era la tristezza quella che colmava il silenzio di Damon, una nota di malinconia, marcata, quasi tangibile, lasciata esposta al mio sguardo. Gli occhi neri immersi in quella nuova espressione per me sconosciuta, mi inchiodarono con la loro forza, legandomi e trasmettendomi un senso di profonda inquietudine.
Un flash ebbe la forza di riportarmi al momento in cui chiusi i miei occhi, concedendo alla morte di innescare la transizione che mi avrebbe aperto le porte dell'eternità, diventando un vampiro. Ripercorrendo quell'attimo, la scena si arrestò al volto di Damon, dolce e con una luce di speranza negli occhi. Una promessa silenziosa volteggiava in quei pozzi oscuri, una promessa che mi sussurrava che quello era solo un arrivederci e non un addio, una promessa inespressa che mi domandai se solo io riuscissi a leggerla. A quella immagine venne a sostituirsi quella del Damon presente, l'ultima prima che chiudessi gli occhi. Ripensando a ciò che mi aveva spinta ad attacare Damon, ricordando come fossi arrivata a quel punto, abbassai la testa come colpevole di qualche fatto. Concentrandomi per qualche istantente, potevo avvertire gli occhi di Damon fissi su di me, forse per studiarmi, forse per aspettare una mia prossima mossa.
Damon era di fronte a me. 
All'improvviso mi sentì stanca. Le emozioni, le sensazioni, accompagnate dal carico di ricordi e da quel pesante fardello che racchiudevano in una nebbia fitta di domande, mi travolsero con intensità e forza. Per un attimo pensai come sarebbe stato lasciare che quella forza mi travolgesse e mi portasse con lei. 
Una voce limpida nella mia mente mi sussurrò che finalmente potevo avere tutte le risposte che cercavo dall'unica e sola persona che le possedeva. In esse avrei potuto trovare la più grande delle risposte che mi ero posta molte volto da umana: cosa ero io per Damon?
Damon era di fronte a me e potevo avere tutte le risposte.
La mia mente venne affollata da una serie di domande che innescarono un senso di vertigine, mentre queste si manifestavano sottoforma di immagini e teorie su quali potessero essere state le cause che avevano condotto Damon a cancellarmi i ricordi.
Lanciando un'occhiata furtiva al suo indirizzo, notai che i suoi lineamenti erano tornati ad essere spigolosi e i suoi occhi distanti. Di nuovo avevo di fronte il vampiro indifferente.
Lì non vi era più la tristezza, questa era scivolata via, svanita, quando mi ero lanciata contro di lui, nell'intento di riversargli addosso tutto il mio smarrimento. 
Lì non c'era il sole a minacciare la mia pelle con il suo calore, non c'era il sangue a tentarmi con il suo profumo e con il suo sapore inebriante. 
Lì non c'erano volti a me cari che potessero compromettere i miei pensieri, come Mattt o come la mamma. 
Lì c'eravamo solo io e Damon e quella era la mia sola occasione per affrontarmi e affrontarlo.
Il momento era giunto, eppure era una strana paura quella che attaccò la mia mente. Allontanandomi di un passo, tenendo i miei occhi piantati a terra, compresi che quel momento che aspettavo e allo stesso tempo temevo, lo volevo il più lontano possibile da me. Non ero pronta, non sapevo come gestire quell'insieme di rabbia e tristezza, di dubbi ed emozioni. 
<< Penso tu ti sia sfogata abbastanza >>, iniziò Damon con voce dura, interrompendo così il silenzio. << Veniamo subito al dunque. >>
Cogliendo nuve note nella sua voce, rabbrividì, incentivando quel mio desiderio di allontanare quel confronto.
Mi diedi della stupida. 
Espirando, a denti stretti, facendo appello alla parte più forte dentro di me, dicendomi che prima o poi quel momento lo avrei dovuto affrontare, che non lo avrei potuto evitare in eterno, alzai il viso, incontrando il suo. Per qualche strano motivo, non riuscivo a mantenere lo sguardo fisso su di lui per più di qualche secondo. Tuttavia bastò un breve istante per intercettare nei suoi occhi scuri una rabbia cieca, un risentimento che, così come era comparso, sparì. 
<< Penso tu abbia capito che ciò che i tuoi ricordi ti hanno mostrato, si ricolleghi a ben prima che ci vedessimo a casa di Alaric >>, disse Damon, mantenendo la sua posa statuaria e di severità. << Quella è stata la seconda volta che ci siamo visti. >>
<< La prima è stata al parco >>, lo anticipai, sorprendendomi subito dopo del mio intervento e della voce ferma.
Come evocate dalle mie parole, le immagini interessate si presentarono puntuali trai miei pensieri. Nei brividi che solcavano spavaldi la mia pelle, vedevo quelle scene riavvolgersi una volta arrivate all'ultimo fotogramma e ricominciare. Sempre più dettagli saltavano all'attenzione dei miei occhi, fino a quando fui consapevole che non vi era più alcuna differenza tra ricordi cancellati e ricordi appartenenti al mio passato. Li sentivo miei, erano miei, e io li avevo vissuti, ognuno di loro.
Fu in quel momento, davanti a Damon, pronunciando e dando una raffigurazione concreta a quei ricordi, prendendone coscienza fino in fondo, che sentì le lacrime trattenute iniziare a sfociare dalle porte degli occhi, come se rimanessero solo quelle perle salate a completare la lista di come avessi manifestato quel dolore e quella tensione.
In quel mio momento che avrebbe dovuto essere privato, Nìnon volevo che proprio lui mi vedesse piangere, ma abbassando la testa in modo che i capelli sciolti mi nascondessero il viso, percepì che quello era un momento di svolta non solo per me, ma per noi, per me e Damon. 
Temevo quello che mi avrebbe detto. La parte più profonda di me, dove nascevano i pensieri che cercavo di nascondere, di rifiutare con tutta me stessa, nascondeva quello se sarei riuscita a perdonare Damon di aver portato via una parte di me, cancellandomi ciò che mi apparteneva di diritto e togliendomi ciò che avevo provato e sentito fin da quel primo momento per lui. Negare era inutile.
<< Bonnie … >>
Trasalì a quel nome, a quella voce dove una nota calda giunse a riscaldarmi. Per un attimo credetti che era stata la mia mente ad immaginarsi quel leggero soffio tra le labbra, ma sentì un passo, seguito da un altro. Trattenni il respiro, ascoltando il silenzio che mi circondava, questa volta totale. Collegandomi con l'ambiente intorno, mi chiesi se il mondo si fosse acquitato solo per lasciarci quella giusta intimità. Damon fu vicino a me. Sentivo la sua presenza, il suo calore, il suo respiro, il suo sguardo fisso su di me. D'improvviso in me nacque il bisogno di gettarmi tra le sue braccia e lasciarmi cullare dal loro abbraccio, mentre le carezze e lo sfioro della sua pelle sulla mia annullava la mia pena e la mia tristezza, indicandomi la strada che mi avrebbe fatto accettare il mio recente cambiamento. Volevo che mi circondasse con quel calore che solo lui riusciva a trasmettermi, facendo nascere in me l'assoluta certezza che non ce l'avevo con lui, che lo avevo perdonato per avermi privato di quel nostro primo vero bacio, per quel momento dove il mio sentimento per lui aveva preso a sbocciare. Eppure, nel momento in cui nel mio campo visivo, fisso a terra, entrò una mano fasciata da una camicia nera, l'impulso di allontanarmi fu più forte. Compiendo un passo indietro, la mano di Damon ricadde nel vuoto, delusa e ferita.
All'istante mi pentì di averlo respinto così. Perché lo avevo fatto?
<< Fa come ti pare, non ho intenzione di perdere tempo con te >>, ricominciò gelido, come i suoi occhi.
Mentre il mondo intorno a me non divenne che una pallida ombra grigiastra, vidi Damon distaccarsi da me, superandomi e dandomi le spalle. Il senso di dolore e il freddo che scatenarono quell'azione, mi fecero tramare di paura. Non volevo che se ne andasse.
Lo vidi compiere un passo. Lo vidi allontanarsi da me.Lo vidi avvicinarsi all'uscita di quel vicolo e poi, lo sapevo, sarebbe sparito. 
In qualche modo percepì che quella distanza messa tra noi da un semplice e primo passo, fosse quella lontananza che lo allontanasse da me per sempre. 
Il mio cuore tremò, accentuando la mia paura.
Nell'oceano di emozioni in cui nuotavo, solo ad uno riuscivo a dar retta, il più importante: non lasciare che Damon se ne andasse.
<< Perché lo hai fatto? >>, domandai ad un tratto e di getto, fermandolo. << Perché mi hai cancellato la memoria? >>, continuai, senza permettergli interrompermi. << Perché mi hai salvato tutte quelle volte che io ero in pericolo, compresa l'ultima volta? Perché sei ostinano ad intervenire in qualsiasi momento, se non ti importa niente? >>
Dopo quel fiume di parole, la prima cosa che colsi, fu il mio respiro fuori controllo. Era stata la paura ad agire per me, a dar voce alle domande che più temevo e che forse non avrei mai avuto il coraggio di pronunciare davvero.
Mordendomi un labbro per fermare altre possibili parole, vidi Damon voltarsi e puntare i suoi occhi nei miei. Deglutì quando si avvicinò. Nel suo volto la sola cosa che riuscivo a leggere era qualcosa di famelico. La sicurezza che ogni suo passo, ciascuno dei suoi movimenti eleganti, faceva, corrispondeva l'avvicinarsi di una tempesta. Quell'accenno di pericolo che volteggiava libero nel suo sguardo eterno, mi fece pentire delle mie parole, di quello che provavo, del folle pensiero che sarei riuscita a gestire e ad affrontare quella conversazione faccia a faccia con lui. 
Troppo concentrata su quel mio obiettivo di avere risposte, non avevo considerato un elemento determinante: i sentimenti.
<< Tu credi che non mi importi? >>
Sussultando, spalancai gli occhi, sorpresa dalla domanda che la mia mente mi ripropose, suggerendomi, complice, la risposta. Non potevo permettermi di sperare, dandole retta. 
Scuotendo impercettibilmente la testa, come a voler scrollare quelle illusioni, raccolsi il mio coraggio per dar forza alla mia voce, fissando un punto che non fosse il volto di Damon e che andasse oltre la sua figura.
<< E ciò che vedo >>, dissi in un sussurro.
La tristezza che scaturì da quella affermazione, mi portò a trattenere le lacrime. Avevo appena negato ad alta volce, di fronte a quel vampiro per cui provavo qualcosa di profondo, quello che non avevo mai osato fare. Mi maledissi, quando quella voce sottile e gentile urlò a gran voce che Damon teneva a me più di quanto lui stesso avesse mai ammesso. Io lo sapevo, lo avevo sempre saputo. Ma la consapevolezza di essere in possesso di qualche dolce e profonda verità celata agli occhi di una persona o rifiutata da questa non aveva alcun valore se non la si rendeva concreta, dandole voce. Da sempre, in segreto, sapevo che Damon teneva a me. Lui non lo avrebbe ammesso e io non avrei mai avuto il coraggio di metterlo di fronte a questa realtà, neanche da vampira. In me persisteva sempre quell'insicurezza e la paura di sbagliarmi. 
<< Ti dico una cosa che in pochi sanno >>, sussurrò Damon, facendomi tornare al presente e portandomi ad osservarlo. << Se non mi fosse importato, non mi sarei mai preso tutta questa briga di mantenerti in vita. >>
Nel breve frangente di secondi che impiegò per pronunciare quella confessione, vidi nei suoi occhi quella rabbia scemare per cedere posto a quella che sembrava la rivelazione delle sue azioni. 
Diventando consapevole delle sue parole, accogliendole e ripronunciandole nella mia mente, ebbi la vaga idea di che cosa voglia dire quando un cuore scoppia di gioia. In me, dentro di me tutto incominciò a meravigliarsi, a piangere, a trepidare,  a rilassarsi, a sospirare, a sorridere soddisfatta, ad urlare come se davanti a me avessi qualche miracolo della natura o qualche suo spettacolo che accade una volta ogni cento anni.
Una sola perona, umana e non che fosse, poteva provare tutte quelle emozioni in una sola volta?
Di ogni momento che Damon mi aveva sorpreso con le sue parole o con i suoi gesti inaspettati, questo era quello che mai, mai, avrei permesso ad un mio pazzo pensiero di disengare con tratti decisi o leggeri che fossero. 
Gli occhi neri, messaggeri di un silenzio carico di emozioni e parole non dette, mi fissavano pudici, mentre qualcosa, un'ennessima domanda, frenò la mia felicità. Deglutendo, abbassando per un secondo lo sguardo, feci appello a quel mio precendente coraggio, spinto dalla paura, ad aiutare le mie labbra a pronunciare quella domanda, temendo già la sua rispettiva risposta.
<< Tutte le volte che mi hai salvato, lo hai fatto perché ti sentivi in colpa per avermi cancellato i ricordi contro la mia volontà? Perché, in qualche modo, ti sentivi in debito con me o per...altro? >>
Senza rendermene conto divenni dipendente da quelle sue successive parole, come se queste fossero una qualche forma strana di gravità che mi teneva legata alla Terra. 
Lasciai i miei occhi incerti scivolare su di lui. Questi si concentrarono su quelle labbra, due sottili tratti che sapevo avessero un sapore delizioso e allo stesso tempo possedesso il potere di pronunciare parole taglienti. Il pensiero di sedare ogni sua possibile parola con un bacio nel tentativo di darmi una risposta a quella mia domanda, incominciò ad essere sfidato da quella mia paura, che stavo scomprendo essere pericolosa quando agiva sulle mie azioni. 
Tuttavia, prima che questa mi portasse a compire quel veloce movimento, dove bastava che mi allungassi verso Damon, per poi attrarlo a me, arrivò la risposta. 
<< Di norma, se ho debiti con delle persone, provo ad evitarli il più a lungo possibile. Spesso però mi dimentico della loro esistenza. >>
Era un primo sorriso quello che comparve agli angoli della sua bocca, rendendo quelle labbra ancora più invitanti.
<< Quindi no, non l'ho fatto perché mi sentivo in debito con te >>, disse, concludendo e lanciandomi a seguito un'occhiata.
<< E allora perché? >>
Faticai a collegare quella voce energica con la mia, fuori ormai dal mio controllo. Realizzando cosa avessi appena detto, mi morsi il labbro inferiore, senza però allontanare i miei occhi da quelli di Damon. Ancora una volta mi maledissi per quello che avevo fatto, eppure il pensiero che stessi pensando con il cuore e che fosse la mente ad agire, a pretendere delle risposte, ricercandole con incredibile avidità, arrivò quando Damon abbassò il suo sguardo, rabbuiandosi.
<< È proprio necessario che ti risponda? >>
Era necessario che mi rispondesse?
Per il mio cuore lo era. La ragione stava facendo in modo di accontentare quel piccolo desiderio di quel muscolo ormai fermo.
Si, era necessario.
Non volevo che Damon svanisse dalla mia vita, non volevo che lui fosse uno di quei ricordi sbiaditi. C'erano stati momenti tra di noi che non potevo semplicemente dimenticare. Essi erano stati i veicoli, gli stumenti, che mi avevano condotto a conoscere qualla parte che lui nascondeva anche a se stesso. 
Ripensai quel momento, ma soprattutto le sensazioni, del nostro primo incontro. Quell'attrazione che in me scoppiettava come se fosse fuoco vivo e caldo, quel bacio diverso, intenso e dolce, la sorpresa di quella strana connessione che percepivo esserci tra di noi, non potevo semplicemente dimenticare, non questa volta. 
Nel frangente di secondo che seguì, diedi un nome a tutto quello che, anche in secondo momento, si era riprensentato più forte, più urgente e vero: mi ero innamorata di Damon ancora prima di iniziare a pensare a lui come qualcosa di più che un semplice ragazzo che celava un oscuro segreto.
Questo era quello che sentivo con il cuore, ma era con la voce della ragione che stavo riuscendo ad ottenere risposte.
Annuì, decidendo di optare per quella strategia e andare fino in fondo.
<< Va bene >>, sussurrò Damon con un filo di voce debole.
Tutto in lui era la piena manifestazione di quanto volesse trovarsi altrove, ma allo stesso tempo di quanto volesse essere proprio in quel luogo ad affrontare una prova che lo toccava da vicino. 
Lo vidi inumidirsi le labbra e scompigliarsi i capelli corvini, prendendo un grosso respiro. Un solo pensiero costatò quanto fosse perfetto anche in una posizione a lui scomoda. Rabbrividì, e non di paura.
Quando tornò a guardami, obbligai i miei occhi a non abbassarsi sotto quella loro intensità, a mantenere il contatto visivo. 
<< Non voglio che ti accada nulla, e penso che tu questo lo abbia capito anche se non sono io a dirtelo. >>
Immaginarsi parole e sussurri, momenti ed emozioni, è sempre diverso dal viverle. 
Se avessi avuto la capacità di immaginare quel momento, anticipandolo, non avrei potuto dare alla voce di Damon quel sottile tremolio che aveva assunto nel pronunciare quelle parole, non avrei mai potuto pensare ad un suo piccolo movimento del capo in senso di affermazione. Era come se anche lui, come me, stesse accettando quello che provava e sentiva, insieme a me.
Ma quello che aveva detto, non mi bastava. Avevo deciso di affrontare questi miei sentimenti, scontrandomi con questi.
<< Perché? >>, domandai di getto.
<< Perché? >>, chiese di rimando Damon, allargando le braccia e aggrottando la fronte. << Ci deve essere per forza un perché? >>
Quella vemenza accompagnata da un senso di irritazione che avvertì in lui, mi fece allontanare lo sguardo stanca. 
Comabattere in quel modo con Damon era peggio che farlo usando la forza di pugni o calci incentivati da rabbia e dubbi, benché quella considerazione lasciò spazio ad una rivelazione.
Concentrandomi su Damon e sui sentimenti che entrambi sentivamo vivi, ma che affrontavamo in modo diverso, mi ero dimenticata di quella rabbia cieca nei suoi confronti. Tutto era passato in secondo piano, compresa la fame e il bruciore alla gola. Avevo incominciato quella lotta che, come mi suggeriva quella voce amichevole dentro di me, che più volte aveva avuto ragione, poteva portare a due soluzioni, a due epiloghi. Non mi permisi di pensarle, venendole a sostituire con il pensiero che entrambe mi toccavano da vicino e in prima persona. 
Forse prima di accettare ciò che ero diventata, dovevo risolvere quel mio sentimento, renderlo reale e concreto, manifestandolo e capendolo per intero. La voce della ragione, contro ogni mia previsione, divenne più battagliera e forte di qualsiasi altro pugno che avrei potuto scagliare.
<< Tu non mi vuoi dare questa risposta perché hai paura di guardare dentro di te e affrontare ciò che provi >>, dissi, mettendo insieme quegli elementi di tensione che in lui si manifestavano per ottenere ciò che sapevo essere una la sua paura più grande.
Un alito di vento fresco portò sul volto del vampiro che avevo davanti un'espressione di sorpresa, sostituita magistralmente da una che, a primo impatto, poteva significare che quella frase non lo aveva toccato. Io sapevo che lo avevo punto nel vivo.
<< E sentiamo, allora, cosa proverei, secondo te? >>
Con gli occhi mi sfidò, incrociando le braccia. 
Sapevo cosa stava osservando: il mio sguardo combattutto e la domanda su quanto ancora mi sarei esposta prima che lui perdesse la pazienza, andandosene.
<< Appunto, la risposta è niente, non provo niente >>, continuò lento, interpretando da solo il mio silenzio, con un'amara consapevolezza nella voce e nel volto. << Finiamola qui, va bene? Ti ho cancellato i ricordi perché non saresti stata capace di mantenere il segreto davanti ad Elena e Meredith. No, non ti ho salvato perché mi sentivo in debito con te e l'ho fatto solo per uno sfizio personale >>, finì, avanzando lentamente, riassumendo in breve quello che gli avevo chiesto. << Mi è venuto un leggero languorino. Ci si vede. >>
A quell'ultima frase, ebbi quasi la sensazione che il mio cuore venisse stretto in una morsa gelida e che quel dolce torpore di liete affermazioni fossero mutate in aride parole con nussuna valenza.
Quando mi guardai intorno, di Damon non vi era più alcuna traccia. Era svanito. Era scappato, ancora.
Mi sorpresero tutte le emozioni contrastanti che presero possesso del mio corpo e della mia mente. 
Avevo bisgono di sapere se ciò che aveva condotto il senso di protezione di Damon nei miei confronti per tutto quel tempo, se quei baci caldi significassero solo per me qualcosa di più, se mi avesse salvato anche quell'ultima volta solo per un altro suo sfizio, dovevo sapere cosa fossi io per lui.
Avevo bisogno di sapere se tutto quello che si concentrava con un'unica parola, potesse dare un senso a quei gesti. Dovevo sapere se quello di Damon era amore, come lo era il mio.
Prima ancora di pensare a cosa fare, concentrandomi, incominciai a cercare l'aurea del vampiro, scandagliando il quartiere e ogni suo vicolo. 
Un'aurea nera e potente entrò nel mio campo sensoriale. Alzando la testa, scattai con la velocità di un vampiro diretta da Damon. 


 
~



La corsa portò con sé il vento fresco della notte e questo mi concedeva la facoltà di pensare. 
In tutto quello che era stato detto, in tutto quello che era accaduto, non mi spiegavo questa mia esuberanza e coraggio di affrontare così apertamente Damon. 
Era forse la certezza che lui non mi avrebbe fatto del male? Il bisogno viscerale di avere delle risposte? Risolvere qualche incognita che si presentava nella mia mente, alleggerendo così il mio carico di emozioni?
Ricordai le parole di Stefan, quanto i sensi e le sensazioni dei vampiri si amplificassero una volta tali. Ricordai la volta che mi parai davanti a Stefan per proteggerlo da un furente Klaus. Ricordai lo scontro con Shinici, a quanto fossi da sola.
Possibile che il mio coraggio si fosse amplificato?
Immersa nei miei pensieri, solo vagamente individuai il profilo vicino di un luogo che conoscevo ormai bene: il parco, dove tutto era iniziato.
Alle porte di questo mi bloccai. Sentivo l'aurea di Damon più presente e mi chiesi cosa mai ci facesse lì.
Senza pensare troppo, con velocità, lo raggiunsi, riconoscendone la camicia nera. Alla vista della sua figura pensierosa e seduta su una panchina, circondato da una nebbia di mistero, lasciai che tutte le mie emozioni confluissero in un unico punto per poi esplodere.
Fui veloce nelle serie di azioni. Avanzando decisa verso di lui, quando colsi il suo sguardo intercettare interrogativo il mio, scattai veloce, prendendolo per la camicia e alzandolo.
<< Io non lo so ciò che provi, Damon, ma so cosa provo io e, per quanto abbia paura e non sappia cosa mai comporteranno tutte queste cose che sento in tumulto dentro di me, io non scappo dai miei sentimenti come fai tu. Li affronto. Almeno in questo posso dire che ho vinto questa battagglia, tu non ci hai neanche provato. >>
Non appena finì, mi accorsi di quanto in realtà avessi mantenuto un tono alto della voce. Le mi labbra erano a pochissimi centimetri da quelle di Damon, mentre i nostri respiri si mischiavano l'uno con l'altro. Il suo profumo mi giunge, disorientandomi per un attimo.
Vidi l'espressione di Damon mutare dalla sorpresa alla più completa e perfetta raffigurazione della rabbia, se non dell'esasperazione.
<< Ed è questa la più grande differenza tra me e te: tu non scappi dai sentimenti, io si >>, disse furibondo, liberandosi dal mio patetico tentativo di tenerlo in trappola con una mia presa.
Per un primo momento, quella malinconia e tristezza riaffiorò d'istinto, marcando ogni parte del mio corpo.
Forse quella voce amichevole, che poi non era che la voce del cuore, era in realtà quella del bisogno di trovare qualcosa per il quale vivere. I sogni sono alimentati dalla speranza e la speranza dalla vita stessa. Io avevo smesso di vivere, di sognare da quel giorno, poiché ogni mio progetto era mutato in sottile polvere. Mi ero ritrovata a dover pianificare tutto da capo, pensando ad una nuova vita. Rivendendo Damon, si era accesso quel barlume di quel legame che mi teneva collegata a lui. Nel tentativo di capire di che natura fosse quel sentimento, volevo avere in quel nuovo percorso qualcosa della mia vita precedente da umana. 
Il senso di lontananza che si era proposto in precedenza, tornò.
<< Non aspettarti niente da me, uccellino, niente >>, disse Damon ad un soffio da me, facendomi trasalire. << Alla fine finirei per deluderti, come faccio con tutti. >> 
Un soffio spazzò via tutti i miei pensieri malinconici, tornati a tormentarmi.
Qualcosa si oppese con determinazione alle parole di Damon. 
Poteva non provare quel mio stesso sentimento e avrei accettato quella seconda possibilità che il mio cuore, triste, si preparava ad accettare, ma lui non poteva pensare davvero quelle cose. 
<< Tu non mi hai mai deluso e so che non lo farai mai. >>
Un lampo passò rapido ad illuminare il nero profondo degli occhi di Damon. Le labbra sottili si distesero. Consocevo quanto fosse abile a leggere i miei pensieri in uno sguardo. Sapevo cosa stava leggendo e non mi importava. 
<< Non puoi permetterti di provare certi sentimenti per me, Bonnie. >>
<< Se avessi ancora la possibilità di cancellarmi la memoria e ti rincontrassi, mi ritroverei a provare per te ciò che provo in questo momento e che ho sempre provato. >>
Per qualche ragione a me conosciuta, sentì il mio coure alleggerirsi. In senso di appagamento si iniziò a diffondere in me, mentre il riflesso di un sorriso compariva trai miei pensieri. Accarezzai quella sensazione di benessere, gustandone appieno gli effetti lenitivi che aveva su di me. Quelle parole che vorticavano nella sfera emozionale erano state appena dette alla persona per la quale il mio cuore aumentava e perdeva qualche battito. 
<< Se avessi ancora la possibilità di cancellarti la memoria, non mi vedresti mai più >>, controbatté con una risata amara.
Se il mio cuore avesse avuto la possibilità di scandire ancora il tempo con le sue pulsazioni, ne avrebbe perso una. Immaginarmi una vita dove Damon non comparisse in nessuna delle sue giornate, mi apparve triste più di quello che le sue parole avevano tentato di fare. 
Il ricordo di quel momento nel nostro primo incontro, dove lui mi aveva confessato che sarebbe tornato se lo avessi invitato ad entrare in casa, alimentò la consapevolezza che anche quella volta era valida la stessa affermazione. 
<< Stai scappando, Damon >>, gli dissi, ormai propensa a confessarre quello che pensavo. << Sei radicanto nell'assurda convinzione che nessuno si possa fidare o innamorare di te, ma invece ti sbagli e vuoi sapere perché? >>
<< Non dirlo. >>
Esternare il dolore, la gioia, la tristezza, l'amore, senza che lo tenessi dentro, mi stava facendo sentire meglio e a quella prospettiva continuai.
<< Perché io mi sono sempre fidata di te, fin dal nostro primo incontro e da quello che ho rivisto e provato, in quegli attimi di paura, la sola cosa che mi faceva sentire al sicuro era la tua vicinanza e presenza >>, continuai, mentre le parole si formavano e si pronunciavano sole. << Giorno dopo giorno mi sono ritrovata ad osservarti con occhi diversi e ho capito che mi ero innamorata di te. >>
<< Smettila, ho visto lo sguardo che mi hai lanciato al parco stasera >>, confessò. << Disgusto, rabbia, delusione. Alla fine ti ho deluso nel peggiore dei modi, nascondendoti che ti avevo cancellato quegli stupidi ricordi tempo fa >>, continuò deciso, serrando i pugni. << Non puoi provare qualcosa per me, non puoi, come io non posso provare niente per te. >>
Ebbi la sensazione di avvertire il rimbombo di un tuono in lontananza.
Ricomposi gli elementi di quella sera in quello stesso parco. La corsa, quei ragazzi, la fame e il sangue, l'arrivo di Stefan e di Damon, accompagnate dopo dalle sue parole. La delusione, il senso di vuoto che si aprì dentro di me, a queste non ero pronta. 
Se prima, nel mio voler avere delle risposte, non avevo considerato i sentimenti, questa volta non avevo considerato gli effetti possibbili che avrebbero scatenato in me.
In silenzio, urlai contro Damon e alle sue convinzioni, alle sue parole e alla sua sicurezza che non ammetteva altre possibilità.
Zittì quella voce amichevole, rinchiudendola nella parte più recondita di me. Frenai le lacrime salate che sembravano non prosciugarsi mai. Anche le emozioni e i sentimenti, dopo le parole, sembravano essersi unite a quell'aridità, dove, forse,  solo versando qualche lacrima sarebbero tornate quelle di prima. 
Come un disco rotto che riproponeva la stessa traccia, le ultime parole di Damon risuonavano chiare, senza filtri che potevano lasciare supporre ad altro.
Avevo avuto le risposte che tanto avevo cercato. Ero arrivata alla fine di quel percorso accidentato nel capire quel sentimento che provavo per Damon e con esso era giunta la fine anche di quella speranza che reggeva quella prima possibilità e alla quale il mio cuore faceva appello.
Mi diedi ancora e ancora della stupida.
Cosa ci facevo ancora lì?
Con gli occhi che sospettavo essere spenti e gonfi, mi volsi sconfitta. Non mi accorsi dei piedi che, cordinati, avanzavano l'uno davanti all'altro, diretti fuori dal parco, fuori da quella città che non aveva più niente da offrirmi.
<< Sono un uomo incredibilmente egoista. >>
E quelle parole giunte all'udito in un dolce sussurro, ebbero il potere di arrestare i miei passi e di far sussultare il mio cuore. Dalla poca distanza che ci separava potevo avvertire con chiarezza il respiro regolare di Damon. Chiudendo gli occhi, sospirando, mi voltai, pronta a tornare a confrontarmi con quello sguardo tentatore. Qualcosa era cambiato, ancora. Damon era combattuto, lo vedevo e lo percepivo. 
<< Dovresti saperlo >>, continuò con un tono di voce più basso del precedente, forse incitato dall'aver attirato ancora una volta la mia attenzione.
Immergendo i suoi occhi nei miei, capì che era riuscito ad intrappolarli per non lasciarli più andar via.
<< E questo cosa significa? >>, chiesi con tono distaccato.
Un sospiro scappò al suo controllo. 
Lo osservai con occhio critico assottigliare lo sguardo ed incupirsi maggiormente. Quello che prima era un respiro con una cadenza regolare e tranquilla, era passato ad essere un'impronta sparsa su quel terreno minato nel quale mi ero addentrata. 
Damon era immobile e in quella posizione di immobilità vi leggevo tutto il nervosismo che stava provando e che, sapevo, odiava manifestare.
Di nuovo ebbi la conferma di quanto per lui fosse difficile quel momento. Damon, inumidendosi le labbra ed inspirando profondamente, mi inchiodò con sguardo determinato. Qualcosa si era mosso dentro di lui.

<< Non sono bravo ad esprimere a parole ciò che sento, ma... >>
Questa volta, tutto accadde con incredibile velocità.
Fu una frazione di un breve istante e percepì contro le mie spalle il tronco di uno degli innumerevoli alberi di quel piccolo parco, ma che trai suoi viali conservava il segreto di un incontro fatale.
Davanti a me, il volto di Damon. Gli occhi di un nero oscuro emanavano messaggi silenziosi che tentai di decodificare. Soggiocata dal suo sguardo, ammirandolo come mai prima di allora lo avevo studiato, inebriata dal suo profumo di notte e di selvaggio, avvertì in un secondo momento le sue labbra posarsi sulle mie. 
Un semplice gesto, dolce contatto, di due labbra sottili e rosse, gentili e  premurose, reclamarono le mie ad un ritorno alla vita. Colsi quel bacio caldo, dove questa volta non vi era traccia di una neve improvvisa, poiché lo desideravo, lo sognavo da quel momento in quel vicolo.
Le labbra di Damon sulle mie. 
Una frenesia si impadronì di me, sollecitandomi a restituire quel bacio dal sapore salato. Non mi domandai perché fosse marchiato di quella strana essenza, poiché avvertì le braccia di Damon circondarmi e stringermi con la loro forza che faceva impallidire la mia. Non mi importava. Quello era il posto per me più sicuro al mondo. Mi bastava questo intanto che lascai le mie mani vagare libere ed incontrare i capelli neri. Stringendoli tra le dita, sentì tra queste la loro morbidezza. Solo dopo aver giocato con qualche ciocca, costrinsi Damon ad avvicinarsi a me. Come risposta a quell'invito, intensificò quel bacio. Le sue labbra lambivano esperte le mie, inebriandomi i sensi e lasciando che trovassi una ragione per continuare quella mia vita.
Fu per merito di quel bacio che ogni cosa tornò al suo posto. Ripercorsi quei ricordi, quelle ore passate solo di recente, sorprendomi per un attimo di quanto mi sembrasse che fosse passato molto di più. Osservai quella mia nuova vita con occhi diversi, comprendendo che tutto quello che mi premeva era ritrovare quel punto fermo che Damon rappresentava. I ricordi che tornavano alla memoria non erano che un piccolo intoppo.
<< Non piangere >>, disse Damon a fior di labbra per poi distaccarsi, ma senza allontanarsi da me.
Con un pollice, asciugò una goccia sotto il mio occhio. Il collegamento di quel bacio salato venne spontanero. Lacrime.
Guardai come quella lacrima cadde in una piccola goccia sul viale.
<< Rivoglio la mia gattina sorridente e piena di luce, non quella triste e malinconica. >>
Fissando il terreno, udendo quelle parole, spalancai gli occhi, alzando di scatto il mio sguardo e incontrando quello sereno di Damon.
<< È il modo migliore che conosco per esprimerti quello che penso. >>
Alzandomi il mento, accarezzandolo al col tempo, nella voce di Damon vi era quello stesso timbro di dolcezza che mi aveva accompagnata nella morte. Una voce che avevo sognato di poter riascoltare.
<< Ho risposto a tutte le domande che mi hai posto >>, incominciò, facendosi serio, intanto che un campanello d'allarme suonò in me. << Adesso vorrei che fossi tu a rispondermi ad una sola. >>
Inumidendomi le labbra e trattenendo quel sapore di lui che aleggiava tutto intorno a me, annuì.
<< Potrai mai perdonarmi per quello che ho fatto, cancellandoti i ricordi contro il tuo volere? Potrai mai perdonarmi per quello che ti ho detto e per come mi sono comportato oggi? >> 
Mi bloccai, non aspettandomi quelle parole.
Era la stessa domanda che mi ero posta io. Sapevo quale sarebbe stata la risposta, perché, anche se con fatica, avevo unito ciascun pezzo del puzzle e capito cosa lo aveva spinto a fare quel gesto contro la mia volontà. Le parole che mi aveva rivolto quella sera erano solo il frutto del caos che doveva aver provato dentro di lui.
<< Damon... >>
<< No, rispondi >>, mi zittì, ponendo delicato l'indice sulle mie labbra, fissandomi con intensità. << Ti chiedo scusa per aver tenuto per me questo segreto quando ti apparteneva. Ti chiedo scusa per aver cercato di rimandare questa cosa, evitando di affrontare i miei sentimenti, perché è vero, io... >>
Prima ancora che continuasse, presi il suo dito e, dopo aver depositato d'istinto un piccolo bacio, gli sorrisi sincera.
<< Damon questo è stato il tuo primo gesto per proteggermi. Sono riuscita a capirlo adesso, perché ti sei comportato esattamente come qualche anno fa con il nostro primo incontro >>, dissi, guadagnandomi uno sguardo interrogtivo, << preferiresti privarti di qualcosa che già hai, piuttosto che affrontare i sentimenti, uniche armi che davvero possono ferirti. >>
Vidi brillare una luce intensa nei suoi occhi ed ebbi quasi la sensazione di poter sentire il peso che dentro si portava svanire, dissolvendosi.
<< Mi farò perdonare, in qualche modo, promesso. >>
Mordendomi il labbro inferiore, osai pronunciare dentro di me quella prima possibilità di epilogo per quel mio momento: sapevo di amare Damon e, forse, mi amava anche lui.
Mi amava.
Sorrisi ai brividi che quel pensiero mi procurò.
<< Vuoi farti perdonare? >>, domandai, cogliendo un sorriso anche sul volto di Damon. << Potresti incominciare baciandomi ancora. >>
A quella mia frase e desiderio di riassaporare di nuovo le sue labbra, di sentirlo vicino a me, si contrappose una sua risata spensierata. 
Assottigliando gli occhi, percepì quelle che potevano essere chiamate le farfalle nello stomaco, ennesima conferma di quanto fosse profondo quel mio sentimento.
Lo osservai e lui mi ricambio quel mio sguardo intenso. Incominciando a sfiorarmi il volto, gentile e rivelando quella parte più docile di lui e che nascondeva a tutti. Mi beai di quelle carezze e mie sole.
Fu un'ennesima emozione, quando le sue labbra entrarono in collisione con le mie. Di nuovo quella sensazione di completezza risuonò chiara in me. Sapevo di trovarmi nel posto giusto, poiché questo era dove c'era Damon.
Una parte di me, probabilmente quella parte che ragionava con il cuore, si chiese se tutto questo stesse accandendo sul serio, se davvero avessi un intera eternità da dividere con Damon. 
Stringendomi a lui, mi persi in quel bacio.
C'erano molte altre cose che avremmo dovuto affrontare, eppure quello non mi sembra affatto un brutto inizio.









L'angolo di Lilydh



Buonasera!

Puntuale per questo ultimo aggiornamento, eccomi con il nuovo e conclusivo capitolo: Apologize.
Come previsto, il tanto atteso incontro/confronto tra Damon e Bonnie è arrivato.
Il capitolo parla da solo. 
Sia per Damon che per Bonnie è un momento di crescita e presa di coscienza, soprattutto per quanto riguarda i loro sentimenti.
Mediante gli occhi di Bonnie ho cercato di manifestare la confusione e la battaglia interiore di Damon, contemporaneamente a quella della streghetta.
Spero solo di non avervi deluse!

Se con Ricordi di Sangue ho iniziato a scrivere e a pubblicare su efp, parlando di Damon e Bonnie, Lost in the Darkness sarà l'ultima storia che scriverò su questi due personaggi (non escludo os, però). Mi sembrava un modo giusto per salutare questi due personaggi che mi hanno aiutato ad avvicinarmi alla scrittura. 

Voglio ringraziare ogni singola ragazza che mi ha seguita fino a questo momento, in special modo Annaterra, che ha letto praticamente quasi tutti i miei lavori, commentandoli e dicendomi la sua. 
Grazie!

Alle ragazze che hanno recensito Lost in the Darkness e alle bellissime parole che mette Sissi Bennett in ogni recensione che lascia ai miei lavori.

Alle lettrici silenziose e a chi ha aggiunto tra le seguite, le ricordate e le preferite questa mia storia.



Per chi volesse leggere le altre storie su Damon e Bonnie, le può trovare nel mio profilo.
In ordine sono:

Ricordi di Sangue
Sospeso tra Cielo e Terra
Sognare non è che l'inizio (os)
Come fuoco e ghiaccio (rating rosso)





Aspetto le vostre ultime opinioni.

Un abbraccio,

Lilydh
  
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