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Autore: Ornyl    21/12/2013    1 recensioni
Ma nessuno,davvero nessuno,aveva davvero il coraggio di toccare anche un filo d'erba di quel prato.
Nessuno nessuno,e solo per colpa sua.
Come il demonietto scampato alle fiamme e voglioso d'avventure si addormenta sotto il manto nero e riccio di un agnellino neonato e ancora troppo zoppicante per stare al mondo,così lei stava chiusa accoccolata tra polvere e ragnatele e occupava quella casa. Da quanto fosse lì o come o perchè fosse ancora lì non lo sapeva con certezza. Era lì e basta,e già le storie sulla sua presenza avevano allontanato qualsiasi possibile ospite,anche le coppiette venute a scopare o gli adolescenti venuti a bucarsi o i bambini a dimenticare palloni da calcio.
Genere: Demenziale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Nessuno era venuto a visitare,armato di coraggio,acqua santa e candele,quella piccola casetta di mattoni bianchi e legno tinteggiato di verdino,ormai marcio e consumato,con quel tetto di tegole bianche in procinto di crollare. Nessuno,davvero nessuno,aveva il coraggio di varcare quella piccola soglia di porticina bianca che segnava il confine il vecchio prato di erbacce che circondava la casa e ciò che la casa stessa nascondeva. Aveva sì le finestre tutte rotte,con la cornice biancastra ormai annerita dagli anni,i balconi arrugginiti,le tende svolazzanti e consunte,l'aspetto malaticcio da casa abbandonata ma alla fine non sembrava così spaventosa:aveva semplicemente l'aspetto di una gigantesca casa di bambole calpestata da un maldestro bambino gigante.
Ma nessuno,davvero nessuno,aveva davvero il coraggio di toccare anche un filo d'erba di quel prato.
Nessuno nessuno,e solo per colpa sua. 
Come il demonietto scampato alle fiamme e voglioso d'avventure si addormenta sotto il manto nero e riccio di un agnellino neonato e ancora troppo zoppicante per stare al mondo,così lei stava chiusa accoccolata tra polvere e ragnatele e occupava quella casa. Da quanto fosse lì o come o perchè fosse ancora lì non lo sapeva con certezza. Era lì e basta,e già le storie sulla sua presenza avevano allontanato qualsiasi possibile ospite,anche le coppiette venute a scopare o gli adolescenti venuti a bucarsi o i bambini a dimenticare palloni da calcio.
Nessuno,tra l'altro,si era ancora deciso a mandarla all'altro mondo o direttamente all'inferno,eppure tutti ne avevano terribilmente paura.
E perchè non buttarmi fuori?
E perchè sono ancora nel mondo dei vivi quando ormai non vivo che della polvere e delle vecchie bambole fatte a pezzi dal machete del tempo che occupano questa casa?

Ogni giorno,ogni notte,ogni singolo momento segnato dallo spostamento del sole nel cielo,dall'alba al crepuscolo alla notte era sempre la stessa storia:forse dormiva,forse ancora beveva il latte andato a male del vecchio frigorifero lasciandolo gocciolare da sotto le gambe,forse giocava con i gatti che riuscivano a vederla,forse muoveva le tende e forse faceva volteggiare i vecchi lampadari e le ragnatele e i fili scoperti che pendevano dal soffitto.
Forse,forse,forse.
E' dura avere una buona memoria quando tutto è terribilmente uguale,perchè non fai più caso a nulla.
Oh sciocchina,ma non facevi caso a nulla nemmeno prima!
Prima quando? In vita intendi?
Prima della vasca? Prima dei pezzi di porcellana sui polsi? Prima del sangue?

E poi rideva e la sua risata faceva svolazzare le tende e lampeggiare le vecchie lampade,e la gente per strada vedeva tutto e urlava.
Oh sciocchina,ma cosa sei? Piccola contraddizione vivente,oh non sei più viva già .. Piccola contraddizione e basta,un fantasma che parla con i propri spettri e fuochi fatui non è cosa da tutti i giorni.
Oh sciocchina,ma i fantasmi restano perchè non riescono a scacciarsi da soli.

Perchè i fantasmi è gente viva che si è lasciata vincere dai propri demoni,diventando tale,simile ad essi.
E poi la gente ha paura,tanta paura.
Ogni tanto però veniva qualcuno,ne venne uno in particolare. E lui aveva il sorriso gentile.
Veniva in bicicletta,con una borsa marrone a tracollo che ciondolava quando si muoveva. Aveva in mano una torcia e lanciava fasci di luce davanti a sè,illuminando i propri passi. Veniva prima dell'alba,strano orario,e fischiava una canzoncina che aveva sentito spesso già dalle strane vetture che circolavano per strada. Attraversava il vialetto sicuro di sè,tranquillo,senza conoscere apparentemente la paura.
E se fosse stata viva le avrebbe battuto il cuore.
Il cuore è polvere sotto polvere di ossa e abiti di cotone pastello,polvere di polvere con polvere dentro una cassa di legno prima tutta bianca e sepolta sotto una collina lontana.
Il fantasma del cuore di polvere tornava a balzarle dentro un non-più-vivo petto di stramba vergine sfuggita alla vita per stupidi fantasmi.
Lo trovò varcare la porta e starnutire a causa della polvere. 
Era così vivo,vivido.
Forse l'avrebbe resa così se si fosse mostrata a lei.
Di nuovo viva. Ma questa volta vivida.
Entrava e lei era sulle scale.
"Oh guarda chi è venuto a trovarti! Non saluti?"
E avvampava.
"Buongiorno!" e "Buongiorno"
"Non lasciarmi"e"Addio,au revoir".
E avvampava,per poi impallidire.
Continuava ad esplorare il vecchio soggiorno rimasto uguale e lei lo seguiva in silenzio. Profumava di muschio e di biscotti alla cannella.
Si sedette sul divano,portò la torcia vicino a sè e iniziò a scrivere. Seguì ogni suo movimento delle dita,dei polsi,degli occhi guizzanti sotto gli occhiali,delle labbra sottili.
Oh sciocchina,ma i morti non possono amare i vivi!
Ma lui mi renderà viva di nuovo,e questa volta anche vivida!

Oh sciocchina,ma tu non sei mai stata viva.
La sua gamba era così calda,e così il suo grembo,e così i capelli folti e scuri.
Oh sciocchina,ma i vivi non possono amare i morti!

Giaceva con il ventre squarciato con gli occhi spalancati e bianchi di morte su un lago del proprio sangue,sempre accanto al divano. Teneva ancora tra le dita fredde il taccuino,stava scrivendo una storia dell'orrore.
Aveva portato la sua testa al grembo e gli accarezzava le membra sconquassate dall'ascia. Brillavano di rosso vivo e vivido alla luce del sole e ancora profumavano di cannella,morbide e tenui. Ne staccò un boccone con le labbra e ne assaporò le carni ancora fresche:sapevano di sangue anche queste,ma con una dolce nota di cannella e vaniglia.
Gli baciò le labbra violacee e semiaperte,ancora tiepide. Sapevano di alcol e ne approfittò per leccargli il labbro inferiore.
Lo scontro non era durato molto,era tutto accaduto dopo che s'era accoccolata sulla sua pancia.
Si mosse scattando spaventato.
Gli si attaccò al collo e gli apparve.
Egli urlò e la scacciò.
Ciao,au revoir.
Ciao,au revoir.
Oh sciocchina,ma se continui a soffocarlo scapperà.
Oh sciocchina,ma i vivi non possono amare i morti.
Se continuo a soffocarlo morirà e quando morirà anch'egli sarà mio e accetterà il peso della mia testa sulla pancia e mi accarezzerà i capelli e mi renderà viva di nuovo e mi farà vivida.

Quando gli aveva squarciato lo stomaco però l'anima sua,pura e creativa di certo,era volata via.
Era rimasto quell'involucro di carne morbida e ancora fresca,rosea e innocente. 
La vera innocenza era lui.
Il cielo era più azzurro che mai.
Ti amo,gli sussurrò.
Non rispose e la sua pelle iniziò a freddarsi. 
   
 
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