Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: sophie97    22/12/2013    4 recensioni
"Stavi male, ti girava la testa, non avresti dovuto rischiare. Perché in gioco [...] c’era la vita di un bambino, un bambino di otto anni. Un bambino che in questo momento è sotto i ferri, che ha la vita appesa a un filo… perché tu hai scelto di rischiare."
Quando un omicido getterà i poliziotti nel pieno di una tragedia sia personale sia professionale, Ben e Semir dovranno fidarsi ciecamente l’uno dell’altro, senza riserva. Quando la loro amicizia sarà duramente messa alla prova cosa faranno i due ispettori? Si allontaneranno o proveranno invece, con l’aiuto di Clara e della squadra, a giungere insieme alla soluzione del caso?
"In fondo alla scatola, invisibile, incastrato tra decine di fogli e piccoli oggetti, sarebbe rimasto per sempre un pezzo del suo cuore.”.
Continuazione di "Il coraggio di rischiare".
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dieci ritagli di Cobra 11'
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C'era una volta




 

Tre settimane più tardi…


“… Allora ella prese la bestia con due dita, la portò di sopra e la mise in un angolo. Ma quando fu a letto, il ranocchio venne saltelloni e disse: «Sono stanco, voglio dormir bene come te: tirami su, o lo dico a tuo padre.»…” la vocina sottile di Aida riempiva facilmente quella piccola stanza di ospedale nel centro di Colonia.
Le pareti le donavano un’atmosfera piatta e triste, che però era contrastata dal tono sempre allegro della bambina che leggeva la favola.
«Perché ti sei fermata?» le chiese Semir ad un tratto, seduto sul letto.
Erano ormai passate più di tre settimane da quando tutto era finito e l’ispettore stava per essere dimesso dall’ospedale. Le costole erano quasi a posto, per la gamba ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo.
Il giorno seguente sarebbe tornato a casa e avrebbe utilizzato per un po’ una stampella, la ferita si era presentata più profonda di quanto non sembrasse inizialmente.
Ma nonostante ciò si poteva dire che tutto si fosse concluso per il meglio. I criminali erano stati arrestati, Sherder compreso, Ben se l’era cavata con una lievissima ferita al braccio e tutto si era risolto.
L’innocenza di Ben per l’omicidio di Jonas era stata provata, gran parte degli ex uomini di Sherder avevano deciso di confessare.
Tutto bene insomma, nonostante tutto.
«Perché tu non mi stavi ascoltando, papà.» rispose Aida lievemente imbronciata.
«Ma sì che ti ascoltavo, cucciolo mio. Dai, vai avanti, che ti ascolto.» le sorrise Semir.
La bambina aprì la bocca per ricominciare a leggere il libro di favole che aveva posato sulle ginocchia, ai piedi del letto del papà, ma il rumore della porta che si apriva la interruppe.
«Zio Ben!» esclamò la piccola saltando in braccio al nuovo arrivato.
Semir sorrise: era incredibile quanto quei due si volessero bene.
«Ma ciao principessa!» ricambiò il ragazzo stringendola forte a sé «Cosa fai, bellissima? Leggi le storie a papà?».
Aida annuì mentre il poliziotto la faceva scendere dalle sue braccia: «Sì, gli sto leggendo “La principessa e il ranocchio”, ma papà oggi non è tanto attento…».
«Papà non sta attento mentre leggi?!» fece Ben con aria scandalizzata «Ahi, ahi, allora mi sa che dovremmo dargli una bella lezione a questo papà disattento… facciamo così, ci penso io. Tu vai di là in corridoio che ti aspetta la mamma, va bene?».
Il ragazzo le fece l’occhiolino e la bambina sorrise soddisfatta, uscendo dalla stanzetta e tirandosi dietro la porta.
Ben, rimasto solo con il collega, si sedette sulla sedia posta accanto al suo letto «Allora come andiamo, socio?».
«Bene» rispose Semir «Meglio. Domani mi dimettono, finalmente. E poi passerò al comando a salutare i colleghi, questa volta ho davvero chiuso con la polizia.».
«Non ne sei ancora convinto però, vero?» domandò l’amico con comprensione.
«Come potrei esserne convinto? L’autostradale ormai era come una seconda famiglia per me… Ma pazienza, ci farò l’abitudine. Il vero problema è che non potrò più impedirti di ungermi la macchina con le mani fatte di quelle schifezze che mangi!» ironizzò Semir con un sorriso.
«Vorrà dire che ungerò da cima a fondo la macchina del mio nuovo collega! La Kruger ha già fatto qualche colloquio, non vuole che rimaniamo soltanto Clara ed io, chissà chi arriverà!» si lamentò il più giovane storcendo il naso.
L’altro alzò le spalle: «Magari qualcuno meno rompiscatole del sottoscritto!».
I due scoppiarono a ridere.
«Mi mancherai, comunque, socio.» mormorò Ben tentando di nascondere la commozione che si celava dietro a quelle parole «Mancherai a tutti noi.».
«Anche voi mi mancherete…».

«Bene.» fece quindi il ragazzo dopo qualche attimo di silenzio, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso l’uscita «Vado, la Kruger mi aspetta a compilare rapporti. C’è Andrea qui fuori, penso ti voglia parlare. Il dottore che è qui dietro è insopportabile, non vuole che si entri più di uno alla volta nella stanza! Ciao socio!».
«Ciao.» salutò Semir, chiedendosi quando il suo ex collega avrebbe perso l’abitudine di chiamarlo così.
Socio…


 

Clara vide entrare Ben al comando e gli andò incontro con un enorme sorriso «Ben, finalmente! Devi aiutarmi con queste carte, sono un’infinità.».
Il poliziotto le sorrise a sua volta e si sedette sulla sedia del loro ufficio, davanti ad una scrivania piena di rapporti da ultimare.
Clara gli si sedette in braccio con aria maliziosa: «Forza, che a casa stasera troverai una sorpresa. Prima di venire al lavoro mi sono improvvisata cuoca…».
«Uhm, questa sì che è una buona notizia!» sussurrò Ben appoggiando le mani sul ventre della moglie. E fu allora che lo sentì.
Leggero, impercettibile, ma lo sentì.
«Hai sentito?!» esclamò la ragazza, entusiasta.
L’ispettore spalancò gli occhi e rimase a bocca aperta, annuendo, mentre un altro lieve calcio veniva assestato a Clara dal suo interno.
Il bambino, per la prima volta, si era fatto sentire.
Il loro bambino.



 

Andrea entrò nella piccola stanza con sguardo preoccupato, tanto che Semir non le diede nemmeno il tempo di chiudere la porta prima di domandarle cosa fosse successo.
«Perché quella faccia? È successo qualcosa?».
La donna scosse il capo lentamente, sedendosi accanto al marito.
«Semir…» cominciò.
Il poliziotto si sporse leggermente verso la moglie per ascoltare.
«Ho avuto tanta paura, sai? Ho avuto paura di perderti, come tante altre volte, ma adesso è tutto finito, vero? Semir, dimmi che non hai cambiato idea, che la tua esperienza in polizia finisce qui, ti prego… fallo per le bambine.».
Semir annuì controvoglia.
Odiava toccare quell’argomento e da due settimane ormai succedeva in continuazione.
A salvare la situazione arrivò Aida, che in quel momento rientrò nella stanza con il libro di favole in mano e riprese posizione ai piedi del letto del papà.
«Mamma scusa, dovevo finire di leggere la storia a papà, è importante.» spiegò in tono serio serio.
Entrambi i genitori sorrisero, dimenticando per un attimo tutti i discorsi, tutti i pensieri, tutte le paure.
Infondo in quel momento avevano davanti una delle due cose più meravigliose che la vita avesse mai donato loro: una delle loro due figlie.
Il silenzio si creò nella stanza dalle pareti bianche e fredde quando Aida, con vocina solenne, cominciò: «Papi, ti ricordi, dove eravamo arrivati? Ecco: “…Allora la principessa andò in collera, lo prese e lo gettò con tutte le sue forze contro la parete «Adesso starai zitto, brutto ranocchio!». Ma, quando cadde a terra, non era più un ranocchio: era un principe dai begli occhi ridenti…”».

Ci fu un attimo di silenzio.
«È finita? Mancava solo questo pezzetto?» si meravigliò Semir notando che la bambina aveva girato pagina e scorreva con lo sguardo le righe successive.
«No, ma l’ultima parte è noiosa… non posso leggerne un’altra? La maestra dice che devo fare tanto esercizio.».
«Ma certo che puoi leggerne un’altra tesoro, sei bravissima.».
«Bene, allora vado.» annunciò Aida «Sì, questa andrà bene. Dunque, “C’era una volta, in un regno molto lontano…”».

 



THE END




The end. Eh sì, the end.
Che brutto dover scrivere queste due piccole paroline, ancora non mi ci sono abituata. Il problema è che mi affeziono troppo alle mie storie.
Vorrà dire che ne pubblicherò subito un’altra, pazienza!
Intanto ringrazio chi mi ha seguito fin qui, chi ha letto silenziosamente e soprattutto chi ha recensito, aiutandomi così ad andare avanti. Un grazie speciale quindi va a maty, Rebecca, capitanmiki, Iucy, red, Fred, vale_jager e Chiara, grazie davvero!
Vi aspetto alla prossima storia, ottava della serie, che arriverà sicuramente entro la fine delle vacanze e intanto vi auguro buon Natale e buone feste!
Un bacio e grazie ancora
Sophie :D

  
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