Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: roro    17/05/2008    13 recensioni
“Sta’ attento a come la guardi”.
Inarco un sopracciglio, incerto. “Che…?”.
“Sta’ attento a come osservi la divina Kagome, Inu-chan!”.

Una banalissima Shot con protagonista InuYasha: non consigliata a chi soffre il diabete o odia le cose smielate!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buonanotte

 

 

 

Necessito di un tuo sorriso. 

 

Sul serio.

 

Ho un disperato, enorme, spaventoso bisogno di te.

Ho bisogno del tuo sorriso, e della tua presenza, mia piccola e fragile principessa.

Ho bisogno dell’unico sentimento su cui non ho mai fatto affidamento.

 

E mi vergogno da solo.

 

Siamo accampati in un inutile spiazzo, un buio prato circondato da un’enorme – banale – foresta. E mi annoio. Ovviamente.

L’erba è umida. Molto, molto umida – dopotutto, la pioggia è cessata da poco, e l’aria gelida di quest’inverno non può giovare alla tua fragile costituzione umana.

Dovresti rientrare, nasconderti nella capanna, indossare abiti più caldi.

 

Invece no.

 

Non ti scoraggi.

Afferri quel coso – sacco a pelo? – e ti avvolgi al suo interno, nascondendo il capo. E poi, prendi quelle assurde coperte – plaid? – dai mille colori. Quelle coperte disgustose in cui tanto ami arrotolarti, similmente ad una bambina.

Mi annoio ancora.

 

Sempre più.

 

Volgo il capo intorno.

Non voglio osservarti, non voglio vederti, non voglio guardarti, non voglio ascoltarti, non voglio sentirti, non voglio notarti.

 

Sparisci.

 

Mi stai rovinando, Kagome. Mi stai schiavizzando in un modo che non riesco ad accettare – un buffo, banale sentimento umano.

 

Voglio cancellare l’amore.

 

Le mie orecchie – sciocche! – si muovo impercettibilmente, tese ad ascoltarti.

Ti stai muovendo di certo.

Indeciso, t’osservo anch’io.

 

E mi manca il respiro.

 

Gli occhi chiusi, un pugno accanto al volto, l’espressione pacata, le labbra dischiuse, i capelli imbizzarriti.

 

Quando fai così, ti detesto.

 

Miroku, al fianco di Sango, si è svegliato. Lo so perché fa rumore. E fa rumore per farsi udire, perché adora rovinare le mie giornate.

Ovviamente, dopo circa duecento anni nel peccato, non potevo aspirare ad ottenere un amico dotato di intelletto.

“Che vuoi?”, grugnisco, incrociando le braccia sul petto e socchiudendo gli occhi, deciso a valutare la situazione.

Sono l’opposto della gentilezza, lo so, ma sono cresciuto così.

 

Maleducato. Ipocrita. Opportunista.

 

E, se volessi, potrei aggiungere altri aggettivi al mio carattere. Aggettivi non sempre positivi, ma pur sempre aggettivi.

Tra l’altro, la mia incapacità di accettare i miei sentimenti mi indispone – sono un’hanyou, cazzo!, non dovrei avere di questi problemi!

Dovrei essere dotato di un autocontrollo superiore, per esempio. E non dovrei sentirmi fragile.

 

Mai.

 

“Calmo!”.

La voce pacata di Miroku non fa altro che farmi incavolare di più.

Possibile che questo dannato bonzo sia incapace di farsi i fatti suoi?

Possibile che voglia sempre e comunque avere l’ultima parola?

Possibile che desideri decidere della mia vita?

 

Sì, possibile.

 

“Inu-chan…”.

Ringhio sommessamente, adirato.

So perfettamente del suo adorare sfottermi, e non vorrei dargli modo di notare il mio disappunto. Ma sono frustrato, stasera.

“Non ringhiare”.

Ride?

 

Ride.

 

È stupido. O, forse, non si rende conto che io ho battuto Naraku.

E che potrei stenderlo con un unico colpo.

 

E, per lui, non sarebbe piacevole.

 

“Sta’ attento a come la guardi”.

Inarco un sopracciglio, incerto. “Che…?”.

“Sta’ attento a come osservi la divina Kagome, Inu-chan!”.

Questa volta, devo impormi violenza per non ucciderlo e buttare il suo cadavere in qualche fiume.

 

Allora è – davvero – stupido!

 

“Non guardare in quel modo la divina Kagome… Se dovesse svegliarsi e ti vedesse osservarla così, capirebbe subito le tue intenzioni, sai?”.

Sobbalzo.

 

La Tessaiga invoca il tuo sangue, lo sai, monaco depravato?

 

Sono tentato di accontentarla. Davvero tentato.

“Non scherzare con me, Miroku. Dimmi cosa vuoi”.

Ricomincia a ridere sommessamente, lanciandomi, di tanto in tanto, delle occhiate.

Non vuole svegliare Sango, probabilmente. E, dopotutto, ha ragione: quella donna è una furia, mi terrorizza.

Non come Kagome.

 

Lei è diversa.

 

Lei è mia.

 

Mia.

 

Sempre e solo mia.

 

Guai a Koga se la tocca anche solo con un dito!

 

“Inu-Yasha, sei assurdo. Non puoi prima minacciarmi di morte e poi sorridere come un ebete, sai?”.

“Miroku…!”.

Il suo nome, in questo momento, sembra un ringhio.

Se scherza ancora un po’, e non vedrà l’alba di domani.

 

E poi…

 

“Che fate già in piedi?”.

Mi volto.

Sango è davanti a noi, infastidita. I capelli nocciola sono scappati alla sua beneamata coda di cavallo, e le ricadono scomposti sul volto. Ha gli occhi arrossati – causa l’essersi svegliata improvvisamente – e le labbra screpolate.

Sbadiglia, probabilmente avrebbe bisogno di qualche altra ora di sonno.

Spero solo non voglia sfogare su di me la sua frustrazione: dopotutto, Miroku è un bersaglio migliore.

 

Chissà cosa dirà lui per scagionarsi!

 

“Mi sono svegliato, Sanguccia mia, e ho visto Inu-Yasha guardare in modo poco casto la divina Kagome! Avendo paura di qualche suo gesto avventato, mi sono alzato e l’ho raggiunto, sperando di fermare i suoi istinti animali!”.

 

Che…?

 

Guardo in modo omicida Miroku, poggiando una mano sull’elsa di Tessaiga, in una vaga minaccia.

Sango guarda me, imbarazzata. E poi Kagome. E poi di nuovo me. E poi di nuovo lei.

Spero solo non ritenga doveroso svegliarla e raccontarle gli ultimi avvenimenti.

“Sanguccia, stavo solo scherzando! Figurati se questo qui fa qualcosa del genere!”.

Sango pare rasserenarsi – cioè, ricomincia a respirare, cosa che non ha fatto per quasi sette minuti.                                                              

Miroku è ancora rigido, invece.

E non a torto.

Lo sa che, quando Sango si sarà riaddormentata, lui si ritroverà la gola tagliata dalla Tessaiga…

 

Stupido, stupido bonzo!

 

Kagome si rigira nuovamente, attirando la nostra attenzione con una serie di mugolii confusi, attutiti dal quel coso su cui poggia il capo – cuscino?

Ha una mano sul volto.

I capelli, scompigliati, sono tutti sparsi sul prato, e contrastano nettamente con l’erba quasi gialla.

Il plaid è ormai gettato in un canto, e anche il sacco a pelo – sperando si chiami così – sta per fare la stessa fine.

E pensare che questa sera si gela!

Sango sorride, rassegnata, e recupera agilmente la coperta. “Sarà meglio coprirla”, mormora, scostando i capelli dal capo di Kagome.

Io e l’aspirante suicida al mio fianco asseriamo con il capo, perplessi.

 

A volte, più che la sua migliore amica, sembra sua madre.

 

“Torno a dormire”, proferisce decisa, voltandosi verso di noi. “Ho ancora sonno: grazie a qualcuno mi sono inevitabilmente svegliata”.

“Sanguccia, tesoro, non ti andrebbe di dormire con me?”, chiede Miroku, speranzoso. Uno strano ghigno è apparso sul suo volto, e ha giunto le mani in preghiera, deciso a intenerirla.

Cosa impossibile, tra l’altro.

Comunque, oggi non lo uccido io.

 

Sango basta e avanza.

 

Lo afferra per il colletto del vestito, alzandolo di qualche centimetro dal terreno, e mostrandoci palesemente la sua forza inumana, dono di un’infanzia passata allenandosi a cacciare demoni.

Ho paura io per lui.

“Ripetilo, stupido pervertito deviato!”, ulula, stringendo la presa.

Miroku ha cambiato colore, e annaspa, alla disperata ricerca d’aria. “Perché ti arrabbi, Sanguccia? Ci dobbiamo sposare tra un po’, l’hai forse dimenticato? Presto sarà una cosa normale!”.

 

Ahi, argomentazione sbagliata.

 

Vedo delle scintille partire dagli occhi di Sango.

 

Ah-ha, gli farà la pelle.

 

Miroku non doveva proprio dirlo.

“Mi sposi solo per portarmi a letto, idiota pervertito che non sei altro?”, strilla, furiosa, proseguendo poi con una nuova serie di epiteti poco gentili ed improperi poco simpatici.

Ahi!, però. Cazzo!, si dimenticano sempre che il mio udito è più sensibile del loro!

Non ci sento più, questa matta mi ha stordito!

Chiudo gli occhi, portandomi istintivamente le mani sulle orecchie, nel tentativo – vano – di chiudere i miei due padiglioni auricolari per almeno una manciata di minuti.

Non voglio sentire un’altra sfuriata di questa pazzoide, potrei rimetterci l’udito. E non mi farebbe granché piacere.

 

Sono pazzi, quei due.

 

A un tratto, sento qualcosa di morbido carezzarmi il capo, lentamente.

Apro gli occhi, perdendomi nello sguardo di Kagome, inginocchiata accanto a me.

“Ti davano fastidio le loro urla, vero?”, mormora, sorridendomi serena.

La sua voce è strana. Morbida, quasi.

Sembra una carezza.

E mi fa venire sonno.

Vorrei addormentarmi cullato dalla sua voce e dal suo calore, e vorrei poter riposare sentendola al mio fianco. Vorrei anche non essere così maledettamente sdolcinato, ma credo che, ormai, sia impossibile.

Almeno per un po’, dunque, sarò a serio rischio – come le aveva chiamate Kagome? – carie.

 

Dannazione.

 

La abbraccio, incerto, e lei mi risponde con un sorriso imbarazzato.

 

Ci siamo feriti tante volte, con l’orgoglio.

 

Appoggia il suo capo sul mio busto, e io le carezzo la schiena, dannatamente coperta da un sottile kimono giallo. Gliel’ha regalato Kaede-baba, dopo averlo reperito sulla bancarella di un mercante.

 

Anche se non glielo dico, le sta molto bene.

 

Ispiro il suo buono, buonissimo odore, incapace di fare altro: le ho mentito sin troppo a lungo sulle sensazioni che quest’aroma mi procura.

Le ho fatto credere che fosse disgustoso, quando, invece, era l’unica cosa in grado di deliziare il mio animo corrotto.

Lo adoro.

 

La adoro.

 

Sento il suo respiro farsi regolare, e giungo alla più banale delle conclusioni: s’è addormentata.

Mi guardo intorno per l’ennesima volta.

Sango e Miroku si sono riaddormentati accanto a Kirara e Shippo. Sembrano aver fatto pace, dato che il bonzo ha solo qualche lieve escoriazione.

Per questa notte, potrei anche essere dolce. Dolce anche fuori, insomma.

Mi stendo sul prato, trascinando il corpo caldo di Kagome con me, bene attento a non farle toccare l’erba umida.

 

“Buona notte, principessa. Buona notte”.

 

 

 

[Nota: “Revisione” del 21 febbraio 2009]

O.O Era orrida.

Dèi, e pensare che non l’avevo ricontrollata, sin ora, perché credevo fosse caruccia.

Poi, ieri sera, l’ho aperta per caso, e… Puff!, ho scoperto che era un orrore.

Periodi ridotti a soggetto, predicato e un complemento, termini che non userei mai, parentesi tonde anziché il trattino…

Che schifezza è?

Vabbé, insomma, ho voluto aggiustarla un po’. Ma solo un po’, perché ci sono quattro (4) persone che l’hanno inserita nei preferiti: benché, dunque, io la ritenga una schifezza, non me la sono sentita di cancellarla, e l’ho modificata alla bell’e meglio.

Beh, lo stile cambia, con il tempo.

Sono migliorata, credo.

Ergo, devo ricontrollare un po’ le storie vecchie – l’avevo già fatto, tempo fa, ma mi sono annoiata ben presto. XD

Alla prossima, spero di rivedervi su altre mie storie!

   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: roro