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Autore: 341 KC    22/12/2013    3 recensioni
Questa storia racconta di Tom&Bill e di tutti i personaggi che ruotano intorno alle loro vite.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.

°~Prologo~°
7 gennaio 2013
Caro diario,
io sono Tom, ma tutti mi chiamano Tomi. Sai, due giorni fa è stato il mio compleanno, ne ho compiuti 13. E Angela mi ha regalato te. Mi ha fatto promettere che ogni giorno ci avrei sempre scritto, io l’ ho promesso, ma senza intenzione. Però ora sono qui che scrivo, quindi forse qualcosa valeva quella promessa.
 
“Tomiiii dove sei?”
“Sono in camera mamma!”
“Il pranzo è pronto! Scendi tesoro!”
“Arrivo subito!!”
 
Continuerò dopo a scrivere. Ho tante cose da raccontare, oggi è stato il primo giorni di scuola tornati dalle vacanze invernali.
Tomi.
 
La madre di Tomi era una donna alta e slanciata, un po’ come il figlio. Era sulla quarantina e su di lei si notavano dei segni precoci di invecchiamento, ma nonostante questo si vedeva in lei quella bellezza antica che una volta le faceva da padrona. Gli occhioni verdi era ancora vivaci e i capelli biondi e mossi le donavano un’aria quasi regale. Da lei Tomi aveva preso gli occhi verdi, ma i suoi capelli erano più simili a quelli del padre. Erano biondo scuro, tendenti al castano.
 
“Eccomi mamma. Cosa hai preparato?” disse annusando curioso l’aria.
“Non ho avuto tanto tempo quindi ho fatto solo della pasta. Siediti che ti devo dare una notizia.”
Quando Simone doveva dare una notizia non si sapeva mai come ci si doveva comportare.
 
Quando ebbero finito di mangiare, Simone riprese il discorso.
“Allora. Indovina un po’? La mamma ha trovato un lavoro!”
“Davvero?”
“Sì, è stato più che altro merito del ricordo” – a questa parola fece le virgolette con le mani – “di tuo padre. Ma va bene, è un buon posto. Senti Tomi, so che in questi anni non ho sempre potuto comprarti tutto ciò che volevi, ho sempre cercato di non farti mancare niente, ma adesso le cose cambieranno tesoro.”
“Mamma stai tranquilla, tu hai fatto un sacco per me, davvero. Ti voglio bene.”
A queste parole gli occhi di Simone iniziarono a bruciare fastidiosamente, ma non voleva piangere di fronte al figlio. O almeno, non voleva farlo di nuovo.
“Ok, ti va se usciamo a prendere un gelato o hai di già tanti compiti da fare?”
“No, il tempo di un gelato ce l’ ho. Poi devo fare quella ricerca di geografia che è tutte le vacanze che rimando.”
“Mmmhh, io te l’avevo detto che dovevi portarti avanti.”
“E dai! Mamma, non rompere e andiamo a prendere questo gelato.”
Risero insieme e uscirono per andare alla gelateria all’angolo.
 
Ciao, sono appena tornato. La mamma mi ha comprato un mega gelato con tutto ciò che volevo. Oggi l’ ho vista tanto felice ed entusiasta del lavoro che ha trovato. Ma adesso, torno al mio racconto.
Allora, in classe sono arrivati dei ragazzi nuovi. Due ragazze, Corinna e Anna mi pare, e un ragazzo, Bill. In classe l’ ho visto molto triste e nessuno gli ha parlato o si è interessato a lui. Neanche io per la verità, mi sono limitato a guardarlo per tutta la mattina senza trovare il coraggio di andare da lui a presentarmi. Ma domani lo farò, promesso.
Ora è tardi e devo fare ancora i compiti >.<
Buona notte,
Tomi.
 
Scritto questo chiuse il suo nuovo diario e lo nascose nella grande libreria che aveva nella sua camera, tra la Divina Commedia e i Promessi Sposi, poi si mise a studiare.
 
 
*Va bene Tomi. Bill è lì. Ora vai e ti presenti. Non è difficile. Devi farlo, l’ hai anche promesso al tuo diario. Ok, fai un respiro e vai.*
“CiaoiosonoTomi.” disse tutto d’un fiato lasciando il ragazzo un po’ scosso.
“Non ho capito una sola parola.” rispose scandendo bene sillaba per sillaba.
“Scusa, è che sono un po’ emozionato.”
“Perché?”
E adesso cosa gli doveva rispondere? Che era emozionato perché si doveva presentare a lui? No, neanche per idea.
“Ehmm…”
Fortunatamente la campanella gli venne in soccorso.
“…scusa devo andare! Mia mamma vuole che faccio una cosa e sì, devo farla quindi vado. Ciao!” detto questo scappò dalla porta lasciando l’altro abbastanza turbato.
Solo dopo, entrando in casa, Tomi si rese conto che quello che aveva detto a Bill non aveva senso logico. Si disse che quello che aveva appena combinato era un ottimo racconto da scrivere sul diario, quindi si diresse trascinando i piedi fino alla sua stanza.
 
8 gennaio 2013
Caro diario,
ho appena fatto la figura più brutta di questo mondo con Bill. Lo sapevo che non dovevo andare a presentarmi io! Lui era seduto al suo banco, con lo sguardo perso nel vuoto. Mi sono avvicinato a lui e gli ho detto il mio nome, ma non deve essersi capito niente perché mi ha guardato con una di quelle facce che ti fanno i professori quando cerchi di dire qualcosa che non sai facendo mille giri di parole. Della serie “Mi prendi in giro?”.Poi gli ho chiesto scusa dicendo che ero emozionato. Ma perché? Io non ero emozionato, o forse sì. Ma non potevo dirgli che era per lui. O santo, che imbarazzo! E io domani come torno a scuola? Non posso. Devo cambiare scuola…
 
A quel punto Tomi lanciò la penna con cui stava scrivendo sul suo diario, creando un’enorme macchia d’inchiostro nero. Era preso dal panico. Ma non poteva cambiare scuola. Sua mamma non glielo avrebbe mai permesso, e poi per quale motivazione? “Sai mamma, ho fatto un brutta figura con un compagno di scuola e adesso non voglio più farmi vedere da lui.” No, non poteva funzionare.
Dopo questo pensiero si accorse di essere solo a casa e sentì il suo stomaco brontolare. La mamma non lo aveva chiamato per il pranzo. Scese in cucina e trovò un biglietto attaccato al frigo.
 
Ciao amore,
la mamma è al lavoro.
Torno questa sera tardi,
non mi aspettare alzato.
Il pranzo e la cena sono nel forno.
Sulla mensola ti ho lasciato dei soldi
se hai voglia di andare a prendere un gelato.
Fai il bravo.
Baci, mamma.
 
Lesse il biglietto circa cinque volte. Era così sconvolto da quello che era successo la mattina che non riusciva a mettere a fuoco niente. Poi si accorse dei soldi sulla mensola. Li prese e li andò a mettere nel suo salvadanaio segreto dove aveva già una ventina di euro. Non sapeva perché li tenesse o perché li nascondesse, lo faceva in automatico.
Aveva fame, ma la pasta avanzata del giorno prima non lo attirava per niente, quindi si andò a riposare.
 
 
Driiin driii!
*Mmmmhh cavolo… Sono di già le 7?*
“Tomi! C’è una persona per te, sta salendo!”
Non fece nemmeno in tempo a capire dove si trovava che la porta di camera sua si spalancò ed entrò un bellissimo ragazzo con capelli nero corvino vestito di tutto punto. A Tomi sulle prime sembrò un visione, poi si rese conto che era Bill e iniziò ad arrossire così tanto che un pomodoro ne sarebbe stato geloso.
“Ciao Tomi. Io sono Bill.”
“Ehmm…”
“Vedi, è così che ci si presenta. Guarda che è semplice.” – disse ammiccando – “ora prova tu.”
Non sapeva a che gioco stesse giocando, ma decise di starci.
“Ciao Bill. Io sono Tomi.”
“Bene. Visto? Sei bravo. E questa volta si è capito tutto.”
Tomi non sapeva veramente cosa rispondere. Si sentiva strano in quella situazione. Ma decise di fare domande. O almeno di provarci.
“Quanti anni hai?”
“Ne ho 15. Tu 13 immagino.”
“Già, ma come mai sei ancora alle medie?”
Bill lo sapeva bene il perché. I continui trasferimenti, i problemi con il padre, la dipendenza della madre e ora l’affido. Ma non credeva che erano cose di cui parlare con una persona appena conosciuta.
“Cose. Non ti sto qui a spiegare.” disse usando il suo solito tono da persona misteriosa.
Tomi decise di non addentrarsi oltre in quella via.
“Ti posso chiedere perché sei venuto?”
“Certo. Sono qui perché mi andava di vederti. L’indirizzo me l’ hanno dato a scuola.”
*Eh?? Con questo ho fatto la figura da pirla più grande del mondo e adesso è a casa mia dicendomi che aveva voglia di vedermi? Sto sognando?*
Bill la vide la confusione negli occhi del suo nuovo amico e prese la parola.
“Sai, sei stato il primo. So che è solo due giorni che sono nella vostra scuola, ma nessuno è venuto a salutarmi, a presentarsi. Nessuno a cercato di farmi partecipe della classe. Tranne te. Tu sei venuto e ti sei presentato, anche se non si è capito niente.” a queste parole risero insieme. “Sì, ti volevo ringraziare.”  
*Ma quant’è carino questo Bill. Ho trovato un nuovo amico.*
“Sì, bhe. Tu mi sembravi un tipo forte. E ho visto che eri tutto solo e volevo salutarti, ma ho fatto un figuraccia.” disse mettendosi la mano davanti alla faccia.
“Tranquillo. Va tutto bene. Ora siamo amici?”
“Credo si sì.” dicendo questo accennò un dolce sorriso.
“Sei un bravo ragazzo Tomi. Grazie.” – sorrise di rimando – “Ora è tardi, sono già le 21.30. Devo tornare dalla mia… ehm… famiglia. Ci vediamo domani a scuola.”
Disse così e dando una pacca sulla spalla al piccolo Tomi uscì dalla stanza chiudendo la porta. Ma lui, che conosceva sua madre, sapeva che non sarebbe durata a lungo chiusa. E difatti, di lì a due minuti la sentì salire le scale e la porta inevitabilmente si riaprì.
“Hei tesoro. Chi era quel ragazzo? Non l’ ho mai visto. È un tuo amico?”
Ecco che l’interrogatorio era iniziato. Così Tomi si mise a spiegare tutto. Dal primo giorno fino alla figuraccia. Quando ebbe soddisfatto la sua curiosità uscì dalla camera dando un bacio sulla fronte al figlio. Ma Tomi, a cui ormai il sonno era volato via, si alzò, e andò alla scrivania, recuperando il diario tra i libri.
 
Bill è venuto da me e ha voluto essere mio amico! Cioè, ma è impossibile! Lui è così, imprevedibile. Non ho mai conosciuto nessuno come lui e adesso non vedo l’ora che sia domani per parlare con lui a scuola.
Mi sento un tantino euforico, ma cioè, è normale no? Ho un nuovo amico che fa il misterioso. Sì, è normale. Mamma ha voluto sapere tutto di lui, ma io non so niente. Lo conosco appena.
Alla fine, è stata un bella giornata.
Tomi.
  
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