Chapter
1
- Giunse
allora una donna di mezza età che indossava una pelliccia di
visone ed aveva
letteralmente fatto il bagno in una vasca piena di un profumo
asfissiante che
non fece altro che aumentare il mio mal di testa
e mi provocò un moto di nausea.
- La
signora non fece in tempo ad allungare una tozza mano coperta di anelli
verso
il signor Norton, come recitava l’etichetta appuntata
sull’uniforme, che le fu
subito vicino, con un sorriso stampato in faccia.
- “Stanza
numero 412”gorgogliò la donna.
- “Ecco
a lei e buona notte” le augurò porgendole la
chiave.
- Guardai
allibito la scena e non appena sua altezza si fu allontanata senza
nemmeno
ringraziare, richiamai l’ attenzione del
concièrge: “Mi scusi!”
- L’
uomo si voltò finalmente verso di me e con voce untuosa
domandò: “Si?”
- Gli
chiesi la chiave della mia camera.
- Continuò
a squadrarmi con disprezzo: “Il suo nome prego”
- Cosa?
Chissà quante volte mi aveva visto!
- “Valo”
lo guardai dritto negli occhi, con aria di sfida.
- Consultò
il computer per qualche istante, poi risollevò gli occhi dal
monitor, le labbra
nuovamente incurvate in un sorriso, ma questa volta pieno di
malignità.
- “Sono
spiacente, ma quella camera è assegnata ad
un’altra persona.”
- “Sta
scherzando vero? Quella è la mia camera!”
ribattei, mentre percepivo gli ultimi
granelli della mia già provata pazienza volar via e
dissolversi nel nulla, e
l’irritazione trasformarsi in rabbia.
- “Io
non scherzò mai signore” sibilò, senza
un battito di ciglia.
- Sebbene
fosse molto difficile pensare in quelle condizioni, d’un
tratto mi accorsi di quanto
fossi stato stupido: ma certo! L’agenzia aveva fatto la
prenotazione con un
nome fittizio.
- Era…era…
- Oh
cazzo, lo avevo completamente scordato.
- Quando
riaprii gli occhi mi ritrovai davanti ancora la faccia schifata e
scocciata del
calvo consièrge.
- Sospirai:
“L’ospite della stanza sono io. La mia agenzia ha
prenotato con un altro nome,
per evitare che fossi rintracciato da paparazzi o fan maniaci,
perché sono il
leader di un’importante band finnica”
- “Oh,
è sicuramente una storia molto avvincente” riprese
lui, con calma studiata “Ma
senza quel nome non sono autorizzato a consegnarle nessuna chiave. A
meno che
lei non voglia prendere una camera”
- “Ma
io ho già una camera!” sbottai poco elegantemente
“E lei mi ha già visto un
sacco di volte in questo hotel! La sua collega mi conosce.
Può chiedere a lei
se vuole”
- Davanti
al suo sguardo impassibile non riuscii più a trattenermi e
sbattei una mano sul
banco della reception: “Oh insomma! Sono stanco e fradicio.
Voglio soltanto
andare a farmi una doccia e mettermi a letto!” iniziai a
gridare.
- “Mi
vedo costretto a chiederle di controllarsi e abbassare il tono della
voce, se
non vuole che chiami la sicurezza” mi sputò in
faccia le parole come veleno.
- Mi
allontanai dal banco, stringendo i pugni.
- Quell’odioso,
orribile essere frustrato. Certo con quella faccia e quella palla da
biliardo
al posto del cranio nessuna donna doveva essere molto desiderosa di
approfondire la conoscenza…
- Già
immaginavo le mie mani intorno al suo collo e quel volto da cartone
animato
straziato dal dolore, quando, all’improvviso,
un’illuminazione: non so come il
criceto nella mia testa aveva alla fine deciso di oliare la sua ruota e
farla
ricominciare a girare (ndLamapozXD).
- Iniziai
a ridacchiare come un idiota e non mi sarei meravigliato se qualcuno,
vedendomi, avesse chiamato l’ospedale psichiatrico.
- Mi
riaccostai alla reception, sfoderando il mio miglior sorriso.
- “Ho
appena” pronunciai ogni sillaba con entusiasta lentezza
“ricordato quel nome.
E’ Gargamella, non è vero?”
- Notai
con piacere il suo volto rabbuiarsi, mentre di malavoglia mi passava la
famosa
chiave.
- “Molto
gentile da parte sua. E grazie per avermi aiutato a
ricordare” dissi con
ironia, prima di avviarmi agli ascensori, sempre accompagnato da uno
sguardo
non proprio amichevole.
- Fortunatamente
quella terribile serata stava per terminare. Non che avessi grandi
speranze per
il giorno successivo…
- “Oh
cavolo!” proruppe una voce, mentre aspettavo
l’ascensore.
- Mi
voltai curioso, e mi ritrovai ad osservare uno spettacolo alquanto
divertente:
una donna era inginocchiata presso i divanetti celesti della hall e
continuava
a muoversi a carponi, alla disperata ricerca di qualcosa.
- Non
poteva scorgerla in viso, dato che era di spalle, ma aveva lunghi
capelli
castani, dai riflessi quasi cremisi e gambe sottili, fasciate in
collant caffè,
scoperte più del dovuto sotto all’elegante
tailleur a causa della posizione non
troppo ortodossa.
- Un
altro ospite dell’hotel le chiese cosa fosse successo, e non
appena questa
borbottò, con la testa quasi sotto uno dei divani, che aveva
perso il suo
anello, subito si offrì di aiutarla.
- Da
parte mia, preferivo di gran lunga restare a guardare da quella
posizione.
- Volle
il caso che, girando appena la testa, vidi qualcosa luccicare presso il
vaso di
una pianta finta, a pochi passi da me; doveva trattarsi del povero
anello:
certo aveva fatto un bel volo!
- Proprio
in quel momento si aprirono alle mie spalle le porte
dell’ascensore: una parte
di me, una parte maligna ma piuttosto consistente, fu assai tentato di
salire
su quell’ascensore e lasciare la povera sfigata alla sua
disperata ricerca.
- Ma
forse una buona azione poteva aiutare il mio fottutissimo karma.
- Feci
quindi dietro-front e mi chinai per raccogliere l’oggetto che
si rivelò essere
effettivamente un anello d’argento.
- Non
appena lo ebbi fra le mani un brivido percorse la mia spina dorsale. Lo
esaminai più da vicino, scoprendo l’incisione
fatta dalla mano inesperta di un
giovane innamorato, che riportava due lettere, ombra tremante sulla
superficie
argentea: una T e una V.
- Mi
resi conto che quel piccolo oggetto non mi era affatto sconosciuto e,
mentre il
passato mi travolgeva con la potenza di un meteorite, togliendomi il
fiato,
ebbi il timore che il mio cuore non avrebbe retto il colpo.
- Appurato
il fatto che, non so bene come, ero ancora vivo, mi diressi con passo
insicuro
e la testa che girava (e questa volta non a causa dell’alcol)
verso la ragazza
che nel frattempo si era alzata, arresa o decisa cambiare luogo di
ricerca.
- Non
era lei. Non poteva essere lei.
- Eppure…
- Recuperai
la voce dal fondo di un pozzo, prima di biascicare incerto:
“Tarja?”
- Vidi
il suo corpo irrigidirsi tutto: rimase immobile per quelle che mi
parvero ore,
per poi voltarsi lentamente e posare su di me i grandi e famigliari
occhi
nocciola, nei quali potevo leggere un incredibile stupore.
- “Ville”
balbettò, facendo un passo indietro, uno soltanto,
trovandosi la strada
bloccata dal divano.
- Stava
tentando di scappare. Perché voleva fuggire da me?
- Avrei
voluto chiederglielo, ma la mia bocca sembrava aver perso ogni
facoltà di
parlare.
- Come
un automa sollevai il braccio e davanti al suo naso aprii la mano,
mostrandole
l’anello.
- “Grazie”
mormorò, prendendo velocemente l’anello: ma
nonostante il contatto fosse stato
così rapido e quasi impercettibile, fu come se una scossa
elettrica mi avesse
attraversato.
- Rimasi
a fissarla come un idiota, ricercando nei suoi tratti la ragazza che
tanto
tempo prima aveva stregato il mio cuore: ma la donna che mi stava di
fronte era
così diversa, così adulta: i lineamenti erano
più duri, il suo viso più altero,
i suoi capelli non erano più fili dorati. Era diversa, ma
sempre bellissima, e
quegli occhi, oh quegli occhi erano sempre gli stessi, in grado di
togliermi il
respiro ad un solo battito di ciglia.
- “Come
stai?” fu tutto quello che riuscii ad elaborare. Una domanda
originale e
profonda, eh?
- “Bene”
rispose senza alcuna intonazione nella voce, piatta “E
tu?”
- Oh
beh, direi uno schifo, con un piede nella fossa.
- “Bene”
Keep on pretending
Ville.
- E
di nuovo il silenzio calò su di noi.
- Ci
sarebbe stato così tanto da dire, eppure la mia testa era
come vuota.
- “Vivi
qui?” ed ecco parte la fiera delle domande intelligenti. Dato
che non rispose
subito, puntualizzai: “Cioè, non intendo
nell’hotel, ma qui, a Seattle. Anche
se probabilmente se stai in un albergo significa che non vivi qui. O
forse vivi
qui davvero…o potresti essere venuta a trovare
qualcuno…” Vi prego, fermatemi!
Cazzo Ville, hai perso completamente il cervello.
- Tarja
non riuscì a trattenere un piccolo, fugace sorriso: per un
secondo riapparve
sulla sua guancia quella fossetta che tanto amavo.
- Ma
ritornò subito seria: “No, vivo a Sacramento. Sono
qui…” sembrò cercare le
parole adatte “per motivi di lavoro” concluse
infine, ma sembrava poco convinta
lei stessa della proprio affermazione.
- “Ah”
- Abbassai
lo sguardo, notando le sue mani attorcigliarsi nervosamente una
sull’altra. Non
appena si accorse della meta dei miei occhi le lasciò
ricadere compostamente
lungo i fianchi.
- “Mi
ha fatto piacere rivederti, ma ora devo proprio andare”
mormorò, scusandosi e
iniziando a muovere qualche passo.
- Andare?
- “Addio
Ville”
- E
senza emettere un suono la guardai allontanarsi verso
l’uscita.
- ‘Addio’.
La parola vagò nella mia testa mentre, ancora gocciolante,
restavo immobile
sotto lo sguardo curioso degli altri ospiti.
- Addio?
Come addio? La consapevolezza di ciò che era appena successo mi investì di
colpo come un treno in corsa.
- L’hai lasciata andare,
idiota!
Mi misi a correre come un pazzo, sgusciando fuori dall’hotel e quasi investendo il mio allibito amico concièrge. - Mi
guardai intorno disperato, sotto la pioggia ancora scrosciante, fin
quando non
la riconobbi mentre cercava di ripararsi sotto una tettoia.
- Vedendola
lì, tutta tremante e bagnata come un pulcino, con il solo
tailleur a proteggerla
dal freddo della notte, mi sentii una persona orribile, più
di quanto già non
lo fossi.
- Non
appena si accorse che mi stavo avvicinando ricominciò a
camminare svelta lungo
la via deserta.
- “Tarja!”
gridai, cercando di sovrastare con la mia voce il rumore incessante
della
pioggia.
- Si
fermò, serrando i pugni. La raggiunsi e,
non appena la fronteggiai, mormorò a denti stretti:
“Non chiamarmi così”
- La
guardai senza capire. Erano soltanto gocce di pioggia quelle che le
rigavano il
viso?
- “Quello
non è più il mio nome.”
spiegò “Il mio nome è Meredith
adesso”
- “Meredith…”
pronunciai, sebbene lo trovassi così strano. “Ti
prego, non fuggire. Voglio
parlare un po’. E’ passato così tanto
tempo e…” allungai una mano, seguendo
l’irresistibile impulso di sfiorarle i capelli.
- Ma
lei si ritrasse, scuotendo la testa: “Non
c’è niente da dire. Ormai camminiamo
su strade diverse.”
- “Ma
le nostre strade si sono riincrociate. Per la seconda volta, per caso.
Non puoi
combattere il destino, ricordi?” tentai un mezzo sorriso. Non
ottenni risposta.
- Ma
quanto ero stupido: di certo non ricordava.
Ogni momento era marchiato a fuoco nella mia memoria,
ma perché doveva
essere così anche per lei?
- “Ti
prego” la supplicai, guardandola dritto negli occhi,
imprigionandola con lo
sguardo “Ti prego: parliamo un po’. Prendiamo un
caffè, ti va?”
- Tarja,
o forse dovrei dire Meredith, deglutì, passandosi una mano
fra i lunghi capelli
bagnati.
- Sospirando,
fece un piccolo e quasi impercettibile segno di assenso con il capo,
prima di
essere colta da forti tremori.
- Immediatamente
mi tolsi il cappotto e, nonostante i suoi fermi tentativi di rifiuto,
la
convinsi ad indossarlo.
- Cercai
di prenderla per mano, ma lei accelerò il passo, scostandosi
da me.
- Faceva
male, ma cosa diavolo pretendevo?
- Proseguimmo
in silenzio, quasi uno in fila all’altro, fino alla prima
tavola calda.
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- Ecco qui il nuovo capitolo^^ Oggi faccio veramente presto perché devo andare a studiare filosofia, perché naturalmente mi hanno estratto per essere interrogata domani *sigh*
@Lithi: sono contenta che ti abbia incuriosito^^ Spero anche questo capitolo ti piacciuaaa cara! Bene, allora non sono l’unica che cu crede ancora xD A presto!!
@Ale: Ehm si xD Mors è infinitamente pigra xD Ma grazie a Puz e anche a Lampoz eccola qui! Mi fa troppo strano avere i capitoli pronti xD anche se è troppo noioso ricopiareee! Fammi saper cosa ne penzi di questo^^ Suukko
@Lampz: Ma come divertenti? xD Povero Villeeeeeeeeeee xD LAmps sei la mejo! Ecco qui! Ho già postato il prossimo pezzus! Si, si, Jonna è odiosissima! Ma tanto se l’è già scordata xD anche io ti amooo lamps! Ora mors però va a studiare xD- Allora a presto!!
Un abbraccio
La Vostra
FallenAngel Aka Mors