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Autore: Frenchie    21/12/2013    4 recensioni
Sono passati 14 anni dalla sconfitta di Voldemort e una sera di agosto Harry mostra a Teddy vari ricordi della vita di Remus attraverso un pensatoio. Il ragazzo scopre ciò che ha sempre voluto sapere sul padre, dagli anni ad Hogwarts con i Malandrini, all'anno come insegnante di Difesa contro le Arti Oscure; dall'incontro con Tonks, alla battaglia finale.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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~  And then you can remember ~


La calma della tiepida serata estiva era interrotta solamente dalle risate provenienti dal giardino sul retro di una villetta. Harry aveva approfittato delle vacanze estive per far trascorrere ai figli un po' di tempo con i cugini: oltre a Teddy, che era ormai di casa, quella sera c'erano a cena anche Ron e Bill, con le rispettive famiglie. L'arrivo del dolce riuscì a riportare la calma tra i bambini, troppo impegnati a mangiare la torta per pensare ad altro. Quando sentì un nuovo scroscio di risate, Ginny si girò, pronta a sgridare i figli perché erano troppo agitati, ma nessun rimprovero uscì dalla sua bocca. L'ilarità generale era scatenata dal più grande, un ragazzo con i capelli azzurri che si esibiva trasformando il proprio naso in un becco da papera o in un grugno da maiale. Sul viso della donna apparve un sorriso malinconico: sembrava non fosse passata una settimana da quando, a Grimmuald Place, lei ed Hermione si divertivano a cena guardando Tonks cambiare il proprio aspetto. Invece era passata un'eternità, era cambiato tutto: adesso la mamma era lei, e non c'era nessuna strega dai capelli rosa seduta lì, ma Teddy, che, notò con piacere Ginny, aveva preso il meglio da entrambi i genitori.
“Oh, è la notte di San Lorenzo oggi.” Una voce la riscosse dai propri pensieri.
Vedendo gli sguardi interrogativi che tutti le rivolgevano, Hermione spiegò. “Questo è il momento dell'anno in cui è più facile vedere stelle cadenti. I Babbani esprimono un desiderio quando ne vedono una. Io da piccola volevo sempre trascorrere questa notte a guardare il cielo, ma puntualmente mi addormentavo in giardino.”
“Possiamo alzarci da tavola mamma?” fece James con la sua espressione più persuasiva, approfittando della spensieratezza generata dal racconto della zia. Ginny non aveva neanche avuto il tempo di rispondere che i nove bambini erano già corsi in fondo al giardino e si erano sdraiati sul prato ad osservare il cielo stellato.
“Almeno adesso avremo un po' di tranquillità.”
“Non fare lo spiritoso Ron, pensa cosa ha dovuto sopportare la povera Molly quando eravate piccoli. Comunque, do una mano a Ginny e poi andiamo a casa perché Hugo inizia ad essere stanco.”
In cucina Ginny si girò quando sentì dei passi: Hermione stava entrando portando i piatti sporchi. Si scoprì felice di vederla lì, aveva proprio bisogno di parlare con qualcuno.
“Hai visto Teddy?”
“Un minuto fa era in giardino con gli altri bambini.”
“No, intendevo se hai notato cosa ha fatto prima, mentre stavamo mangiando.”
“Oh, a dire la verità no, perché?”
Ginny esitò un attimo, ma pensando che - se non si confidava con la propria migliore amica - non l'avrebbe di certo fatto con qualcun altro, raccontò cos'era successo pochi minuti prima. Il suo viso si velò di malinconia ed Hermione, accorgendosene, la abbracciò.
“È da tanto che non pensavo a loro, a Tonks, a Remus e a... a Fred.”
Sebbene i suoi occhi, di solito gioiosi, fossero lucidi, entrambe le streghe sapevano che quelle lacrime non sarebbero cadute, ma come sempre Ginny le avrebbe trattenute. Come sempre avrebbe trasformato la sofferenza in qualcosa di utile, in amore. Lo stesso amore materno che aveva dato a Teddy ancor prima che ai suoi figli.
Delle vocine tristi provenienti dal giardino indicavano che Bill e Fleur stavano andando via, con grande dispiacere dei figli. Quando le due amiche li raggiunsero, Victoire stava implorando la madre: “Maman, maman, s'il-te-plaît! Pour-quoi est-ce-que je ne peux pas rester ici avec Teddy?”
“Pas ce soir chérie, si tu veux tu peux le faire venir à la maison la semaine prochaine.” *
Nonostante non fosse pienamente convinta la bambina accettò la proposta e, dopo aver salutato tutti, la famiglia si smaterializzò, seguita poco dopo dagli altri Weasley.

 
*  *  *

Ginny era in casa, intenta a far addormentare i tre figli e in giardino era rimasto solo Teddy, che stava ancora guardando le stelle. Harry lo osservava appoggiato allo stipite della porta, senza poter fare a meno di rispecchiarsi in lui. Quali desideri aveva espresso quella sera? O forse, avendo perso da ormai troppo tempo l'innocenza dei bambini, aveva ritenuto quel gioco stupido e non aveva neanche provato a sperare?
Lo raggiunse e si stese sul prato accanto a lui. “Non vai a letto?” 
“No, non sono ancora stanco, e poi siamo in vacanza.”
Passarono qualche minuto in silenzio, godendosi la pace di quella sera, il venticello tiepido che muoveva piano i rami degli alberi, l'erba umida di rugiada sotto di loro, i frinii dei grilli che interrompevano il silenzio. Una stella cadente più lucente delle altre era appena passata sopra le loro teste quando Teddy parlò, ridestando il padrino dai propri pensieri.
“Harry —” L'uomo girò la testa e vide gli occhi del figlioccio brillare alla luce della luna. “— ti mancano?” Da sempre Harry aveva parlato al bambino dei genitori che entrambi avevano perso, ma il modo con cui aveva detto quelle due parole lo avevano colpito. La nota amara della voce non era l'innocenza di un bambino, era la maturità di un adulto.
“Tanto.” Harry si mise a sedere, osservando quel viso tanto familiare rigato da una lacrima.
“Non è stupido? Voglio dire, sentire la mancanza di qualcuno che non si è mai conosciuto?”
“Li conosci più di quanto tu creda.”
“Promettimi che non mi lascerai anche tu — anche se fosse per salvare il mondo.” E mentre diceva questo Teddy aveva abbracciato il padrino.
“Te lo prometto. Tu però sappi che Remus e Tonks non ti hanno mai lasciato per davvero, loro sono parte di te, e lo saranno sempre.” Siccome il ragazzo annuì poco convinto, l'uomo si alzò. “Aspettami qui, vado a prendere una cosa.”
Camminando verso il suo studio Harry ricordò i racconti di Sirius. Sirius, che aveva dato la vita per salvarlo. Avevano trascorso così poco tempo insieme, eppure tra loro si era creato un legame straordinario... e se possibile tra lui e Teddy c'era un legame ancora più forte.
Qualche momento prima, abbracciando il ragazzo, aveva cercato di trasmettergli lo stesso amore che Molly aveva trasmesso a lui quando era un ragazzo.
Arrivato nella stanza appellò il vecchio pensatoio che aveva trovato in un angolo della cantina di Grimmauld Place e con un incantesimo lo portò in giardino, mentre nella mano sinistra portava un vecchio cofanetto di legno intagliato.
Si sedette nuovamente vicino a Teddy, che lo guardava incuriosito. “È un pensatoio, serve per guardare i ricordi. È un po' come un cinema, solo che mostra cose realmente successe, e tu puoi muoverti nella scena.” Il ragazzo guardava affascinato quello che poteva sembrare un mobiletto di pietra dove erano incise rune antiche. “Ho pensato che magari ti avrebbe fatto piacere conoscere un po' meglio tuo papà, tua mamma e i Malandrini.” L'assenza di reazioni fece esitare un attimo Harry, che si decise comunque di continuare. “Potrei farti vedere i miei ricordi che li riguardano, oppure potresti guardare i tuoi propri ricordi di quando eri appena nato ed eravate tutti e tre insieme. Anche se tu non te ne rendi conto, quei giorni rimangono nella tua memoria...”
“Quello cos'è?” Teddy stava guardando l'altro oggetto che Harry aveva portato.
“È un — è una cosa che tuo papà avrebbe voluto mostrarti di persona quando tu saresti stato abbastanza grande. Ma mi chiese di farlo al suo posto se gli fosse successo qualcosa. Sapeva del pensatoio e sapeva che vedere James nei ricordi, seppur in azioni che non gli facevano onore, era stato per me stupendo.” Dopo una breve pausa terminò la spiegazione. “Solo alcuni dei suoi ricordi.”
“Su cosa sono?”
“Non lo so, non ho mai aperto il cofanetto, non è mai stato mio, avevo solamente il compito di fartelo avere.”
“Quindi potrò vedere mia mamma e mio papà quando vorrò?”
“Potrai vederli, ma non ti lascerò farlo troppo spesso. Sai, un uomo molto saggio, quando avevo undici anni, mi disse che non è un bene rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere. E con il tempo ho capito che aveva davvero ragione.”
“Sì, forse ha ragione.”
“Allora ti stai dimostrando più saggio di me. Pensavo di farti vedere prima un mio ricordo, così poi potrai guardare da solo gli altri.”
“Perché da solo?”
“Oh, pensavo preferissi un po' di privacy, per così dire.”
“Era tuo amico, hai diritto anche tu di vedere i suoi ricordi.”
Harry lo ringraziò con un sorriso, mentre puntandosi la bacchetta alla tempia estraeva un filamento argenteo per poi lasciarlo cadere nel pensatoio. “Quando sei pronto avvicina il viso alla superficie.”
“Insieme. Uno.. Due...”
“Tre.”
Quando sfiorarono quella strana sostanza, né liquida né gassosa, caddero nel pensatoio e una volta formatosi il ricordo si trovarono in un'aula di Hogwarts.



 

* “Mamma, mamma, per favore! Perché non posso rimanere qui con Teddy?”
“Non questa sera cara, se vuoi può venire da noi settimana prossima.”




Angolo dell'autrice

Fino a non molto tempo fa odiavo scrivere e questa è la prima volta che lo faccio per divertirmi. Spero di non aver iniziato troppo male.
Questo prologo non ha molto a che vedere con il resto della storia a dire la verità, ma mi serviva un espediente per raccontare vari momenti della vita di Remus (uno dei miei personaggi preferiti). I prossimi capitoli quindi saranno incentrati sui ricordi visti nel pensatoio, mentre Harry e Teddy faranno da cornice. 
Ultima cosa: mi impegno ad aggiornare in tempi decenti e, sperando di ricevere qualche recensione, per il momento vi saluto :)
Julie

 
  
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