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Autore: Aout    23/12/2013    0 recensioni
[Nel secondo capitolo SPOILER di Thor: The Dark World]
Come Pepper conobbe i Vendicatori, di questo tratta esattamente questa raccolta, inutile fare storie. Tutti i Vendicatori, anche quelli che non sono propriamente Vendicatori e quelli che in realtà aveva già conosciuto prima (sì, d’accordo, forse molto meno “esattamente” di quanto avessi progettato all’inizio, ma tant’è).
Dalla Parte I:
Ma era così? La sua... paura, bastava a giustificare quella che era una più che evidente perdita di professionalità? Insomma, lei era Pepper Potts, lei era la Professionalità, con la lettera maiuscola e pure un bel pedigree! Gli errori si fanno, si ammettono e poi si ripara la situazione. Bene, almeno era già a un terzo dell’opera.
Dalla Parte II:
Successe tutto al rallentatore e Pepper rimane tutt’oggi convinta che i film d’azione di cui da adolescente era appassionata le abbiano evidente rovinato la psiche. Perché, se così non fosse stato, lei non si sarebbe mai nemmeno sognata di intervenire. Perché, dai, sul serio? Cosa voleva fare, l’eroina tragica?
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Pepper Potts, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parte II

Mitologia spicciola




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- Sì, Tony. No, Tony. Scordatelo, Tony.
Happy la salutò con la mano e Pepper riuscì a rispondere appena con un sorriso veloce, visto il telefono stretto nella mano destra e, nella sinistra, i pesanti progetti di ampliamento dell’ala nord.
Da dove mi è uscito quel “tranquilli me ne occupo io”?
- Ho detto no, Tony. Ti supplico. Hai già dato via la mia amatissima collezione d’arte moderna ai boyscout... come quale? Non fare il finto ton-to.
Riuscì ad attraversare le porte scorrevoli dell’anticamera alla sala riunioni per un pelo. Sperò che nessuno avesse da ridire anche se i progetti erano un po’ stropicciati.
Molto impegno, notti in bianco, architetti famosi... sì, credo userò queste parole.
- No, Tony. Non ti permetterò di toccare gli impressionisti. La nuova palestra la puoi costruire da un’altra parte, la sala esposizioni resta lì dov’è. Non volevi una scusa per costruire una dependance della villa a Miami? Adesso ce l’hai.
- Signorina Potts, quando è pronta, gli azionisti stanno arrivando. – disse Katy, una delle ultime segretarie assunte.
- Grazie Katy, - le sussurrò in risposta, movendo appena le labbra e poggiando temporaneamente i progetti sul divanetto davanti a lei, - Come dici, Tony? Ah... sì, lo so, sono geniale. Senti, ora ti dispiacerebbe lasciarmi fare l’Amministratore Delegato per un attimo? Sei solo una cinquantina di piani sopra di me e mi sembra assurdo continuare a parlare al telefono. Ok, ci... preferirei il giapponese, lo sai. Ma la pizza va bene uguale. Ok, ci... no, niente mix dei due, non voglio la salmonella perché hai deciso di cuocere sulla pizza del pesce crudo. Ok, bravo, ciao, ciao. A dopo. Ciao.
Pepper pigiò sul riquadro luminoso del cellulare con una forza non necessaria ma che la fece sentire un po’ meglio. Poi alzò gli occhi al cielo, sbuffò e si girò verso il vetro chiaro della finestra panoramica dietro di lei, cercando di riprendere fiato prima di cominciare la riunione.
- Ma che cavolo...?
Ma le si presentò davanti una scena assurda. Due piani più giù, vicino all’entrata di un vicolo parallelo al parco, c’erano quattro persone: due ragazze che stavano indietreggiando, un uomo che brandiva una strana asta argentata e... mi sono persa l’arrivo del carnevale?
Poi, all’improvviso, quel coso... insomma, il quarto (è truccato come un serial killer, ma è senza motosega. Ha le orecchie lunghe ma temo che non ci sia niente di fantasy in tutto questo...) cominciò ad avanzare verso le due ragazze in prima fila. La seconda, con i capelli neri e gli occhiali, cacciò un urlo notevole.
La voce di Pepper le si sovrappose.
- Happy, Happy! Vieni qui, Happy!
 
 
Una decina di minuti prima, vicino all’entrata di un vicolo parallelo al parco
 
- Le mie dita si stanno congelando.
- Oh, Darcy, piantala di fare la melodrammatica.
- Non sto facendo la melodrammatica! – le rispose lei, piccata, - Dici che mi si staccheranno?
Jane sbuffò e accelerò il passo, tenendo sempre davanti a sé il rilevatore di onde a mo’ di GPS.
- Mi ricordi perché siamo venuti qui, adesso? Lo sai che fa freddo? A Londra non faceva così freddo...
Jane valutò per un secondo di non risponderle. Poi si ricordò che, per sfinimento, tanto Darcy le risposte le otteneva comunque.
- Lo sai perché.
Darcy mugugnò qualcosa di inintelligibile. – Jane, non hai bisogno che ti ricordi cosa è successo l’ultima volta che siamo andati alla ricerca di un’anomalia dello spazio-tempo, vero?
- Smettila di usare il tuo linguaggio da telefilm.
- Non è un linguaggio da telefilm! Diglielo, Ian. Tu ti ricordi che cosa è successo l’ultima volta? – continuò Darcy, rivolgendosi al suo stagista-quasi-fidanzato-ma-dipende, a qualche passo da loro e con in mano le attrezzature, senza tuttavia attendere una qualsivoglia risposta, - Non ti sarai scordata il tipo oscuro con la treccia, quella roba rossa cattiva e tutto il resto, vero? Vero?
Jane sbuffò di nuovo. – Potresti stare zitta un attimo? Ci siamo quasi. – le disse, mentre osservava il rilevatore impazzire in un modo che ormai associava istintivamente a qualcosa di straordinario.
Straordinario. Non piacevole, non bello, ma pur sempre straordinario.
Avanzò ancora qualche passo, ignorando le ultime lamentele sussurrate di Darcy e, in parte, anche la particina della sua coscienza che la stava insultando per la sua avventatezza.
Ci siamo, ci siamo.
Ah.
Davanti a loro, giusto alla fine del vicolo scuro tra due case in mattoni, stava uno strano cerchio luminoso con i bordi sfrangiati e, all’interno, quella che sembrava proprio una pianura di fuoco.
Scommetto che è Múspellsheimr.
Thor sarebbe fiero di me, ho studiato.
- Oh, cazzo. – dissero in coro Darcy e Ian. - Non è quello che sto pensando che sia, vero Jane? Jane? Dimmi che non è quello che sto pensando! – le chiese poi Darcy, con una voce decisamente stridula.
Ma Jane non la sentiva neanche. Aveva il rilevatore alzato davanti a sé, un sorriso sulle labbra e gli occhi fissi sul fuoco danzante a qualche metro da lei. Pareva quasi sentirne il calore.
Beh, no, non posso. I portali dimensionali non trasportano le onde termiche, ma fa comunque un certo effetto.
Fece un passo in avanti per avvicinarsi, consapevole che aveva lo sguardo lievemente spiritato.
Questa sì che è una scoperta! E posso studiarlo, finalmente!
- Jane, ma quella... cosa, non mi ricordo come si chiamava...
- La convergenza.
- Bravo, Ian, quella non avrebbe dovuto... insomma... essere finita? Questi cosi non dovrebbero più esserci, no? Jane? Jane, mi guardi un secondo?
No, non avrebbero dovuto esserci, non in teoria. Ma, supponendo che i portali si erano aperti un po’ prima della convergenza, non era logico credere ce ne fosse qualcuno anche un po’ dopo?
Jane era non era mai stata così contenta di avere ragione.
E la cosa migliore era che non c’era nessuno lì, a romperle le scatole con gemme liquide superpericolose o uffici governativi dal nome improponibile e quindi aveva tutto il tempo del mondo per studiare un fenomeno che le rompeva la testa da mesi.
- Jane? Ma ci sei ancora? Terra chiama Jane? Jane!
- Darcy, per l’amor del cielo, la pianteresti di urlare? Sto pensando.
In risposta, Darcy sbuffò sonoramente e si sedette arrabbiata sul marciapiede a qualche metro da lei.
Jane, sangue freddo.
Era davanti a lei! Un portale transdimensionale! Niente storie di alberi che reggono l’universo o discutibili trucchetti magici. Solo ed esclusivamente scienza.
Jane era così felice che si sarebbe messa a saltellare. Ma decise di trattenersi.
Osservando i dati schizzare a livelli astronomici sul misuratore davanti a lei, fece un altro passo sicuro in avanti verso la pianura di fuoco, ma successe qualcosa.
Jane non ricordò bene in che ordine fossero andate le cose, in seguito. Ma nel momento in cui sentì Darcy urlare, aveva già fatto un salto all’indietro lontano dall’elfo oscuro che si era affacciato sul portale e che adesso stava avanzano veloce verso di loro.
 
 
Intanto, da un’altra parte. Una parte molto molto lontana...
 
- Come sta il Padre degli dei, Thor?
Erano all’esterno del piccolo piazzare vicino al villaggio. Entrambi in piedi sulla cima delle scale, osservavano con attenzione l’allenamento dei giovani asgardiani, che si battevano con la ferocia di chi ancora non ha conosciuto la guerra.
È passato così tanto tempo... eppure anch’io ero così, una volta.
Ad un certo punto un ragazzino ben piazzato ne abbatté un altro con un colpo di spada. Erano armi in legno, Thor lo sapeva bene, ma non poté fare a meno di stringere istintivamente i denti in un moto di empatia, al ricordo dei tanti lividi che aveva accumulato nei suoi duelli in gioventù.
- Tutto bene, Lady Sif. È provato, ma come non giustificarlo? Devo ammettere che da qualche tempo la situazione sta comunque migliorando, prima non sembrava nemmeno più lui...
Lady Sif annuì pensierosa e poi continuò, lo sguardo perso tra i giovani combattenti ma rivolto molto più in là, – Com’è che oggi non sei dalla tua mortale?
Lui fece spallucce. – Jane mi ha chiesto un po’ di tempo per finire di sistemare la sua nuova casa nelle terre d’America, dice che altrimenti potrei “dubitare della civiltà umana”, anche se non sono certo di cosa intendesse dire...
Lady Sif alzò la testa verso di lui e cercò il suo sguardo, aprì la bocca ma fu interrotta prima di poter dire qualcosa.
- Thor! – tuonò infatti possente la voce di Heimdall, dall’altra parte della piazzetta. In due falcate, il Guardiano era già al loro fianco, la posa rigida e lo sguardo cupo, – Thor, la tua mortale. Devi venire subito.
 
 
Ma torniamo al vicolo oscuro...
 
- Jane, cavoli!
- Sì, lo so!
- E adesso come ne usciamo?
- Non lo so!
Pepper sentiva quelle ragazze urlare ma sapeva di aver già fatto tutto ciò che era in suo potere fare. Era stata chiamata prontamente la polizia, tutte le guardie presenti nella Stark Tower stavano per intervenire e Happy aveva già provveduto a sistemare qualcuno dall’altra parte della strada così da impedire che altri fossero coinvolti.
Pepper aveva fatto tutto il possibile ma il suo subconscio non doveva esserne poi così soddisfatto, dato che vide comunque se stessa scendere la scala antincendio e avvicinarsi a quello strano scontro, in barba a qualunque considerazione ragionevole.
Inizialmente, di “strano”, lì, c’era solo il pittoresco costume di quel... criminale, se così lo si poteva definire, ma Pepper era decisamente più a corto di definizioni del solito per trovare qualcosa di meglio. Piano piano poi, però, più o meno quando Pepper si era accorta che quelle orecchie non dovevano avere niente di finto e, in più, l’arma che il tizio stava usando lanciava proprio dei colpi laser, il tutto aveva cominciato a trasformarsi in una di quelle cose aliene con cui lei non avrebbe mai voluto avere a che fare.
Quando poi si era avvicinata al vicolo e aveva intravisto tra le mattonelle scure il cerchio luminescente infuocato aveva compreso infine che scendere quella scala era stata davvero una pessima idea.
- Ehi, persone! Persone che vengono a darci una mano! Persone, aiuto!
Pepper vide la ragazza con gli occhiali sbracciarsi verso i soccorsi che si stavano avvicinando e, in quel preciso momento, il criminale sparò un raggio laser verso di lei.
Per i primi secondi Pepper rimase convinta che l’avesse colpita, ma l’urlo che aveva in mente di cacciare le si strozzò in gola quando notò che, graziealcielo, il ragazzo con l’asta argentata si era buttato sulla ragazza e il colpo era finito su un auto parcheggiata a qualche metro dietro di loro, mentre i due erano sani e salvi a terra.
Continuò a ringraziare il cielo per altri sei o sette centesimi di secondo, prima di realizzare che adesso la ragazza con i capelli castani era rimasta sola davanti a quel criminale, lo sguardo spaventato e quella che sembrava una semplice radiolina scura davanti a lei come scudo.
Il criminale alzò la pistola o qualunque altra cosa fosse e si preparò al colpo.
No.
Successe tutto al rallentatore e Pepper rimane tutt’oggi convinta che i film d’azione di cui da adolescente era appassionata le abbiano evidente rovinato la psiche.
Perché, se così non fosse stato, lei non si sarebbe mai nemmeno sognata di intervenire. Perché, dai, sul serio? Cosa voleva fare, l’eroina tragica?
Fatto sta, comunque, che quella cosa da terra la raccolse (non aveva tempo da perdere per verificare cosa diamine fosse) e la lanciò.
Peccato che, se l’intenzione da eroina tragica c’era, quella cosa (doveva essere un sasso, si dirà in seguito) ovvio che non finì dove doveva finire e anzi rischiò di cavare un occhio alla povera ragazza dai capelli scuri.
Perché se può andare peggio, piove di certo.
Comunque, se l’obiettivo era distrarre quell’arlecchino inquietante, il piano riuscì. Se era quello in piano, Pepper non ne era certa.
Vide gli occhi vuoti della maschera fissarsi su di lei e in quell’esatto momento realizzò quanto avesse decisamente superato il suo limite di errori da commettersi in un’unica giornata.
Chiuse gli occhi e prese un respiro. Non aveva pensieri in testa e, se ci fosse stati, sarebbero stati tutti troppo dolorosi da sopportare.
Ma, ad un tratto, sentì un rumore fortissimo e vide attraverso le palpebre una luce intensa, come se fosse stata sotto il sole d’agosto a Miami, nella spiaggetta davanti alla loro villa.
Che metafora idiota...
Quando aprì gli occhi vide che un grosso omaccione biondo con la corazza e il mantello rosso era apparso tra il criminale e la ragazza bruna. Ebbe appena il tempo di verificare che un martello? Quello è veramente un martello? Che l’omaccione biondo mandò il criminale a schiantarsi a una ventina di metri di distanza con un fulmine. Un fulmine...
Pepper deglutì e scosse la testa per schiarirsi le idee.
Magari ho le allucinazioni per lo stress.
Speriamo.

 
Jane era indietreggiata più che aveva potuto, lo sguardo fisso verso le orbite vuote che aveva davanti e il cuore in gola. Aveva fatto appena in tempo a notare quella donna dai capelli chiari che tentava di distrarre l’elfo oscuro (ma a che pro? Perché non voleva colpire me, vero?) che una montagna in corazza le si piazzò davanti, salvandole la vita per la centesima volta in meno di tre anni.
Grazie a Odino! Sul serio!
Un battito di ciglia e l’elfo era una frittella sul vetro di un grattacielo.
- Jane! Stai bene? – chiese Thor, girandosi e guardandola negli occhi con lo sguardo tanto preoccupato da risultare quasi furioso.
Ooh... ehm, concentrati.
- Sì Thor, tutto bene. Io... bene... noi... – quando lui la baciò, Jane perse il filo del discorso.
- Oddio Jane! Jane, Jane! –realizzò che quella era la voce isterica di Darcy (la stessa che usava quando qualcuno finiva i suoi biscotti preferiti o le scaricava la batteria del PC) quando una cascata di capelli neri la sommerse.
Mi sta veramente abbracciando?
Un po’ impacciata, Jane rispose all’abbraccio, per poi discostarsi imbarazzata. – Sì, Darcy, tutto ok. Era imprevisto...
- Imprevisto? Imprevisto? Ma se sei andata a cercartela?
Jane aprì la bocca sconvolta, - Darcy!
- In che senso? – intervenne Thor, lo sguardo improvvisamente serio e calcolatore.
- Ehm... scherza! – tentò.
- No che non scherzo! – non la aiutò Darcy, - Ha cercato i portali, la tua fidanzatina, sai? Per studiarli! E ci ha quasi fatto uccidere!
- Oh, ma questo non...
- Scusate se vi interrompo, ma qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi cosa è successo?
Tutti e quattro (c’era anche Ian, era dietro di loro e aveva ancora lo sguardo un po’ scioccato) si girarono e si accorsero che, ah, c’erano schierati davanti a loro almeno almeno una ventina di agenti con tanto di pistole estratte, una decina di guardie con il completo scuro e, in testa, la donna con il tailleur che aveva cercato di accecarla, il tono fermo e lo sguardo tranquillo anche se aveva i capelli in disordine e la gonna che ormai era più nera che bianca.
Jane si guardò intorno e si accorse che, tra di loro, era meglio spiegasse lei le cose. Tentasse, almeno, - Dunque... – dunque, cosa? Vediamo, escludere a priori parole come “alieno” ed “elfo” era un buon inizio, giusto? – Ehm...
- Pepper! – urlò però improvvisamente qualcuno, interrompendola. Un secondo dopo un Tony Stark ommiodio (o almeno questo disse Darcy) trafelato li raggiunse. – Che sta succedendo? – disse, verso la donna per poi accorgersi di loro e tuonare un “Tu!” poco amichevole, - Che ci fai qui? Il fratellino pazzo ha nuove manie di conquista del mondo?
Thor si concesse qualche secondo per squadrarlo, poi parve riconoscerlo e assunse un’espressione altrettanto poco amichevole. - Stark, giusto? No, Loki non c’entra, lui... non è il momento giusto per parlarne. Comunque...
- E cos’era quella cosa prima di essere spiaccicata?
- Un elfo oscuro. – riprese Thor, - Faceva parte dell’esercito di Malekith, un antico nemico dei mondi che siamo riusciti a sconfiggere nelle terre Inglesi qualche...
Ma Stark lo interruppe, - Ah, a Greenwich, vero? Sospettavo qualcosa ma Fury non ha mai voluto dirmi niente a riguardo... e da dove è uscito?
- Da un portale...
- Mmh... – continuò Stark, dirigendo lo sguardo verso il portale luminoso a qualche metro da loro, sempre più piccolo, - Quella cosa, sì. Sì, ne ho sentito parlare, ma pretendere di sapere qualcosa dallo Shield è oltremodo utopistico, per i miei gusti. E non mi piace supplicare per avere informazioni. Ruberò qualcosa in seguito. Comunque è un fenomeno interessante... chissà quando si chiuderà...
- Fra qualche ora al massimo, credo sia l’ultimo. – intervenne lei, almeno qualcosa da dire l’aveva, in quel caso. Con la coda dell’occhio notò che Thor aveva aperto la bocca per dire qualcosa, ma aveva rinunciato in ultimo.
Stark alla sua risposta si girò verso di lei e la soppesò, quasi si accorgesse in quel momento della sua esistenza. Poi riprese, girandosi di nuovo e facendo finta di niente, - Beh, è qualcosa... dicevamo? Ah, sì. Pepper, cavoli, perché non mi hai chiamato?

 
 ***

- Non mi hai ancora risposto.
- Oddio, Tony, e cosa avresti potuto fare? Lanciargli addosso un computer? Paralizzarlo con un’osservazione arguta e sarcastica?
Erano in camera loro, all’ultimo piano del grattacielo e quindi molto molto lontano da possibili portali dimensionali di cui non ho capito niente, ma è meglio così. Santa ignoranza.
- Sei per caso arrabbiata con me? O sei ancora sotto shock? Comunque, da quello che ho capito, qualcosa lo hai lanciato tu...
Era notte inoltrata, erano a letto, l’uno vicino all’altro e Pepper avrebbe desiderato con tutta se stessa avere un altro sasso in mano in quel momento da lanciare sulla fronte del suo fidanzato.
- Oh, ma ti prego!
- Comunque, io avrei potuto...
- Ma se non hai nemmeno l’armatura! – sbottò alzandosi a sedere e rischiando di andare a sbattere contro la testa di Tony, che le si era avvicinato ed era quasi riuscito a prenderla tra le braccia.
- Ma, ma... io sono Iron Man! Ecco... – disse Tony, finendo la frase a bassa voce.
Pepper sbuffò. – Perché non ce l’hai, un armatura, giusto Tony? Perché già oggi ho incontrato un dio e una creatura delle fiabe, quindi credo di aver sopportato abbastanza rivelazioni!



 
 
 
 
 
Note: Ovvio che il capitolo sia ambientato dopo Thor: The Dark World. Jane e Darcy cominciano a piacermi sul serio, come personaggi, quindi temo che continuerò a rifilarveli lì dove posso ;)
Non ho molto da dire su questo capitolo... diciamo che, nella parte finale, mi riferisco ad un mio dubbio personale (cosacavolisuccederàinTheAvengers2), quindi potete anche ignorarla, come frase. Invece, quando parlo di Múspellsheimr, mi riferisco al regno dei fuoco, uno dei nove mondi di cui si parla sempre :)
Ci vediamo al prossimo (giuro che tenterò di introdurre Capitan America, il secondo capitolo doveva essere suo, ma mi manca un po’ di ispirazione al momento).
Aout ;)

 



 
  
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