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Autore: cenerella    23/12/2013    3 recensioni
"Lui era quello che andava bene a scuola, sua madre si ammazzava di turni al negozio di souvenir della riserva ed era orgogliosissima dei suoi risultati scolastici. Gli bastava un'oretta sui libri e poi correva a raggiungere gli amici. Il pallone sulla spiaggia, i tuffi dalla scogliera, le moto scassate da riportare in vita e, naturalmente, le ragazze."
OS seconda classificata all'University Challenge indetto da Elettra 89 su FFZ.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Embry Call
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A Noemi

che è stata la prima a guardare il Wolfpack

e ad accorgersi che c'era rimasto un lupo che non se lo filava nessuno.

Spero che questo Embry sia all'altezza del tuo.

Diottrie


 

Trovi terribilmente erotico guardare un uomo che si riveste dopo aver fatto l'amore. É come se timbrasse il cartellino d'uscita – rifletti – consapevole di avere fatto un buon lavoro.

Lo osservi chiudere il bottone dei jeans neri e infilare la maglia di un gruppo metal, guardarsi attorno spaesato e poi socchiudere gli occhi, grattandosi la nuca.

Hai ancora in bocca il gusto dell'ottimo caffè che ti ha portato a letto, posi la tazza vuota sul comodino e ti abbracci le ginocchia.

Il suo sguardo smarrito si posa sul ripiano della scrivania. Sorride, inforca gli occhiali e, finalmente, ti guarda davvero.

- Buongiorno.

Gli restituisci il sorriso. Davvero un gran pezzo di figliolo.

Si siede sul letto sfatto e infila gli stivali. Poi ti prende il volto tra le mani e ti bacia, chiudendo gli occhi, infine si alza e si avvia verso la porta.

Solo quando ha la mano sulla maniglia si volta, come se si fosse improvvisamente ricordato di avere qualcosa da dirti.

- Mi chiamo Embry.

 

***

 

Aveva guidato tutto il giorno con il sole negli occhi e adesso aveva solo bisogno di una birra ghiacciata e di sdraiarsi a riposare la schiena.

Ci pensava da un bel po' ma, dopo le vacanze primaverili, era stato facile prendere la decisione di andarsene. La borsa di studio del Tribal Council gli garantiva la copertura totale delle spese e, benché gli fosse sempre sembrato naturale frequentare Economia a Seattle, relativamente vicino a casa, l'idea di un semestre alla prestigiosa School of Business di Chicago non gli era mai sembrata così allettante.

La mente più brillante della sua generazione lo avevano definito pomposamente gli anziani, il futuro della Tribù.

Già, il bambino senza padre, quello che portava gli occhiali da miope fin dall'età di sei anni, da quando la maestra si era resa conto che, dal momento che non vedeva quello che c'era scritto sulla lavagna, raccattava matita e quaderno e, dall'ultimo banco - era già uno dei più alti della classe - traslocava in prima fila per copiare.

Lui era quello che andava bene a scuola, sua madre si ammazzava di turni al negozio di souvenir della riserva ed era orgogliosissima dei suoi risultati scolastici. Gli bastava un'oretta sui libri e poi correva a raggiungere gli amici. Il pallone sulla spiaggia, i tuffi dalla scogliera, le moto scassate da riportare in vita e, naturalmente, le ragazze.

Poi la musica era cambiata.

Erano tornati i Freddi e, improvvisamente, c'erano stati turni di ronda da organizzare, corse nella foresta e un capo al quale obbedire senza discutere perché ne andava della sicurezza della Tribù.

Ma, per fortuna, ancora le ragazze.

Prima Sam con Leah e, dopo, tutto il casino con Emily. E Quil che diventa una specie di babysitter a tempo pieno. Poi Jacob, il suo miglior amico, perde la testa per la viso pallido che si era messa con uno dei Freddi e tutto quello che si era portata appresso quella storia. Due branchi, due Alpha, botte da orbi e roghi nella foresta e sulla montagna. E alla fine anche Jacob che si rassegna ad aspettare non si era mai capito bene cosa.

Lui no, per fortuna, per il momento se la era scampata. Girava voce che forse il suo DNA non fosse così pregiato, in fondo era figlio di padre ignoto, per cui poteva accoppiarsi con chi cavolo gli garbasse. I vecchi, forse per consolarlo, gli avevano detto che era destinato a qualcosa di grande. Aveva un dono, una mente brillante, valeva la pena farlo studiare.

Ma nel frattempo, in attesa di inciampare nella compagna della sua vita, poteva far felici tutte le donne che voleva. Ed erano parecchie.

La faccenda dei lupi - pesante, eh, pesantissima - gli aveva portato un unico beneficio: la sua vista aveva preso a migliorare e, nel giro di pochi mesi, non aveva più avuto bisogno degli occhiali.

Ma gli esami si avvicinavano, se voleva mantenere la sua media alta doveva studiare. Il capo lo aveva sollevato dai turni più pesanti, e lui si era buttato di nuovo sui libri. E gli altri avevano ricominciato a chiamarlo quattrocchi.

Anche per questo l'idea di frequentare un semestre nella città del vento lo aveva attratto così tanto. Gli avrebbe fatto bene cambiare aria e tornare ad avere la mente lucida, anche stare un po' lontano dalle donne lo avrebbe aiutato a concentrarsi sullo studio.

Quando era arrivato al campus era già buio, gli uffici erano chiusi e non aveva idea di dove trovare un posto in cui dormire. Aveva provato un paio di pensioni, tutto esaurito naturalmente. Alla fine era entrato in un bar di quelli aperti fino a tardi.

Il locale era buio e pieno di fumo, il barman, un biker panzone e con capelli unti, Nazione Potawatan, a giudicare dai tribali sulle braccia, era un fratello e gli aveva promesso che gli avrebbe lasciato stendere il sacco a pelo su uno dei divanetti, se lo avesse aiutato a dare una ramazzata al pavimento dopo aver tirato giù la serranda.

- Ma scommetto un pezzo da venti che, se ti impegni, trovi di meglio molto prima della chiusura - gli aveva detto ammiccando.

- Andata.

Embry buttò giù il secondo boccale di birra e si guardò intorno, attraverso la cortina di fumo. Gli accordi inconfondibili dell'intro di Sweet child of mine riempirono l'aria e lui lasciò vagare lo sguardo verso il juke boxe vintage che illuminava un angolo del locale. In realtà ad attirarlo era stato il notevole fondoschiena fasciato di pelle nera che dondolava in prossimità di quel pezzo di antiquariato.

Holly, in realtà, lo stava studiando già da cinque minuti.

Aveva colto le occhiate del barista e aveva sorriso tra sé e sé, quando aveva visto il ragazzo con gli occhiali voltarsi e scendere dallo sgabello, dandosi un'aggiustata al pacco.

Lo sistemo prima di sentire che voce ha, aveva pensato.

Invece lo aveva guardato avvicinarsi e aveva sentito un brivido lungo la schiena. Lui incuteva timore solo per come si muoveva, vestito di nero, leggero, letale. Probabilmente si sentiva molto cool.

- Ehi, bambina.- le aveva sussurrato - cosa bevi?

- Acqua. Con ghiaccio.

- Acqua?

- Acqua. Voglio ricordarmi come mi chiamo domani mattina quando mi sveglio.

- Conosco un sacco di modi per farti dimenticare il tuo nome, se mi porti a casa con te posso mostrartene un paio.

Holly aveva riso di quel goffo approccio, goffo ma efficace, aveva però pensato un paio di ore e parecchie birre più tardi, mentre cercava le chiavi della macchina in quel delirio che era sempre la sua borsa.

Si era avvicinato al bancone per pagare le consumazioni e lei aveva fatto finta di non vedere che la banconota da venti dollari era passata dalle mani del barista a quelle del ragazzo e non viceversa, come sarebbe stato ovvio.

Lui le aveva tolto le chiavi dalla mano e le aveva tenuto aperta la portiera dalla parte del passeggero.

- 21, Lake Shore Drive, angolo Hide Park Avenue, sono solo cinque minuti.

Alla fine era toccato a lui sedurla, perché Holly continuava a sembrare soprattutto divertita.

Mentre si spogliava e si toglieva gli occhiali appoggiandoli sulla scrivania in camera da letto, non aveva smesso di sorriderle nemmeno per un secondo.

Le aveva tolto i vestiti e l'aveva presa per i fianchi, facendola sdraiare, aveva fatto scivolare il suo lungo corpo sopra quello di lei senza smettere di guardarla per tutto il tempo.

Ad Holly era piaciuto quello sguardo miope. E quel sorriso da maschio soddisfatto.

 

***

 

Entri in ufficio trafelata e, come sempre, in ritardo. Scalci le sneakers sotto la scrivania e sali sui tacchi. Il tacco alza il sedere e rende la camminata elegante, l'hai letto su Cosmo. E ogni centimetro di tacco è un chilo in meno, aggiungi sempre tu.

- Nottataccia, Holly?

Annuisci alla collega mentre ti bruci la lingua col caffè del bicchiere di cartone, che non è nemmeno lontanamente buono come quello che hai bevuto a casa tua un'ora fa.

Sorridi ripensandoci e ti sistemi sulla poltroncina girevole, godendoti la sensazione di piacevole indolenzimento che affligge ogni singolo muscolo del tuo corpo.

- Mambo orizzontale?

- Fatti gli affari tuoi. - rispondi. Ma Melanie, con i suoi quattro figli e il marito che dura

trenta secondi, ti fa tenerezza. - In pausa pranzo poi ti racconto. - prometti.

Accendi il piccì e sospiri soddisfatta.

Ti piace questo lavoro, ti piace scorrere i nomi dei ragazzi in file ordinate sul monitor, collegare una faccia ad ognuno di quei nomi, ti piace immaginare le loro storie scritte tra le righe dei documenti, nel piano di studi, nei voti sul libretto universitario. Ti piace compilare le liste delle sessioni di laurea, riconoscerli dopo averli visti arrivare ragazzini smarriti per la prima volta lontani da casa, sapere che andranno via, uomini e donne incontro al mondo.

Tra cinque minuti inizia il tuo orario di ricevimento del pubblico.

Togli gli occhiali da sole e cerchi, in quel delirio che è sempre la tua borsa, quelli per lavorare. Riesci appena a darti una passata di trucco, raccogli i ricci in uno chignon infilandoci una matita dentro e azzeri il contatore dello sportello.

Sono giorni intensi, questi delle immatricolazioni.

I volti che ti passano davanti sono quelli degli studenti appena arrivati. Da soli, a volte a due a due, alcuni hanno ancora lo zaino sulle spalle. Sono quelli che ancora non hanno trovato un alloggio al campus e sperano che ci sia ancora qualche posto disponibile.

- Call, diciotto novembre millenovecentonovanta. Mi sono trasferito dalla Washington State.

- Modulo compilato, libretto, situazione reddituale. Se sei in regola con gli esami c'è ancora qualche posto al dormitorio. Altrimenti in bocca al lupo.

- No, basta lupi, grazie.- lo senti ridacchiare.

Hai ancora il cervello a mezzo servizio, sei in grado di lavorare ma non di riconoscere le battute. E questa non l'hai proprio capita. Digiti il codice fiscale e ti appare sul monitor il suo profilo studente. Business Administration. Ultimo anno, tutte A e una sola B. Complimenti. Oltretutto bella voce - pensi - calda e roca.

Alzi gli occhi e lo guardi in faccia ma lo vedi sfocato, da dietro le lenti da presbite.

Abbassi con un dito gli occhiali e il tuo cuore salta un battito, speri almeno di non arrossire.

- E comunque, anche senza lupi, un letto lo rimedio sempre.

 

Note autore

La diottria è l'unità di misura di un sistema ottico, ad esempio di una semplice lente. La miopia è un difetto della vista che non consente di vedere in maniera nitida gli oggetti lontani. La presbiopia, al contrario, confonde le cose vicine, i caratteri a stampa su un libro o sul giornale, ad esempio. Oppure le immagini sul monitor del piccì. La presbiopia, di solito, esordisce dopo i quarant'anni. Io ho scoperto di essere miope a sei anni, ho messo gli occhiali e, improvvisamente, tutto è diventato nitido. Adesso sono sia presbite che miope.

A questo punto dovrebbe essere chiaro che la protagonista femminile è una sfacciata self inserction dell'autrice, considerato anche il fatto che faccio la segretaria in una scuola.

Di Embry Call, nel canon si conosce relativamente poco. Sappiamo che è cresciuto senza padre, che è l'unico del wolf pack a non aver subito l'imprinting e che ama scommettere (New Moon). Questo Embry è il risultato degli innumerevoli filmini mentali che mi sono fatta assieme alle mie amiche fanwriter. A quanto pare ha un certo successo con le donne, è un gran figone (che ve lo dico a fare?), inoltre è l'unico ad aver studiato tanto da ricoprire, in una FF l'incarico di Preside della La Push Hight School, che nel canon non esiste.

 

Chicago, Illinois, è chiamata Wind City. Lake Shore Drive è il lungolago elegante, dove, negli anni '40 e '50 del secolo scorso, l'architetto tedesco Mies Van Der Rohe (una leggenda dell'architettura, mica pizza e fichi!) progettò e costruì parecchi edifici in vetro e acciaio. Magari Holly ci abita perchè è ricca di famiglia, chi può dirlo?

 

La Business School of Administration della Chicago University esiste e ha prodotto diversi Premi Nobel per l'Economia.

La Tribù nativo americana dei Potawatan popolava le rive del Lago Michigan prima che l'uomo bianco li cacciasse dalle terre degli avi e li relegasse nelle riserve.

Sweet child of mine immagino la conoscano tutti. Nonostante Chicago sia la culla del Blues, si tratta di un pezzo Heavy Metal. (Guns'n'Roses - Appetite for destruction, 1987)

I personaggi citati appartengono a Stephanie Meyer.

Personalmente detengo la proprietà intellettuale dell' OC - Holly - che, come sempre nelle mie storie, deve il suo nome ad una protagonista del Grande Cinema (ed anche della Grande Letteratura, in questo caso). Chi indovina il riferimento vince cornetto e caffè americano da asporto nel bicchiere di cartone!

Mi scuso per lo sproloquio ma, di recente, in un contest al quale ho partecipato, mi è stato detto le note autore sono belle e io, che già ero logorroica di mio, ne approfitto!

Infine (rullo di tamburi), questa OS ha partecipato all'University Challenge, indetto da Elettra89 su FFZ, e si è classificata SECONDA (Applauso!)

cen.

   
 
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