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Autore: blaithin    24/12/2013    14 recensioni
Eaglesfield, Scozia.
Manchester, Inghilterra.
Londra, Inghilterra.
Dublino, Irlanda.
Brighton, Inghilterra.
Oggi, è una giornata di neve. Per tutti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dies Nivalis
Dedico questa OS a Linda.
Spero possa trovare l’amore e la felicità che merita.
Dedico questa OS a Maria.
Spero abbia la forza di andare avanti e di non farsi abbattere da un paio d’occhi blu.
La dedico a te che stai leggendo.
Spero tu possa essere ciò che hai sempre desiderato.

Eaglesfield, Scozia.

Un paesino di 630 abitanti, il cui cielo è sovraccarico di nuvole grigie e ripiene di neve.
Liam e Spring stanno camminando sul sentiero accanto al lago. Hanno deciso di portare anche la loro piccola Violet, una nanetta bionda di appena tre anni.
E’ la fotocopia della madre con i capelli color grano e il nasino alla francese, labbra sottili e due guance paffutelle arrossate dal freddo di dicembre. Solo gli occhi li ha presi dal padre: due gemme color cioccolato. Profondi come quelli di lui, capaci di trasmettere ogni tipo di emozione.
I due ragazzi passeggiano mano nella mano, mentre la bimba corre e lancia sassolini sul lago ghiacciato. Vorrebbe pattinarci sopra, ma la sua mamma glielo vieta, ha troppa paura che la superficie si crepi e che la sua piccola peste finisca nell’acqua ghiacciata.

Liam, un ragazzo di venticinque anni. Alto, castano e due occhi nocciola.
Spring, una ragazza di ventiquattro anni. Di statura media, bionda e due occhi color verde prato.

Si sono conosciuti sei anni fa nel bar della scuola. La ragazza era appena arrivata dalla Norvegia e timida com’era, non riusciva a chiedere un caffè senza sbagliare di coniugare i verbi o usare le parole errate. Ma lei, l’inglese, lo sapeva.
Fu così che un ragazzo del quinto, si era avvicinato alla cassa e l’aveva aiutata ad ordinare. Lei era arrossita e lui... si era innamorato. Il cosiddetto colpo di fulmine.
Erano diventati amici, finché un giorno la bionda, in un moto di coraggio, gli chiese di uscire insieme a prendere un gelato.
Inutile dire che in quel pomeriggio di maggio, il loro primo bacio fece coronare il loro sogno di ragazzo e ragazza ideale. Da quel momento non si erano separati più.
E poi, dopo tre anni, ecco che durante una notte d’amore il desiderio più nascosto di Spring venne esaudito. Incinta di quella che più tardi sarebbe diventata una bambina stupenda.


«Amore, dai. Lascia andare Violet sul ghiaccio, almeno sul bordo.» Liam cerca di convincere la sua ragazza, invano. La bambina mette il broncio e la mamma le accarezza la guancia sorridendole, puntando gli occhi verdi nei suoi nocciola. E’ adorabile anche quando fa l’arrabbiata.
«Dai tesoro, guarda lì. Ci sono gli scivoli, che ne dici? Ora veniamo anche io e papà, veniamo subito, va bene?» la spinge leggermente sulla schiena mentre la bimba punta i piedi a terra. Odia andare sugli scivoli senza il suo papà che la tiene in braccio.

Liam ride alla scena: le sue donne sono la cosa che più ama al mondo. Il suo telefono squilla, è sua madre. Alza gli occhi al cielo, sicuramente vuole sapere se come ogni Vigilia vengono a pranzo da loro. Si allontana, mentre Spring prende la mano della piccola peste e la porta alle altalene.
Si siede sul seggiolino più alto e appoggia la figlia sulle gambe. Comincia a dondolarsi e la bambina inizia a ridere, il vento le scompiglia i capelli racchiusi nella treccia ormai sfatta. Spring sorride: non c’è suono più bello della risata della sua bimba.
Alza lo sguardo e vede il suo ragazzo fare smorfie e sbuffare silenziosamente, mentre la madre al telefono gli fa la solita ramanzina per non averla avvertita prima. Amplia il sorriso che sparisce poco dopo: una ragazza mora con gli occhi chiari ha appena fatto l’occhiolino al suo fidanzato.
E’ magra e di una bellezza sorprendente. Sorride maliziosa e si avvicina.
Spring abbassa lo sguardo e trova sua figlia che la guarda curiosa.
«Mamma, caramella.» e comincia a frugare nella borsa in cerca di qualche caramella. La trova, è alle erbe, come piacciono a lei. Ha una passione per quelle alla menta, passione che ha passato alla figlia.
Gliela scarta e gliela poggia direttamente sulle labbra rosate. Apre la bocca e comincia a mangiucchiarla. Ha preso il vizio di mordere le caramelle dal papà, entrambi sono impazienti di finirle subito.

Liam si avvicina e prende in braccio la sua bambina per poi riempirla di baci su tutto il viso. Comincia a ridere, gridare. Si dimena come un pesciolino fuor d’acqua.
Il ragazzo la lascia andare e lei comincia a correre verso la giostra dove ci sono altri bimbi. Si gira e trova la sua fidanzata che guarda il vuoto.
Si avvicina e si piega sulle ginocchia, poggiando le mani sulle cosce della sua ragazza.

«Era bella. La ragazza di prima, intendo.» dice Spring a bassa voce. Liam la sente e corruga le sopracciglia. Ma di quale ragazza sta parlando? Lo guarda e sospira.
«La ragazza che ti ha fatto l’occhiolino, poco fa. Quella mora, che ti si è avvicinata.» e allora Liam capisce. Sorride sornione e si avvicina all’orecchio della bionda.
«Intendi quella che ho mandato via con un’occhiataccia?» sussurra. E Spring spalanca gli occhi, per poi abbassarli. Che stupida.
«Rimarrai sempre la più bella. Ricordati che sei la mia stagione preferita, Primavera.» e la ragazza arrossisce. Gli fa ancora lo stesso effetto di quando si erano conosciuti in quel bar.
Liam ride per la reazione e le da’ un bacio sulla guancia.
«Sei bellissima anche quando arrossisci, anche dopo sei anni che ci conosciamo. Ti amo, ricordatelo. Adesso alzati e andiamo da Violet. Devo portarvi a pattinare alla pista del signor Holter, ha detto che ci faceva entrare gratis oggi.» la tira su e di sorpresa se la mette sulle spalle, a cavallo.
Spring urla per la sorpresa e comincia a ridere. Venticinquenni o meno, rimarranno giovani per sempre.
Violet si gira e vede la sua mamma e il suo papà baciarsi, nonostante lei sia sulle spalle di lui. E nonostante abbia solo tre anni, si accorge di avere i genitori più belli del mondo. Sorride e corre verso di loro per poi abbracciare la gamba del suo papà.

E’ felice.

Manchester, Inghilterra.

Zayn e Rosemary stanno correndo insieme al parco. E’ una giornata colma di nubi pronte a far cadere fiocchi di neve.
Sono migliori amici fin da quando erano bambini, sono inseparabili.
Sono nati con un solo giorno di differenza, lei prima di lui. E per questo motivo lei lo prende in giro, sempre.

Zayn ha ventun anni. E’ alto, moro e ha due occhi nocciola che sotto al sole prendono sfumature color dell’oro. Adesso che è cresciuto, si tiene sempre uno strato di barba che fa impazzire le ragazze. Tutte, ma non la sua migliore amica.
Rosemary ha ventun anni. E’ alta anche lei, ma non supera il moro. Al momento è rossa, ma le piace cambiare colore di capelli. Quello naturale, color castano scoiattolo, le fa letteralmente schifo. Ha due occhi color ghiaccio che fanno impazzire i ragazzi. Tutti, ma non il suo migliore amico.

Superano la solita statua dedicata a qualche scrittore di qualche secolo passato. Non hanno ancora scoperto chi è il tizio scolpito.
Zayn si ferma davanti alla fontanella per riprendere fiato, mentre Rosemary continua a correre, finché non si accorge che il suo migliore amico è rimasto indietro.

«Sei una schiappa, Zazà. Non resisti nemmeno un’ora.» ride la momentanea rossa. Continua ad andare avanti ridacchiando, ma il suo migliore amico non le ha ancora risposto.
Il che è strano, dato che si punzecchiano sempre e in qualunque situazione.
La rossa si ferma e si gira per cercare quella testa calda del suo migliore amico. Lo trova alla fontanella con una biondina tutta tette e niente cervello che chiacchierano.
Lui fa una battutina delle sue, una di quelle squallide alle quali solo le sgualdrine come la ragazza di fronte a lui possono ridere. Sorride malizioso, mentre la bionda cerca di fare la parte della timida abbassando lo sguardo.
Rosemary sente un nodo allo stomaco. Che le succede? In fondo conosce il suo migliore amico, sa che si comporta in quel modo con le ragazze. Con tutte, ma non con la sua migliore amica.
Stringe i pugni e denti, pronta a gridargli qualcosa di estremamente velenoso per fargli fare una figura di merda. Si avvicina velocemente, con ancora il fiatone per la corsa.
Mancano solo un paio di metri, ma la rossa viene spintonata da dietro e finisce a terra sulla ghiaia. Porta le mani sul viso e geme dal dolore.
Cerca di aprire gli occhi trattenendo le lacrime e vede il tizio che le è caduto addosso alzarsi e continuare a correre come se niente fosse.
Rosemary digrigna i denti e si mette a sedere a fatica, tenendo sempre le mani sul naso.
Qualcuno le si avvicina e le chiede se sta bene, le porge una mano per aiutarla ad alzarsi. Rosemary accetta senza guardare chi le sta accanto.
Si dirigono verso la fontanella dove ci sono ancora quei due che ridono. Tutti si sono accorti che lei era caduta, ma non il suo migliore amico. Dire che è offesa è dire poco.
La rossa sibila uno ‘scusate’ piuttosto velenoso e apre il rubinetto. L’acqua ghiacciata si scontra con i suoi palmi e un brivido le percorre la schiena.
Si sciacqua il viso delicatamente e più velocemente possibile. Ora vuole solo tornare a casa a guardare la tv con sua madre che rompe le palle.
Il ragazzo che l’ha aiutata le poggia una mano sul fianco sinistro e le tira indietro i capelli.

Zayn si gira e trova la sua migliore amica con accanto uno sconosciuto molto, troppo vicino a lei.
Sente un nodo allo stomaco, e la rabbia salire. E’ la sua Rose.
Stringe i pugni e si avvicina ai due lasciando perdere la biondina che lo richiama starnazzando.
In fondo, è solo un’oca senza cervello.
Zayn è sempre stato uno di quei ragazzi che si incazzano facilmente, specialmente se qualcuno rompeva le scatole a Rosemary. Erano praticamente fratelli, nessuno aveva il diritto di infastidirla, solo lui poteva.

«Stai lontano da lei.» ringhia il moro. E’ incazzato come poche volte. Le vene sono gonfie sul collo, ben visibili a tutti i presenti. Il ragazzo alza il sopracciglio e sorride sornione: ma chi è quello sfigato?
Stringe di più il fianco della rossa accanto a lui e ghigna malefico. Zayn non ci vede più e si avvicina velocemente. Tira un pugno in faccia al tizio e trascina Rosemary via da lì.
La stringe per l’avambraccio, non si accorge della forza che ci mette e la rossa geme per il dolore. Strattona il braccio fino a liberarlo e il moro si gira incazzato.

«Che cazzo ci faceva quel deficiente vicino a te?!» Rosemary lo guarda incredula. E’ per caso una scenata di gelosia quella? Lo spintona togliendosi le mani dal naso. E’ rosso come un peperone, con taglietti ovunque. Zayn trattiene le risate alla vista.

La rossa lo spintona ancora con le lacrime agli occhi per l’umiliazione, e se ne va incazzata. Oltre ad averle fatto fare la figura della scema, osa ridere di lei. In quel momento lo odia come non mai.
Insomma, è il suo migliore amico. Al posto di sganasciarsi dalle risate, dovrebbe aiutarla.
See, certo.

Cammina con lo sguardo basso, fino a che non si sente tirare per il polso destro. Viene girata di scatto e si trova Zayn con sguardo serio che la fissa.
Ha sbattuto contro il suo petto e adesso il cuore le batte all’impazzata. Ma che...?

«Sei una stupida. Davvero non hai ancora capito niente?» chiede il moro in un sussurro.
Rosemary smette di respirare. Spalanca gli occhi, non si è mai accorta di quanto siano belli quelli del suo migliore amico. Anzi, non si è mai accorta di quanto sia bello lui in tutto.
Comincia a balbettare frasi senza senso, arrossendo come poche volte ha fatto in vita sua. Non è una persona che si imbarazza facilmente. Sapendo questo, Zayn sorride leggermente.
E’ la prima volta che si imbarazza con lui.
Si avvicina lentamente, lei indietreggia. Ha capito quello che vuole fare, ma ha paura.
E se non fosse come pensa lei? E se fosse qualcosa di orribile e schifoso?
Si scontra con qualcosa alle sue spalle e gira la testa in panico. Maledetti alberi.
Ma in fondo che cosa ci si può aspettare da un parco? Automobili?
Deglutisce e si gira lentamente. Il moro la sta schiacciando con il suo corpo. Non si era mai accorta di quanto fosse muscoloso.

Zayn poggia le mani sull’albero dietro di lei, quasi come se fosse un abbraccio.
Le sue braccia sono sempre state calde ed accoglienti, e Rosemary questo lo sa davvero bene. In fondo, il suo migliore amico lo abbraccia ogni giorno.
Con questi pensieri, non si accorge che le labbra del moro sono sulle sue. E’ un bacio timido, come se avesse paura di essere respinto in malo modo.
Ma sorprendentemente la rossa ricambia. Porta le braccia dietro al sul collo, e cominciano a baciarsi voracemente. Ci stanno mettendo passione, ma soprattutto amore.
Amore che Rosemary non credeva fino al minuto precedente di poter ricambiare.
Si staccano lentamente con il fiatone, restando con le labbra a pochi centimetri di distanza.
Zayn sorride e abbraccia la sua ormai ex migliore amica. La rossa ricambia e sente il battito di entrambi accelerare. Le labbra si sviluppano involontariamente verso l’alto e si stringe al quel corpo caldo che non credeva di desiderare mai così tanto attaccato al suo.
Si sposta un po’, ma inciampa in una radice. Goffa, come sempre.
Lancia un urlo degno di un film horror e il ragazzo sopra di lei comincia a ridere senza fermarsi.

«Mi stai schiacciando, scemo.» mugola di dolore. Non è poi così leggero. Ma Zayn non vuole saperne di alzarsi da quella posizione.
I capelli rossi sono ormai sfatti dalla coda originale, ed una ciocca è finita sopra gli occhi della ragazza. Gliela sposta delicatamente continuando a sorridere ammaliato. E’ bellissima.

«Amo i tuoi occhi. Anzi no. Amo tutto di te. Dal tuo essere goffa al tuo ridere anche per una mia battutaccia squallida. Perché alla fin fine so che lo fai per non offendermi. E’ per questo che mi sono innamorato di te. Non mi faresti del male, mai.» sussurra per poi baciarla di nuovo.
Lei ricambia lentamente, stupita ancora dalle parole che le ha detto il suo... ragazzo? Ha le lacrime agli occhi, nessun ragazzo le aveva mai detto quelle cose. Zayn se ne accorge e si stacca da lei per poter raccogliere con le labbra una goccia che scorre lentamente sulla sua guancia.

«Prendetevi una stanza, maleducati!» grida una vecchietta. Il moro comincia ridere sulle labbra della ragazza, baciandola e baciandola ancora. Farebbe solo questo per il resto della sua vita.
«Ti amo, Zazà. Scusa se non me ne sono accorta prima.» arrossisce come per chiedere scusa.
E Zayn sorride, baciandola e baciandola ancora.

E’ felice.

Londra, Inghilterra.

Louis sta lavorando in quello Starbucks ormai da otto ore, ma sta ancora aspettando che arrivi Lei per la solita Mocha. E’ stanco, la notte prima Stan lo ha portato in un locale aperto da poco per rimorchiare, ma lui non ne voleva sapere. C’era solo la ragazza delle 16 e 30.
Il cielo è più plumbeo del solito, quasi come se aspettasse chissà cosa per scoppiare in una nevicata degna di essere chiamata tale.
Rain entra infreddolita in quel bar vicino a Trafalgar Square come fa ormai da sei mesi a quella parte. Oggi è particolarmente felice, sono iniziate le vacanze natalizie e non vede l’ora di comprare i regali a tutta la sua famiglia.

Louis ha ventidue anni. Non è molto alto, ma non si è mai lamentato per questo. E’ castano, quasi biondo ed ha due occhi che fanno invidia al cielo. Un sorriso che illumina le giornate di chiunque lo veda lo accompagna sempre.
Rain ha diciassette anni. E’ maledettamente bassa, infatti tutti la prendono in giro. Ma a lei non importa più di tanto. Ha due occhioni grigi color Tamigi e capelli color pece. Le dicono sempre che ha il viso da bimba, ma lei non ci crede davvero.

La mora si siede al solito tavolino all’angolo, l’unico del locale che da’ su un parchetto lì vicino e non sulla strada. Tira fuori il suo quadernetto in cuoio che usa per scrivere cose personali e prende una penna dall’astuccio.
Deve iniziare a fare la lista dei regali, è già in ritardo sulla sua solita tabella di marcia.
Sta per iniziare a scrivere, quando il cameriere le si avvicina. E’ quel ragazzo maledettamente carino con gli occhi azzurri, che ogni volta le dice qualcosa di simpatico, specialmente quando è giù di morale.
Non conosce il suo nome, ma vorrebbe. Insomma, anche se Rain ha il ragazzo può sempre guardare gli altri e farci un pensierino.

Prima di chiedere cosa vuole ordinare, Louis alza lo sguardo e trova la ragazza delle 16 e 30 di fronte a lui. Spalanca leggermente gli occhi e cerca di non mangiarsela con il pensiero. Morderebbe quelle guance fino a farle arrossare, così come farebbe lo stesso con quel nasino all’insù.
Potrebbe essere preso per maniaco, in fondo la ragazza delle 16 e 30 frequenta la scuola di sua sorella Lottie. E’ più piccola di lui, di cinque anni.
Si, ha chiesto a sua sorella di indagare. Lei si sarà fatta anche pagare profumatamente, quasi svuotando il portafoglio del fratello, ma ne era valsa la pena.
Aveva scoperto che ha diciassette anni, che frequenta il quarto anno e che, purtroppo, ha il ragazzo. Ma Louis non è un ragazzo che si scoraggia facilmente.
Sa come conquistare una ragazza si, ma della sua età. Molto probabilmente quella di fronte a lui è vergine, dati i suoi comportamenti.

Rain sta per ordinare, ma il ragazzo la precede sorprendendola.

«Una Mocha, con aggiunta di cioccolata, senza panna e con una spruzzata sopra di vaniglia. Il solito, no?» sorride. E la mora non può far altro che ricambiare stupefatta, annuendo e facendo scena muta.
Appena se ne accorge, arrossisce. In fondo, è pur sempre uno sconosciuto.
Louis se ne va, sorridendo sotto i baffi. Insomma, è la prima volta che per merito suo le guance della ragazza delle 16 e 30 si sono colorate. Ne va fin troppo fiero, e rimane così perso nei pensieri che sbaglia tre volte di fare la Mocha.

A Rain è appena arrivato un messaggio su WhatsApp da parte della sua migliore amica.
Sblocca lo schermo e si ritrova una foto di lei e del suo ragazzo che si baciano, con tanto di cuoricini.
Le lacrime arrivano agli occhi nel giro di un secondo. Cerca di trattenersi mentre si veste velocemente ed esce di corsa da quel bar diventato soffocante.

Louis torna indietro con finalmente l’ordine giusto, ma al tavolo trova solo il quadernetto della ragazza con la sedia vuota. Si guarda attorno preoccupato: sa che non se ne separa mai, lo stringe sempre al petto come se fosse una questione di vita o di morte.
Guarda dalla vetrina e vede la ragazza seduta su una panchina di quel parchetto. Si tiene le mani sul viso, sembra stia piangendo.
Raccoglie velocemente il quadernetto e lo porta con sé insieme alla Mocha. Ormai il suo turno è finito, può uscire quando vuole.
Prende la giacca velocemente e corre fuori verso l’entrata del parchetto. Cerca con lo sguardo la ragazza e la trova sempre sulla panchina di prima. Sospira di sollievo, almeno non se n’è andata.
Si avvicina e si ferma di fronte a lei. Sta singhiozzando e lui si sente piuttosto a disagio. E’ sempre stato una frana nel consolare le persone.
Si siede accanto a lei e resta in silenzio.
Rain si è accorta che è arrivato qualcuno, ma non le importa. Chiunque sia, se ne resta zitto facendola sfogare come vuole.


«Sai, per qualsiasi cosa tu stia piangendo, non credo ne valga la pena. Nella vita ci sono tante cose belle, pensa a quelle e sorridi. In fondo, quando lo fai, sei bellissima.» quella voce.
Alza di scatto la testa e si ritrova due cieli puntati su di sé. Arrossisce quando si accorge che il trucco è tutto colato, perfino sulle mani. Si morde il labbro e punta il suo sguardo sulle sue Vans azzurre.
Un altro paio di Vans, questa volta nere, cominciano a darle dei colpetti ai piedi, come se volesse giocare.
Rain sorride leggermente per il tentativo del cameriere.

«Mi chiamo Rain, e tu? Ah, grazie per avermi portato il quadernetto, me lo sono scordato dentro.» arrossisce di nuovo. Come al solito si scorda sempre qualcosa da qualche parte.
Il castano sorride, l’imbarazzo di Rain lo diverte. Ora finalmente, sa il nome della ragazza delle 16 e 30.

«Louis, piacere. Ora che ne dici di bere questa Mocha? Dai, te la offro io. L’importante è che al momento tu sorrida, ok?» dice sorridendo e porgendole il bicchierone di carta.
Rain arrossisce ancora di più. Nessuno le aveva mai dato così tante attenzioni. Annuisce e prende il contenitore per poi prenderne un sorso.
Sussulta, si è ustionata la lingua.
Le brucia in una maniera assurda, spalanca la bocca come se fosse un cane.
Louis ride e la ragazza lo fulmina con lo sguardo.

Lui scuote la testa e le passa la bottiglietta d’acqua che si è portato dietro. Sapeva che le sarebbe successo.
Beve a grandi sorsate, come se non lo facesse da giorni. Louis amplia il suo sorriso: è come una bimba, specialmente con le sue guance perennemente arrossate e lo sguardo timido.
Rain si rende conto di essere osservata e si gira verso Louis, beccandolo sul fatto.
Il ragazzo sposta lo sguardo velocemente, facendo colorare lievemente le sue guance.
Chiude delicatamente la bottiglietta e la poggia sulla panchina accanto al suo quadernetto.
Presa da un moto di coraggio, si butta sul ragazzo abbracciandolo forte.
Se Louis è sorpreso non si vede, perché ricambia subito, facendola scomparire tra le sue braccia.
Arrossendo, Rain sussurra un timido ‘grazie’ all’orecchio del ragazzo che lo fa sorridere.
Sì, è davvero una bambina, ma non importa.

E’ felice.

Dublino, Irlanda.

Nix è alla stazione dei treni della capitale, in lacrime. Quando ha detto ai suoi genitori che è incinta di otto settimane, l’hanno buttata fuori di casa e Niall non le rispondeva al cellulare. Se n’era andata sotto casa sua e aveva visto Amber Johnson uscire dalla porta d’entrata che si abbottonava la camicetta.
E adesso è qui, su una panchina malridotta, ad aspettare il treno che la porterà a Wicklow da sua zia Evangeline che, appena sentita la richiesta d’aiuto da parte della nipote, aveva accettato volentieri di ospitarla a casa sua.
Il cielo non promette bene. E’ scuro e pronto a scaricare tutta quella neve che si tiene da giorni. Una bufera con i fiocchi.
Niall è in taxi, e sta sbattendo nervosamente il piede sul tappetino della macchina. Proprio quel giorno ci doveva essere traffico? Sbuffa, ma geme dal dolore. Il pugno del padre della sua ragazza stava cominciando a farsi sentire.

Niall ha diciannove anni. E’ abbastanza alto ed è biondo tinto. Ha cominciato a colorarsi i capelli perché diceva che risaltavano di più i suoi occhi. Quest’ultimi sono color dell’oceano e ha un sorriso raddrizzato da un apparecchio. Ma nonostante questo sorride sempre, gli piace ridere e non se ne vergogna certo per quattro ferri.
Nix ha diciotto anni. E’ bassa, forse troppo per la sua età. Ha i capelli castano scuro, che sotto i raggi del sole prendono un particolare color ceramica. Ha due occhi verde smeraldo, con una strana sfumatura gialla attorno alla pupilla. E’ l’unica cosa di cui va fiera.

La voce dall’altoparlante avverte che il treno per Wicklow arriverà con venti minuti di ritardo. Nix sbuffa nonostante le lacrime. Non vede l’ora di andarsene da quella città.
Si alza e si dirige al binario otto. La castana crede sia un brutto tiro del destino. Insomma, quel numero le sta solo portando sfortuna.
Si appoggia ad una colonna stanca, mentre incastra tra le sue gambe il borsone con quelle poche cose che è riuscita a prendere da casa sua.
Poggia una mano sulla pancia, e sospira. Certo, ha sempre desiderato di avere un bambino, ma non così presto. Doveva ancora finire la scuola, dannazione. Doveva diplomarsi e doveva entrare nella facoltà di psicologia della Dublin’s University.
Ma... è il suo bambino. Non può fargli del male.
Sorride leggermente al pensiero appena fatto. Niall le ha sempre detto che con le pulci ci sa fare, specialmente con sua sorella di cinque anni che non lo lascia mai in pace. “La sanguisuga” la chiama lui.

Niall è ancora in taxi. L’uomo al volante fischietta una qualche canzone di Natale, facendo innervosire il ragazzo ancora di più. Muove le dita tremanti sulle ginocchia, anch’esse scattanti.
Deve raggiungere quella maledetta stazione, ma oltre che il tempo meteo, anche quello sull’orologio sembrano andare contro di lui.
Impreca e lancia una banconota dalla tasca all’autista, che in tutta risposta borbotta qualcosa sulla gioventù d’oggi. Ma il biondo non lo ascolta, comincia a correre tra le macchine ferme.
Ha il fiatone dopo un paio di secondi, non è mai stato una cima in educazione fisica. Ma non smetterebbe per nulla al mondo, deve riprendere quella testa calda della sua ragazza.
Sente i vari i clacson e sorride: avrebbe fatto la stessa cosa con Nix, e lei si sarebbe messa a ridere. Le piace creare scompiglio nella folla, nonostante soffra di claustrofobia.
Sente di non reggere più, il ginocchio gli fa troppo male e si deve fermare. Si poggia con i palmi alle gambe e cerca di riprendere fiato con respiri profondi. La gente sul marciapiede lo guarda stranito, anche se lui non capisce il perché. E’ solo un ragazzo con il fiatone.
Alza lo sguardo e scopre di aver sbagliato strada, che la stazione dei treni è dalla parte opposta. Impreca ad alta voce tirando un pugno al muro lì accanto. Comincia di nuovo a correre, deve solo pensare ad eliminare il dolore.
Non gli importa di tutti gli sguardi che si è procurato con quella parolaccia, l’importante è che raggiunga la sua ragazza.

Nix guarda il via vai di gente che c’è alla stazione, finché non si blocca su una coppia. Lei è incinta e l’uomo è inginocchiato che bacia la pancia alla donna. Sorride triste, lei non avrà mai nulla del genere.
Posa lo sguardo sulla sua pancetta che può essere confusa come qualche chilo di troppo.

«Che tu sia maschio o femmina, non mi interessa. Ti amerò con tutto il cuore, promesso.» dice sussurrando. Chiude gli occhi mentre un paio di lacrime scorrono sulle sue guance.
L’altoparlante avverte che il treno è in arrivo. Bene, manca poco e non vedrà più quella città.
Le gira la testa, è meglio se va a comprarsi qualcosa da mangiare. Mette il suo borsone in spalla a fatica, mentre si dirige al bar. Forse è meglio aspettare un po’ seduta.

Niall arriva alla stazione senza respiro. Si avvicina al banco informazioni e spalanca gli occhi: una fila immensa di persone che aspettano di essere ascoltate.
Gli salgono le lacrime agli occhi e tira un urlo degno di essere chiamato tale. L’ha persa, lo sa. Non la vedrà più. Non vedrà il suo bambino, non lo vedrà camminare e non lo vedrà mai dire la prima parola.
Una signora ben imbottita nel suo cappotto invernale gli si avvicina e gli chiede se c’è qualcosa che non va. Lui sorride triste, ormai è tutto perduto. Spiega alla donna cosa succede e scoppia in lacrime. Ma Niall non sa che quella donna è la prima della fila, insieme al marito.

«Ragazzo, credo che il mio treno possa aspettare. Vai avanti tu e chiedi ciò che ti serve.» sorride intenerita. Ah, quello è vero amore!
Il biondo non se lo fa ripetere due volte e corre al banco informazioni. Nessuno ha avuto il coraggio di replicare quel pianto disperato.
Chiede quali treni sono in procinto a partire: l’unico è quello per Wicklow, al binario otto. Partenza prevista in tre minuti. Gioco del destino? Quel binario è dall’altra parte della stazione.
Niall sbianca ma non si scoraggia. Ha corso per cinque isolati senza fermarsi, può farcela anche adesso. Ringrazia con un abbraccio e un bacio sulla guancia la signora che l’ha fatto passare davanti a tutti e continua a correre.
La donna sorride con gli occhi lucidi e si gira verso il marito che, accortosi delle lacrime della moglie, le prende una mano e gliela stringe.

«Tesoro mio, hai fatto un bel gesto. Hai visto come gli si sono accesi gli occhi quando l’hai fatto passare? E’ innamorato, proprio come noi. E poi, sta per diventare padre. Gli hai fatto un regalo di Natale degno di essere chiamato tale.» dice l’uomo intenerito. La donna annuisce e prende un respiro profondo.
«Su caro, andiamo. Dobbiamo ancora andare al cimitero a trovare la nostra piccola Astrid.» sorride e comincia a parlare con la signora aldilà del vetro.

Niall sta correndo, fino a quando non vede il numero otto appeso al muro. Ma il sorriso svanisce, non appena si accorge che il treno, a quel binario, non c’è più.
Ha il fiatone e le lacrime tornano sulle sue guance. Si siede su una panchina lì vicino e si copre il viso. Non ce l’ha fatta.
Sente un’imprecazione di qualcuno. Ha perso il treno. Non si smuove dalla sua posizione, non gliene frega più niente ormai. Lei e il suo bambino se ne sono andati.

«Scusa, stai occupando tutta la panchina. Non è che potresti spostarti un po’?» chiede una voce acida. La voce che ama.
La sua testa scatta e si ritrova davanti Nix con gli occhi e le guance arrossate. Ha sempre odiato il trucco, e non la ringrazierà mai abbastanza per non usare tutto quell’ammasso di prodotti chimici sul viso. La amava acqua e sapone.
Il biondo si alza di scatto pronto ad abbracciarla, ma lei si allontana. Lui la guarda corrugando le sopracciglia. Ma che le succede?

«Stammi lontano, sei uno stronzo. Dopo essere andato a letto con quella troia della Johnson, ti presenti qui? Ma con che coraggio? Vattene a fanculo, e portati dietro anche quella puttana.’ Sputa velenosa la castana.

Niall comincia a ridere, non riesce a non farlo. Nix crede davvero che l’abbia tradita? Nah, è uno scherzo.

«Amore davvero. Smettila di dire stronzate, ok? Non ne posso più dalle risate.» ma smette non appena si accorge che la sua ragazza è in lacrime di fronte a lui. Si avvicina e accarezza lieve la guancia bagnata.
Nix non si allontana, gli manca già il suo tocco sulla sua pelle. Deve staccarsi, ma non ci riesce.

«Amore mio... davvero credi che potrei farti una cosa del genere? Amber è entrata in casa mia con la camicetta mezza aperta, e appena mia mamma l’ha vista la buttata fuori dopo averle tirato una mestolata in testa. Lo sai com’è fatta, non sopporta altre ragazze se non te in quella casa. Specialmente se cercano me.» sussurra il biondo.

E Nix gli crede, sa che sta dicendo la verità. Alza lo sguardo e continua a piangere. Sa che dopo la notizia bomba che sgancerà lui non ne vorrà più sapere di lei.

«Niall... sono incinta. Di otto settimane.» serra gli occhi pronta a ricevere qualsiasi insulto possibile. Ma non arriva niente, solo il chiasso della stazione.
Il biondo sorride e l’abbraccia. La fa sparire tra le sue braccia e le bacia una tempia mentre lei continua a piangere sussurrando frasi sconnesse.
Niall sa che è stata buttata fuori di casa.
Niall sa che non ha un posto dove stare.
Niall sa che sta male.
Niall sa tutto. E non gli importa se ha un occhio nero. Lei ha la precedenza.

«Shhh, smettila di piangere, amore mio. Mi prenderò io cura di voi.» le sussurra all’orecchio.
Nix chiude gli occhi e si stringe al petto del suo ragazzo. La culla come una piccola bimba viene cullata dal padre prima di andare a dormire.
Piange ancora, ma sono lacrime di gioia. Sorride, perché non può fare altro.

E’ felice.

Brighton, Inghilterra.

Future sta scendendo le scale di casa sua. Si è appena svegliata, è in culotte con una felpa di Harry addosso che le fa da vestito. Ha il trucco colato sotto gli occhi. Ha pianto dopo l’ennesima litigata, e non ha voluto saperne di dormire nello stesso letto di quello che lei chiama ‘nido di rondini’.
Harry è al piano di sopra disteso, con le braccia dietro la testa e pensa. Hanno discusso di nuovo, per una cavolata poi. Tutto era nato perché nessuno dei due voleva lavare i piatti. La convivenza è più dura di quello che pensa.
Il cielo fuori è nero, nonostante sia mezzogiorno inoltrato. E’ pronto a far cadere giganteschi fiocchi di neve, forse una bufera dato che sono a Brighton.

Harry ha ventitré anni. E’ alto, con dei capelli castani sempre arruffati. Odia pettinarli la mattina. Ha due occhi che fanno concorrenza alle verdi foglie estive colpite dalla luce del sole. Un sorriso splendido e due fossette che fanno impazzire le ragazzine che vengono al bar in cui lavora.
Future ha ventun anni. E’ bassa, ma non se ne lamenta. Ha un corpo che è invidiato da tante, ma lei dice sempre che è importante ciò che è dentro e non ciò che è fuori. Ha capelli castano chiaro che le arrivano alle spalle, con due occhi color carbone. Occhi coperti sempre dalle lenti degli occhiali, non sopporta mettersi quelle a contatto. Questa forse, è l’unica cosa che odia di se stessa.

Nonostante litighino spesso, Future sa di essere innamorata di Harry. Sa che lo ama con tutto il cuore.
E’ in cucina, che sta preparando la colazione per entrambi. Un brivido le percorre la schiena e scopre che la finestra è rimasta socchiusa tutta la notte. Scuote la testa e va a chiuderla, mentre ormai il freddo si è impossessato di lei.
Va in soggiorno e prende i pantaloni della tuta che si è tolta ieri sera. Se li mette e trova anche un paio di calzini di Harry, quelli degli allenamenti. Per fortuna sono ancora puliti, non ha voglia di salire le scale ed entrare in quella camera.
Questa volta è stata colpa del cespuglio, tocca a lui scusarsi.

Future ridacchia. Nonostante abbiano finito le superiori da un pezzo, si comportano entrambi come dei ragazzini.
E’ senza occhiali, non vede praticamente nulla senza di essi. Tira fuori un paio di uova per lei e il bacon per lui. Odia mangiare carne la mattina.
Sbuffa, non riesce a vedere niente. Assottiglia lo sguardo in cerca dei suoi occhi artificiali e li trova sul bancone della cucina accanto all’iPhone di Harry. Se li mette e sorride soddisfatta.
Almeno oggi è riuscita in qualcosa. Sta per girarsi e continuare i lavori mattutini, quando il telefono del nido di rondini vibra.
Future è indecisa. Non sa se guardare o meno il messaggio arrivato. Conosce Harry, e sa che si incazzerebbe se guardasse senza il suo permesso.
Si morde il labbro, la curiosità la uccide.
In fondo, è solo un messaggio. Sarà sicuramente Anne che chiedeva conferma per il cenone di famiglia.
Convinta di questo, sblocca lo schermo senza codice di sicurezza e preme sulla busta gialla dello schermo.
Grazie per la bella nottata dell’altra sera, fatti risentire ogni tanto. Ah, quando lascerai quella foca della tua ragazza? E’ orribile. Baci baci, Britney. xx”
Future stringe il cellulare arrabbiata. Non tanto per come l’ha definita quella troia ma.. Harry? Davvero le aveva fatto una cosa del genere?
Le lacrime salgono, ma non vuole piangere. Non deve. Sperava di poterlo cambiare, ma evidentemente si sbagliava. Quando lo aveva conosciuto sapeva della sua reputazione da donnaiolo.
Scaraventa il telefono a terra, non gliene frega quanto costa. L’ha tradita, al momento è questo l’importante.
Si mette le scarpe di fretta senza preoccuparsi di allacciarsele. Si avvicina alla fine delle scale e grida un ‘vaffanculo’ bello potente. Sa che il ragazzo di sopra l’ha sentita.
Si gira e velocemente esce di casa, sbattendo violentemente la porta. Ha bisogno di una boccata d’aria.

Harry dal canto suo, si alza svogliatamente dal letto per poi dirigersi al piano inferiore. E’ sicuro che Future tornerà nel giro di cinque minuti. Quanto si sbaglia.
E’ in boxer, ma non patisce il freddo. Nei loro momenti di dolcezza, la castana lo chiama ‘stufa umana’ per poi dargli sempre un bacio sul naso dopo che si offende. Lei non lo sa che lo fa apposta. Lui ama i baci sul naso.
Sono passati dieci minuti, eppure la ragazza non torna. Harry comincia a preoccuparsi e inizia a cercare il suo telefono. Spera che lei si sia portata dietro il suo.
Non lo trova finché con il piede non pesta qualcosa di appuntito, un pezzo di vetro. Per fortuna non si è fatto niente.
Abbassa lo sguardo e trova il suo iPhone con lo schermo rotto a terra. Sbuffa, e lo raccoglie svogliato.
Lo scruta attentamente finché lo schermo non si accende da solo: batteria quasi scarica. E allora, si accorge di quel messaggio aperto.
Spalanca gli occhi e si passa una mano tra i capelli, frustrato. Impreca sotto voce e corre in soggiorno a cercare i vestiti della sera precedente.
Si veste di fretta, non accorgendosi della maglietta al contrario e di non indossare i calzini. Infila quegli stivaletti che lui adora, ma che la sua ragazza odia. Giaccone messo.
Sta per aprire la porta, ma si ricorda del telefono. Le prove per smentire tutto sono lì dentro. Lo afferra e corre fuori. Deve trovarla.

Future è in riva al mare. Batte i denti dal freddo, si è dimenticata la giacca a casa, ma non ne vuole sapere di tornare indietro. Le lacrime sono bloccate nei suoi occhi, gli occhiali sono appannati.
Eppure, non ha intenzione di muoversi da lì. Appoggia la testa al muro dietro di lei e chiude gli occhi. E’ il suo posto segreto quello, nessuno la può vedere se non dal mare.
E’ in arrivo una bufera, sono tutti chiusi nei locali a scaldarsi con liquori gli adulti, e cioccolata calda i bambini.
Future comincia a viaggiare con la mente, immagina il mondo perfetto. E si addormenta in riva al mare dei sogni.

Harry è preoccupato veramente. La temperatura sta scendendo drasticamente e quella testona della sua ragazza non si è fatta né sentire né vedere. Le è successo qualcosa.
Arriva al bar della signora Winkle, e chiede all’anziana se per caso la castana è almeno passata lì davanti. Sa che controlla sempre la piazza lì di fronte, ha una memoria di ferro nonostante l’età. Nega di averla vista, e comincia a preoccuparsi anche lei.
Quei due ragazzi sono come nipoti, un bene infinito.
Harry corre fuori e si guarda attorno spaesato. Non sa più dove andare, ha controllato in tutti i posti che la sua ragazza frequenta di solito, ma è come sparita.
Cammina con le mani in tasca, finché non inciampa in uno scalino malmesso del marciapiede. E allora scoppia.
E’ preoccupato. Comincia a piangere dal nervoso, e tira un pugno al lampione che si trova lì accanto. Si è fatto un male cane, ma digrigna i denti e resiste. Deve trovarla.
Chiude gli occhi e prende un respiro profondo. Un’immagine si forma nella sua testa e comincia a correre.
E’ arrivato al muretto sopra la spiaggia di ciottoli. Il loro nascondiglio segreto.
Scende velocemente le scale che si trovano lì vicino e si dirige sicuro al loro posto.
E la trova lì, con la testa appoggiata al muro, rannicchiata su se stessa. Ha le labbra viola e trema dal freddo, ha gli occhi chiusi. Si è addormentata.

Harry la prende in braccio, conosce i sintomi dell’ipotermia.
Cammina velocemente verso il bar della signora Winkle, deve fare in fretta. Spalanca la porta, il locale è pieno a metà.
L’anziana signora urla spaventata e fa portare Future nel retro dove c’è una poltrona. Harry si siede e si mette la ragazza in grembo. Si toglie la giacca e la poggia sulle spalle di lei. Non può metterle altre cose addosso, ora deve solo aspettare.

Passano venti minuti e finalmente Future apre gli occhi trovandosi l’etichetta della maglietta del suo ragazzo sul naso. Lo arriccia e Harry si accorge che si è svegliata.
Gli si illuminano gli occhi e sorride, mostrando le tanto amate fossette. Comincia a baciarle delicatamente ogni parte del viso, si trattiene dal piangere.

«Sei una stupida, davvero. Non potrei mai tradirti, mai. Ti amo con tutta l’anima, con tutto me stesso. Se vuoi saperlo, mi inviano sempre messaggi di quel genere. E se ti fossi fermata un attimo a pensare, due sere fa eravamo a casa a guardare Nemo. Quindi, o mi hanno clonato, oppure quella troia ha mentito. Scema, io ti amo veramente.» sussurra Harry guardandola negli occhi. Sorride e le stampa un bacio in fronte.
Future abbassa lo sguardo e nasconde la testa tra il collo e la spalla del suo ragazzo. Ha sempre amato il suo profumo, sapeva di casa.

«Pirla, hai la maglietta al contrario.» dice la castana trattenendo le risate. Il ragazzo le alza il viso e la guarda fingendosi sbalordito.
«Scusa, io ti faccio tutto un discorsone e tu mi rispondi così? Oh piccola, non la passi liscia.» comincia a farle il solletico sui fianco, mentre Future schiamazza e si dimena.
La signora Winkle li guarda intenerita e torna indietro al bancone. Tornerà più tardi a portare le tazze di the.

Harry la smette di torturare la castana e la fissa sorridendo negli occhi. Carbone nel verde.

«Ah, comunque ti amo anche io, scemo.» mormora Future per fiondarsi sulle labbra di quel fantastico ragazzo. E dentro di se sa che d’ora in poi dovrà fidarsi di lui, sempre. Perché finalmente se n’è accorta anche lei.

E’ felice.

Eaglesfield, Scozia.
Manchester, Inghilterra.
Londra, Inghilterra.
Dublino, Irlanda.
Brighton, Inghilterra.

In cinque città sparse per il Regno Unito, comincia a nevicare.
C’è chi si gusta i fiocchi di neve direttamente sul viso. Altri invece, ammirano il tutto da dietro una finestra, con una tazza di the caldo tra le mani.
Eppure, oggi tutti sorridono. E’ la Vigilia di Natale.
E nonostante tutte le litigate, nonostante le lacrime, nonostante la sofferenza.. la felicità è carica nell’aria.

Oggi, è una giornata di neve. Per tutti.

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my space

sto scrivendo questa os dalle quattro di questo pomeriggio. Adesso sono le 3.28 del mattino e... sono stranamente contenta.
Scusate, ma non ho molto da aggiungere.
Vi auguro una bellissima Vigilia di Natale e anche Buon Natale.
Love u all,
-ljttle.

Ps: questa os possiede 18 pagine di word. E 7129 parole. Plagiate e vi trancio le mani.
Buon Natale <3
  
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