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Autore: Wellesandra    24/12/2013    15 recensioni
«Ho trovato uno strumento magico, Dom.»
[...] «Quella è una chitarra, Matt. Ma non sai proprio nulla, tu?»
[...] «Sei tu che ti sbagli, Dom. E' uno strumento magico. Guarda,» disse, mentre pizzicava una corda a caso. Matt sorrise e lo rifece. «Vedi? Esce un suono, Dominic. E' uno strumento magico! Possiamo fare quello che vogliamo con questo!»
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«E' solo un bambino, George.»
Seduto sulle scale che lo portavano dritto al piano di sopra, Matthew ascoltava i suoi genitori parlare. Lo faceva ogni sera da un bel po' di tempo perchè si sentiva bene. Era felice quando il suo papà era a casa per tanti giorni e poi l'aria natalizia era bellissima. Pensava già a tutti i regali che avrebbe ricevuto. La voce della sua mamma era rassicurante e suo padre era il suo eroe. Sì, il suo papà era il supereroe più grande e coraggioso al mondo. Sconfiggeva molti mostri, diceva la mamma. Per questo a volte tornava a casa solo due volte al mese. Però si sentivano ogni giorno, quando aveva un pò di tempo libero e quando i cattivi non lo attaccavano. Matt sorrise tirando e incrociando le orecchie al suo coniglietto di pezza. Era bianco, con le orecchie gialle e due dentoni che uscivano fuori. In mano aveva una carota con un ciuffo verde. A Matt piaceva il suo pupazzo. Glielo aveva regalato la mamma. E anche il papà. Tutti e due per il Natale di tre anni fa.
«Marilyn, ha otto anni. E' grande abbastanza da avvicinarsi ad uno strumento musicale e abbandonare quello... quella specie di pupazzo. Ha i pidocchi, quel coso.»
Il piccolo Matt corrugò la fronte. Di chi stavano parlando quei due? Dov'erano le storie che raccontava il suo papà quando rimaneva per tanto tempo a casa?
Anche lui aveva un pupazzo, ma senza i pidocchi. Lo abbracciò forte e fece il broncio.
Marilyn rise e accarezzò i capelli di George, per poi stampargli un bacio. Matt sperava che da quel bacio, prima o poi, potesse nascere un bambino. Che arrivasse la cicogna con una bella femminuccia. Già, voleva una sorellina da coccolare e alla quale un giorno regalare il suo pupazzo. Abbracciò felice il suo coniglietto, sperando che Babbo Natale potesse regalargliene una.
«Smettila, George. Matt è piccolo e non ha molti amichetti. O meglio...»
«... c'è Dominic. Ma a me sembra strano, quello lì.»
«George! Ha appena fatto nove anni, per l'amor di Dio!»
Dominic? Il suo migliore amico si chiamava Dominic! E Matt... Matt era il suo nome. Stavano parlando di lui? La tristezza si impradonì del bambino, che pensò seriamente di andarsene nella sua stanza, ma poi ci ripensò. Rimase seduto, con il mento appoggiato alle ginocchia e con le orecchie bene aperte. Continuava a stritolare il suo pupazzo, perchè tanto non si faceva male.
«Ma è così silenzioso. E ha gli occhi spenti. Non ti sembra strano per un bambino, tesoro?»
La mamma continuò ad accarezzare i capelli del papà e poi si sedette sulle sue ginocchia.
«Dominic è un bambino dolcissimo. Non lo conosci bene e lo hai visto poche volte. Forse gli metti soggezione, ma ti assicuro che parla molto. E poi... e poi con Matt si diverte tantissimo, così come Matt si diverte tantissimo con lui.»
George abbracciò la moglie e appoggiò la testa sul suo seno, ispirando profondamente.
«Se lo dici tu, tesoro. Se lo dici tu.»

«Allora Matt, cosa vuoi per Natale?»
Matt ci pensò su molto bene. Erano in uno strano centro commerciale, che non aveva mai visto. Tante luci passavano da una scala mobile all'altra e le vetrine erano tutte addobbate. C'erano tanti folletti ed elfi, anche femmine, vestiti di verde e rosso. Quanto avrebbe voluto che Dominic fosse lì con lui!
«Mamma possiamo andare a prendere Dom?»
«No tesoro, ormai siamo qui. La prossima volta, magari.»
Mise il broncio. La mamma lo teneva per mano mentre il papà camminava dall'altro lato, guardandosi intorno. Parlava con Paul, papà. Parlavano sempre di cose per adulti, come la scuola. Non era più bello parlare di robot?
«Mamma, mamma! Guarda! C'è Babbo Natale!» Matt si dimenò con tutta la forza che aveva indicandolo con il suo piccolo dito. Il sorriso sdentato fece sorridere Marilyn che annuì. C'erano tanti bambini. E tanti regali. «Possiamo andare, mamma? Possiaaamo? Ti preeego!» Marilyn rise e si voltò verso George, che fece spallucce.
«Certo tesoro. Dirai a Babbo Natale ciò che vuoi?»
«Sì. Sì, glielo dirò!.»
Matt trascinò con tutta la forza la madre che si ritrovò a chiedere scusa a vari passanti per il modo irruento di suo figlio.
Apettarono un bel pò prima che arrivasse il turno di Matt, ma il bambino si diceva che ne sarebbe valsa la pena, perchè un regalo è pur sempre un regalo e perchè solo Babbo Natale poteva fare i miracoli.
Si avvicinò a quell'omone, un pò diverso dal Babbo Natale che si ricordava.
«Oh oh oh! Ciao piccolo, come ti chiami?.»
«Matthew. Matthew James Bellamy. Abito a...»
«Oh oh oh! Lo so dove abiti piccolo. Sono Babbo Natale.»
Matt scosse la testa energicamente. «No.» Disse, continuando a scuoterla. «Tu non sei Babbo Natale. Babbo Natale ha più pancia perchè tutte le mamme del mondo gli mandano sempre qualcosa da mangiare! E poi tu hai le sopracciglia nere! Il vero Babbo Natale è vecchio, sai. E quando uno invecchia ha tutti i capelli bianchi, e la barba bianca e le sopracciglia bianche. E poi non hai le rughe, sul viso!» Matt sorrise mentre il Babbo Natale- sotto- inchiesta mascherava la sua incredulità con un colpo di tosse. Guardò Marilyn che a sua volta guardava Matt con aria incredula e mormorò uno "scusa" al finto- Babbo Natale.
«Ehm... bene, piccolo. Cosa desideri per Natale?.»
«Vorrei tanto che Babbo Natale mi portasse una sorellina. E vorrei tanto che anche Dominic diventasse mio fratello. E vorrei che papà non pensasse male di lui. Sai, è il mio migliore amico. A volte è scemo, però gli voglio bene. E voglio che lui sia felice.»
Gli occhi neri del finto- Babbo Natale incrociarono quelli di Marilyn. Poi si rivolse a Matt.
«E non vorresti nient'altro? Su queste cose, Babbo Natale non può molto.»
«Ma certo che può! Babbo Natale può tutto! Bah, non sai proprio niente tu, è meglio se me ne vado!»
Come un piccolo soldatino, Matt scese dalle ginocchia del finto- Babbo Natale, dirigendosi verso sua madre con aria afflitta.

Lo stesso pomeriggio, a casa Howard, un bambino dai capelli biondi e arruffati giocava con le sue macchinine. Gli piacevano da morire, quelle automobili.
«Dominic, hai scritto la lettera a Babbo Natale?»
Dom annuì senza rispondere e continuò a far volare e ruotare in cielo le sue macchinine.
Wroooaaaam. Bshhhhh. Brrrrrrrum.
«Perchè non ti alzi e la prendi, tesoro?»
«E' sulla scrivania mamma.»
«Alzati e valla a prendere, Dom!»
Sbuffando, il bambino si alzò dal pavimento e camminò trascinandosi dietro i piedi. Prese la lettera e la consegnò alla mamma.
«Tanto lo so che Babbo Natale non esiste. Sono grande. Non credo più a queste cose come fa Matt.» Il tono di voce del bambino era basso, così come i suoi occhi. In realtà lui ci credeva ancora ma sua sorella lo prendeva sempre in giro. Cosa ne sapeva lei? Pensava solo ai trucchi e... ai ragazzi! Puah!
Sua madre alzò un sopracciglio e fece schioccare la lingua.
«Ti sbagli, stupido. Babbo Natale esiste e ti donerà sempre felicità.»
«Non è vero, siete voi a comprare i regali!»
«Giusto, ma solo lui conosce i tuoi desideri più intimi. Quindi se si avvereranno...» disse la mamma, abbassandosi alla sua altezza e dandogli un bacio sul naso, «significa che Babbo Natale esiste.»
Il bambino rimase estasiato dalla voce della madre. Stringeva tra le mani la sua macchinina preferita, quella blu, con le strisce rosse e il tettuccio giallo. La mamma lo lasciò con un sorriso e quando andò via, Dominic ritornò a giocare pensando che quello che aveva detto la mamma era vero. Nessuno sapeva che l'anno scorso desiderava con tutto il cuore un set di macchinine. I suoi genitori gli avevano regalato dei dinosauri, con cui non aveva ma giocato. Neanche Matt lo sapeva, perchè non glielo aveva detto. Però poi si era presentato il giorno di Natale con sua madre, e in mano aveva un pacchettino.
"Aprilo quando vuoi, Dom. E' per te." Quando lo aveva scartato, Dominic sorrise così tanto che gli faceva male la bocca. Il pacchetto conteneva quella macchinina e un piccolo foglio di carta. "Ho riuscito a comprarla solo una. Ha tre colori: rosso, blu e giallo. Ti voglio bene, Matt."
Il fogliettino con quelle lettere scritte in stampatello e di grandezza diversa e con gli errori grammaticali tipico di un bambino ce l'aveva ancora conservato nel suo cassetto segreto.
Dom sorrideva al ricordo, stringendo ancora tra le mani la sua macchinina preferita, quella blu, con le strisce rosse e il tettuccio giallo.

Dopo un'ora, Dominic e sua madre andarono a casa Bellamy, per il solito scambio di doni.
«Mi raccomando, Dom. Sii educato. Non rompere niente, non rispondere e soprattutto...»
«... non liitigare con Matt. Lo so mamma, me lo dici tutti i giorni.»
Qundo la porta di casa si aprì, Matt sorrise mostrando tutti i denti che gli mancavano.
«Ciao Dom! Vieni, ti faccio vedere che cosa ho trovato!»
Matt trascinò via Dom, che non ebbe il tempo di salutare nessuno, mentre la signora Howard e la signora Bellamy si guardarono, sorridendo felici.

«Allora, cosa hai trovato di così bello?»
Matt si abbassò e si allungò sotto il letto, cercando di prendere qualcosa. Quando ci riuscì lo tirò fuori, e il suo sorriso sdentato era ancora presente.
«Ho trovato uno strumento magico, Dom.»
Tra le sue manine aveva uno strumento musicale, non magico. Matt era proprio un bambino!
«Quella è una chitarra, Matt. Ma non sai proprio nulla, tu?»
Matt mise il broncio e appoggiò sul letto lo strumento magico.
«Sei tu che ti sbagli, Dom. E' uno strumento magico. Guarda,» disse, mentre pizzicava una corda a caso. Matt sorrise e lo rifece. «Vedi? Esce un suono, Dominic. E' uno strumento magico! Possiamo fare quello che vogliamo con questo!»
Dominic si avvicinò e pizzicò anche lui una corda. Guardò l'amichetto negli occhi e sorrise, proprio come quando Matt gli regalò la macchinina. Iniziarono a pizzicarle insieme, creando una serie di suoni poco distinti. Dom iniziò a muovere la testa a ritmo di... musica. Lo stesso faceva Matt, canticchiando una ninna nanna che conosceva fin troppo bene, perchè la mamma gliela cantava quando era piccolo.

La mattina di Natale Matt si svegliò presto. Corse giù per le scale, scaraventandosi con una scivolata proprio sotto l'albero di Natale. Il papà e la mamma erano già svegli e guardarono l'intera scena, per poi scoppiare a ridere. Paul dormiva ancora. Ma lui dormiva sempre, per taaaaaaante ore.
«Posso aprire i regali mamma?»
«Sì Matt, inizia pure, io vado a svegliare tuo fratello.»
Matt guardò tutti i pacchetti. Provò a leggere i bigliettini attaccati, ma non riusciva a capire nulla.
«P... ur, no... pèèèr, per Matthew. Per Metthew! E' per me!» Prese tra le mani una grossa scatola azzurra ma prima che potesse aprirla George gliela tolse di mano.
«Vieni qui campione, ti aiuto io. Allora, questo...» disse prendendo un altro pacco e leggendo il biglietto, «è per tua madre. Questo è per Paul, oh... questi sono per te. Mettili vicini, così sai già quale aprire.» Mentre il papà divideva tutti i pacchetti, Matt pensò che il regalo che gli aveva fatto era bellissimo! In fondo era un supereroe, e ai supereroi non poteva mancare una maschera, altrimenti avrebbero scoperto chi era in realtà
Intanto erano scesi anche la mamma e Paul, che si strofinava forte gli occhi.
«Possiamo aprirli, ora?»
Il primo regalo che scartò, fu quello un regalo piccolo. Dentro c'erano un paio di calzini.
«Spero che ti piacciano Matt. E' da parte della nonna.» A Matt non piacevano tanto, ma non voleva che sua nonna ci rimanesse male.
«Sì mamma, sono bellissimi.»
Il secondo regalo che scartò fu una busta, e dentro ci trovò tante macchinine. C'era un biglietto.
«Dài qui, lo leggo io. "A Matt, con affetto Babbo Natale. Quello che mi hai chiesto non posso regalartelo, mi dispiace figliolo. Ma so cosa potrebbe renderti felice e sono sicuro che sai cosa fare."»
Matt sorrise. Certo che sapeva cosa fare. Le avrebbe regalate tutte a Dom, perchè a lui piacevano le macchine.
«Babbo Natale scrive in modo troppo difficile per un bambino, non credi?»
«Matt è fin troppo perspicace, George.»
Il piccolo non li ascoltava e continuò a scartare i regali.

L'ultimo che aprì fu quello più grande.
Dentro c'era uno scatolo con sopra impresso... lo strumento magico! Guardò il papà negli occhi e lui gli fece l'occhiolino.
«Ho sentito che ieri tu e Dom stavate suonando, Matt. Ti piace, figliolo?»
Matt lo guardava con occhi sbarrati e provò a mordersi il labbro inferiore, senza troppi risultati visto che gli mancavano tre denti.
«Mi hai regalato lo strumento magico, papà?» La sua voce era un bisbiglio e si trattenne dal piangere, perchè "i grandi non lo fanno, Matt" gli diceva Dom.
George sorrise e gli scombinò i capelli. «Sì Matt. E' uno strumento magico, hai detto bene.»
«E' con quello che uccidi i mostri?» George ridacchiò e guardò sua moglie.
«Sì Matt. Ne ho sconfitti un bel pò, sai.»

Quando salì sopra, Matt aprì il cassetto dei giochi e tirò fuori uno scatolo blu. Dom gli aveva chiesto di tenerlo nascosto, e lui lo aveva fatto.
Ora poteva aprirlo, finalmente.
Dentro c'era un piccolo robot, grande quanto una mano. Era quello di Dom! Matt amava quel giocattolo, e voleva diventare un... come diceva sua madre? In- ge- gne- re. Che parola strana. Ma comunque voleva diventare un ingegnere, così avrebbe potuto costruire tutti i robot del mondo, alti venti metri, che camminavano e parlavano da soli.
Provò a leggere il biglietto che gli aveva scritto l'amico e sì! Quella calligrafia la capiva!
"Anche io ti voglio bene. Dom."
Dominic Howarrd sarebbe stato per sempre il suo migliore amico. A costo di non creare più robot.





NOTE:
Ringrazio tutti coloro che hanno letto questo racconto. Avevo questa idea da un paio di giorni, ma non ero sicura al 100% di pubblicarla.
Tutto prende spunto dal mio vicino di casa, piccolo ma saggio e moooooolto perspicace. Questa storia è un pò la visione che io ho di quei due- ora non più- marmocchi al loro tempo. Spero che sia riuscita a farvi entrare nella mia "atmosfera".
Un abbraccio e buone feste a tutti,
Wellsie.
  
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