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Autore: RedFeather1301    24/12/2013    6 recensioni
I fiocchi cadono, cadono, cadono. Ricoprono tutto, anche il triste cuore di Lauren. Abbandonata ai suoi sogni viene accolta nelle gelide braccia della stagione più fredda, e come in un lungo letargo ricopre il suo cuore di neve costruendoci un pupazzo che finge un sorriso. Arriva imbrattando il suo amore, sotterrandolo sotto la neve. Scavando scavando, quanto può andare in fondo o tornare in superficie? Un fiocco di neve cadrà silenzioso sulle labbra sigillate della dea bendata.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Vergil
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The seasons to love'
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I fiocchi cadono, cadono, cadono. Ricoprono tutto, anche il triste cuore di Lauren. Abbandonata ai suoi sogni viene accolta nelle gelide braccia della stagione più fredda, e come in un lungo letargo ricopre il suo cuore di neve costruendoci un pupazzo che finge un sorriso. Arriva imbrattando il suo amore, sotterrandolo sotto la neve. Scavando scavando, quanto può andare in fondo o tornare in superficie? Un fiocco di neve cadrà silenzioso sulle labbra sigillate della dea bendata.







Capitolo 1 fiocco
Il riscatto

Era buono, doveva ammetterlo, ma era amaro, o meglio sapeva di qualcosa di infinitamente amaro. Lauren si sentì invadere completamente da una tristezza cieca che faceva rabbuiare anche i suoi occhi oltre il dovuto, si ritrovò a pensare a come l'aveva lasciata, si sentiva male, voleva affogare, sparire da qualche parte...voleva morire. Una lacrima si fece strada negli occhi ormai umidi come laghi spenti, i cioccolatini ancora da un lato, ne aveva mangiato solo uno ma istintivamente ne mangiò un altro, ed ancora un altro, finché non arrivò a cinque. Era sbagliato mangiare tanti di quei dolcetti prelibati, ma si giustificò con il dolore che provava in petto, che aumentava ad ogni cioccolatino, alla fine cedette all'influsso della sua isteria.
Andò penzolante verso la cucina, voleva sparire e lo avrebbe fatto. Aprì il cassettino delle medicine all'interno di uno scaffale della cucina e ci frugò, prese un barattolino marrone trasparente pieno di pillole bianche, tempo addietro le era stata diagnosticata un'ansia cronica e le diedero questi ansiolitici per frenare gli attacchi di panico, lo stress di quei giorni era veramente troppo alto, lo ricordava ancora tutt'ora e quei farmaci l'avevano aiutata tantissimo. Ora era guarita...almeno fino ad adesso, sentiva l'ansia battere sul petto come un martello, si manteneva alla maglia con forza quasi strappandola. Prese un bicchiere d'acqua e iniziò a picchiettare sulla mano con il cilindro marroncino, finché non ne fu completamente svuotato, si sentiva tremare, un'agitazione frenetica che l'avrebbe portata al manicomio, sudava, i denti le battevano, non le era mai capitato e di colpo cadde a terra.

Girava le dita intorno al filo del telefono ancora con la cornetta all'orecchio, ne avrebbe dette quattro a quella ragazza! Sicuramente la stava facendo preoccupare per nulla, erano già sette volte che cercava di chiamarla; quella mattina era stata abbastanza brusca e la faceva incavolare quando si comportava così ma addirittura a non rispondere! No, non era da Lauren, non lo era affatto, prese una giacca e si equipaggiò veloce di una minigonna stretta e di una magliettina attillata, la calzamaglia nera le avrebbe protetto le gambe dal freddo. Uscì di casa in tutta fretta, lei era un'amica, questo era un suo dovere, quello di consolarla perché sapeva che ora era a piangere e mangiarsi tante patatine.
“Già, sempre uguale lei.”
Prese la macchina parcheggiata più in là e vi ci entrò ostinata, dopo qualche giro nella toppa della chiave il motore partì con un rombo e velocemente prese la curva per la casa dell'amica, ovviamente non immaginava cosa si sarebbe trovata davanti. Scese dalla macchina, salite le scale, bussò alla fine alla porta. Bussò più forte, poi spiò dallo spioncino, la calma di quel luogo era insolita eppure la luce era accesa.
«Laury apri dai!» bussò ancora più forte «Lauren!»
Questa volta usò un tono serio, si sentì preoccupata, così usò le chiavi di riserva che l'amica le aveva dato, entrando veloce, appena vide il suolo gridò.
«Lauren!!»

«Come diamine è potuto succedere?»
Sbottò Umberto, seduto a testa bassa con le mani strette l'una all'altra, cercando di ricomporre le idee, Federica avanti a lui, in un lungo cammino che comprendeva parte del corridoio di quel tetro ospedale. Avanti ed indietro, indietro ed avanti, sentiva di impazzire, voleva sapere come stava, era furiosa con lei ma più che altro con quello sconosciuto, e se l'aveva portata lui a fare quello che ha fatto? Sarebbe andata gentilmente da quello stronzo e gli avrebbe dato un pugno sul naso, ecco cosa!
«Sta bene vedrai...» continuava a camminare nervosamente «...DEVE stare bene.»
Quell'attesa era snervante anche per il calmo ragazzo, se avesse potuto lei avrebbe buttato qualche panca giù dalla finestra talmente era infuriata. La risposta fu data dal suono di uno dei dottori che uscì dalle porte dove Lauren era appena stata risucchiata, Umberto stava per girare la testa ma Federica lo precedette come un razzo.
«Dottore come sta?!»
«Ora è stabile...ma è ancora incosciente, non è grave per fortuna, l'abbiamo presa prima dell'azione del farmaco.»
«Possiamo vederla?»
«Ancora no, mi spiace.»
La ragazza fece un grosso sospiro di sollievo, e disse grazie a chi l'aveva protetta, perché qualcuno sicuramente c'era stato. Fece dietrofront e camminò velocemente verso l'uscita, il ragazzo la guardò in modo strano poi porse altre domande al dottore. Intanto lei arrivò all'automatic shop, prendendo uno snack che a quanto pare finì incastrato, si destò dai suoi pensieri guardando la macchinetta con ira, le piantò un calcio come se fosse destinato sia all'agglomerato di metallo sia a quell'indignato sconosciuto che avrebbe voluto picchiare come con nessun altro.
“Maledetto...che potesse andare all'inferno!”
Ancora un altro calcio mentre fu vista anche da alcuni passanti e lo snack, come per arrendersi, scivolò nel buco dove finalmente avrebbe potuto prenderlo. Lo agguantò aprendolo veloce e piazzandogli un morso enorme, Umberto le si avvicinò preoccupato dopo aver finito di scendere le scale:
«Fede calmati...»
«Calmarmi?! Io?!»
Batté un altro pugno sulla povera macchina.
«Come dovrei?! La nostra amica era un passo dalla morte!»
Umberto si sentì spiazzato e quindi abbassò lo sguardo, come un cagnolino, lei non dava cenno di calmarsi e dandogli una spallata lo sorpassò, lui si voltò.
«Che vuoi fare?»
«Cerco quello stronzo e gliene dico quattro ecco cosa!»
Aprì la porta vetrata e svanì poi, oltre il cancello.



Angolo dell'autrice

Buone feste prima di tutto!
E rieccoci su questa fic, il mio regalo per i fan di questa serie! Beh le cose si fanno interessanti no? E tutti volete linciarmi lo so, quindi mettetevi in fila per comprare il nuovo kit "lincia la scrittrice st***" a soli 9,90! Ok, finita la pubblicità possiamo andare avanti, dovevo portare avanti un altro progetto che volevo mettere prima di questo...ma mi sa che dovrà aspettare, ho avuto dei problemini per quanto riguarda alcune cosine con quella fic, oltre al blocco dello scrittore (già) ma ehi, eccomi qui! Spero ci risiate tutti...e soprattutto spero ci sia anche più gente ;) eheh.
Baci a voi tutti <3

RedFeather


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