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Autore: thedragontosaphira    24/12/2013    28 recensioni
Una mini long natalizia
Ispirata dal film Nine month, e rivisitata per l'occasione
Draco ed Hermione sono una coppia ben affiatata
Ma qualcosa arriva inaspettata a sconvolgere la loro routine
Dal prologo:
....
Il mio cuore perse un battito, non ero brava a mentire e, mordendomi il labbro mentre scomparivo veloce nel bagno, cercai di recuperare.
- Si, si .. Tutto bene, nessun problema, sono solo un po' stanca. -
Lo sentii rispondere
- Potevi dirmelo, avrei rimandato la cena. -
Dentro di me un tumulto, poi continuò con tono preoccupato
- In effetti ho notato che da qualche giorno hai delle occhiaie profonde e sei un po' pallida, magari sarebbe utile ti facessi vedere. -
Per poco non m strozzai con la mia stessa saliva.
" Si era accorto? E da quando era così attento, che sospettasse qualcosa? "
Mentre rieccomi sintonizzata sul canale della " Granger picture ", sentii delle voci provenire da basso, sicuramente gli ospiti erano arrivati.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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epilogo                                                                               Dicembre
                                                  Epilogo









Tremo.

E se.. Non volevo neanche pensarlo, figuriamoci immaginarlo.

Possibile che tutti quegli anni al mio fianco non le avessero insegnato nulla?

Una serpe tesse tele come i ragni e ha sempre un piano di riserva.
Aveva sottovalutato mia madre ed ora rischiavamo di perdere tutto. Quello avrebbe dovuto essere il periodo più bello della mia vita, denso di emozioni, di aspettative ed invece mi trovavo ad aggirarmi come una tigre in gabbia, incapace di trovare sfogo.
Altro che Natale felice, avrei depennato quella festività se avessi potuto. Rischiava di tramutarsi in un disastro.


Intanto il tempo inesorabile passava e anche quella volta alla visita, il nostro "frugoletto" ci negò la vista della sua intimità.
Una volta usciti, imprecai tra i denti. Dovevamo aspettare per sapere e l'attesa mi stava uccidendo...

Però oramai mancava poco, l'idea mi consolò un po', ma io ero sempre più ansioso.

Vederla così tranquilla e serena, poi, mi innervosiva.

Possibile che non le fregasse nulla di noi due? Come faceva ad ostentare tutta quella calma, che fosse una recita a beneficio di mia madre?

Glielo chiesi un giorno e lei rispose serafica

– Quel che sarà sarà, inutile fasciarsi la testa prima del tempo. -

Rimasi senza parole, incapace di ribattere alcunché, ma non capivo, e dentro di me ruggiva la tempesta. Più volte fui sul punto di afferrare mia madre e lanciarla dalla prima finestra utile.

Arrivai ad odiarla in quei giorni.

*******

Vedevo Draco aggirarsi nervoso, come se pensasse che da un momento all'altro una tegola lo avrebbe colpito in piena fronte.

Ma stare con lui aveva affinato la mia arte, ed avevo un asso nella manica che avrei giocato se e quando sarebbe servito.

L'avrei tirato fuori solo se necessario, e per sicurezza non ne avevo parlato con nessuno.

Non mi fidavo di quella iena di sua madre. Avevo la mia arma carica e pronta, ma avrebbe sparato solo nell'attimo giusto o non prima, non volevo mancare il bersaglio.
Mi spiaceva per Draco, ma in fondo tutto quel suo agitarsi faceva il mio gioco, intorbidava le acque, impedendo all'arpia di vedere al di là del suo aristocratico naso.

Sorniona mi aggiravo per casa e, nonostante lo sguardo di mia suocera, sapevo di avere la vittoria in pugno in un caso o nell'altro.

La stronza non l'avrebbe avuta vinta. Stavolta il grifone si era fatto serpe.

***

La tensione in casa in quei ultimi giorni si poteva tagliare con il coltello.

Se lo sguardo avesse potuto uccidere, sicuramente una delle due sarebbe morta tra atroci sofferenze.

Mia madre si sentiva la padrona, invitava le amiche e le loro figlie. Spesso le avevo udite sparlare della mia fidanzata a voce alta, incuranti che lei potesse sentire, a volte perfino alla sua presenza.
In quelle occasioni arrivai a vergognarmi di quello che ero, un purosangue di nobile schiatta. Se la nobiltà era quella, ero disposto a barattare tutto il mio purissimo sangue con quello babbano all'istante.

Hermione non sapeva quante volte mi ero trattenuto dal prenderle a calci e sbatterle fuori.

Avevo la testa che viaggiava per conto suo, anche sul lavoro ero spesso assente e non solo fisicamente.

Cercavo di non lasciarle troppo sole, non avrei voluto trovare cadaveri al mio rientro a casa.

Decisi, che mi sarei goduto  ogni momento al suo fianco, avevo paura di perderla, quindi sfruttavo tutto il tempo che mi era concesso. Non mi ero mai sentito così male. Eppure quelle due come fiere si giravano intorno pronte al duello finale per il territorio ed il maschio, ignorando bellamente come io potessi sentirmi. Hermione era la più calma tra le due, ma anche se lei pareva tranquilla, io non lo ero per nulla.

Avrei potuto perdere la mia felicità futura, e tutto per delle stupide rivalse da femmina. Se Hermione non fosse stata incinta, probabilmente l'avrei scrollata fino a farle tornare il senno.

E quel momento tanto atteso, ma al contempo odiato, arrivò.
La cena della vigilia era stata un incubo, tra le due erano volate battute al vetriolo.
Ma i presenti avevano fatto finta di non cogliere, era noto a tutti l'astio fra le due donne.

Eravamo quasi a fine party in un atmosfera di festosa vigilia all'ombra di un magnifico albero di natale scintillante di candele e festoni, quando Hermione avvicinandosi mi sussurrò

- Ci siamo, il gran momento è arrivato. -

Emozionato e spaventato la fissai come un ebete.

Era giunto il tanto temuto parto.

Ora si sarebbe decretato il nostro futuro.

In un momento ci smaterializzammo al San Mungo, dove dei medimaghi la presero in consegna.

Sembravo essere sospeso in una bolla.
Ero diviso in pezzi, da una parte la paura che qualcosa non andasse per il verso giusto, dall'altra l'emozione, stavo per diventare padre, dall'altra il terrore di perdere tutto.
Poi gli eventi si accavallarono tanto rapidamente che in seguito non riuscii mai a ricordarli esattamente.

Fu tutto così veloce, che quasi non me ne resi conto, se non quando con orgoglio e commozione strinsi tra le braccia quel fagottino.
La mezzanotte era scoccata da un minuto.

Era bellissima, era nostra, ma era una femmina. Mi sentii morire, già l'adoravo, ma mia madre non avrebbe perdonato e avrebbe preteso il fio...

Alzai gli occhi velati su di lei, un groppo mi stringeva la gola.

Sentivo il mio cuore andare in pezzi.

Quello che era il mio eden, l'avrei perso, e tutto per stoltezza.

Non avevo fatto in tempo nemmeno a godermelo.

Vidi mia madre entrare e ghignando dire soddisfatta e tronfia

- Bene, è femmina, lo immaginavo... - Tutto il suo disprezzo era concentrato in quella frase acida e cattiva e mi fece contorcere lo stomaco dal disgusto. Le parole successive furono la mia sentenza di morte - quindi manteni la tua parola, sempre se sai cosa vuol dire un patto. -

- Certo che lo so, e non avere paura onoro sempre i miei propositi. - Rispose con una calma innaturale. Non abbassò lo sguardo, nonostante tutto pareva sfidarla.

- Bene, allora quando verrai dimessa, te ne andrai da casa e non ti farai più vedere. E ovviamente porterai con te la tua bastarda. - Disse trionfante.

Ero distrutto, il mio mondo era crollato.

Mi muovevo come un automa, non riuscivo a parlare.
Un groppo mi strangolava.

Una folata di vento aveva fatto svanire il mio sogno. Gli occhi mi si fecero lucidi, un Malfoy non piange, ma io ero vicino a crollare e non me ne importava un bel nulla.

Non potevo perderla così, non potevo capacitarmene.

A capo chino, stringendo ancora tra le braccia la nostra bambina, feci materializzare un mazzo di chiavi, era il mio dono alla mia erede.
 Almeno questo mia madre non poteva impedirmelo.

- Ecco, accetta almeno queste per la nostra piccola, una casa che avevo fatto costruire per noi, il tuo sogno ed anche il mio. Almeno vi saprò al sicuro lì . -

Lei sorrise e, allungando la mano, prese la chiave stringendo al contempo la mia mano. Poi si girò verso mia madre e rispose con una voce gelida, dura che non le riconobbi, e con lo sguardo tagliente di disprezzo.

- Bene. Ora finalmente anche lei può togliere le tende, io me ne vado, e come vede ho già dove stabilirmi. Però temo che le cose non andranno come lei crede. Avevo detto che lasciavo la casa, ma non ho mai asserito che avrei fatto altrettanto con Draco. Quindi bye bye, e non arrivederci. -

La fissai sconcertato, incapace di capire. Poi realizzai, era vero, non lo aveva mai detto.

Scoppiai a ridere, con gli occhi colmi di lacrime.

Il mio cuore batteva, l'aveva aggirata da perfetta serpe.

Mai ero stato più fiero di lei.

Ed io l'amavo da impazzire.



Mia madre non aveva fiatato, era impallidita solo paurosamente, poi incapace di affrontare la sconfitta con dignità ci voltò le spalle e stizzita e furiosa uscì, sbattendo la porta con violenza.

Ma a me poco importava, ero troppo felice, troppo orgoglioso.

Eravamo una famiglia.

Io, lei e la nostra bambina. Il mio piccolo mondo perfetto.


Hermione mi fissò stanca ma sorridente - Buon Natale, amore mio – sussurrò felice.


La strinsi d'impulso, lei era il mio mondo.
L'avevo umiliata, offesa, tradita, eppure mi aveva perdonato.
Ora compresi il significato della parola amore, lei me lo aveva dimostrato quando mi aveva riaccolto nella sua vita.

In quella magica notte di Natale ringraziai per quello che avevo e per avermi dato la forza di comprendere cosa avrei perso se non avessi trovato il coraggio di andare da lei ed affrontarla dopo come mi ero comportato.


- Buon Natale – le sussurrai all'orecchio – e grazie...-



Ci insediammo nella nuova casa.

Era perfetta, steccato bianco e dondolo sotto il porticato.

Aiuole e folti alberi.
L'arredamento dai caldi colori del legno.

Quella era casa nostra.

Lì avremmo cresciuto i nostri figli.


Tutto quello che desideravo era lì, e io non mi ero mai sentito così vivo.

La notte mi alzavo e mi nutrivo nell'osservare la mia piccola, un vero miracolo.

Spesso suonavo per lei, le mie mani scorrevano lievi sui tasti, componendo una ninna nanna.

Avevo lottato, ed avevo vinto.

Insieme avevamo superato molti ostacoli, ed ora il futuro ci aspettava luminoso.

Erano stati nove mesi sospesi tra inferno e paradiso.

Nove mesi, durante i quali avevo imparato che l'amore è una potente magia.

Nove mesi in cui avevo lottato contro fantasmi.

Nove mesi che avrei rivissuto infinite volte nella mia memoria.

Ora ero sereno, consapevole di quello che davvero provavo nel mio cuore e che spaventato avevo rifuggito, rischiando di perdere tutto.

Non sarei più scappato.

L'amavo.

Quella notte dopo aver fatto l'amore glielo ripetei senza paura

- Ti amo Hermione. -

E lei accoccolandosi sul mio petto sussurrò

- Idem.-

Mai dare nulla per scontato, mai essere sicuri di stessi, ma lottare ed emergere.

L'amore da forza, l'amore insegna, ed io avevo imparato molto.

Il cammino era stato lungo e non facile.
Ero caduto e mi ero rialzato.
Avevo riso e pianto.

Ma ora potevamo guardare al futuro
Il Natale è  una prodigiosa medicina, un antidoto a tutti i veleni della vita, insieme all'amore è qualcosa che va al di là dell'umana comprensione.
Ma a me, a noi poco importava.
Era una data che si sarebbe scritta indelebile nei nostri cuori per sempre.





Ed anche questa mini long è terminata.
Sperando di avervi allietato, ringraziamo chi ha letto e recensito e chi l'ha fatto in silenzio.
Torneremo presto promesso.
Inoltre vogliamo farvi i nostri più sinceri Auguri di Buon Natale e Felice Anno nuovo.
Un grande bacio a tutte/i
The Dragon e To Saphira
   
 
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