Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: NCSP    23/12/2013    4 recensioni
Partecipa al contest natalizio di Efp Madness
.
«Tony, vieni qui, facciamo una cosa insieme.»
«Cos’è questa cosa?» chiese con voce lasciva dall’altra stanza.
«Vieni qui e lo vedi.»
Uscì dall’ascensore già sfilandosi la maglia scura.
«Ma che stai facendo?» lo fermò il biondo con espressione confusa.
«Mi sto spogliando, che domande. Tu piuttosto cosa ci fai vestito?»
«Perché non dovrei essere vestito? È dicembre, fa freddo.»
«Non mi hai detto di venire per, beh, venire?»
«No!» esclamò scandalizzato, arrossendo in modo adorabile «Ti ho chiamato per fare l’albero.»
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                   Damned Christmas Tree

 

 

 

 

«Tony, vieni qui.»

«Ho da fare.» gli urlò in risposta.

«Non mi interessa, adesso vieni qui e fai questa cosa con me.» sbuffò; Tony lavorava decisamente troppo, e aveva bisogno di una pausa. O almeno, lui aveva bisogno che Tony facesse una pausa.

«Cos’è questa cosa?» chiese con voce lasciva dall’altra stanza.

«Vieni qui e lo vedi.»

«Mi piace questa cosa, ghiacciolo.» si arrese a uscire dal laboratorio e a salire fino all’attico; se Steve si scomodava a decidere di usare l’interfono per una cosa simile non se lo sarebbe certo fatto scappare, non l’unica volta che lui prendeva l’iniziativa.

Uscì dall’ascensore già sfilandosi la maglia scura per non perdere nemmeno un istante e non lasciare all’altro il tempo di cambiare idea. Se lo avesse trovato nudo sul divano sarebbe stato perfetto.

«Ma che stai facendo?» lo fermò il biondo con espressione confusa.

«Mi sto spogliando, che domande. Tu piuttosto cosa ci fai vestito?»

«Perché non dovrei essere vestito? È dicembre, fa freddo.»

«Tu non…?» rinunciò a sfilarsi la maglia e la riabbassò coprendo la pelle ancora abbronzata che era rimasta esposta.

«Non cosa?»

«Non mi hai detto di venire per, beh, venire?»

«Cosa diavolo stai dicendo?»

Alzò gli occhi al cielo «Non mi hai chiamato per fare sesso, vero?»

«No!» esclamò scandalizzato, arrossendo in modo adorabile.

«Peccato.»

«Perché lo hai pensato?»

«Viviamo insieme, stiamo insieme, mi chiami in quel modo…»

«Ti ho chiamato per fare una cosa insieme.»

«Appunto. Torno sotto, ho da fare.» si votò verso l’ascensore.

«Solo perché non ti accontento come un bambino viziato mi lasci solo?» chiese indignato solo per nascondere quanto in realtà fosse ferito. Ci teneva alla loro relazione, e non poteva pensare che si limitasse a una misera storia di sesso in cui si trovavano a convivere solo per una questione di comodità.

«No, Stebe, aspetta.» tornò da lui e gli prese il viso tra le mani; odiava vedere quelle bellissime iridi color cielo sporcate dalla tristezza «Resto qui con te, non vado via.»

Dopo quei settant’anni passati sotto il ghiaccio, settant’anni in cui aveva perso tutto, odiava restare da solo, e Tony non voleva essere un’altra persona che lo abbandonava; certo, nessuno di quelli che conoscevano Steve negli anni ’40 lo aveva lasciato solo volontariamente, non era colpa loro se gli anni li avevano uccisi, ma comunque Steve si era trovato, dopo essersi sacrificato proprio per quelle persone, solo in un mondo nuovo che in sua assenza era cambiato in modo radicale, buttato in pasto a cose che non conosceva senza nemmeno il sostegno di una persona amica che potesse confortarlo. Allora era stato Tony a provare a fargli da guida in quel presente assurdo, facendolo vivere nella Tower e insegnandogli con una pazienza che non credeva di avere cosa non sapeva; in breve il loro rapporto era cambiato, passando da un’iniziale sopportazione a una forte amicizia e infine a una relazione vera e propria che li aveva colti di sorpresa.

Nessuno di loro aveva ipotizzato di trovarsi coinvolto in una cosa simile; inizialmente Tony lo aveva accettato solo perché in confronto a Fury che lo avrebbe guardato male con l’unico occhio che si ritrovava per il resto dei suoi giorni un novantenne con un corpo da ventenne che ragionava come un novantenne e parlava come un ventenne degli anni ’40 era una benedizione, ma poi gli si era affezionato, non aveva pensato che fosse possibile, aveva creduto che al massimo ci sarebbero state delle belle scopate, delle grandiose scopate, ma niente di più, niente che lo avrebbe coinvolto in quel modo. In pochissimo tempo si era accorto che vivere con Steve gli faceva bene, che l’avere qualcuno con cui parlare tutti i giorni era bello e rilassante, che il portarselo a letto la sera non la cosa più importante, e difatti aveva aspettato, lasciando che il biondo si abituasse a lui fino a riuscire finalmente ad averlo per sé per una notte. Dalla mattina successiva le cose tra loro erano cambiate, e Tony ora non capiva come avesse fatto a vivere senza di lui fino a quel momento.

«Resto qui con te.» ripeté sfiorandogli dolcemente le labbra con le proprie.

Sorrise brevemente. Adorava quando Tony si accorgeva in quel modo di cosa lo preoccupava o lo intristiva e poi faceva di tutto, fino ad accontentare ogni sua richiesta per distrarlo; qualcun altro avrebbe potuto approfittarsi di una cosa simile, ma lui non l’avrebbe mai fatto, teneva troppo al moro anche solo per pensare una cosa simile.

«Allora, per cosa mi hai chiamato?» chiese il miliardario distogliendolo dai suoi pensieri.

«È quasi Natale, dobbiamo fare l’albero.» si spostò indicandogli degli scatoloni che fino a quel momento era stati nascosti alla sua vista.

«Sul serio?» inarcò un sopracciglio, a metà tra lo stupito e il divertito.

«Sì, ho sempre fatto l’albero quando ero piccolo, ed è una delle poche cose dei miei tempi che è rimasta anche ora, mi piacerebbe continuare questa tradizione. Sempre se per te va bene, certo.» aggiunse, sentendosi ancora un intruso a casa dell’altro.

«Ma certo che va bene.» gli sorrise intenerito da quella costante timidezza che portava il biondo ad arrossire in ogni momento.

«Grazie.» mormorò contro le sue labbra andando a baciarlo.

«Cosa posso fare per convincerti a rimandare le decorazioni?» domandò sospirando.

«Niente, voglio fare l’albero.» disse deciso.

«Forse alla tua maniacale voglia di decorare è sfuggito un particolare: manca l’albero.»

«Mi spiace, lo stanno per consegnare, non mi scappi.»

«Mai detto di volerti scappare.» gli passò le braccia attorno alla vita e lo attirò a sé, leccandogli lascivamente le labbra.

«Hai capito benissimo.» rise.

«Purtroppo sì…»

«Bene, allora sbrigati ad aprire gli scatoloni e poi forse ti ricompenserò per avermi aiutato.» gli lasciò un bacio lento e bagnato sulla bocca, trotterellando poi via tre le risate mentre Tony lo fissava con desiderio.

«Non possiamo far finta che io ti abbia già aiutato e che sia ora della mia ricompensa?»

«No.» rise sedendosi per terra accanto a una scatola.

«Saresti quasi all’altezza giusta…»

«Tony!»

«E dai…»

«Dopo questa uscita anche se ne avevo una vaga intenzione ho cambiato idea.»

«Facciamo anche finta che io non abbia parlato.» gli si sedette accanto passandogli le mani sul petto.

«Anche se tu non avessi parlato avremmo fatto lo stesso l’albero.»

«Steeeeebe…»

»Cosa?»

«Non farmi questo…»

«Questo cosa?»

«Questo.» allargò le braccia accennando alle decine di scatole che li circondavano.

«Smettila di lamentarti e aiutami.»

«Non ci penso proprio.» si buttò a terra come un bambino.

Alzò gli occhi al cielo, ma prima che potesse mettersi a trascinarlo lungo il pavimento per farlo alzare Jarvis gli comunicò che l’albero di Natale era arrivato e che bisognava provare a estrarlo dall’ascensore in cui i tizi delle consegne erano riusciti con difficoltà a incastrarlo; lasciò perdere il cinquenne che si agitava sul pavimento e sbuffando andò a prendere il loro albero, cericandoselo sulle spalle e finendo sepolto sotto una valanga di aghi.

«Steve?» rise Tony tirandosi a sedere «Vedo solo più le tue gambe.»

Devo portarlo nell’angolo del salone.» disse una voce da dentro l’albero, forse di uno scoiattolo.

«Ti vedo convinto, non ti disturbo a portarlo là.» se ne tirò diplomaticamente fuori sperando di cavarsela così.

«Vieni subito qui.» lo richiamò.

«Ma Steve…»

«Ma niente, vieni qui.» ordinò.

Strascicando i piedi si diresse verso l’albero che aveva inghiottito il suo Capitano «Cosa devo fare?»

«Aiutarmi a uscire di qui.»

«Perché? Sei buffo lì dentro.» rise indicando l’insieme di rami in cui era intrappolato il biondo.

«Vuoi la tua ricompensa dopo? Bene, tirami fuori.»

«Stai cadendo in basso, Capsicle, non credevo che saresti arrivato a ricattarmi usando il sesso.» rise ancora cercando di farlo uscire dall’albero che sembrava adorarlo proprio come faceva lui, tanto da non volersi più staccare da lui.

«Questo coso punge.» si lamentò, riuscendo finalmente a liberarsi grazie all’aiuto dell’altro.

«Sei tu che hai voluto l’albero.» gli ricordò spazzandogli via dalle ampie spalle una notevole quantità di aghi «Non potevi prenderlo sintetico? Ci saranno aghi ovunque per mesi.»

«Da piccolo non avevo un albero sintetico, non esisteva, quindi se vogliamo continuare la tradizione deve essere vero.»

«Ho capito, ho capito.» si allontanò e guardò il mastodontico albero che gli invadeva casa «Ora cosa dobbiamo fare?»

«Decorarlo.» sorrise raggiante verso di lui.

«Ma grazie, Capitan Ovvio. Intendo: come?»

«Non hai mai decorato un albero di Natale?» chiese sbigottito.

«No, quando ero piccolo se ne occupavano i domestici e comunque la mia famiglia non si sarebbe mai presa il disturbo di passare un pomeriggio con me per una cosa banale e privata come fare l’albero di Natale; se ci fosse stata la stampa forse sì, lo avrebbero fatto, ma tra noi, da soli, non era necessario fingerci una famiglia felice.» abbassò lo sguardo e si trovò abbracciato da Steve che appoggiò il mento alla sua testa.

«Ma ora possiamo farlo insieme.» sussurrò contro i suoi capelli.

«Non è che ci tenga così tanto.»

«Smettila di fingere con me.» disse dolcemente, e Tony si arrese all’idea che quello lo conoscesse come nessun altro e che sarebbe sempre riuscito a capire cosa si nascondeva dietro il suo cinismo.

«E va bene, facciamo l’albero insieme.» sospirò «Suppongo che ci vogliano i nastri colorati, le lucine e le palline, ma come facciamo a farle stare su? Appoggiandole ai rami cadono…»

«Non posso credere che tu ti faccia chiamare “genio”.» rise tornando verso le scatole «Hanno dei ganci.» spiegò sollevando una pallina e mostrandogli quella strana scoperta scientifica.

Guardò la decorazione con un’espressione indecifrabile, offeso dalla banalità e dalla stupidità di quella scoperta.

«Ora vieni qui, mettiamo le lucine, poi i nastri e alla fine le decorazioni da appendere.» gli mise uno scatolone tra le braccia in modo che fosse vicino all’albero.

«E come facciamo a metterle in cima?» chiese lanciando uno sguardo alla sommità dell’albero che per poco non sfiorava il soffitto.

«Ti prendo sulle spalle.» spiegò semplicemente iniziando a srotolare le lucine.

«Non sono un bambino.»

«Ma alla cima non arriviamo se non facciamo così.» lo guardò con occhi da cucciolo e Tony non poté resistergli.

«E va bene. Ora chinati che ci provo.» gli si avvicinò e, quando il biondo si accucciò a terra, gli posò le gambe sulle spalle e si tenne alla sua testa per non cadere «Piano, campione, non riesco a tenermi.»

«Ci penso io, tu prendi le lucine.» gli porse il filo ricco di lampadine e poi gli posò le mani sugli stinchi in modo che fosse bloccato e non potesse cadere.

«Se ti voltassi potremmo fare altro…»

«Tony!» esclamò arrossendo «Alla prossima battuta simile ti faccio cadere.»

»Come sei noioso, Capitan Non-Più-Tanto Verginello. Ehi!» esclamò mentre il biondo lo faceva sbilanciare all’indietro, afferrandolo all’ultimo proprio prima che cadesse.

«Così impari a non fare come ti dico.»

«Che noioso, solo per una battuta.» si piegò su se stesso, e quando l’altro sollevò il viso riuscì a raggiungere le sue labbra e a baciarlo dolcemente, giocando con la sua bocca che lo accoglieva con entusiasmo a dispetto della ramanzina che avrebbe voluto fargli «Ora torniamo a fare l’albero, così sei contento e non provi più a uccidermi.»

«Non ho provato a ucciderti.» si difese.

«No, hai solo provato a farmi schiantare al suolo, non hai cercato di uccidermi. Ora trotta vicino all’albero, cavallino.» impugnò due ciocche bionde come delle briglie e con un colpo di talloni lo spronò a muoversi nella direzione che gli aveva indicato.

Steve rise divertito ma fece come quello voleva, assecondando il suo atteggiamento giocoso che sembrava finalmente entrato nell’ottica del Natale.

«Come facciamo ora?»

«Giro intorno all’albero e tu cerchi di non impiccarti mentre le fai passare sui rami scendendo verso il basso.

«La vedo difficile…» commentò iniziando però a eseguire le sue indicazioni; in breve riuscirono a piazzare tutte le lucine senza nemmeno uccidersi, allora passarono ai nastri argentati e dorati.

«Dammi quello.»indicò un nastro che Steve gli passò subito, ma nel farlo si impigliò tra le sue dita e l’albero, e quando Tony strattonò la decorazione questa si ruppe e precipitò all’indietro, trascinando il biondo con sé; fortunatamente atterrarono sul cumulo di nastri che avevano spostato prima.

«Stai bene?» si preoccupò subito Steve voltandosi verso di lui, senza badare alla posizione fraintendibile in cui si trovava.

«Forse sono morto.» borbottò massaggiandosi la nuca che aveva sbattuto contro un altro cumulo di nastri.

«Non sei morto.» si puntellò con una mano sulla sua gamba, facendo involontariamente scorrere con lentezza le dita sull’interno della sua coscia.

«Rettifico: sono decisamente vivo.» fece leva sui gomiti per tenersi sollevato e guardarlo negli occhi con aria lasciva.

Sbuffò, ma decise che dopo averlo quasi ucciso forse era ora di dargli un premio; proseguì con le dita lungo la linea che aveva inconsciamente iniziato a tracciare prima.

«No, non lo sei.» mormorò allargando la mano e comprendo con questa l’erezione evidente sotto il tessuto dei pantaloni.

Tony sgranò gli occhi, stupito dal fatto che l’altro avesse preso per una volta l’iniziativa «Cosa stai…?»

«Niente.» disse vago spostandosi verso l’altro senza però muovere la mano da dove si trovava.

«Ah, niente?» chiese mentre le labbra del biondo si chiudevano sulle sue e la sua lingua si intrufolava nella sua bocca incontrando la gemella; Tony si abbandonò a quel bacio, lasciando che fosse Steve a condurre i giochi, apprezzando il fatto che per quella volta fosse stato il biondo e non lui a dare il via alle danze. Mugolò nella sua bocca quando la mano di Steve iniziò a muoversi facendo sfregare il tessuto contro la sua pelle sensibile, gemendo con più forza quando la mano fu sostituita dal bacino del biondo che si spingeva contro il suo «Mi piace decorare l’albero di Natale…» mormorò al suo orecchio mordendone il lobo.

«Ma adesso dobbiamo finire di farlo.»

«Oh sì, sono più che d’accordo.» con un colpo di reni invertì rapidamente le loro posizioni, iniziando poi a strusciarsi con decisione contro l’altro in modo da farlo impazzire.

«Intendevo… l’albero.» disse tra uno sbuffo e un mugolio di piacere dovuto alle attenzioni di Tony che non stavano passando del tutto inosservate.

«L’albero può aspettare, io no.» ribadì il concetto andando a stuzzicare con le labbra quel punto del suo collo che lo faceva sempre gemere e gettare la testa all’indietro.

«No, ora l’albero.» provò a opporsi spingendo con le mani contro il suo petto.

«Ora noi, dopo l’albero.» morse piano la pelle sentibile che già iniziava ad arrossarsi.

«Avevamo deciso… di fare l’albero.»

«Ora abbiamo deciso diversamente.»

«Tony…»

«Cosa?»

«Dopo.» sussurrò «Dopo facciamo tutto quello che vuoi, ma ora voglio finire lì.»

«Finiamo qui e poi finiamo lì.»

«Non puoi avere sempre tutto quello che vuoi.»

«Lo vuoi anche tu.» si premette ancora contro di lui facendogli notare quanto fossero entrambi eccitati.

«Sì, ma ora abbiamo iniziato questo e lo finiamo. Prendila come una lezione sul finire le cose che si iniziano.

«Io finisco sempre le cose che inizio.» disse maliziosamente.

Alzò ancora una volta gli occhi al cielo «Dopo.» ribadì spostandosi e rialzandosi, tornando verso l’albero.

«Ma Steve!» si lamentò voltandosi sulla schiena «Come puoi pensare che io riesca a decorare un fottuto albero di Natale in queste condizioni?»

«Pensala così: prima finiamo di fare l’albero prima avrai ciò che vuoi.» andò a prendere un altro scatolone, e alla “mente” eccitata di Tony sembrò quasi che stesse sculettando.

«Ma come…?»

«Metti i polsi sotto l’acqua fredda e vieni qui.»

Sbuffò e con riluttanza fece come gli aveva detto, arrendendosi a decorare uno stupido albero di Natale.

Inutile dire che dopo circa due minuti saltò addosso a Steve e ottenne ciò che voleva su un letto di aghi di pino.

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Piccola shot demenziale scritta per il contest natalizio del gruppo Efp Madness (per chi volesse accedere: https://www.facebook.com/groups/efpMadness/?bookmark_t=group )

spero che vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate, dopotutto a Natale siamo tutti più buoni e un commentino potete lasciarmelo J

Grazie a tutti per la lettura <3

 

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: NCSP