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Autore: jas_    21/12/2013    12 recensioni
«È una star di fama mondiale» mi avevano detto. «Non funzionerà.»
E forse avevano ragione, anzi, sicuramente era così, perché non stava funzionando. La nostra non era una relazione sana, non era ordinaria, e forse per quanto riguardava quello noi eravamo un’eccezione. Eravamo l’eccezione. Ci distruggevamo a vicenda e poi eravamo in grado di rimettere insieme i pezzi del nostro cuore infranto. E in quel dicembre senza te finalmente mi ero resa conto che nonostante la malinconia, la solitudine, l’albero di Natale fatto di malavoglia e il cane che continua a portarmi le tue pantofole come se volesse ricordarmi che tu non sei qui, noi due non abbiamo né logica né senso, siamo così, contro corrente e forse un po’ masochisti ma stiamo ancora in piedi, e ci sorreggiamo a vicenda.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dicembre senza te

 
 
 
«È una star di fama mondiale» mi avevano detto. «Non funzionerà.»
E forse avevano ragione, forse per una volta avrei dovuto dare più retta al mio cervello e ai consigli altrui e un po’ meno al mio cuore. Ma come non innamorarsi di quegli occhi verdi e quel sorriso biricchino che spunta sul suo viso quando gli viene in mente qualcosa di divertente?
Non faccio altro che pensare a quello da ore ormai. Giorni, forse settimane.
Sono le sei di sera e fuori è già buio, sembra notte inoltrata ma l’oscurità è meno spaventosa con le luci natalizie che illuminano le strade, e la casa sembra meno vuota e fredda col camino acceso e l’albero addobbato.
Chiudo gli occhi e stringo tra le mani quella tazza, che non è la mia, di cioccolata e per un attimo lo sento vicino a me. Poi apro gli occhi di scatto, il barlume di speranza che mi ha riempito la mente per un istante svanisce insieme alla mia instabile felicità. Abbasso lo sguardo su Jack, il Labrador che Harry mi ha regalato, intento a mangiare un angolo del tappeto.
«Ti terrà compagnia» mi aveva detto quando, dopo l’ennesimo litigio concluso con lui che se usciva di casa sbattendo la porta, era tornato con in braccio una piccola palla di pelo del colore del miele. Avevo sorriso, la rabbia aveva lasciato spazio alla felicità dell’avere finalmente il cagnolino che i miei mi avevano sempre impedito di tenere.
A volte avevo cercato di occupare la mente prendendomi cura di lui, insegnargli ad obbedire, a non mangiare qualunque cosa si trovasse sotto il naso e a non mordermi i piedi ma non aveva mai sostituito il pensiero di Harry. Quando la solitudine doveva farsi viva, questa arrivava anche mentre il cane spaccava il vaso di ceramica, faceva la pipì sul letto oppure, le volte che mi dimenticavo di chiudere la scarpiera, mentre lui prendeva le pantofole di Harry e me le portava cercando di attirare la mia attenzione picchiando la testa contro le mie gambe.
«Tornerò presto» aveva detto, un borsone nella mano destra e l’iPhone nell’altra. Avevo annuito stringendomi nel suo maglione che sapeva di colonia ed avevo abbassato lo sguardo sulle mie babbucce che Jack stava mangiucchiando. Non avevo mosso i piedi per avvicinarmi a lui ed abbracciarlo, Harry aveva lasciato cadere la borsa per terra e aveva messo il telefono in tasca, poi aveva aperto le braccia e stretto le mie spalle in esse.
«Profumi di me» aveva detto prima di ridere: il cane gli era saltato addosso sporcandogli i jeans.
 
È il ventun dicembre, mancano quattro giorni a Natale e non ho ancora comperato un regalo. Gli addobbi li ho messi su obbligo di mia mamma che non aveva fatto altro che ripetermi che mi avrebbero messo un po’ di allegria: stavo ancora aspettando quel momento. L’atmosfera festiva non mi aveva ancora coinvolta e dubitavo l'avrebbe mai fatto. Un profumo giace ancora inutilizzato sul tavolino del salotto e la carta regalo è appallottolata lì accanto al biglietto di auguri scritto di fretta da mio fratello, più affettuoso del solito. Dovrei alzarmi e prepararmi per la cena a casa dei miei alla quale sono stata invitata: che ventenne passa il sabato sera del proprio compleanno a cena dai suoi? Qualcuno che non ha messo il naso fuori di casa per giorni se non per fare la spesa e portare il cane a passeggio quando diventava troppo irrequieto. I giorni sono trascorsi piatti, senza che me ne accorgessi, o meglio, senza che io reagissi.
Mi alzo di scatto dal divano e vado in cucina, verso la cioccolata nella ciotola del cane che prima che abbia appoggiato la tazza nel lavello ha già il muso impiastricciato e mi dirigo in camera alla ricerca di quel vestito comperato su internet il mese prima.
Non avevo mai creduto alle relazioni a distanza fino a quando non mi ci ero trovata in mezzo. Allora lo scetticismo aveva lasciato posto alla speranza, all’ottimismo di essere quell’eccezione che confermava la regola, ma di eccezioni io non ne avevo ancora trovate e noi, Harry, non l’eravamo.
Eravamo due ragazzi che si perdevano di vista con poco e che facevano finta che tutto andasse bene quando c’era un oceano a separarci. Era sempre andato tutto bene perché sentire le tue labbra sulle mie, le tue mani accarezzare la mia pelle e il tuo profumo inebriarmi riusciva a cancellare in un istante tutta la tristezza, i malumori, le lacrime e gli insulti dettati dalla rabbia e del non averti accanto a me quando l’unica cosa che volevo era un tuo abbraccio o la sensazione del tuo respiro sulla mia pelle.
«È una star di fama mondiale» mi avevano detto. «Non funzionerà.»
E forse avevano ragione, anzi, sicuramente era così, perché non stava funzionando. La nostra non era una relazione sana, non era ordinaria, e forse per quanto riguardava quello noi eravamo un’eccezione. Eravamo l’eccezione. Ci distruggevamo a vicenda e poi eravamo in grado di rimettere insieme i pezzi del nostro cuore infranto. E in quel dicembre senza te finalmente mi ero resa conto che nonostante la malinconia, la solitudine, l’albero di Natale fatto di malavoglia e il cane che continua a portarmi le tue pantofole come se volesse ricordarmi che tu non sei qui, noi due non abbiamo né logica né senso, siamo così, contro corrente e forse un po’ masochisti ma stiamo ancora in piedi, e ci sorreggiamo a vicenda.
E per la prima volta da quando te ne sei andato riesco a sorridere al riflesso di me stessa stretta in quel vestito che mi avevi detto mi donava prima che scoprissi che l’avevo pagato venti sterline.
«Potresti permetterti qualcosa di meglio» avevi detto allora.
«No, tu potresti permetterti qualcosa di meglio» avevo sottolineato io.
E tu avevi sorriso, quel sorriso birichino del quale non si poteva non innamorarsi, perché sapevi che io avevo ragione e che non c’era verso di discutere della cosa. L’avevamo fatto tante, troppe volte ed io ne ero sempre uscita vincente.
Ho smesso di sapere in che città ti trovi, davanti a che pubblico ti esibisci e in che fuso orario sei. Ho imparato che è meglio vivere nell’incognito e non sapere nemmeno quando torni, non ho mai fatto il conto alla rovescia per quando ti avrei rivisto ma ho sempre saputo da quanti giorni non ti vedevo. Oggi sono a quota ventuno, è il mio compleanno, il regalo di mio fratello è ancora sul tavolino sul quale l’ho appoggiato con poco interesse perché non era ciò che aspettavo, i tuoi auguri non sono ancora arrivati ed io non so se tu sei in Australia o in America. Se ti sei dimenticato del mio compleanno oppure se dove ti trovi non è ancora il ventun dicembre.
Mi passo quel rossetto rosso che tu hai definito sensuale sulle labbra e trattengo un sorriso pensando a quella volta in cui ti avevo sporcato il colletto bianco della camicia e tu avevi risposto a tutti quelli che ti avevano chiesto cos’avessi combinato che un vampiro ti aveva morsicato.
«Sei pessimo» ti avevo ripreso io.
«È chiaro cos’è successo eppure la gente non fa altro che chiedermelo. Chi è più pessimo, io o loro?»
Avevo abbassato lo sguardo e il tuo sorriso birichino si era fatto spazio sul tuo volto ancora una volta. Cerco di allontanare quel pensiero dalla mia testa mentre metto gli orecchini che mi hai regalato per San Valentino – il primo ed ultimo che abbiamo festeggiato. Vado velocemente in camera e mi perdo nella cabina armadio che hai insistito che avessi mentre cerco le scarpe che so che sarebbero perfette col mio vestito ma delle quali non ricordo il nome. Ignoro il tuo profumo che mi arriva alle narici, so che è frutto della mia immaginazione in quanto non è la prima volta che mi capita: mi volto di scatto e ti immagino già in piedi, lo sguardo stanco ma felice, che mi guardi divertito. Poi realizzo che dietro di me c’è solo il nostro letto sempre sfatto e qualche gioco del cane sul parquet.
«Dannazione» mormoro quando prendo in mano l’ennesimo paio di scarpe sbagliato. «Dove le ho cacciate…»
«Stai per caso cercando quel bellissimo paio di Jimmy Choo che non hai mai voluto ma che continui a mettere?»
Alzo lo sguardo di scatto e dal riflesso dello specchio di fronte a me non vedo il letto sempre sfatto e nemmeno qualche gioco del cane sul parquet. Ci sono due occhi verdi che mi guardano. Socchiudo le labbra in cerca di qualcosa da dire ma mi ritrovo con la gola secca. Annuisco mentre mi alzo lentamente e mi volto verso Harry che ora mi sorride.
«Non ho idea dove siano visto che non metto piede in casa nostra da ventun giorni ma mentre aspettavo il nostro volo ho visto un paio di scarpe che sapevo ti sarebbero piaciute e non sono resistito dal comprartele. Si abbinano alla perfezione con questo vestito da quattro soldi» mi prende in giro Harry porgendomi un sacchetto.
«Versace…» sussurro soltanto, leggendo la marca.
Lui mi sorride. «Buon compleanno tesoro» dice poi, e dallo sguardo capisco che è fiero della sua mossa perché nel giro di un minuto mi ha reso la donna più felice del mondo e mi ha fatto diventare gli occhi lucidi. E non parlo delle scarpe che saranno costate come il mio salario, parlo del ragazzo che ora mi sta stringendo tra le sue braccia e che mi sta sussurrando all’orecchio quanto gli sia mancata.
 


 

-




Sto facendo una corsa contro il tempo quindi cercherò di essere breve.
Ho scritto questa one shot un paio di sere fa, tipo a mezzanotte, quando ascoltando "Invece No" di Laura Pausini, nonostante la sappia a memoria, mi è rimasta impressa la frase "dicembre senza te" e da lì boom! Mi è venuta una mezza idea per qualcosa da scrivere.
E' piuttosto introspettiva e malinconica rispetto ai miei standard ma credo di aver scritto quando ero nel limbo tra dormire ed essere svegli quindi... ahahaha Poi vabbè mi aspettavo una cosa depressissima ma alla fine Harry l'ho fatto tornare perché ci voleva un po' di allegria e... Basta. Ho deciso di postarla solo oggi perché nella one shot è il 21 dicembre allora volevo fare sta cosa. Data completamente a caso... (non è vero, è anche il mio di compleanno ahhaha) e oltre a ciò credo che il personaggio (neanche un nome le ho dato) mi assomigli sotto molti punti di vista, credo che in lei ci sia molto di me e credo anche di non aver mai scritto di qualcuno che mi assomigliasse così tanto. Magari pure a casa mia stasera mi spunta Harry Styles dal nulla che mi dice "buon compleanno tesoro" e che mi regala un paio di scarpe di Versace. MA MAGAAARI! AHAHAHA
Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere che ne pensate! :)
Jas



 






 

   
 
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