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Autore: _Zexion_    18/05/2008    2 recensioni
Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.
Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste
[- Hermann Hesse]
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quel giorno è cambiato tutto, o semplicemente niente. Non vi siete più rivisti e al suo posto hai visto spesso suo cugino Gianluca.
Lui parla, parla, ma non lo stai ascoltando veramente, guardi sempre fuori dalla finestra.
L’unico contatto che puoi avere con lui è quando i vostri occhi si incrociano, subito distogliete lo sguardo.

E’ l’imbarazzo, o la consapevolezza che ti reagire in questo modo?

-ora... Eleonora!-

Ti volti di scatto verso la voce che ti ha risvegliato dai tuoi pensieri e vedi Gianluca fissarti preoccupato.
Distogli nuovamente lo sguardo, non riesci più a guardare negli occhi nessuno.

Ti senti sporca….

-Ti senti bene?-

Annuisci e lo senti sospirare.
Da quanto tempo sei chiusa lì dentro?
Da quanto tempo non fai altro che pensare a lui?
Scuoti il capo nuovamente, e piano ti volti di nuovo verso la finestra.

Cos’è realmente più sporco?

-Stai pensando a lui vero?-

Ti giri e lo guardi, sembra essere improvvisamente diventato serio.
Sospiri sorridendo, il primo sorriso dopo molto, e scrolli le spalle.

-E’ il mio “fidanzato”…. Non dovrei?-

-Non dopo quello che ti ha fatto…-

-Non mi ha fatto niente…-

-Certo come no…-

Gli lanci un occhiataccia che lo fa sorridere divertito, non sai perché viene ogni volta a casa tua ma infondo la sua compagnia ti piace.
Ti volti di nuovo a guardare fuori dalla finestra, ormai dovrebbe essere ora, ma da una settimana a quella parte non lo vedi più.

Ma non ti vuoi arrendere e pensare che sia dipeso da te questa sua assenza…

-Non verrà…-

Ti volti irritata.
Non sai perché, ma quando usa quel tono tranquillo come a segnare qualcosa di evidente, ti da fastidio. Inizi a chiederti cos’hai fatto di male per meritarti qualcosa del genere.

Ma un silenzio vale più di 100 parole…

-Come?-

-Ha l’influenza non verrà!-

Lo guardi sbalordita e ti alzi di scatto, andando verso di lui sbraitando.
Non potresti a causa della tua condizione fisica.
Ma ogni tanto “quando ci vuole ci vuole”

-Cosa aspettavi per dirmelo? Idiota!-

Lo vedi ridere e gli lanci addosso un cuscino.
Lui ti fissa sbalordito e contrattacca.
poco dopo è iniziata una battaglia senza vincitori ne vinti, all’insegna del divertimento.
Volevi divertirti e ti accorgi in quel momento che era da tanto che non ridevi.

Da quando hai abbandonato le tue emozioni?

Alla fine siete sdraiati sul letto, uno a fianco dell’altro che ridete come matti per la battaglia appena avvenuta. Nessuno si era mai premurato così tanto di farti ridere, ogni volta c’erano le scuse “sei fragile, non puoi, non voglio prendermi questo rischio, non voglio, non voglio, non voglio.”

-Ormai è ora che io vada…-

Annuisci mentre lo senti alzarsi e ricomporsi, prima di raggiungere la porta e aprirla.

-Gianluca?-

-Sì?-

Ti volti a guardare la porta, il suo viso esce da essa, curioso di sapere il perché di quella chiamata inaspettata.
Sorridi, un sorriso che viene dal cuore.

-Grazie…-

Dopo un attimo di smarrimento lo vedi sorridere e alzare la mano in segno di saluto prima di uscire.
Sospiri, tornando alla tua finestra e riprendendo la posizione di prima.
Ti senti stanca stremata, e lo vedi uscire di casa.
Si volta ti sorride e tu ricambi agitando la mano, sicura che il giorno dopo sarà ancora lì a parlare per un’ora se non di più di cose che non ti interessano, di cose inutili e stupide, ma che ti rendono partecipe del mondo “fuori” la finestra.

Lei sapeva tutto quello che succedeva lì intorno.

Si strofinò gli occhi, all’improvviso la vista si era appannata e non sapeva perché.
Voleva uscire e andarsene, voleva fare qualcosa di diverso dal solito stare alla finestra.
Voleva correre da Lui e chiedergli se stava bene, se voleva compagnia, se voleva che restasse.
Se voleva un semplice bacio della buonanotte, che porta via i mali.

E mentre di nuovo piange, nasce la consapevolezza che non può fare nulla e da un po’ di tempo, è diventato come abituale piangere.
E mentre di nuovo piange, vede il cielo fuori diventare più scuro e vede la pioggia iniziare a cadere.

Lei odiava la pioggia. Non perché portasse umidità, non perché offuscasse la vista del “mondo fuori”. La odiava perché era tetra. Ogni volta che pioveva il suo umore calava, diventava triste.

Questa volta, la pioggia ti fa compagnia nella tua tristezza, perché ti senti sola…

« Diceva un foglio bianco come la neve:
"Sono stato creato puro, e voglio rimanere così per sempre.
Preferirei essere bruciato e finire in cenere che essere preda
delle tenebre e venir toccato da ciò che è impuro".
Una boccetta di inchiostro sentì ciò che il foglio diceva, e rise nel suo cuore scuro,
ma non osò mai avvicinarsi. Sentirono le matite multicolori,
ma anch'esse non gli si accostarono mai.
E il foglio bianco come la neve rimase puro e casto per sempre - puro e casto - ma vuoto »
(Kahlil Gibran)









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Ecco qui un altro capitolo ><
Spero vi sia piaciuto ^^
Per rispondere alla recensione:
Ecco, nell'alta società si usa ancora oggi avere dei matrimoni combinati. I genitori fanno conoscere i figli che reputano "all'altezza" del proprio e alla fine la famiglia migliore si unirà a quella. E' successo così anche in questo caso, si possono ribellare i figli ovviamente ma così diciamo che i genitori tendenzialmente li rinnegano o comunque non li aiutano poi quando diventeranno maggiorenni.
E' un pò complicata come cosa da spiegare, tuttavia solitamente i figli ubbidiscono perchè è come se fossero delle "leggi".
E' una casino e magari invece che spiegare ho incasinato ancora di più xD mi spiace >o<""
Spero comunque che sia piaciuto il capitolo, ringrazio chi legge, recensisce e mette tra i preferiti ^^
  
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