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Autore: MyQueenMichelle    23/12/2013    2 recensioni
One shot scritta durante l'ascolto di "Babe I'm gonna leave you" :) Spero che vi piaccia! ;)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jimmy Page
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le critiche costruttive sono ben accette :) L'unica cosa che vi chiedo è di non essere crudeli, sono un essere umano anche io e ho dei sentimenti ;)
Buona lettura! 


Aprii gli occhi. Il sole entrava nella stanza creando giochi di luce attraverso la finestra, illuminando soffusamente la casa in mezzo al nulla in cui vivevamo. Mi guardai intorno, osservando la stanza mal ridotta e sporca. Tutto era sempre uguale. Il letto al centro della stanza, proprio di fronte la porta d’ingresso. La cucina scrostata e unta si trovava a destra, mentre a sinistra una parete spoglia. Di fianco all’ingresso, c’era un armadio sgangherato con i nostri vestiti  e a di fianco al letto, l’unico bagno di quella minuscola casa. Non capii mai perché con tutti i soldi che aveva, Jim si ostinava a vivere in una casa microscopica nel mezzo del nulla, ma poco importava. Io lo assecondavo. Avrei fatto di tutto per lui.
Mi voltai nel letto cercandolo, cercando il suo viso, il suo profumo, il suo tocco. Lo trovai già sveglio che fissava il nulla, pensieroso come sempre. Restai a fissarlo senza dire niente, contemplando la sua espressione intensa, rafforzata forse dalla folta barba che non tagliava da mesi. Sospirai sovrappensiero, e lui si girò. “Buongiorno.” Disse con la sua voce calda. “Ciao.” Dissi io con voce decisamente meno suadente. Mi attirò a se, facendomi aderire al suo petto. Ascoltai i battiti regolari del suo cuore. Quel cuore così forte che doveva lavorare per due, perché il mio lo avevo donato a lui, ai suoi occhi, alla sua chitarra. Mi alzai dal letto, dirigendomi verso il piccolo bagno, rabbrividendo al contatto del mio corpo nudo con l’aria fresca.
Una volta dentro, mi guardai allo specchio, scrutando io mio corpo, osservandone ogni centimetro, ogni curva, ogni imperfezione, come se non lo conoscessi. Distolsi lo sguardo,  e dopo essermi sciacquata la faccia tornai in stanza. Mi vestii, infilando la sua camicia intrisa del suo profumo, e un paio di slip, mentre lui fece la stessa cosa con un paio di boxer.  Dopo di che mi misi a preparare il caffè, osservandolo mentre prendeva la chitarra e l’accordava. Iniziò a suonare una melodia sconosciuta, probabilmente improvvisata sul momento. Ogni volta che suonava mi scioglievo, aveva un effetto assolutamente ipnotizzante su di me, la sua espressione cambiava totalmente, non lasciando trapelare emozioni, se non l’amore che provava per la musica.
Ero persa di lui. Continuò a suonare non so per quanto tempo, non ci feci molto caso. Quando suonava, niente aveva più importanza al mondo, c’era solo il suono soave che Jimmy riusciva a produrre pizzicando quelle sei corde.
Suonò ancora e ancora, finché non decise di rompere l’incantesimo mettendo via la chitarra e andando fumare una sigaretta fuori.
“Lou, piccola, dobbiamo parlare.” Disse una volta  rientrato. Si sedette sul letto, e mi fece segno di sedermi accanto a lui. Gli sedetti affianco. “Ho ragionato molto in questi giorni…” Cominciò. “Su cosa?” Chiesi io. “Su tutto, su noi, il gruppo, la vita.” Disse vago. “E…?” Incalzai io incoraggiandolo a dirmi di più. “Questo è un periodo molto difficile per me, per noi. Io sono costantemente instabile, il giorno prima penso seriamente di sposarti, e il giorno dopo ti butto fuori di casa, dandoti della puttana. Non è una relazione sana.” Disse. Io sentii un calore invadermi la nuca. Era ciò che provavo quando mi terrorizzavo. Cercai di parlare, ma il respiro mi si era bloccato, e tutto ciò che riuscii a fare fu boccheggiare. “Mi…mi stai lasciando?” Sussurrai, con le lacrime che iniziavano a riempirmi gli occhi. Mise una mano sopra la mia, ma mi scostai. “Tu mi stai lasciando..” Dissi sconvolta. Non ci potevo credere. Si, è vero la nostra relazione era fatta di molti alti e bassi, ma era bello così per me. Non eravamo tipi da smancerie inutili, cene romantiche e famiglia perfetta, noi ci sfasciavamo dalla mattina alla sera con qualsiasi tipo di sostanza, facevamo sesso quando ci andava, in ogni dove e in ogni momento, fregandocene se avevamo compagnia o meno.
Noi eravamo così, eravamo sempre stati così e ci era sempre andato bene. Noi ci amavamo. E allora perché non mi voleva più? “Lou ti prego non fare così. Lo sto facendo per te, per il tuo bene.” Disse. Io mi alzai dal letto. “Perché?! Tu sei il mio bene, nient’altro, nessun altro, solo tu!” Dissi io in preda al panico. “No, non sono io! Io ti sto portando giù con me, Lou. Voglio che tu stia con qualcuno che ti possa far felice e che ti possa dare una vita normale, io non posso e non potrò mai.” Disse lui. “E’ questo che vuoi? Eh? E’ una vita normale che vuoi? Possiamo averla anche noi Jim, possiamo. Cambierò, cambieremo! Possiamo prendere una casa in centro, di quelle belle, a due piani e con il giardino. Prenderemo il the sulla veranda alle cinque di pomeriggio, e faremo lunghe chiacchierate con i nostri vicini, per poi parlar male di loro alle loro spalle, come tutti fanno! Inizierò a vestirmi con i vestiti belli, quelli eleganti, hai presente? E cucinerò per te, pranzo e cena. La mattina ti sveglierò con il profumo della colazione, e ti farò trovare il giornale sul tavolo, come una brava moglie. Saremo perfetti. Possiamo farlo, se vogliamo!” Dissi con le lacrime che mi scorrevano sul viso. “Non è questo che voglio Lou, no! Voglio solo che ti dimentichi di me. Io sono solo un danno. Guardaci! Siamo una coppia di drogati in continuo delirio, tu puoi cambiare senza di me, io no! Perché non sono abbastanza forte.” Disse. “Ti prego dimmi che non sta succedendo veramente, non a me!” Dissi disperata, mettendomi le mani nei capelli, vagando per la piccola stanza. “Tu non capisci! Perché non vuoi capire che lo sto facendo perché ti amo?!” Disse alzandosi dal letto. “No tu non mi ami! E non mi hai mai amata, se no non mi faresti questo!” Gli urlai addosso. “Io lo sto facendo per te! Lo sto facendo solo per te! Sei solo una stronza, vuoi fare sempre la vittima!!” Disse lui. “Vaffanculo! Vaffanculo, tu non mi ami! Tu non mi ami!!” Dissi iniziando a tirargli addosso le prime cose che mi capitavano per le mani. Lui mi venne incontro, mi prese i polsi, e me li portò sopra la testa, sbattendomi contro la parete. “Smettila, smettila, smettila!!! Perché non mi ascolti? Perché non mi vuoi sentire? Capisci che per me è una tortura doverti lasciare? Doverti dire addio? Al solo pensiero, mi sento morire dentro, ma non posso essere egoista. Devi avere la vita che meriti, con una persona che meriti veramente. Non con me!” Disse. “Non potrò mai essere contenta con qualcun altro. Non dopo essere stata con te.” Sussurrai tra le lacrime. Jimmy appoggiò la testa nell’incavo del mio collo. Inspirò lentamente. Sentivo le sue mani tremare sui miei polsi. “Ti prego vattene. Esci e non tornare mai più.” Disse. Lasciò la presa su di me, e si accasciò per terra contro al muro, con le mani nei capelli. Io mi diressi verso l’armadio, e misi le mie poche cose dentro una borsa, restituii la camicia a Jim, e mi vestii. Dopo di che raggiunsi la porta e la aprii. Esitai un attimo prima di uscire. “Sai…per un attimo, prima, ho pensato che mi avresti chiesto di sposarti. Ci ho creduto veramente.” Dissi, poi sospirai. “Ti amo, e ti amerò per sempre, Jim.” Mi girai un’ultima volta. Mi guardò dritto negli occhi per un attimo, poi abbassò lo sguardo. Riuscii a notare i suoi occhi smeraldo, lucidi. Io mi voltai di nuovo piena di dolore chiudendomi la porta alle spalle, potendo così dare sfogo alle lacrime, dirigendomi verso il nulla, sotto un insolito sole britannico.
  
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