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Autore: Fear    21/12/2013    4 recensioni
[Drammatico, introspettivo, H/C; bad ending ― various characters!centric]
Cit/: Si stava lentamente infatuando del ragazzo che viaggiava tra due mondi, proprio come un errante farfalla, perché lo era; una farfalla, un fantasma, che differenza faceva? Aveva spiccato il volo e il vento traspirava attraverso il suo fragile corpo, ma ora stava cadendo a pezzi e voleva tremendamente trovare riparo nel palmo della mano del suo primo ed ultimo amore. Ma non ci riusciva, maledizione, non ci sarebbe mai riuscita. Perché lei non era mai abbastanza, non era come una sublime farfalla Monarca, era una pietosa falena che svolazzava intorno alla lampadina finché non moriva. [...]
• {scritta perché le ultime luci sono sempre le più belle, e loro possono respirarle}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La bambina che imparò a colorare il buio ~
{ respirando le ultime luci }



 
She breathed in death – Ulla Euleus Hecmatika,
“ Because one day I'll leave you,
A phantom to lead you in the summer,
To join The Black Parade. „

Per lei era solamente un gioco; si rigirava la morte tra le mani, la portava con sé, ci danzava, ci giocava. Avvolta tra le bende, eppure riusciva a vedere, riusciva a trasmettere le sue emozioni più di chiunque altro, le sue candide mani ricoperte da strati di vestiti per non far appassire un bocciolo di rosa oppure, semplicemente una vita umana. Bastava uno tocco, una parola, uno sguardo per lasciare che l'espressione di un volto diventasse nebbia e che la vita uscisse da un corpo inerme, senza amore.
L'oscurità divorava i miserabili, chiedendo perdono e lei sorrideva – ah, quanto era dolce il suo sorriso – e venerava così tanto i visi felici dei nuovi amanti della città dei morti. Ma era veramente questo che lei sentiva dentro? Oh, no. Lei cercava con tutta sé stessa di nascondere nel cuore quel battito doloroso di fronte ai benevoli sguardi da parte del suo amato, che nonostante tutto l'amava più di qualsiasi altra cosa. Sapeva che prima o poi la fine sarebbe arrivata, per questo ogni notte, nella grande terrazza del castello, pregava alla candida luna perché avesse sempre avuto la forza di ricordarsi quel sorriso, il sorriso di Ulla, che respirava la morte.


 
She breathed in time – Dee Ensy Stratmitos,
“ It’s a long way and it’s come from paper,
And I always say, we should be together,
I can see the look, because this song has ended. „

Lei si era innamorata, lei aveva sempre amato, ma nessuno lo aveva capito. Aveva passato tutti i suoi anni insieme al suo migliore amico, a quello che doveva restare un amico. Nella sua parte più profonda, si era accesa una piccola fiamma e prima che se ne potesse accorgere, tra sorrisi e battiti mancati, tutto il suo cuore si era infiammato. Si stava lentamente infatuando del ragazzo che viaggiava tra due mondi, proprio come un errante farfalla, perché lo era; una farfalla, un fantasma, che differenza faceva? Aveva spiccato il volo e il vento traspirava attraverso il suo fragile corpo, ma ora stava cadendo a pezzi e voleva tremendamente trovare riparo nel palmo della mano del suo primo ed ultimo amore. Ma non ci riusciva, maledizione, non ci sarebbe mai riuscita. Perché lei non era mai abbastanza, non era come una sublime farfalla Monarca, era una pietosa falena che svolazzava intorno alla lampadina finché non moriva.
Ed in silenzio lei piangeva, sempre, sapendo che lo spirito afflitto trova la pace solo in unione a uno spirito a lui simile. Aveva sempre provato ad interrogare la tristezza, ma da poco – dopo l'ennesimo tentativo – aveva capito che ella non possedeva il dono della parola, così provò, anche lei, a non parlare più.
La disperazione le indeboliva la vista, vedeva spettri ovunque e aveva paura, nonostante fosse lei stessa la prima ad essere scomparsa. Dee udiva il battito del suo cuore inquieto e le ore passavano, anche quando sembrava impossibile e anche se non avrebbe mai voluto, continuava a respirare, soffocando tra l'amarezza del tempo.


She breathed in light – Tanya Swedgewood,
“ The story of my life, I take her home,
I drive all night to keep her warm and time,
Is frozen. „

Lei non aveva mai visto il suo principe azzurro e anche se si sarebbe trovata al cospetto di esso, non l'avrebbe mai potuto osservare in tutta la sua bellezza. Era giusto? Voleva solamente qualcuno, un amore che durante le notti tempestose l'avrebbe tenuta stretta, rassicurandola, voleva annegare negli occhi della luce e non abbracciare le tenebre anche con l'alba di un nuovo giorno. La sua vita non era un sogno, certamente, quella era una cosa vera, possedeva l'abilità di vedere figure astratte e scintillanti nel buio del suo sguardo. Tutti avrebbero sempre capito quando la cieca fanciulla era triste, i suoi occhi erano chiusi, vero, ma nemmeno lei riusciva a fermare le lacrime. Non poteva vedere com'erano fatte, le lacrime, ma quando ne appoggiava una sul polpastrello del dito, capiva che quella non era semplice acqua, pioggia, nascosti dentro quella goccia di rugiada c'erano i suoi sentimenti.
Fiori malvagi sbocciavano intorno a lei, raffinate fioriture di smodate colorazioni la guardavano come se fosse un'umile erbaccia, nonostante, veramente, fosse proprio lei il fiore più bello.
Una notte, aveva sentito il suono di corde tremanti e tutto aveva preso colore, vedeva un arcobaleno di luce lunare, da quando aveva iniziato a parlare con la sua stella personale, aveva ricordato che il mondo era pieno di speranza. Prima che lei non fosse giunta, molte vite erano scomparse, verso il fondo della disperazione, ma ora le ferite erano pronte a guarire e la luce l'aveva abbagliata; non poteva vederla, ma Tanya lo sapeva. E, respirandola infinitamente, il suo intero corpo si riempì di stelle.


She breathed in fire – Volrath Fahren,
“ Everybody stands, as she goes by,
‘Cause they can see the flame that's in her eyes,
Watch her when she's lighting up the night. „

Non aveva mai capito il vero senso della vita, si svegliava ogni giorno come se fosse l'ultimo. Lei possedeva un dono ancora più speciale della sua forza fisica, possedeva il dono della vita. Lei era l'unica che si ricordava che ogni momento era prezioso, seguendo la via della felicità e assaporandola, conosceva fin troppo bene la sua vita, non era una delle migliori, certo, ma le rimaneva così tanto tempo da trascorrere e non poteva certamente riporla e aspettare di essere pronta perché – e lei ne era sicura – non sarebbe mai stata pronta. Perché la vita non ti aspetta; che tu sia pronta o meno non c'è differenza.
Lei aveva la tempesta dentro e il sorriso smagliante di chi aveva sofferto tanto, una persona che poteva sembrare infantile e senza dubbio troppo allegra, così tanto gioiosa, che la sua energia travolgeva chiunque, eppure... perché la notte non riusciva ad addormentarsi? Non si ricordava veramente le notti in cui era riuscita ad abbandonarsi completamente tra le braccia di Morfeo, era come se non fossero mai esistite. Restavano nella memoria solo quelle in cui non aveva chiuso occhio, giacendo là, inerme, impotente, sola e schiacciata dall'oscurità di fronte alla divinità del sonno che la guardava ghignando.
Quella nottata le luci della città risplendevano fredde come il ghiaccio, l'olio della sua lanterna si era esaurito e lo stomaco le bruciava. Poche ore prima, al tramonto, il sole era rosso, come i suoi occhi in lacrime e osservava la sua casa avvolta dalle fiamme, il suo fidanzato giaceva inerme sul marciapiede, probabilmente senza vita. Dalle labbra secche di Volrath le parole fluirono come schiuma e scappò via, come una codarda, mentre il suo corpo s'infiammò, facendole respirare per la prima volta, il profumo del fuoco e della morte.
Allora era così che era, una ragazza in fiamme.


 
She breathed in distance – Mimieta & Memepo Gedenburg,
“ It's like a hundred thousand voices that just can't sing,
I reach out trying to love but I feel nothing,
Oh, my heart is numb. „

Non c'era motivo di scrivere “loro” quando si parlava di Mimi e Meme, perché loro erano unite, ed insieme a Momo formavano un semplice “lei”, questo era sicuro. Mimi e Meme erano due rare bellezze; i capelli dorati erano setosi e brillavano come luce lunare mentre i loro occhi blu raccontavano storie mai sentite e pensieri indefiniti. Le due fanciulle guardavano spesso il cielo, contando le nuvole e disegnando i loro contorni. Pensavano che Momo stesse guardando le sue belle sorelline, per questo quando si sentivano sole alzavano sempre lo sguardo, attraversando barriere di vetro e annullando qualsiasi tipo di distanza tra loro. Dopotutto, loro tre guardavano sempre lo stesso cielo, lo stesso sole, la stessa luna, chi da sopra e chi da sotto, non importava, non erano poi così lontane. Solo il leggero equilibrio della vita e della morte distanziava tre cuori uniti per l'eternità.
Nuvole grigie, confusione monocromatica, la luce del sole quel giorno espandeva le ombre e il crepuscolo stava cambiando colore. Mimi e Meme presero un megafono per urlare a Momo, ma esso era rotto... quante volte avevano provato a superare loro stesse, avrebbero anche fallito pur di ricevere l'abbraccio di un suo sguardo. La guerra era iniziata e morti e vivi si sfidavano in una lotta senza fine.
Non riuscivano a controllare i loro sentimenti, come potevano? Piangendo... no, non stavano piangendo. O almeno, non piangevano di certo per via delle due lame affilate che si erano ormai fatte strada, attraversando i loro corpi inermi, no, piangevano di gioia. E mostrando il risvolto della gonna caddero a terra, ma allo stesso tempo salirono più in alto, sfiorando la mano di Momo... e in quel momento si liberarono dal tanfo di tre cuori accartocciati dalla distanza.


She breathed in the sea – Run Sagittarius,
“ I'm waking up to ash and dust,
I wipe my brow and I sweat my rust,
I'm breathing in the chemicals. „

Lei camminava, lasciava tutte quelle orme sulla sabbia, ed esse rimanevano là, precise ed ordinate. Le osservava per tutto il pomeriggio, sotto il suo delizioso cappello di paglia, con il vestitino di seta al vento, inginocchiata e con lo sguardo illuminato. Non avrebbe mai voluto lasciare quella spiaggia, quel mare. Per lei il mare e la vita avevano molto in comune e una voce nella sua mente le rimbombava, facendo riecheggiare le ossa con una persistente percussione; scegli, Run, scegli, questo le diceva, le sussurrava di avere fiducia in sé stessa e che doveva restare a galla, ma lei – rinchiusa ormai da anni in quell'accademia – stava ormai opponendo resistenza, pensando che sarebbe finita sul fondo.
Quel giorno, in cui scapparono da quella gabbia di cristallo, lei volò come una piccola colomba e ritornò veloce dal suo mare, ma ormai era troppo tardi; il suo villaggio era sparito, la sua famiglia scomparsa e anche le orme a cui tanto teneva si erano dissolte, e lei era rimasta sola, l'unica sua salvezza le si presentava davanti.
Corse, corse per paura che l'esitazione la trattenesse, facendole cambiare idea, e saltò.
Raggiungi la tua città sotto il mare, Run, la voce sembrava provenire dal mare e lei non aveva mai desiderato così ardentemente che il mare la toccasse, che le facesse respirare l'attimo eterno e che la segnasse per sempre, lasciandole un ricordo indelebile scritto sulla pelle.
Il mare era il mistero in cui Run si era immersa per ritrovare la vita, quella volta, e lei sapeva che prima o poi sarebbe tornata, perché il mare ha questa capacità: restituisce tutto dopo un po' di tempo, specialmente i ricordi.


 
She breathed in love – Scar Dmitriyevich,
“ The hesitation put the light out of reach,
I'll let the world see my last hopes and the chains that bind me,
I'll let them see my radiance. „

Era sempre stato più forte di lei. A lui bastava una parola per farle del male, anzi, anche una parola non detta, un silenzio, una pausa. Uno sguardo rivolto altrove. Lei poteva dimenarsi per ore, passare minuti d'inferno, mentre a lui per stenderla bastava una piccola smorfia, semplicemente alzando l'angolo destro del labbro, com'era solito a fare.
Una ragazza – ormai donna – come lei, senza emozioni, che si era piegata alla volontà di un umano, che si era messa a piangere per la prima volta nel palmo della sua mano. E poi era arrivata anche la piccola Celica, lei, per infinite volte, da grande, avrebbe rivisto quell'immagine, proprio quella; la sagoma fragile della madre che camminava scalpicciando, a grandi passi, davanti a lei, contro la cupa nebbia del castello, senza mai voltarsi. Ed era così che Scar avrebbe dovuto far crescere sua figlia? Voltandole le spalle, senza aspettarla né controllare che ci fosse ancora? Sì, era quello che pensava prima che Yuri entrasse nella sua vita, trasformando la sua apparente serietà in qualcosa di molto più. Lui voleva prendersi cura di lei, ma Scar non riusciva a ringraziarlo, a buttarsi tra le sue braccia come avrebbe veramente voluto fare; le parole che non gli aveva detto, quel nodo in gola che non andava né su né giù, per questo, quel giorno, mentre se ne andava e cercava di stare dritta, mantenendo il sorriso, si ripeté continuamente le uniche e sole parole: “Le parole che non ti ho detto, so che non te le dirò mai guardandoti negli occhi, ma ti assicuro che sono tante, forse troppe. E forse un giorno te le dirò... scrivendoti una lettera.”
E si allontanò lentamente, smettendo di respirare l'amore che da tanto tempo aveva desiderato.


She breathed in snowflakes – Ai Astin,
“ Life on the planet, a scenery in the sight,
It won’t ever be the same and our hearts and the future and our smiles,
Yes, there’s still unknown love. „

Non c'era molto da dire su di lei, lei era ogni cosa, ogni speranza, ogni virgola era sfumata da lei. Lei era come uno specchio, scintillava e brillava quando c'era il sole e quando calava l'oscurità, continuava radiosa la sua via, usando la luce che aveva dentro.
Chiuse gli occhi una volta, e sentì il tocco gelido del cielo. Ma il suo cuore non sognava la primavera, viveva nel freddo pungente e sorrideva.
I suoi occhi verde come una valle seguivano i movimenti di un fiocco di neve più grandi degli altri e si domandava come fosse stato quel volo, rifletteva sulla sua piccola, fredda, intensa vita. E in quel momento sentì il bisogno di un abbraccio, ma nessuno poteva abbracciarla, non poteva essere sfiorata. Nelle profondità più intime del suo cuore aveva capito che quella era stata la scelta migliore. Lei era proprio come quel fiocco di neve: una dolce poesia che scompare mentre le persone cercano di decidere cosa farne. Una piccola sinfonia in un mondo morto, lottava, ma c'era anche un ragazzo. Un ragazzo dai capelli del colore dell'estate, quando visitò i resti di un paese vicino, gli capitò di vedere una ragazza che con la sua voce gentile e la sua faccia sorridente lo fece innamorare. Appena si avvicinò non fu poi così tanto sicuro che si trattasse una ragazza, no, doveva essere la nota di un pentagramma perduto, la più bella; la sua pelle sembrava fatta di ghiaccio e neve, fredda come porcellana.
Le chiese come si chiamava.
Quella melodia aveva un nome. Un nome di un candore smagliante. Che colorava il buio. Ai.

 



Note dell'autrice; non so cosa dire, ho lavorato così tanto a questa piccola raccolta che significa davvero molto per me, non solo perché questa è la prima storia di Sunday Without God del sito – almeno per quanto riguarda le mie ricerche –, ma perché questo è il mio anime preferito. L'ho amato davvero tanto e in pochi episodi, anzi, sin dal primo episodio mi è entrato nel cuore. Amo tutti i personaggi – la mia preferita è Dee (AMO DEE) – e non potete non ammettere che Alis è davvero un gran bel pezzo di ragazzo, eh. Comunque, la one-shot aka raccolta di flash fiction è per una parte un riassunto dei possibili sentimenti e emozioni che i vari personaggi hanno provato – almeno secondo me. Ma, aihmé, la mia mente malata ha addirittura aggiunto, in alcune, un finale futuro; un finale tragico specialmente per Dee, Volrath, Mimi e Meme, Run e Scar (ma diciamo tutte). Questo non è assolutamente perché non mi piacciono questi personaggi, anzi, quindi non prendetela male per quello. Alcune frasi nelle varie flash fiction sono state prese da vari aforismi, il titolo è ispirato al bellissimo libro di Nicholas Sparks: "Il bambino che imparò a colorare il buio", per me questa bambina in questo caso è Ai perché durante il corso dell'anime, a modo suo ha portato felicità a praticamente tutti i personaggi incontrati. Le canzoni che ho usato – quelle tra virgolette – sono, partendo dalla prima: "Welcome to The Black Parade" di My Chemical Romance, "Breath of Life" di Florence + The Machine, "Story of my Life" dei One Direction, "Girl on Fire" di Alicia Keys, "Feel Again - With Heartbeats" dei OneRepublic, "Radioactive" degli Imagine Dragons, "Birth" di Eri Kitamura e "Owaranai Melody o Utaidashimashita" di Mikako Komatsu (quest'ultimi due sono la traduzione inglese della canzone originariamente giapponese, che sono poi anche l'opening e l'ending dell'anime). Con questo ho detto tutto, spero di non essere l'unica ad amare così tanto questo anime e se avete apprezzato questo mio lavoro, lasciatemi una recensione, ci tengo molto. Miku.
   
 
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