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Autore: pensieridiparolemaidette    23/12/2013    9 recensioni
-Sequel di una mia os, "Opposites"-
Sorrise, iniziando a tastare la parte sinistra del suo letto.
Il suo sorriso scomparve non appena lo sentì vuoto. Così come si sentiva in quel momento.
Vuoto.
Usato.
Distrutto.
*con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone né offenderle in alcun modo*
[Larry, what else?]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Opposites'
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Attenzione!

 

Questa one shot fa parte di una serie.

Se non avete letto quella precedente, probabilmente non capirete molto.

 

 

 

*con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone né offenderle in alcun modo*

 

 




 

Can you suture my wounds and feelings?

 

 

 

Quella mattina di inizio Novembre Louis Tomlinson si risvegliò nel letto di Harry Styles.

Non avrebbe dovuto andare a casa sua.

Non avrebbe dovuto baciarlo.

Non avrebbe dovuto andarci a letto.

O meglio, non avrebbe dovuto fare l'amore con lui.

Perché?

Semplicemente perché lui si meritava qualcuno di molto meglio di uno stupido bullo con qualche tatuaggio.

Lui era la persona più sola che avesse mai conosciuto e ancora non ne capiva il motivo.

Lui era speciale, lui era perfetto.

E forse la gente era talmente gelosa della sua perfezione, che arrivavano ad odiarlo.

Si alzò lentamente, senza fare rumore.

Non voleva svegliarlo.

Non voleva incontrare i suoi occhi mentre lui tentava di fuggire.

Nonostante sapeva che lui non era nulla senza Harry, doveva andarsene.

È per il suo bene, continuava a ripetersi, mentre raccattava i vestiti sparsi per la stanza.

Lo guardò per qualche secondo.

Notò i vari lividi sul suo corpo e si chiese se sotto quella superficie ci fosse un'anima d'oro, piena di amore, di clemenza. In effetti, era così.

Si rivestì e i suoi occhi tornarono sulla figura del ragazzo.

Harry lo amava, lo sapeva.

Harry era innamorato di un'ombra, un'anima oscura che non voleva tornare indietro.

Uscì silenziosamente da quella stanza, avviandosi verso la porta principale.

Si guardò indietro solo per qualche secondo, per poi aprire e chiudere la porta, imboccando la strada per casa sua.

 

 

˜˜˜ ΅ ˜˜˜

 

Aprì gli occhi di scatto, trovandosi sdraiato nel suo letto.

Guardò i suoi vestiti, notandoli stropicciati, forse dovuto al fatto che aveva dormito con quegli stessi abiti per qualche ora.

Ebbe come il terrore che fosse stato tutto un sogno, che fosse stato tutto frutto del suo inconscio.

Si leccò le labbra.

Sentiva ancora il suo sapore.

Sospirò di sollievo, per poi rendersi conto del suo egoismo.

Non dovrebbe essere contento di aver fatto l'amore con Harry e subito dopo averlo lasciato lì, da solo, facendogli credere che per lui fosse soltanto una “relazione” da una botta e via. Facendogli credere che lui lo avesse solo usato.

Si morse l'interno guancia, come per punirsi.

O forse si stava solo convincendo che era per infliggersi dolore.

In realtà, lo fece per non scoppiare a piangere.

Strano, no? Un duro come Louis che piange.

Non riusciva a smettere di sanguinare interiormente.

Riuscirò mai a curare le mie ferite e i miei sentimenti?, si chiese, affondando il viso nel cuscino.

 

 

˜˜˜ ΅ ˜˜˜

 

Harry si svegliò di soprassalto, sentendo la porta di casa fare un rumore sordo.

Strizzò le palpebre qualche volta, tentando di ricordarsi cosa fosse successo la sera prima.

Louis è arrivato e … oh.

Sorrise, iniziando a tastare la parte sinistra del suo letto.

Il suo sorriso scomparve non appena lo sentì vuoto. Così come si sentiva in quel momento.

Vuoto.

Usato.

Distrutto.

Eppure lo sapeva.

Sapeva che Louis se ne sarebbe andato la mattina seguente, che non avrebbe fatto l'opposto dei suoi pensieri, per una volta.

Si raggomitolò su sé stesso, portandosi le ginocchia al petto e abbracciandole, per darsi un po' di calore. Voleva colmare il gelo che sentiva dentro con del calore corporeo, ma sapeva benissimo che non sarebbe bastato.

Riuscirò mai a curare le mie ferite e i miei sentimenti?, si chiese, quando qualche lacrima iniziò a solcargli il viso.

 

 

˜˜˜ ΅ ˜˜˜

 

Erano passati ormai due mesi da quando Louis aveva deciso di lasciare Harry in quel letto, da solo.

E Zayn, francamente, non ne poteva più.

Erano due mesi che il suo amico era diventato emotivo, si sentiva in colpa per tutto e tutti ormai pensavano che lui fosse diventato più docile.

Ma a Zayn non gliene poteva fregar di meno di quello che pensavano gli altri, perché lui era seriamente preoccupato per Louis. Non si era mai comportato così.

Sapeva che lasciarlo lì gli aveva provocato tante piccole ferite interne.

Non avrebbe reagito in quel modo, pensò.

Altrimenti non avrebbe detto, durante una loro litigata, che lo amava.

Così, quel giorno di gennaio, Zayn escogitò un piano, aiutato dal suo fidanzato Liam.

Secondo il piango, Liam avrebbe dovuto portare Harry negli spogliatoi, mentre Zayn avrebbe detto a Louis che per “risollevargli il morale” avrebbero fumato in palestra.

«Dai Louis, non puoi continuare così! Che ne dici di andare nella palestra a fumare? Ci stai, mh aveva detto, cercando di risultare il più convincente possibile.

Louis aveva semplicemente annuito, pensando che una sigaretta non avrebbe potuto peggiorare la sua situazione.

«Solo due secondi, devo andare in bagno.» e, dicendo ciò, si allontanò a passo svelto verso l'ala est del loro piano.

Ormai la campanella aveva segnato l'inizio dell'ultima ora quando Zayn si recò nel palestrone, così chiamavano la grande palestra che ospitava le partite di calcio quando fuori non si poteva usare il campo, proprio mentre Liam era riuscito a trascinare contro la sua volontà portare Harry nello spogliatoio maschile, con la scusa “ho lasciato una cosa in palestra. Mi accompagneresti, amico?

Zayn, dopo qualche minuto, iniziò a sospettare che Louis avesse scoperto tutto e che ora fosse in classe, a fare quella fottuta verifica di economia aziendale.

Ma, non appena vide la testa castana di Louis fare capolino da dietro la porta, si diede mentalmente dello stupido. Il suo piano era perfetto, non avrebbe mai potuto scoprirlo, anche perché non lo sapeva nessuno eccetto se stesso e Liam.

«Pensavo che fossi caduto nella tazza del cesso, coglione.» ghignò il moro, guadagnandosi da una lieve risata dal più grande.

«Veramente sei tu quello che da piccolo-»

«Oh, andiamo, avrò avuto tre anni! E poi non ero letteralmente caduto nel cesso.» lo interruppe bruscamente, ricordandosi che, Dio, gli mancavano questo tipo di discorsi. Insensati e stupidi, come piacevano a lui.

«Oh, davvero?» inarcò un sopracciglio «Dovrei forse ricordarti che-»

«Maledetto il giorno che te l'ho detto.» borbottò, interrompendolo nuovamemte.

Entrambi risero di gusto, iniziando a parlare delle colossali piccole figure di merda che entrambi avevano vissuto.

E Zayn quasi si scordò del piano. Quasi.

«Ah, Louis, ieri ho scordato nello spogliatoio una maglietta. Mi accompagni?» disse, non appena finirono di ridere. In quel momento gli arrivò un messaggio da parte di Liam.

 

“Styles è nello spogliatoio 6.”

 

Ghignò, infilando il cellulare nella tasca anteriore dei suoi skinny jeans.

Quello spogliatoio era abbastanza spazioso e le panche erano molto comode. Soprattutto quando avranno fatto pace.

Ridacchiò mentalmente per i suoi stessi pensieri.

«Sicuro.»

Si avviarono velocemente verso gli spogliatoi.

«Dai, Liam, non è divertente. Fammi uscire di qui!» il tono di Harry era flebile e ovattato dalla porta quando entrarono nel corridoio dedicato solo gli studenti reduci dalle attività motorie.

«Harry?» domandò Louis, aggrottando le sopracciglia. «Harry!» si allarmò, notando la sedia posta esattamente sotto la maniglia della porta, in modo da non far uscire nessuno.

Chiunque avesse fatto questa cosa ad il suo Harry, poteva ritenersi un uomo morto.

Scostò velocemente la sedia, aprendo di scatto la porta, facendo spazio ad Harry, in modo che potesse uscire.

Ma Zayn fu più veloce.

Di fatti, con uno scatto repentino, spinse Louis con poca grazia dentro la stanza, facendolo finire tra le braccia di Harry. Prese la sedia e chiuse la porta come in precedenza.

«Finché non farete pace, voi due non uscirete di qui.» urlò quasi Zayn, ridacchiando e pensando che il suo piano era completo.

Quasi.

Ora era tutto nelle mani di Louis.

Picchiarono sulla porta urlando a Zayn di aprirgli ma ormai il giovane era già nel cortile della scuola, intento a baciare il suo ragazzo, Liam.

 

 

˜˜˜ ΅ ˜˜˜

 

«Credo che se ne sia andato.» constatò Louis.

Dio, che affermazione stupida.

Era ovvio che se ne fosse andato.

Zayn ne avrebbe pagato le conseguenze, più tardi.

«Già.» disse il ragazzo, freddo.

Si girò di scatto, come se le sue stesse gambe avessero vita propria, e andò a sedersi su una panca, al lato destro della stanza.
Harry lo guardò perplesso per qualche secondo, finché non decise anche lui di sedersi, dato che sarebbero rimasti lì per molto, nel lato opposto della stanza, in modo che i loro corpi non avessero alcun tipo di contatto.
Louis non riusciva a staccare gli occhi dal pavimento, nonostante lui provasse la voglia irrefrenabile di guardare Harry negli occhi, di toccarlo, di baciarlo e, perché no, di amarlo.

Perché lui lo amava. Lo amava da star male.
Ma sapeva benissimo che Harry si meritava molto meglio. Sapeva che Harry si meritava qualcuno che non lo facesse soffrire, qualcuno che non fosse se stesso.

Perché, andiamo, quale madre permetterebbe al proprio figlio di stare con un punk?
I minuti, o meglio, ore secondo Louis, seguenti furono immersi nel più totale silenzio, finché Harry non parlò.
«Perché mi hai lasciato solo?» chiese, sapendo benissimo che Louis avesse già capito a cosa si riferisse.
«Volevo solo una scopata, Harry.» disse. Quelle parole avrebbero dovuto ferire Harry, ma non lo fecero.
Perché il tono che usò Louis non fu convincente. Per niente.
Anzi, il tono sembrava più quello di una muta supplica. Come se Louis gli stesso supplicando "ti prego, beviti questa cazzata."
Ma Harry no, non voleva credergli. Voleva sapere il vero motivo.
«Louis.» lo spronò «So che stai mentendo.»
Louis rimase qualche secondo uh silenzio.
Era così pessimo, come attore?
«Sul serio, non provo nulla per te. Volevo solo divertirmi, tutto qui.» Louis ci provò ad essere realistico, sul serio. Ma la sua voce non era della stessa idea.
«Louis. So come ti piace divertirti.» disse Harry, sicuro di sé.
«Ah, sì?» provò a dare al suo tono una sicurezza che sicuramente non possedeva.
«Sì. Tu ti diverti picchiando le persone. Anzi, picchiando me.»
Ma Harry non sapeva, almeno, non ancora.
Ma come poteva sapere che Louis lo picchiava solo per averlo vicino, senza far sospettare a nessuno di essere segretamente innamorato di uno sfigato? Come poteva sapere che ogni volta si sentiva di merda e che tutte le volte che i suoi amici provavano a picchiarlo, lui diventava improvvisamente iroso e continuava a dire che era suo? Di sua proprietà?
Beh, era praticamente impossibile.
«Tu non puoi capire, Harry.» disse soltanto, sospirando impercettibilmente.
Harry digrignò i denti, sibilando un «Dal modo in cui ti sei comportato con me, mi fa credere che tu sia così.» ed Harry mentì.
Perché voleva fare arrabbiare Louis. Perché voleva che lui gli sputasse addosso tutta la verità. Perché voleva trovare una spiegazione valida per il suo comportamento. Oppure, più semplicemente, lo amava talmente tanto da aggrapparsi a qualunque cosa, pur di fargli credere in un amore reciproco.
Ed Harry, in quel momento, sì sentì veramente patetico.
«Sai che c'è? Tu non sai nulla. Non sai che io ti ho mollato lì, nel tuo letto, perché sapevo perfettamente che quello che potevo darti io era nulla in confronto a quello che ti meritavi. Non sai che in questi due mesi sono rimasto quasi sempre chiuso in casa a deprimermi perché mi sentivo una merda, per tutto quello che avevo fatto. E ora tu pretendi di venirmi a dire che-»
Ma Louis non fece in tempo a dire nulla, perché le labbra di Harry cominciavano perfettamente con le sue, in un agognato contatto, bramato da entrambi e anche se Louis sapeva che Harry non doveva accontentarsi di lui, lo baciò. Perché quel bacio era così dannatamente perfetto. Perché quel bacio sapeva di loro. Perché una sola persona non può essere perfetta, la perfezione esiste solo con due persone che si amano, che combaciano come due pezzi di puzzle.
«Ti amo, Louis. Non desidero nessun altro all'infuori di te. E non mi importa se tu pensi di non essere abbastanza, perché noi siamo perfetti insieme. Noi ci completiamo. Noi siamo due opposti che si equilibrano.
Amami, Louis, amami come non hai mai fatto in vita tua, amami come se non avessi mai fatto altro, perché è questo quello che voglio ed è questo quello che ti darò e che ti ho sempre dato, nonostante tu non lo abbia mai notato.»
Louis guardò attentamente gli occhi di Harry, ogni sua piccola sfumatura, una qualunque prova della sua insicurezza nel dire quelle parole.
Ma non me trovò traccia.
«Allora lasciati amare. Lascia che io curi le tue ferite più profonde e i tuoi sentimenti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE infinitamente per lo schifo che avete letto.

 

Spero di ricevere almeno un decimo delle recensioni che ho avuto in “Opposites”.

Vi devo ringraziare, una ad una, per le INFINITE recensioni che mi avete lasciato, grazie di cuore, siete fantastiche.

Ringrazio anche chi ha messo tra le preferite/seguite/ricordate e chiunque abbia letto silenziosamente.

Vi adoro, sul serio.

Alla prossima.

Alex.

 

P.s.- per curiosità … non è che vi piacerebbe sapere cosa successe agli ziam? Dhehe.

Sono un caso perso, lo so.

   
 
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