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Autore: EuphemiaMorrigan    23/12/2013    3 recensioni
M'ero fatto cullare dalle sue parole, dai pensieri utopistici di un mondo senza Guerre, dalla possibilità di un'esistenza serena.
Non mi commisero per questo, è umano.
Naturale come respirare.
Peccato che io non respiri più, al momento.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Madara Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Abiura di me...

Note dell'autrice:
Abiura di me: In poche parole “Ripudio me stesso”.
Quindi parliamo un po', al momento non sono molto in periodo “Pucci-Pucci”, ho provato a scrivere i capitoli delle storie che ho in corso ma... O faccio morire qualcuno della coppia, o li faccio lasciare, o litigare, oppure viene un capitolo di un'acidità incommensurabile.
Non è un peridio buono per le coppie di cui scrivo.
Per cui, invece di sparire ed aspettare che i coniglietti rosa ritornino a darmi ispirazione (?), ho deciso di buttare fuori tutto l'acidume che ho dentro con queste...
Sono One-shot, non so quante, su Madara Uchiha!
Potrebbe bastare questa per sbloccarmi, oppure ce ne vorranno altre (Quindi sì, la storia verrà postata come conclusa, ma potrei aggiungerne altre).
Chissà.
Il problema non si pone dato che saranno auto conclusive e non è detto che seguirò il manga in modo lineare (Ciò vuol dire che la prossima potrebbe essere ambientata nel passato, se ci sarà). L'unico filo conduttore, se così possiamo chiamarlo, è l'abiurare se stessi.
Quindi... Con questo concentrato d'odio, il Grinch vi lascia al vostro Natale.
Ps: Sì, si considera un Dio e bla bla bla... Ma avendo tradito i suoi ideali ha ripudiato se stesso, anche se per lui non è così ^^'

 

Rinunciamo ad essere noi stessi per essere chi vorrebbero che fossimo.

 

La polvere veniva trasportata da un tenue vento, le micro-particelle di sabbia si librarono attorno e dinanzi la mia persona e sollevai con disinteresse il palmo destro della mano, voltai il polso ed osservai le dita coperte dalla sottile e scura stoffa dei guanti flettersi.

Strinsi una nuova volta il pugno, avvertendo l'attrito del tessuto sulla pelle. Rilassai le falangi, flettendole poco dopo e artigliandole in aria.

Per cinque lunghi secondi non compii altro gesto.

Mossi distrattamente anche le dita dei piedi, le sentivo intorpidite da troppo tempo, feci in modo che venissero solleticate dalla sabbia che si estendeva tutta intorno a me: in quella landa arida e desolata che si sviluppava a macchia d'olio oltre un orizzonte eccessivamente distante per essere percepito ad occhio nudo.

Trovavo molto interessante il silenzio di quel luogo.

Incedetti di alcuni altri passi, percependo la sabbia pestarsi sotto il mio peso; non avevo alcuna fretta, nonostante qualcuno mi stesse dando il suo personale 'Ben tornato', distruggendo la tranquillità di quel silenzio.

Vivo...

Ero realmente tornato in vita?

Controllai con attenzione le reazioni del mio nuovo corpo: percepivo gli odori, avevo riacquistato il senso del tatto, il torace s'alzava ed abbassava in maniera regolare, potevo immaginare il caldo struggente di quel luogo...

...Immaginare?

Bloccai la respirazione per qualche secondo, non avvertendo nessun fastidio per quella scelta. Respirare, non farlo, non importava.

“Edo-Tensei” Parlai monocorde, digrignando i denti, senza degnare di uno sguardo chi mi stava seguendo ciecamente, come un cagnolino.

“L'unico modo che avevo per farla tornare, Madara-sama” Lo udii rispondere con quell'impostazione vocale talmente strisciante e servile che mi disgustava nel profondo.

Poteva realmente definirsi Shinobi colui che s'abbassava a qualcun altro?

“L'unico modo era il Rinne-Tensei” Schioccai la lingua rivolgendo lui quelle parole, continuando ad avanzare a grandi passi. Ero rinchiuso in quel corpo potenziato, ma in cui non percepivo il sangue bollente pulsare nelle vene.

E questo mi apparve a dir poco disdicevole nei riguardi della mia persona.

La presenza di quel verme, colui che controllava il corpo di chi mi affiancava in quel cammino ed io osservavo con indiscutibile superiorità, s'avvicinò nuovamente a me.

“Nagato ha tradito i suoi ideali molto tempo addietro, non è stato possibile eseguire il Rinne-Tensei”.

Udendo quelle parole non potei fare a meno di pensare a quanto Muu fosse caduto in basso. Il secondo Tsuchikage ridotto ad una marionetta nelle mani di qualcuno che ancora non si era degnato di mostrarsi in mia presenza.

“Non lo farò... -Interruppe questi pensieri con un sibilo- ...Non sono così stupido da discutere faccia a faccia con Uchiha Madara”.

Le mie labbra s'assottigliarono pensose, il leggero vento scompigliò i miei folti capelli neri e gli occhi si socchiusero un poco per evitare la polvere sabbiosa.

Se ciò che m'aveva riferito nei riguardi di Nagato Uzumaki fosse risultato vero, cosa abbastanza palese: nessuno poteva avere l'ardire di mentirmi con così tanta leggerezza!

Se fosse risultato vero, allora, significava la morte del giovane Uzumaki, e che Obito aveva fallito... Di nuovo. La sua semplice esistenza era un fallimento nei confronti di ogni Uchiha.

La Serpe mi infastidì nuovamente “Siamo in Guerra”.

Mi voltai di malavoglia in sua direzione e dichiarai piatto, non degnandomi nemmeno di guardare in viso quell'involucro vuoto “Lo so”.

Percepivo con limpida chiarezza l'immenso afflusso di Chakra che proveniva da una distanza che avrei potuto percorrere in poco meno di mezz'ora di marcia. Per questo motivo iniziai ad avanzare con passo leggermente più sostenuto in quella direzione; notando distrattamente che il paesaggio circostante pareva non mutare minimamente: come se fossi stato rinchiuso in un circolo infinito di eventi.

Metafora di quegli stessi eventi che avrei plasmato con solo la forza delle mie dita per realizzare il progetto di una vita intera.

L'enorme flusso di Chakra che proveniva da un vastissimo numero di Shinobi non mi impensieriva per nulla, diversamente mi sentivo eccitato da questo.

Quanti anni erano trascorsi dal mio ultimo scontro?

Probabilmente più di quanti avrebbe mai potuto ricordare mente umana.

Non che sperassi di trovare un avversario degno di nota come il Senju; ero conscio delle abilità di Hashirama e del fatto che fosse l'unico uomo in grado di tenermi testa.

Nonostante l'odio che scorreva come il sangue dei caduti tra le nostre famiglie; il disprezzo che provavo per lui come essere umano; i punti di vista differenti che hanno diviso in modo netto e lineare le nostre strade...

...Ammetto però a me stesso che come avversario lo rispettavo.

Anni fa, quando potevo ancora definirmi un giovane sognatore, desideravamo le stesse cose. M'ero fatto cullare dalle sue parole, dai pensieri utopistici di un mondo senza Guerre, dalla possibilità di un'esistenza serena.

Non mi commisero per questo, è umano.

Naturale come respirare.

Peccato che io non respiri più, al momento.

Ma in gioventù, non mi vergogno di dirlo, desideravo un luogo in cui io e l'unica famiglia che mi era rimasta, Izuna, potessimo vivere in tranquillità con il nostro clan.

Crescere.

Divenire più forti.

Smettere di veder morire giovani ragazzi che non avevano nemmeno raggiunto l'adolescenza in una battaglia nata per l'orgoglio dei nostri padri.

...Quello stesso clan che ho tentanto di salvaguardare mi ha infine rinnegato, calpestato e dimenticato come se nulla fosse.

Ripudiato come l'ultimo degli uomini.

Costringendo la mia figura a divenire un fantasma e vagare in solitudine, percorrendo la mia strada senza voltarmi in loro direzione.

È giunto il momento che ogni uomo o donna rimembri l'esistenza di Madara Uchiha.

Digrigno i denti e continuo ad avanzare, notando come la mia coscienza sia rimasta immutata nonostante l'Edo-Tensei e gli anni trascorsi dalla mia rinascita.

Salto velocemente, con la grazia che mi contraddistingue, su una sporgenza rocciosa ed osservo dinanzi a me quegli uomini e donne che stanno combattendo per salvare il loro mondo; appaiono ai miei occhi come formiche da calpestare e bruciare senza pietà.

Perché quegli inetti ancora non comprendono che l'unico modo per vivere in pace sia un'illusione da me creata. Lì dove sono giudice e giustiziere.

E rido, internamente, di chi ancora pensa che il cattivo sia io.

Sono stato io il primo ad alzare le armi?

No.

Sono stato io il primo ad uccidere?

Nemmeno.

E nonostante questi fattori sono io quello nato sbagliato per voi; che non riuscite a comprendere che vi sto facendo un favore, e invece di ringraziarmi mi ricambiate attaccandomi e contrastandomi.

Sollevo impercettibilmente un angolo della bocca in un sorriso amaro e di scherno mentre il giovane Onoki parla di cose che non mi interessano minimamente.

Giovane...

Lo guardo meglio da sotto la frangia di capelli neri come la pece. Decisamente non giovane come la prima e l'ultima volta in cui le nostre strade si sono incontrate.

E così è riuscito a divenire Tsuchikage?

Come devono essere cadute in basso le cinque Nazioni se hanno permesso proprio a lui, un ragazzino senza alcun talento degno di nota, di essere un Kage.

Successivamente sposto lo sguardo all'altro ragazzino da quell'improponibile ed odioso colore rosso di capelli, da ciò che ho compreso è il Kazekage.

Fantastico... Mi dico con sarcasmo.

I miei avversari sono un, ormai, vecchio con un piede nella fossa ed un marmocchio inesperto.

Preferivo di gran lunga i miei scontri con Hashirama, questo mi annoierà e basta.

Neanche mi preoccupo degli altri Shinobi che li circondano: inutile carne da macello.

Lo sono tutti.

Chi più, chi meno.

Sono, e saranno sempre, un pezzo di carne e sangue che si ricongiungerà al terreno per un motivo o per un altro.

Quindi perché dovrei avere pietà delle anime vuote che sto scrutando dall'alto?

Io, che finalmente sono divenuto un Dio...

E mentre mi annoio combattendo contro questi inetti, osservando il terrore nei loro occhi ad ogni mio passo, me lo ripeto ancora una volta. Più convinto.

Sì, sto facendo loro solo un immenso favore...

 

   
 
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