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Autore: thyandra    23/12/2013    8 recensioni
A Natale siam tutti più buoni, si sa. Stranamente, questa regola è valida anche in casa Uchiha.
E se un certo bambino ha scritto nella letterina di voler incontrare Babbo Natale, lo spirito natalizio sarà abbastanza forte per veder realizzato quel suo desiderio?
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fugaku Uchiha, Itachi, Mikoto Uchiha, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Noticine introduttive (meglio leggerle!): Questa shot fa esplicito riferimento alla ventiquattresima drabble della mia raccolta "Kizuna - Istanti perduti". Vi consiglio caldamente di leggerla, poiché la presente fan fiction è un suo delirante seguito/spin-off. Più delirio che altro, in realtà. La drabble la trovate qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2325223 

Ps: Devo avvertirvi inoltre che nella storia è presente una dose molto abbondante di sarcasmo (specie su un personaggio di cui non faccio il nome, ma lo capirete subito da soli), indi per cui, se siete sprovvisti di ironia, questa fic non fa per voi XD

Buona lettura e Buon Natale a tutti!










A Natale puoi
 

... fare quello che non puoi fare mai






Camminando a passo marziale e affondando gli stivali a noleggio nella gelida neve di dicembre, la corpulenta figura vestita di rosso avanzava verso la sua meta. Stringeva in spalla un piccolo sacco rigonfio, tacita promessa di modesti regali, proseguendo velocemente e con movimenti furtivi, quasi non volesse farsi notare. Uscì di soppiatto dal capanno nel giardino, sbrigandosi a svoltare in fretta l'angolo e presentarsi in modo circospetto di fronte alla porta sul retro. Bussò con urgenza, contando mentalmente i secondi intercorsi dal momento in cui aveva segnalato la sua presenza, attendendo a nervi tesi e muscoli in tensione l'apertura di quel pannello di legno e carta di riso, quasi terrorizzato dalla prospettiva di essere chiamato in causa da un passante curioso. La sua doveva restare una missione sotto copertura.
Udì chiaramente il rumore prodotto da un paio di corte gambette che si precipitavano all'ingresso con impazienza e si impose di riuscire bene nella recita. Se non fosse risultato convincente, avrebbe potuto passare noie ben peggiori.
Il pannello venne scostato e un visino a lui ben noto piantò i suoi raggianti occhi ossidiana nei propri. Guardandolo meglio, gli sembrò che fosse diviso internamente tra una grande gioia e una ancora più grande perplessità. 
"Ciao, Babbo Natale!" salutò comunque, scostandosi per farlo entrare, invito che la figura accolse con immensa gratitudine e solerzia. "Come mai non sei sceso dal camino?" chiese poi il pargolo, concretizzando il suo dilemma. 
"Beh, se c'eri tu che potevi aprirmi alla porta, perché avrei dovuto scomodarmi?" ribatté alla sua obiezione facendo sembrare ovvia quella conclusione e il bambino si rasserenò. Lo guidò verso il salotto, dove lo attendevano il suo piatto di biscotti e un bicchiere di latte, ormai freddo. 
"Ma la slitta ce l'hai, vero, Babbo Natale? Dove l'hai lasciata? Le renne non si sentiranno sole? Puoi farle entrare, se vuoi" disse ancora quello, tartassando il nuovo arrivato di domande-quiz, dimenticandosi del suo ruolo di anfitrione.
Un'altra figura, in pigiama, stava adesso scendendo dalle scale, stropicciandosi gli occhi. Appena riconobbe l'ospite vestito di rosso e sentì il pericoloso discorso che i due stavano intrattenendo, si svegliò del tutto, sbiancando. Fece dei gesti secchi con le mani come a suggerirgli di troncare la discussione.
Fugaku non trovava per nulla divertente quella situazione. 
"Le ho parcheggiate in seconda fila e il carro attrezzi le ha rimosse" rispose quindi, spiccio, al secondogenito, che rimase profondamente deluso da quella rivelazione.
"Otouto, non dovevi scappare dalla stanza all'improvviso, mi hai fatto spaventare" intervenne prontamente il maggiore dei suoi figli, svicolando abilmente da un discorso potenzialmente distruttivo, scendendo le scale con la sua consueta flemma.
Ci mancava solo che lo scricciolo si intestardisse sul desiderio di avere una mandria di renne scorrazzante per casa, rifletté il genitore, poco incline allo spirito natalizio pur dovendo impersonare il suo più detestabile rappresentante. Passi il travestimento, se facilitato dalla discretezza della notte, ma il suo cognome aveva secoli di orgogliosa nomea da difendere: non poteva certo permettersi che il suo clan venisse infangato dall'oltraggiosa fama di allevatori-ninja.
Sasuke non sembrò tuttavia seguire la sua stessa linea di pensieri, perché si voltò a fissare l'aniki, trillando: "Ma nii-san, guarda! È Babbo Natale! È venuto davvero!"
Itachi sorrise debolmente, di fronte a quella infantile giustificazione. Probabilmente Sasuke non si era davvero addormentato, come invece aveva voluto fargli credere. Doveva aver avuto una grande forza di volontà, per non essere crollato dal sonno alle 8 e 30, come suo solito. 
Sul fatto, poi, che quello fosse davvero Babbo Natale, preferiva non fare commenti. Del resto, era solo un dettaglio inutile il fatto che non credesse per nulla nel rotondetto uomo elargitore di doni, se il suo fratellino era invece convintissimo della sua esistenza, specialmente adesso che, suo malgrado, se lo trovava di fronte. 
Suo padre doveva aver fatto a pugni con il suo orgoglio, prima di indossare quella barba di plastica. Sospirò. Certe leggende era meglio per tutti che restastassero tali.
"Quindi hai letto la mia letterina, vero, Babbo-san? Tutta-tutta?" domandò con ansia il piccolo di casa.
Fugaku annuì, scrollando le spalle. La letterina, già. Non fosse stato per quella, non avrebbero dovuto imbandire quella farsa. Ancora si chiedeva perché quelle trappole di carta non fossero considerabili pericolose alla stregua di una missione di rango S.
Il secondogenito lo sollevò da quei pensieri, prendendolo per mano e trascinandolo nell'altra camera, subito seguito dalla preoccupata sorveglianza del fratello.
Questi rifletteva, infatti, che sarebbe stato meglio che lui fosse presente quando il fratellino avrebbe smascherato la recita. Perché l'avrebbe fatto sicuramente. Non che fosse poi così difficile, del resto: tutto, del travestimento, sembrava urlare la sua vera natura in economico e comunissimo poliestere. Persino la barba. 
Una tecnica della trasformazione sarebbe stata più appropriata, valutò con occhio critico Itachi, riflettendo al tempo stesso sul fatto che il padre si sarebbe lasciato dissanguare a testa in giù, pur di non dover sprecare chakra per un motivo così poco dignitoso. Sospirò. Non si faceva grandi illusioni sulla riuscita di quel piano. Sarebbe stato meglio chiudere in fretta la questione, perché poteva scommetterci la testa che Fugaku non avrebbe retto a un insistente interrogatorio del piccoletto di casa. E Sasuke sembrava avere ancora parecchie curiosità da sottoporre alla sua attenzione.
Prima, ovviamente, quelle pressanti.
"Mi hai portato quello che ti ho chiesto?" chiese, infatti. Fugaku annuì nuovamente, controvoglia. Certo, non era esattamente un kunai vero, ma un'ottima imitazione in morbido e sicuro lattice. Il figlio sarebbe diventato sicuramente un ottimo shinobi, ma fino a quando non fosse riuscito a tenere saldamente in mano almeno una penna biro, avrebbe dovuto lasciare gli oneri da ninja d'élite ai suoi predecessori.
Sul motivo per cui un bambino della sua età desiderasse avere un'arma, però, non si fece nessuna domanda. 
Sasuke sorrise compiaciuto, per poi avvicinarglisi di più e sussurrare in un bisbiglio perfettamente udibile anche dal soggetto il quale cercava, evidentemente, di tenere all'oscuro: "Anche l'altro regalo?"
Itachi, che per l'appunto lo aveva sentito perfettamente, sospirò di nuovo. Avrebbe dovuto insospettirsi di fronte alla strana arrendevolezza dell'otouto, si rimproverò, quando qualche giorno prima aveva acconsentito docilmente alla sua sincera richiesta di non ricevere regali. In effetti, anche se quest'ultimo dettaglio non gli era stato confessato ad alta voce, non desiderava nient'altro se non la felicità del fratellino e quella era già più che sufficiente per qualunque Natale a venire.
Del resto, però, sapeva che lui aveva agito di nascosto solo per tentare di fargli una sorpresa gradita. Sorrise debolmente, intenerito da quell'atto di ingenuo e incondizionato affetto. 
Sasuke lo stava adesso osservando di soppiatto, forse avendo notato quell'accenno di sorriso ed essendosene preoccupato. Il primogenito si impose quindi di fingersi stupito, all'apertura della misteriosa saccoccia che, dall'ingresso del padre in casa, il fratello non aveva smesso di fissare con aspettativa.
In realtà, ciò che turbava il bambino era tutt'altro pensiero, giacché questi era ben lungi dall'immaginare quanto fosse stato sospetto quel suo precedente bisbiglio. 
La sua prima preoccupazione era che gli elfi non avessero seguito il suo consiglio. E se il nonnino avesse portato del carbone, per il suo nii-san? In quello sfortuito caso, dovette decidere a malincuore, avrebbe dovuto cacciarlo fuori di casa, precludendosi anche il proprio dono. 
Poi lo illuminò un'altra, terribile, considerazione: e se ne avesse portato a lui?
"Ehi, Babbo Natale..." attaccò, un po' incerto, "Come fai a sapere se un bambino è stato sempre buono?" domandò infine, non riuscendo a nascondere una vena di sottile preoccupazione dalla voce. 
Fugaku gli regalò un'occhiata severa. Evidentemente, il pargolo si rendeva perfettamente conto che nell'anno che ormai giungeva al termine non era sempre stato un campione di obbedienza e diligenza. Ma prima che potesse rispondergli, Itachi lo prevenne: "Non preoccuparti, otouto, se avesse avuto solo del carbone per noi, non sarebbe venuto a trovarci" disse, molto pragmatico e rassicurante. Il bambino annuì, ma cercò comunque una conferma dall'omone vestito di rosso, guardandolo con occhioni da cerbiatto che solo i marmocchi della sua età sapevano fare così bene.
Fugaku dovette annuire, anche se probabilmente un piccolo rimprovero proferito dal ciccione barbuto sarebbe stato ascoltato più attentamente di uno nel suo ruolo di genitore. Beh, quando c'era la promessa di un regalo da parte, un bambino sapeva organizzare bene le sue priorità, osservò, appuntandosi mentalmente quella scoperta. 
Sasuke si rasserenò all'istante, accendendo poi nuovamente lo sguardo di genuina curiosità. Itachi e Fugaku realizzarono che stava per cominciare l'interrogatorio.
"Aspettami qui, torno subito" ordinò, prima di sparire nell'altra stanza. Al padre quella frase suonò come una minaccia. Per lo meno in parte aveva ereditato il suo carattere, dunque.
Decise di mettersi comodo, sedendo sul sofà che scricchiolò sinistramente a causa del peso extra dei cuscini che -almeno in teoria- avrebbero dovuto simulare la pancia sovrappeso, che lo impacciava terribilmente. Lasciò cadere il sacco sul pavimento, desiderando che il supplizio finisse in fretta. 
Diamine, oltre cento anni di storia come clan più importante dell'intero villaggio, ninja temibili avevano visto i loro natali (quelli veri, senza insulse palline di plastica colorata) sotto il segno del ventaglio, per poi finire così: suo figlio, che un giorno avrebbe ereditato il compito di dirigere il clan, scriveva letterine a un vecchio ciccione inesistente, disoccupato e zoofilo. Che degrado generazionale! Si augurò che i suoi sottoposti non venissero mai a saperlo e, nel dubbio, si sistemò meglio i baffi finti e controllò che le cuciture del costume reggessero. 
Itachi lo stava guardando con uno sguardo molto eloquente: pur se illuminate dalla sola fioca luce dell'albero di Natale, le sue iridi scure lampeggiarono per un attimo di preoccupazione. Stava forse valutando la sua capacità di recitazione? Non ebbe il tempo di lanciargli un'occhiata di severo rimprovero, che il bambino tornò accanto a lui. Aveva tra le manine un giocattolo rotto. Glielo mostrò con una faccetta dispiaciuta. 
"Questo samurai me l'ha regalato il mio papà. Mi piaceva un sacco. Però l'ho dimenticato in giardino e la mamma c'è passata sopra col tosaerba" si rammaricò. "Pensavo... Gli elfi lo possono aggiustare? Qui in città non posso farlo sistemare, sennò papà poi lo scopre..."
Fugaku sentì un tuffo al cuore. Non essendo abituato a quella sensazione, provata pochissime volte nella vita, rimase un po' confuso e balbettò, un po' burbero: "S-sì, credo che... Che possano farlo."
"Grande!" esclamò il bambino, sollevando in aria le braccine. "Però, quando me lo riporti? Il prossimo Natale?" domandò poi, un po' deluso dalla prospettiva. 
"Lo farò mandare per posta" disse Fugaku, girandosi a guardare un punto non ben definito della stanza per non vedere ancora il sorriso bonario che incorniciava anche il volto del figlio maggiore. Dannazione, quella recita lo stava rammollendo...
Svegliata dal trambusto sottostante la camera da letto, anche Mikoto si aggiuse silenziosamente al gruppetto seduto vicino all'albero di natale, prendendo posto accanto al figlio più piccolo.
"Ciao, mamma! Lui è Babbo-san" le presentò l'ospite; lei sorrise. 
"Piacere di conoscerti, Babbo-san. Io sono Mikoto, la mamma di questi due bambini" si presentò a sua volta, reggendogli il gioco e poggiando maternamente le mani sul capo di entrambi i figli.
Fugaku grugnì qualcosa di incomprensibile. Non vedeva l'ora di potersi spogliare di quel ridicolo outfit e tornarsene sotto le coperte. 
"Anche tu hai una moglie e dei figli?" gli chiese però, inaspettatamente, il pargolo, cogliendolo di sorpresa. Che lo avesse scoperto? Si voltò finalmente a guardarlo di nuovo, corrugando perplesso la fronte.
"No" rispose infine, monosillabico e cauto. La sua difesa migliore, di fronte a quelle domande pericolose, era indubbiamente la moderazione nelle risposte. Attese che il bambino continuasse. Sembrava essere confuso. 
"Allora perché ti chiamano Babbo Natale e non Signor Natale?" trillò quello la sua nuova, assurda domanda. Un oscuro presentimento fece realizzare al genitore che quella non sarebbe stata l'ultima curiosità insensata di quella lunga notte. 
Si rese conto dall'occhiata ammonitrice di Itachi che se avesse risposto in modo sgarbato e spazientito come avrebbe voluto, avrebbe smascherato la sua vera identità in un battito di ciglia, dal momento che il vecchio ciccione era ben conosciuto e amato dai bambini per la sua bontà. Imprecò mentalmente, raccogliendo le idee.
"Ma come, tesoro, non ci hai mai pensato?" gli venne prontamente in soccorso Mikoto con un aiuto tanto inaspettato quanto provvidenziale. "Babbo Natale non ha un solo figlio, è come se fosse papà di tutti i bambini del mondo!" 
Fugaku dovette trattenere un mezzo sbuffo: lui non sarebbe mai stato in grado di pronunciare una frase tanto melensa quanto ridicola. La moglie gli sorrise, chiedendogli però conferma: "Non è forse così, Babbo Natale?"
"Sì, infatti" convenne lui, sospirando di sollievo quando notò Sasuke annuire, evidentemente approvando quella rivelazione. Ma poi il bambino si perse nei suoi pensieri, spremendo le meningi per esporgli una tra le tante curiosità che voleva porgli.
"Babbo-san, cosa mangiano le renne?" ne scelse una in modo casuale.
Il capofamiglia sudò freddo, sentendo nuovamente parlare di quegli animali. Il suo cervello gli mandò in onda raccapriccianti immagini di ninja del suo clan sul dorso di renne sellate e corazzate; dovette reprimere un brivido di fronte a quell'agghiacciante fantasia. Tale sarebbe rimasta, s'impose razionalmente di convincersi, rispondendo un po' sovrappensiero, tanto era ansioso di allontanare l'argomento: "Mangiano fieno, no?" 
Ma l'incertezza della sua voce portò Sasuke a guardarlo negli occhi, sorpreso. 
"Sì, mangiano fieno", rettificò bruscamente prima che l'altro potesse aggiungere qualcosa, "Ma a volte sono capricciose e preferiscono le bacche" concluse.
"Ma dove abiti tu c'è la neve, no? Dove trovi il cibo?"
"Nei negozi, ovvio" rispose quello, cominciando adesso seriamente a spazientirsi. Quanto ancora sarebbe durato, quell'interrogatorio? Non poteva accontentarsi di ricevere i regali, come tutti gli altri bambini? Il piccoletto non considerava il fatto che Babbo-san fosse un uomo di mezza età e in quanto tale, avesse bisogno di tempo per riposare i nervi e le articolazioni sovrappeso! Ma dov'era finito il rispetto per gli anziani? A far compagnia alle renne volanti?  Incrociò le braccia. 
Ma Sasuke parve in parte leggergli nel pensiero, perché formulò la nuova assurdità: "Le tue renne usano il chakra, per volare?"
"Certo che no. Le renne non possiedono chackra."
Itachi percepì la sua stizza e andò a prendergli i biscotti e il latte, per distrarlo un minimo dai suoi propositi bellicosi. Glieli porse e quello si sfogò sul dolcetto, addentandolo malamente.
"E allora come fanno?" si informò il secondogenito, perplesso.
Già, come fanno? Con un potente calcio nel loro didietro peloso?
"Le lancio con una catapulta" disse, sarcastico, guadagnandosi tre paia di sopracciglia sollevate all'unisono. Itachi non riuscì ad andargli in soccorso questa volta, troppo frastornato dall'assurdità della situazione: Sasuke aveva sgranato gli occhi di fronte a quella che non aveva colto essere una battuta.
"E non vi fate male, quando atterrate?" chiese, infatti.
Fugaku prese tempo masticando un'altro biscotto. Aveva appurato che il sarcasmo era un'arma a doppio taglio, adesso doveva rimediare a quel casino, se desiderava che quelle due paia di occhi la smettessero di guardarlo con rimprovero. Diamine, era lui il capofamiglia, come si permettevano a protestare così apertamente?
"No, perché le renne non pesano molto, dato che mangiano leggero" biascicò, sperando che agli occhi del bambino non risultasse così folle come ai suoi. Non che quella risposta fosse poi tanto più insensata delle sue precedenti domande, del resto. Ma il figlio gli stava adesso contemplando l'imbottitura sullo stomaco, ancora più perplesso.
"Allora, tu come..."
"Se stai per dirmi che sono grasso, sappi che è proprio questa zavorra ad evitare che io mi sfracelli sui tetti" lo interruppe, incapace di sentirsi ricevere un insulto, pur quando non era davvero rivolto a lui. 
Masticò un altro biscotto, di malumore. La situazione gli stava decisamente sfuggendo di mano. Ancora un altro po' e non avrebbe considerato ridicola l'esistenza di elfi-giocattolai.
Sasuke lo guardò con ammirazione. "Sei proprio forte, nonnino!" trillò con convinzione, prima di guardarsi intorno, appurando solo in quel momento che all'apello familiare mancava una sola persona. 
"Dov'è papà? Mamma, vai a svegliarlo! Dobbiamo fargli conoscere Babbo Natale!"
Fugaku per poco non si strozzò col biscotto, andatogli improvvisamente di traverso. Mikoto accorse a battergli con forza sulla schiena, per aiutarlo a respirare meglio. Itachi si massaggiò di le tempie, prossimo a un gran mal di testa.
"Ehi, che succede, ti senti male, nonnino?" chiese Sasuke sinceramente preoccupato, battendo a sua volta le manine sulla sua grande schiena scossa dalla tosse.
Fugaku bevve il latte che gli venne porto, tentando di calmarsi. "Sto bene" disse solo, quando riuscì a liberare la trachea.
Il suo quasi soffocamento ottenne l'unico esito positivo di far dimenticare al bambino la sua precedente domanda. Unica intelligente della serata, per altro. 
Il capofamiglia si rese conto della necessità di farla breve, se voleva sopravvivere almeno fino al 26.
"Babbo-san, penso che dovresti fare una dieta, anche se poi non rimbalzerai più negli atterraggi" diagnosticò. "Se vuoi ti puoi allenare con me e con il mio nii-san."
"Ci penserò" rimandò l'uomo in tono burbero, non volendogli dare troppe false speranze. Uscito da quella situazione, avrebbe dato quel costume alle fiamme, indipendentemente dal fatto che era stato preso a noleggio. Aveva pur bisogno di un riscatto morale, no? Si meritava almeno quello, dopo aver rischiato la vita solo qualche minuto prima. 
"Otouto?" richiamò l'attenzione Itachi, con un tono conciliante. Il bambino si voltò verso di lui. "Si è fatto un po' tardi e Babbo Natale è affaticato" gli ricordò. Il bimbo assunse un'espressione corrucciata, presagendo quel che il nii-san stava per fargli notare e protestando.
"Ma Babbo-san, ho ancora tante cose da chiederti! Non puoi restare solo un altro pochino?" implorò, facendo nuovamente appiglio agli occhioni dolci no jutsu, voltandosi strategicamente verso l'ospite. Ma aveva sottovalutato il fratello, che aveva previsto quell'obiezione. 
"Babbo Natale, quante case devi ancora visitare?" chiese, strategico, all'ospite. Fugaku colse la palla al balzo. 
"Tante, tantissime. Anche troppe. Non hai idea di quanti bambini ci siano al mondo!"
Sasuke era adesso un po' riluttante. Non voleva far la parte di quello egoista, perché, ricordò, Babbo Natale non gli aveva ancora dato il regalo. Rimase qualche secondo di troppo in silenzio, combattuto, con la piccola fronte corrugata nello scegliere il rischio minore. Poi guardò il nii-san.
"Va bene" si arrese. "Ma l'anno prossimo però sbrigati a passare dagli altri bambini, così poi abbiamo più tempo per allenarci insieme."
Itachi sorrise, notando come il padre avesse rilassato la schiena. Almeno nell'immediato, il pericolo era scongiurato. 
Si alzò, raccolse la saccoccia e tirò fuori due pacchi colorati. Gli occhi del più piccolo si accesero di felicità, ma poi il bambino fece una faccia perplessa.
"Ehi, Babbo-san, ma come fai a portare tutti i regali del mondo in una sola slitta?" domandò, vivamente interessato.
Fugaku sospirò. "Mica li porto a tutti i bambini del mondo! Solo a quelli tranquilli e silenziosi" rispose con velato sarcasmo. 
Mikoto e Itachi lo guardarono storto, capendo l'allusione, ma Sasuke sembrò fin troppo compiaciuto da quella risposta.
"Sei felice per aver scampato il carbone, quest'anno?" lo apostrofò il padre, non troppo scherzoso, prima i riuscire a frenarsi, alzandosi per prendere congedo. Ma il bimbo sorprese tutti, rivelando:
"No, pensavo a mio cugino Shisui."










 
  
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