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Autore: atonement    22/12/2013    7 recensioni
Quando Rachel si sdraia e tira su la propria maglietta, mostrando il ventre leggermente gonfio, Blaine lo sfiora senza riuscire a trattenersi, ma ritira subito la mano appena il dottore lo sgrida scherzosamente. Le sue guance si tingono di rosso mentre Kurt ride a bassa voce e se lo stringe contro il petto, mormorandogli che è adorabile.
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Un piccolo momento, uno per ogni mese, per un piccolo Natale.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Né Kurt, né Blaine, né Rachel mi appartengono, e ciò che ho scritto non è a scopo di lucro. I credits per l'idea di base di questa cosina scritta per Natale li trovate alla fine.






April (month number one).

Nessuno dei due riesce a crederci, quando Rachel li chiama, ma bastano poche, singhiozzate parole tra risate felici a farli correre a casa della loro migliore amica.

E durante il viaggio in macchina, breve ma infinito, non riescono a smettere di stringersi le mani sul cambio, di baciarsi ad ogni semaforo rosso, di ridere e di ripetersi che si amano, ancora e ancora.

«Sbrigati» ride Kurt non appena parcheggiano sotto casa di Rachel. Salgono le scale a due a due, si spingono scherzosamente, corrono e, quando la ragazza apre loro la porta, non le saltano addosso solo perché potrebbero farle male.

«Sei sicura? È – È affidabile quel test?» mormora Blaine, senza nemmeno salutarla.

Quando Rachel annuisce sorridente, fa appena in tempo a chiudere la porta prima che i due ragazzi si inginocchino di fronte a lei e la stringano forte, appoggiando la fronte sul suo ventre. Rachel alza la propria maglietta leggera mentre Kurt e Blaine si tengono per mano, lì seduti nel suo salotto.

«Potete accarezzarla, sapete?» sorride lei.

Entrambi i ragazzi ridono nervosamente e poi, dopo essersi guardati negli occhi per qualche istante, le accarezzano lentamente il ventre ancora piatto, con dolcezza. Rachel li guarda con le lacrime agli occhi, pensando ai suoi papà.

«Lo terrò al sicuro per voi, lo prometto.»

Kurt e Blaine appoggiano ancora una volta la fronte sulla sua pancia, lasciando che le loro guance si sfiorino. Potrebbe volerci un po’ prima che smettano di coccolarla e baciarla e stringerla forte.


 
 
May (month number two).

«Kurt, più vicino.»

Kurt affonda ancora un po’ tra le gambe di Blaine, ancora più dentro, ancora più al caldo. Sono sdraiati sul divano, di fronte alla tv ancora accesa ma a volume basso, appena percepibile, e stanno facendo l’amore.

Le loro mani scorrono ovunque – sulle braccia dell’altro, sul suo viso, sul suo sesso, sulla sua schiena, tra i suoi capelli – e i loro occhi non si lasciano mai mentre si baciano forse con troppo affanno, ma proprio in quel modo che sembra perfetto. Perfetto per Kurt, perfetto per Blaine. Perfetto per loro.

Quando entrambi vengono, Kurt dentro Blaine e Blaine su di loro, rendendoli bagnati e scivolosi, Kurt non si preoccupa subito di interrompere il loro legame fisico, restando al caldo dentro l’altro.

«Dovremmo imparare ad essere più silenziosi» sussurra Blaine, le gambe strette attorno alla vita di suo marito. Gli bacia la fronte, soffiando piano sul suo viso sudato mentre Kurt sorride e fa scontrare i loro nasi.

«O forse dovremmo imparare a fare meno sesso.»

La risata divertita di Blaine, seguita da un pizzico su un fianco, gli fa capire che dovranno optare per la prima opzione.

E la cosa non gli dispiace affatto.
 
 


June (month number three).

La prima ecografia arriva subito, prima che la pancia di Rachel sia piuttosto evidente e prima che Kurt e Blaine riescano a prepararsi davvero. I loro visi sono un po’ pallidi e in completo contrasto con quello di Rachel, reso più morbido e roseo dalla gravidanza.

«Ehi, andrà tutto bene» sorride, posando una mano su quelle strette tra loro dei due ragazzi.

E va davvero tutto bene. Il dottore è anziano, dolce e guarda tutti e tre con un sorriso sincero, ed è bello, perché i loro occhi sono lucidi, le loro mani tremano un po’ e loro si sentono un sacco stupidi, ma quello sguardo pieno d’amore è anche colmo di sicurezza e di rispetto.

Quando Rachel si sdraia e tira su la propria maglietta, mostrando il ventre leggermente gonfio, Blaine lo sfiora senza riuscire a trattenersi, ma ritira subito la mano appena il dottore lo sgrida scherzosamente. Le sue guance si tingono di rosso mentre Kurt ride a bassa voce e se lo stringe contro il petto, mormorandogli che è adorabile.

L’ecografia è in qualche modo strana – complicata da capire, piccola e tenera. Kurt fissa lo schermo meravigliato.

«Sembra un fagiolo» sussurra Blaine, altrettanto rapito da quella piccola immagine.

Rachel ride insieme al dottore, ma si morde il labbro inferiore quando Kurt nasconde il viso nell’incavo del collo di suo marito e lo bacia piano.

E non riesce a non pensare a quanto saranno perfetti.
 


 
July (month number four).

«Non sono sicuro che questa cosa funzionerà.»

Rachel alza gli occhi al cielo, sistemando l’apparecchio sul suo ventre un po’ gonfio e sempre più evidente.

«Kurt, stai tranquillo. È stato il dottore a consigliarmi di comprarlo. Dice che è una cosa molto dolce.»

Kurt non è convinto, ma si ritrova comunque a sedersi accanto alla sua amica sul grande letto matrimoniale. Prende un paio di cuffie e porge l’altro paio a Blaine, seduto accanto a lui. Si stringono la mano, guardandosi e sorridendosi timidi.

«Non mi sembra ancora vero» sospira Blaine, osservando Rachel che armeggia con la sua pancia e con alcuni strani tasti. Poi le loro orecchie vengono colpite da un suono basso, regolare, bello da morire.

È il cuore del loro bambino. E in quel momento, più che mai, capiscono quanto amino la loro migliore amica per aver accettato di essere la madre di loro figlio, capiscono quanto quello sia il suono più bello che abbiamo mai ascoltato, ma soprattutto capiscono quanto non sia importante chi dei due sia il padre biologico, ma quanto sia fondamentale il fatto che saranno loro a crescere quel bambino, il loro bambino, insieme.

«Non ho il permesso di piangere fino al parto, vero?» sorride timidamente Kurt, mordendosi il labbro inferiore e guardando suo marito con occhi umidi.

Blaine sorride, scuote la testa e gli accarezza una guancia.

«Se crolli tu, crollo anch’io.»
 


 
August (month number five).

Blaine non ha il coraggio di alzare lo sguardo su Kurt. Sono entrambi tesi, lì seduti accanto a Rachel nello studio del dottore, il che è strano, perché non è la prima volta che accompagnano la loro amica in quello studio. Eppure…

«Tu cosa vorresti che fosse?»

Kurt mormora quella domanda con timidezza, guardandolo di sottecchi. Sono passati mesi da quando hanno scoperto la gravidanza, eppure non hanno mai parlato seriamente di questo punto. E Blaine non lo sa, non sa se vuole un bambino o una bambina, non sa nemmeno se sarà in grado di mettere bene un pannolone a quella povera creatura, dannazione.

In realtà, non sa nemmeno se gli cambierebbe qualcosa. Maschio, femmina, che importa?

Porge la sua mano a Kurt, che la stringe forte e gli sorride con dolcezza, e in quel momento Blaine sa che suo marito sta pensando esattamente la stessa cosa. E lui lo ama per questo.

«Non mi importa davvero, sai?» mormora poi, dandogli più o meno una risposta.

Kurt sorride e gli accarezza il palmo della mano con il pollice, lentamente, senza smettere di guardare i suoi occhi grandi.

«Lo so.»

Ma quando il dottore entra, visita Rachel e dice loro che aspettano una bambina, a entrambi sembra la risposta perfetta.


 
 
September (month number six).

Blaine non immaginava che andare a far compere per sua figlia sarebbe stato peggio che andare a far compere con suo marito. Kurt lo confonde, sia sui colori (c’è davvero così tanta differenza tra il violetto e il lilla?) che sulle taglie, perché la tutina che hanno appena messo nel carrello sembra tremendamente piccola. Troppo. Potrebbe appena contenere il suo pugno chiuso.

«Kurt, sei sicuro che questa taglia vada bene? È tipo… piccolissima» mormora stranito, aggrottando le sue strane sopracciglia triangolari. Kurt rotea gli occhi, più divertito e intenerito che davvero innervosito, e gli ripete che , la bambina sarà veramente così piccola quando nascerà.

Blaine mugugna qualcosa di non definito, sembrando poco convinto, ma Kurt riesce a distinguere qualcosa che suona molto come mm, in effetti se prenderà da Rachel non sarà certo una stangona.

«Amore, quanto sei idiota» ride Kurt, dandogli un pugnetto su un braccio. «Se ti sente ti uccide.»

Blaine sorride e alza il mento, orgoglioso.

«Sai che sono più alto di lei di ben quattordici centimetri?»

Le sopracciglia di Kurt si alzano piuttosto velocemente – prima confuse, poi divertite, poi semplicemente intenerite. Si avvicina a Blaine per dargli un bacio sulla fronte, mentre l’altro si accoccola beato contro il suo corpo e se lo preme forte contro il petto.

«Il nanismo è solo una delle infinite parti che amo di te, lo sai.»

E quando Blaine alza lo sguardo su di lui, vagamente offeso e imbronciato, Kurt pensa che il suo broncio faccia decisamente parte di quella lista infinita.


 
 
October (month number seven).

Scegliere il nome si rivela più difficile di quanto pensassero. C’è la settimana in cui discutono sulla lunghezza – il cognome della bambina, essendo doppio, sarà piuttosto lungo, quindi sarebbe meglio un nome breve, ma nessuno di quelli proposti li convince davvero. C’è la settimana in cui discutono sull’iniziale – è molto importante, perché pare che influenzi il carattere della persona, ma Blaine pensa che sia solo una stupidaggine e che non dovrebbero davvero farsi certi problemi. C’è la settimana in cui discutono sulla provenienza del nome – inglese, italiana, francese? Ci sono così tanti nomi…

«Forse dovremmo chiedere aiuto a qualcuno» sospira Kurt, le ginocchia strette al petto e un taccuino appoggiato sulle cosce. Ha in mano una matita dalla punta morbida e, per grattarsi un occhio, si è sporcato una guancia di grigio, ma non se n’è ancora accorto. Blaine lo osserva a lungo, seduto accanto a lui.

«Sei dolce» sussurra poi, guardandolo con tenerezza. Appoggia il mento sulla sua spalla, il naso contro il suo collo, e gli bacia il colletto del pigiama. Kurt se lo stringe addosso, lasciando che i loro piedi coperti da spessi calzini di spugna si scontrino sul divano.

«Ma non ho ancora trovato un nome» ride piano, scuotendo la testa. Non si accorge che Blaine sta guardando un punto a caso della stanza, sembrando pensieroso.

«Dovremmo chiamarla Elizabeth.»

Blaine lo sussurra proprio sul suo collo, senza preoccuparsi si spostarsi o altro. Sembra assurdo il fatto che nessuno dei due abbia pensato prima a quel nome, eppure è così. È un nome bellissimo, un nome che vuol dire tante cose.

È il secondo nome di Whitney, la loro Whitney. Una volta, tanti anni fa, Kurt ha dedicato a Blaine una sua canzone. Era il suo modo di scusarsi per degli stupidi messaggi scambiati con uno stupido tipo, e adesso gli viene da ridere solo a pensarci.

È il nome di Elizabeth Bennet, la protagonista di Orgoglio e Pregiudizio. Kurt sa che è il libro preferito di Blaine, e sa anche che ogni tanto rilegge qualche pagina.

Ma Elizabeth è anche, e soprattutto, il nome della mamma di Kurt.

Il taccuino con i nomi appuntati e cancellati viene lasciato sul tavolino là accanto, da solo. Non ce n’è più bisogno.


 
 
November (month number eight).

Il pancione di Rachel è stranissimo addosso a lei, così piccolina e magra. Ora è un po’ più gonfia e in carne – sulle braccia, sulle cosce, sul seno e sul viso – ma Kurt la trova ugualmente bellissima, se non di più. Il suo viso, dolce e armonioso, adesso sembra ancora più raggiante, ancora più fiero, ancora più bello.

Rachel è seduta al tavolo della loro cucina e sta chiacchierando con Blaine, mentre Kurt è seduto accanto a lei e le accarezza lentamente la pancia. La bambina scalcia all’improvviso, e Kurt sobbalza.

«Si sta muovendo» sussurra, scendendo dalla sedia e chinandosi di fronte alla sua amica. Blaine spegne il fornello su cui sta bollendo l’acqua per la pasta e si inginocchia accanto a suo marito, posando anche le sue mani sul pancione di Rachel. È una cosa che ultimamente fanno molto, molto spesso. Non appena la bambina scalcia si siedono lì di fronte a Rachel, a terra, e le cantano una canzone mentre accarezzano la pancia della loro migliore amica con movimenti circolari.

Forse sono banali, ma Teenage dream è quella che le cantano più spesso. È la loro canzone, e che la cantino ridendo, piangendo o semplicemente tenendosi per mano, riesce sempre a farli rilassare. A volte le cantano anche All you need is love, mentre le loro fedi luccicano sulle loro mani strette insieme.

E poi c’è Blackbird. Quando la cantano, Blaine guarda suo marito in un modo che lo fa arrossire ancora e ancora di più, nonostante siano passati tanti anni dalla prima volta che Kurt l’ha cantata.
Ci sono anche le volte in cui cantano una di queste canzoni da soli, ma succede di rado.

«Ehi, se continuate a guardarvi così temo che anche uno di voi due resterà incinto» li prende in giro Rachel, le sopracciglia pericolosamente inarcate.

Blaine arrossisce, mentre Kurt ride divertito. Spera che la loro bambina prenda molto anche dalla sua mamma.


 
 
December (month number nine).

Kurt è nervoso. La bambina dovrebbe nascere a giorni, domani è Natale, ci sono ancora mille cose da organizzare per Capodanno e per quando Rachel avrà i primi dolori seri e, in generale, Blaine ha paura che suo marito stia per dare di matto.

Lo vede dal modo in cui sistema i fazzoletti sul tavolo mentre aspetta che gli ospiti arrivino. Lo fa con precisione, con lentezza, ma allo stesso tempo con movimenti secchi che sembrano più scatti che gesti fatti con naturalezza. Blaine si ricorda di quella volta in cui suo padre stava male e Kurt, mentre erano seduti a prendere un caffè, cominciò a sistemare gli scontrini in un ordine ben preciso, quasi maniacale.

Lo vede dal suo viso contratto, da cui si intuisce che è concentrato ma allo stesso tempo completamente su un altro pianeta, perché si accorge a malapena della presenza di altre persone e perché risponde in modo automatico, senza prestare tanta attenzione a ciò che gli viene detto.

E lo vede dalle sue mani che tremano, mentre si guarda intorno per controllare che tutto sia stato fatto bene. Stanno aspettando che arrivino gli altri, perciò sono da soli.

«Kurt» mormora Blaine dal divano, stringendogli una mano quando gli passa accanto. Suo marito si volta verso di lui e sospira, cercando di sorridergli.

«Sì. Ti serve qualcosa?»

Blaine si acciglia.

«Devo per forza aver bisogno di qualcosa per prendere la tua mano?»

Kurt arrossisce, un po’ perché lo ha quasi trattato male, un po’ perché ha capito che Blaine si riferisce anche a quando ha chiesto la sua mano. Scuote la testa, mentre l’altro lo tira verso di sé per farlo cadere sulle sue gambe.

«Ho qualcosa per te» sussurra Blaine, porgendogli un piccolo sacchetto di velluto giallo con un biglietto rosso. Kurt fa per protestare, perché non è ancora mezzanotte e dovrebbero scambiarsi i regali più tardi, insieme a tutti gli altri, ma Blaine lo zittisce. Posa la propria fronte contro la sua, facendo scontrare i loro nasi.

«Dopo ci sarà anche il regalo ufficiale, da tuo marito. Questo è da parte della tua anima gemella» mormora, arrossendo giusto un po’ mentre lo dice. Si sente un po’ stupido, ma Kurt gli ha sempre fatto questo effetto e non sa comportarsi diversamente, quando ce l’ha intorno.

Il sacchetto è leggerissimo, quasi più del biglietto, e Kurt fa per aprirlo con mani tremanti, ma prima chiede: «Prima il regalo o prima il biglietto?»

«Prima il biglietto» sorride Blaine.

Il cartoncino rosso ha la data scritta in alto a destra, a penna, mentre al centro c’è solo una scritta in corsivo. Piccola, semplice e nera. Tanti auguri per questo Natale Pancioso.

Kurt scoppia a ridere e guarda intenerito suo marito, sistemandosi meglio sulle sue gambe. Gli dà un bacio a fior di labbra, gli accarezza una guancia e poi abbassa lo sguardo sul sacchetto di velluto giallo, lasciando scivolare il contenuto sul suo palmo aperto.

Due petali secchi, uno rosso e uno giallo, cadono delicatamente sulla sua mano, e Kurt si chiede come non abbia fatto a non accorgersi prima dell’accostamento dei due colori anche nel biglietto e nel sacchetto – uno rosso, l’altro giallo.

«Sono quelli che – »

«Sì.»

Kurt ricorda quel giorno. Quando gli regalò un mazzo di rose rosse e gialle, sulle scale – non quelle della Dalton su cui si sono incontrati e su cui Blaine gli ha chiesto di sposarlo, ma pur sempre delle scale. È quello che è la loro vita: una scala da scendere e salire – piena di alti e bassi, piena di gradini troppo alti, piena di difficoltà e corse a perdifiato. Eppure farle insieme è così bello.

«Ti amo» sussurra Kurt, guardandolo negli occhi.

«Ti amo» risponde Blaine.

Il telefono squilla.
 


 
December 25 (day number one).

Elizabeth è leggerissima tra le loro braccia. Dorme tranquilla, la testa minuscola e quasi pelata appoggiata contro il petto di Kurt. Anche Rachel dorme nel suo letto, stanchissima per il parto ma più che serena. La bambina stringe ancora di più le sue minuscole dita e loro sorridono inteneriti.

Blaine è seduto accanto a Kurt, la testa appoggiata sulla sua spalla mentre tiene una mano in prossimità della schiena di Elizabeth, e fa piccoli cerchi immaginari sulla copertina rosa che la avvolge. Sembra piccolissima, piccolissima e fragile. Dal momento in cui l’hanno vista, entrambi hanno capito che l’avrebbero protetta ad ogni costo.

Kurt e Blaine si guardano, sorridendosi con gli occhi. È un nuovo giorno, pensano.

È il regalo più bello.












Note finali: Fluff. Troppo fluff, lo so. Perdonatemi, davvero. Il fatto è che è la terza volta che mi capita di scrivere una os natalizia, e la prima era tremendamente tragica (era un death, e ho detto tutto), la seconda era "normale", un po' fluff e un po' angst, e questa... questa è solo cuori e arcobaleni. Però la colpa non è mia (più o meno) ma del mio papà. Un po' di tempo fa rovistavo tra i miei cassetti (più tento di metterli in ordine, più quelli sono incasinati) e ho trovato un cartoncino rosso, chiuso in una bustina e datato Natale '93. C'era scritto Tanti auguri per questo Natale pancioso, ed era per mamma da parte di papà. Io sono nata il primo Febbraio del '94, quindi quel Natale è stato decisamente pancioso. E niente, era una cosa troppo tenera, quindi... boh, è nata questa "cosa". Non ho specificato chi dei due sia il padre biologico perché non è importante, e perché non avrei saputo scegliere.
Ma a parte i miei strani aneddoti, colgo l'occasione per augurare a tutti un Buon Natale. Sia che crediate, sia che, come me, non lo facciate. Perché in fondo la cosa bella del Natale è l'atmosfera, anche se non sempre, e poi è un'occasione per vedere chi si vede raramente, o per divertirsi a comprare o creare regali, o per prendere cioccolate calde in tazze natalizie. Almeno per me.
Quindi, ancora auguri a tutti voi che avete letto. ♥
  
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