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Autore: Mokusha    23/12/2013    5 recensioni
E'... Prima.
Prima della fama, prima degli Echelon, prima dei 30 Seconds To Mars.
Solo Shan, e Jay.
Ed una giovane mamma.
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Constance rovesciò l’ultima bacinella di acqua calda dentro la tinozza. Si arrotolò le maniche della camicetta e vi immerse un gomito, per assicurarsi che non fosse troppo calda.
“Shannon?” chiamò “Dove ti sei cacciato, ometto?”
Il bambino si tirò le lenzuola fino a sopra la testa.
“Non voglio fare il bagno!” protestò “Non voglio!” puntualizzò.
“Andiamo Shan, non fare così, comportati bene!”
“No!” gridò il bambino.
La madre lo scoprì, e gli arruffò i capelli.
“Se non ti sbrighi si raffredderà l’acqua, sai che non possiamo sprecarla, amore.”
“No!” ripeté il piccolo, mettendo il broncio. “Ho detto di no!”
La ragazza sospirò, cominciando a sentirsi frustrata.
“Perché non vuoi fare il bagno, tesoro?” chiese, mantenendo il suo tono di voce il più calmo possibile.
Il bambino sfuggì agli occhi della madre, voltandosi verso il lato del muro.
“Perché Jared non c’è” bisbigliò.
Constance fece fatica ad afferrare le parole del figlio, che, per quanto innocenti, arrivarono come una stilettata al suo cuore.
Di nuovo, si sentì orribile. Sapeva che da quando li aveva portati via dalla casa in cui vivevano, i bambini si erano fatti forza l’un l’altro. 
In particolare, Shannon aveva sviluppato un istinto di protezione verso il fratellino che era a dir poco sorprendente per un bambino di quattro anni.
Si sorprendeva spesso di come il maggiore fosse scrupolosamente attento ad ogni movimento di Jared, di come si prendesse attentamente cura di lui, aiutandolo persino a vestirsi, a versarsi il latte. Era rimasta incantata a vedere come gli strappasse i fogli dal blocco da disegno quando non era capace, e come gli allungasse i colori quando rotolavano troppo in fondo sul tavole, e come, ogni volta, prima di sedersi a tavola, lo accompagnasse a lavarsi le manine, insaponandogliele e asciugandogliele per bene.
Sembrava come se volesse sostituirsi alla figura paterna che avevano perso, e questo le spezzava il cuore, perché in nessun mondo un bimbo di neanche cinque anni avrebbe dovuto sentirsi così responsabile nei confronti di uno di due.
Quando Jared si faceva male, e piangeva, Shannon sembrava soffrire più di quanto non facesse lui.
Più volte, la ragazza, aveva cercato di fargli prendere le cose con leggerezza, provando ad evitare che si preoccupasse così tanto, ma con lui funzionava così: assorbiva tutto con i suoi occhioni cangianti, che spesso incontravano quelli della madre. Constance si sentiva quasi a disagio quando il figlio la fissava troppo a lungo, attenti, ed indagatori. Riusciva a decifrare ogni sua piccola emozione, era attento e vigile, ed in cuor suo, la giovane donna sapeva di non riuscire mai ad ingannarlo con i suoi deboli sorrisi, quando la sorprendeva ad asciugarsi in tutta fretta le lacrime, o persa nei suoi pensieri più bui.
Non si ritrovava a specchiarsi negli occhi di un bimbo, ma bensì in quelli di un uomo. E questo la spaventava, perché molte volte, nel celeste del suo sguardo, si celavano cose che nessuna creatura così piccola avrebbe dovuto nemmeno sospettare esistessero.
Invece lui, silenzioso e mesto, si faceva carico di tutte le responsabilità che sarebbero dovute spettare solo a lei, e a nessun altro.
Shannon e Jared erano soliti fare il bagno assieme, in quel modo lei poteva risparmiare acqua, e i due si divertivano a più non posso, e alla fine, il pavimento era più bagnato di quanto non lo fossero i bambini.
Il fatto di entrare nella vasca da solo era l’ennesimo cambiamento che Shan si era ritrovato a dover affrontare, per quello stava facendo i capricci.

“Oh, amore, mi dispiace tanto.” disse la ragazza abbracciando il figlioletto “Hai ragione, ma dopo che sarai bello profumato potremmo andarlo a trovare, e vedere come sta.”
“Non voglio essere bello profumato.” bofonchiò lui, incrociando le braccia.
Connie trattenne a stento un risolino.
“Ma io si.” spiegò “Esco solo con ometti belli profumati.” disse, facendogli il solletico.
Lui rise, dimenandosi. Poi si sistemò in ginocchio e mise le mani sulle gote della madre.
Era un gesto che ripeteva spesso, sembrava adorasse toccarle il viso.
“Se mi faccio il bagno sarò il tuo ometto?” domandò, serio.
“Certo.” rispose lei, con un sorriso.
“Come papà?”
La donna rimase un momento interdetta. Poi sbatté le palpebre, e baciò il figlio sulla fronte.
“Sai mantenere un segreto?”
Il bimbo annuì.
“Anche meglio.” sussurrò al suo orecchio. “Anche meglio.”
Jared era chino sul foglio di carta, impegnato a finire il suo disegno. Era talmente concentrato che gli si erano formate delle rughette tra le sopracciglia, e aveva tutte le orecchie rosse.
Carl era seduto vicino a lui, e lo osservava da sopra una spalla, seguendo interessato il lavoro del bambino, che era tanto assorto da non accorgersi della madre ed il fratello fermi sulla soglia della stanza.
Constance approfittò di quel momento per perdersi ad osservare il figlio, intenerita dalla scena che gli si prospettava davanti.
Le sembrava che per il medico fosse così facile prendersi cura di suo figlio, ma, probabilmente, si disse, si trattava solamente di inclinazione professionale.
Eloise non aveva mancato di decantare l’empatia fuori dal comune che tanto sembrava caratterizzare il dottor Leto.
L’uomo fu il primo ad accorgersi che li stava fissando,. Connie arrossì, quando la sorprese con un sorriso.
Toccò lievemente la spalla di Jared e gli fece cenno di guardare verso la porta.
Il bambino si illuminò alla vista della madre, e soprattutto, a quella del fratello.
“Shan!” trillò “Guarda cosa mi ha regalato Carl” cinguettò, strascinando le parole “Vuoi disegnare con me?”
Constance si sedette sul letto, baciando il figlio. Le labbra della ragazza esitarono sulla fronte del piccolo.
“Come stai tesoro?” chiese.
Jared guardò prima il dottore, che annuì, e poi tornò a guardare la madre.
“Carl ha detto che la febbre mi è passata!” esclamò, tutto contento. “E che tra due giorni torno a casa!”
“Carl?” domandò Connie al piccino con fare scherzoso “Sembra che siate diventati amici voi due.”
Il bambino annuì, tornando subito al suo disegno.
La ragazza alzò lo sguardo sorridendo, e questa volta fu lei a sorprendere gli occhi di Carl su di lei.
Arrossì nuovamente e sorrise, timida.
Quell’uomo sembrava emanare un senso di sicurezza a cui lei voleva disperatamente aggrapparsi, ma era troppo intimorita per farlo.
Come poteva fidarsi di qualcuno che conosceva da così poco tempo, in un momento in cui non osava rischiare riporre la sua fiducia in nessuno?
“Constance?” la chiamò Leto.
Lei sussultò, strappata ai suoi pensieri all’improvviso. “Sì?”
“Vuoi seguirmi un attimo nel mio studio?”
La ragazza annuì, staccandosi dai bambini.
“Shan, Jay. Esco solo un momento a parlare con il dottor Leto. Torno subito, va bene? Fate i bravi.”

Carl accompagnò la giovane nel suo ufficio, facendola sedere su una sedia e accomodandosi subito dopo su quella al suo fianco, piuttosto che usare quella di fronte a lei.
“Jared sta bene” cominciò “Si è trattato solo di una brutta infreddatura. Ma avrà bisogno di prendere uno sciroppo per almeno dieci giorni, rimanere al caldo e riparato e mangiare qualcosa di nutriente.”
La donna annuiva, mentre la sua mente calcolava freneticamente quanto avrebbe potuto costarle procurarsi tutto quello di cui Jared aveva bisogno. Non le ci volle molto per rendersi conto che non avrebbe mai potuto permetterselo.
Stava già decidendo che avrebbe potuto cedere la sua parte di buoni pasto in cambio di qualche soldo, per riuscire a pagare almeno le medicine e qualche nuova coperta, o, se era fortunata, una stufetta elettrica per la roulotte, quando la voce del medico la sorprese di nuovo.
“Constance, non so come dirtelo, ma… Non credo che la situazione in cui vivi sia l’ideale per i tuoi bambini, specialmente per Jay che è così cagionevole…”
Gli occhi chiari della ragazza, solitamente sempre agitati, insicuri e spaventati, diventarono di ghiaccio, inchiodando quelli del dottore, che si pentì all’istante di quello che aveva detto.
“Io… Non intendevo.”
I dolci lineamenti della mamma si indurirono.
“Intendevi eccome invece. Ma non preoccuparti, sono perfettamente consapevole di non essere una buona madre. Ti ringrazio comunque per avermelo sbattuto in faccia. Cominciavo a chiedermi quando avresti smesso di provare pietà per noi.”
Carl  scosse la testa, assumendo un’espressione dispiaciuta.
“Non ho detto questo, Constance… Non ho mai pensato a te come ad una pessima madre.”
“Ah no, dottore?” replicò lei “Ho avuto i miei figli troppo giovane. Seguo degli ideali che stanno scomodi alla maggior parte delle persone. Non sono riuscita a far funzionare le cose con il padre dei miei bambini, e invece di sforzarmi di tenere unita la famiglia almeno per il loro bene, ho preferito portarli via, privandoli di una casa sicura, mettendoli praticamente in mezzo ad una strada. La mia vita è un susseguirsi di errori madornali, ma puoi stare certo, Leto, che non è questo il futuro che ho sognato per i miei figli. E non è questo quello che avranno. Farò di tutto, di tutto perché abbiano la vita che meritano di avere, e non lascerò mai che niente di ciò che potrà accadere, possa privarli della capacità di sognare, e di guadagnarsi il loro destino.  Niente e nessuno priverà mai i miei figli di questo, è chiaro?”
Si alzò, girò i tacchi e tornò nella stanza di Jared prima che Carl avesse il tempo di proferire parola.

“Sei arrabbiata, mamma?” 
Gli occhi di Shannon indagarono prepotenti in quelli della madre, che sorrise subito.
“Certo che no, tesoro mio. Hai mostrato a Jared i regali per il suo compleanno?”
Shannon scosse la testa e scese subito dal letto, mettendosi a frugare in una borsa di tela tutta colorata.
Tirò fuori un cappello di cartoncino dalle tinte sgargianti.
“Jared!” spiegò “Qui c’è scritto il tuo nome, vedi?” mostrò al fratellino le lettere di carta che erano state tagliate ed incollate sul cappello “E questo è il numero tre, che sono gli anni che hai adesso.”
Il minore pendeva dalle labbra del maggiore e lo guardava incantato.
“E’ il tuo Cappello Dei Tre Anni. Adesso puoi metterlo perché sei grande!” continuò Shannon, posandolo sul capo del fratellino, che batté le mani, emozionato di essere stato definito ‘grande’ da Shannon.
“Poi Eloise ha fatto i biscotti! Mamma, Jared può prendere un biscotto?”
“Cero che sì, amore.”
Il piccolo festeggiato ridacchiò, prendendo un biscotto dal contenitore che Shannon gli porgeva, iniziando a mordicchiarlo.
“E mamma ha detto che puoi scegliere la storia di stasera!” concluse.
Jared si voltò verso la madre, spalancando gli occhioni blu con fare interrogativo.
Adorava essere lui a scegliere la favola della buonanotte.
Constance annuì sorridendo.
Si sistemò sul lettino accanto ai figli, che le si strinsero contro.
“Allora, amore, che storia vuoi sentire?”
Il bimbo non esitò neppure per un istante.
“Peter Pan.”  bisbigliò.
La madre non si sorprese. Jared sceglieva quella storia ogni volta che ne avesse l’occasione. 
‘Il mio piccolo sognatore’ pensò, scoprendo per l’ennesima volta la fantasia far brillare gli occhi di suo figlio. Era stata solita ritrovare quel luccichio anche nei propri, un tempo. Avrebbe dovuto imparare a ritrovarlo. Solo così avrebbe potuto uscire da quella situazione.
“La mia parte preferita è quando ci sono i pirati!” fece sapere Shannon. “E anche quella dei pellerossa!”
“Davvero?” domandò Connie. Il maggiore dei suoi figli annuì, sicuro.
“E la tua qual è, Jared?”
Il piccolo ci pensò su un momento.

“Quella dove si vola.”


«Dovete fare pensieri dolci e meravigliosi», spiegò loro Peter. «Saranno loro a sollevarvi in aria»


[Finalmente ho ripreso questa storia! Era ora! 
Devo sistemare alcuni errori nei capitoli precedenti, abbiate fede, lo farò. Nel frattempo godetevi i mini Leto (che ancora Leto non sono) e fatemi sapere cosa ne pensate. Avevo ricevuto molte recensioni/commenti positivi ai primi tre capitoli di questa storia, e molti di voi si erano detti dispiaciuti a vederla abbandonata a sé stessa… Spero abbiate ancora voglia di seguirla, che la vostra opinione non sia cambiata e di non deludervi.
Colgo l’occasione di questa pubblicazione per fare gli auguri alla nostra bellissima mamma Constance che compie gli anni proprio oggi.
Una donna meravigliosa, fortissima, che ha insegnato ai suoi figli la magia dei sogni, dell’arte e della creatività, e che nonostante tutte le difficoltà, e i momenti bui che ha attraversato ha cresciuto due uomini straordinari, che, grazie ai suoi insegnamenti, sono riusciti a ritrovare la strada giusta quando l’avevano perduta.
Credo che non la potremmo mai ringraziare abbastanza. <3
-Allie]
   
 
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