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Autore: jo17    24/12/2013    0 recensioni
La sua anima era spezzata e ne sentiva stridere le due estremità ormai da tempo, le avvertiva al centro del suo petto. Quel suono riempiva la sua mente e la faceva rabbrividire, e a volte era talmente forte che anche le persone che la circondavano potevano udirlo, ed era allora che assordata da quello stridore non si rendeva conto di quello che faceva.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Lei era il buio.
Il nero più assoluto.
Era la tenebra capace di spegnere anche la luce più brillante e luminosa.
E quella che incontrò sul suo cammino era una di esse, la luce più splendente che avesse mai visto.
 
Il suono di un pianoforte.
 
Alex era ferma sulla sua moto intenta ad osservare l’andirivieni delle persone, incessante ed alienante. Aspettava il segnale del semaforo, il segnale che le avrebbe permesso di riprendere la sua corsa.
Il motore fremeva, come il suo cuore, pronto ad assorbire il brivido di una partenza scattante e veloce.  Fu distratta dal suono di un pianoforte, si guardò in intorno per capire da dove provenisse, era come un’isola di pace e di armonia in quel caos d’auto e di passanti. Si domandò come facesse a giungere a lei così nitido e pulito, ne dedusse che doveva provenire da una casa lì vicino… conosceva quella sinfonia ma non ne ricordava né il nome né l’autore.
Una sinfonia antica.
Il suono di un clacson.
Alex rientrò in se e si rese conto che quel mostro urbano aveva illuminato il suo terzo occhio verde.
 
Non aveva una meta ben precisa, d’altra parte come spesso le accadeva, era il puro piacere di andare al massimo, il puro piacere della corsa, con l’illusione che la strada fosse infinita, di poter andare avanti pensando che il mondo fosse semplicemente lì, pronto ad essere scoperto, prendere una strada e percorrerla fino in fondo, senza guardare indietro.
E lei indietro non si voltava mai, forse per codardia o forse semplicemente perché credeva che il passato appartenesse solo a se stesso, non contava, non serviva restare a rimuginare su cose già accadute, erano state già vissute e non aveva alcun senso sprecare il presente cercando di riviverle, abbandonandosi a quel senso di malinconia quasi suicida.
 
Era convinta che tutto ciò che c’era da prendere era stato assimilato, quello che aveva da insegnarle lo ha fatto nel suo presente.
Non restava altro che guardare avanti.
O semplicemente perché a guardarsi indietro rischiava di cadere in un baratro senza fine.
 
E poi al momento Alex si lasciava alle spalle un’ennesima storia finita da un pezzo, o semplicemente mai iniziata. La sua relazione con Siria era qualcosa di distruttivo, era il puro piacere fisico di stare insieme, di toccarsi, di non staccarsi mai, era totalmente inebriata dalla sua bellezza e provava come un senso di orgoglio nel possedere una come lei, una bellezza selvaggia, con due occhi di brace che sapevano accendere ogni fibra del suo corpo e capelli neri come la notte, ma in quei capelli c’era veramente la notte, una notte buia dove Alex adorava perdersi. Aveva l’illusione che in lei riuscisse a trovare tutto ciò che desiderava, tutto quello di cui aveva bisogno. Siria invece giocava semplicemente, era attratta da Alex soltanto perché si somigliavano fisicamente e il suo egocentrismo ne era quasi appagato, anche se a volte le diceva che le invidiava il colore chiaro dei suoi occhi, ma concludeva affermando che per quanto a volte potevano apparire freddi e crudeli, le avrebbero conferito uno sguardo limpido che si addiceva più ad Alex che a lei.
 
Siria adorava la precarietà in cui vivevano, il suo principale piacere era quello di fare uscire la parte più sfrenata e disinibita di Alex e quando era con lei, quest’ultima, pensava che non ci sarebbe stato niente che non credesse di poter fare o che non volesse fare. Faceva uscire quel lato di lei che temeva di più, e di cui Siria invece era inevitabilmente attratta.
 
Alex aveva sempre avuto la consapevolezza che in lei esistevano due personalità distinte, una era la sua parte razionale, con una vita quasi regolare, con un lavoro che per quanto precario adorava, piena di voglia di vivere e di amare, e l’atra invece era puro rancore, rabbia e un’ infinita tristezza e solitudine.
La parte più buia del suo essere, eppure nonostante tutto, questa era la parte di lei che le somigliava di più, che riconosceva da sempre.
 
Con Siria aveva rischiato la vita più di una volta, si ubriacavano fino a non capir nulla e facevano uso di sostanze delle quali Alex non domandava mai la provenienza, le bastava che fosse lei a dargliele e a spingerla in quell’oblio dove non aveva più coscienza di se stessa. Si fidava scioccamente e si illudeva che Siria tenesse a lei almeno un pò, ma in fondo sapeva che non era in grado di amare nessuno al di fuori di se stessa e forse era per questo che l’affascinava così tanto, era la sua capacità di mettersi al primo posto sopra ogni altra cosa, si poteva chiamare egoismo ma era molto di più, e comunque Alex credeva che fosse una capacità che a lei mancava totalmente.
Tranne quando si trovavano insieme, o così pensava, perché a conti fatti non faceva nient’altro che quello che Siria le chiedeva.
 
Il loro rapporto, se così si poteva chiamare, si alternava a stati di totale assenza dal mondo intero a situazioni che mettevano a dura prova le persone che le stavano vicino. Poi accadde in Alex qualcosa che fece riprendere il sopravvento alla sua parte razionale, forse fu il guardarsi allo specchio e non riconoscersi o il rendersi conto che ricordava ben poco degli ultimi mesi trascorsi. Pensò che forse aveva alimentato abbastanza il suo egoismo e ripensò alle persone che l’amavano, la famiglia, gli amici più cari, e infine avvertì l’illusione che forse poteva esserci un po’ di felicità anche per lei al di fuori di quella stupida giostra sulla quale si trovava con Siria.
 
Ma come poteva esserci felicità nella menzogna.
 
Comunque si decise a lasciarla nella speranza di allontanare con lei anche il lato oscuro della sua anima.
 
Fu dura per Alex resistere al suo richiamo, avevano più o meno lo stesso giro,e per quanto Siria si prendesse gioco di lei per quello che le aveva detto l’ultima volta, quando le disse che ormai si sentiva abbastanza adulta per decidere che il tenore di vita che stavano conducendo non la soddisfaceva più, che voleva un po’ di stabilità, magari con qualcuno da amare e che la amasse a sua volta e, soprattutto, non aveva più nessun bisogno di una compagna di giochi che la spingesse oltre ogni limite.
Ormai sentiva di aver giocato abbastanza.
Siria le rispose che era patetica e che Alex si illudeva di volere tutte queste cose, perché nel profondo del suo cuore sapeva che non era possibile, che non avrebbe mai trovato quello che cercava perché, per le persone come lei, sarebbe stato impossibile trovare qualcuno abbastanza folle da amarla per quello che era. Purtroppo Alex fu costretta ad ammettere con se stessa che aveva ragione.
Sapeva benissimo a cosa si riferisse, alla fine forse non era una persona degna d’amore.
 
Forse una persona che non era in grado di farsi amare
 
Ma nonostante questo Alex si sentiva così incompleta, sentiva che c’era qualcosa che le mancava, sapeva che ciò che aveva non le bastava più.
Alla fine decise di saltare in sella alla sua moto per uno di quei suoi tipici viaggi senza meta, quelli dove spariva per un po’, quelli in cui credeva di ritrovare se stessa e il suo equilibrio.
 
Rimase a zonzo per l’Europa del nord facendo foto che avrebbe venduto a un buon prezzo a riviste per turisti o a qualche agenzia pubblicitaria, era così che si guadagnava da vivere,  le foto erano la sua unica passione, si era sempre ritenuta fortunata perché riusciva a vivere facendo quello che più amava nella vita, credeva che non le occorresse nient’altro che una buona macchina fotografica e la sua moto per ritenersi la persona più felice sulla faccia della terra.
 
Sino a quando non tornò da questo viaggio.
 
Il caso volle che al suo ritorno Siria fosse troppo impegnata in altre attività molto più interessanti che occuparsi a tormentarla, si poteva dire che quasi non si accorse della sua presenza e questo ferì il suo smisurato orgoglio. Ma per quanto le fosse divenuta odiosa non poteva però non ammettere che le mancavano il turbine di sensazioni che le faceva provare.
Fortunatamente i suoi più cari amici vennero in suo soccorso, Leo Matteo e Tania.
A loro Alex doveva più che un favore, loro c’erano sempre, tutte le volte che si era ritrovata con “le ruote a terra”, e facevano di tutto per aiutarla a rimettersi in carreggiata.
Per Alex l’amicizia aveva un valore del tutto speciale, non era come per la famiglia, che non si sceglie ma semplicemente ti capita, grazie ad una roulette del fato. Gli amici te li scegli o, come nel suo caso, furono loro a scegliere lei.
 
Leo lo conosceva da una vita intera, viveva vicino casa sua ed erano diventati compagni di giochi. Ricordava quel bambino biondo con la pelle dorata dal sole e con quello sguardo dagli occhi scuri e penetranti e quel sorriso che sembrava prendersi sempre gioco di tutto e tutti, per lui nulla sembrava essere troppo importante, a parte Alex, per lui la sua amica rappresentava l’unica persona per la quale valeva la pena di fermarsi a riflettere, tutto il resto era un gioco, l’intera vita era un gioco. Con lui il destino non era stato benevolo, la lotteria della vita lo aveva collocato in una famiglia dov’era stato privato troppo presto della madre e suo padre, rimasto solo, si era dedicato prima al lavoro, ignorando totalmente il figlio, e dopo qualche anno a ricostruirsi una nuova famiglia. Leo non sopportava la nuova moglie e questo faceva si che viveva praticamente da Alex, dove si sentiva veramente a casa. Aveva ricordi di ragazzina in cui il padre di Leo lo veniva a riprendere sbraitando e tirandoselo dietro con forza perché lui non aveva nessuna voglia di ritornare in quella casa dove si sentiva un estraneo. Crescendo erano diventati l’uno l’ombra dell’altro, non c’era posto che Alex frequentasse dove non venisse anche lui o persona che Leo conoscesse che poi non le presentasse. Sembravano avere un filo di connessione per il quale non servivano le parole per comprendersi, a volte uno iniziava un discorso che veniva sistematicamente concluso dall’altro e per questa cosa venivano spesso presi incautamente in giro, perché chi li conosceva sul serio sapeva che a volte quei due messi insieme sapevano essere pericolosi e sconsiderati.
 
Con Tania invece si incontrarono appena adolescenti, frequentavano la stessa classe, ed Alex era rimasta affascinata da questa ragazzina socievole e allegra, così in forte contrasto con lei, e forse proprio per questo contrasto furono attratte l’una dall’altra, anche se ad essere sincera la prima cosa che Alex aveva notato di lei era il suo aspetto, il suo portamento che poteva ricordare quello di una ballerina classica. Possedeva una folta capigliatura di morbidi ricci castani e due enormi occhi verdi, gli occhiali da vista che a volte portava le conferivano un’aria da intellettuale ma, tutte queste cose e questa prima impressione che si aveva di lei svaniva una volta conosciuta e così scoprivi che non le si addiceva per niente, Tania era un misto di goffaggine e simpatia. Quando iniziarono a frequentarsi Tania comprese subito che dietro all’aria di fredda non curanza verso gli altri di Alex, si nascondeva una profonda insicurezza. Alex ricordava come lei cercasse sempre di spronarla ad uscire dal suo guscio, e se si fermava a riflettere era una cosa che continuava a fare. Tania poteva passare le ore a parlare con lei, a raccontarle tutto quello che le accadeva o che semplicemente le passasse per la testa, sapeva che Alex non l’avrebbe mai giudicata e teneva sempre in grande considerazione quello che le diceva, e infine avevano avuto entrambe sin dall’albore della loro amicizia la certezza che ci sarebbero sempre state l’una per l’altra.
 
Per ultimo era arrivato Matteo, lui venne qualche anno dopo Tania, lo incontrarono durante uno sciopero studentesco e a sentire lui notò subito Tania e non poté fare a meno di conoscerla. Alex ricordava che lui fece di tutto per conquistarla, aveva un modo tutto suo di corteggiarla,e di quel periodo le rimanevano impresse le lunghe serate al telefono con Tania che non sapeva decidersi se gli piacesse davvero o se fosse solo per la sua estrema dolcezza. Un giorno Alex se lo trovò davanti, Matteo aveva capito che lei poteva essere la porta d’ingresso per il cuore di Tania, all’inizio le diede molto fastidio, ricordava ancora di come lo trovò ad aspettarla seduto sul suo motorino, con quella zazzera di capelli scuri sempre arruffati, cosa che con il tempo non era cambiata, la fissava e aveva stampato in viso un timido sorriso che lasciava trapelare un po’ di imbarazzo, Alex col tempo comprese che la prima sensazione che provò in quel momento fu di gelosia, ma poi quando iniziò a frequentarlo non poté fare a meno di pensare il meglio di lui. Era molto divertente e aveva un gran cuore, la colpì soprattutto per il suo impegno sociale, non era facile vedere un ragazzo di sedici anni fare volontariato in alcuni pensionati, il suo ruolo consisteva soltanto in qualche ora in cui si dedicava semplicemente a tener compagnia a queste persone, spesso le raccontava di come trovava interessante parlare con loro, alcuni erano dei veri e propri libri di storia viventi, adorava sentir chiacchierare veterani della grande guerra, le loro storie lo lasciavano senza fiato e stupito di come queste persone avessero potuto affrontare situazioni che a pensarci oggi farebbero tremare chiunque. Oltre a questo poi era pieno di interessi e impegni, difficilmente lo trovavi fermo ad oziare, era sempre impegnato in qualche attività. Comunque era riuscito a conquistare la sua stima e Alex non poté fare a meno di “sponsorizzarlo” con Tania, dicendole che sarebbe stata veramente una stupida se non gli avesse dato almeno una possibilità. Le diede retta e da allora non si erano più lasciati. Matteo era quello a cui Alex ricorreva quando aveva bisogno di scaricarsi la coscienza, o per qualcosa che aveva fatto e di cui si vergognava profondamente e non sapeva come uscirne, o semplicemente se aveva bisogno di qualcuno che le indicasse la via giusta da prendere, era sempre sopra le parti e le dava oltre a qualche bella lezione anche una grande sicurezza.
Ma per Alex la cosa più importante fu vedere Leo costruire un rapporto solido con loro, insomma quando erano insieme e si ritrovava a guardarli non poteva non ritenersi una persona fortunata.
 
Quindi al ritorno del suo ultimo viaggio, quando videro che correva di nuovo il rischio di ritornare nuovamente a gravitare intorno all’orbita di Siria, fecero di tutto per aiutarla, per non farla cadere di nuovo, le volevano abbastanza bene da impedirle di fare i suoi soliti sbagli e, ammisero che il loro non era puro altruismo, e le fecero capire senza mezzi termini che quand’era con lei era davvero odiosa, per cui o lei o loro, e fortunatamente aveva abbastanza cervello per fare la scelta giusta, così si mise completamente nelle loro mani.
 
Così iniziarono a coinvolgerla in normalissime serate con delle loro nuove amicizie, ragazzi tranquilli, con una vita tranquilla, in verità Alex si annoiava da morire e spesso si domandava dove cavolo li avessero pescati  ‘sti tipi così “inquadrati”, il massimo della loro trasgressione era una serata in discoteca il sabato sera.  Ma il loro sforzo di renderle la vita il più tranquilla possibile e soprattutto il tenerla lontana dai guai era talmente commovente da impedirle una fuga a gambe levate.
 
La cosa che la innervosiva ancora di più era che con queste persone si usciva in “branco”, non si era mai meno di una quindicina di persone e Alex lo detestava, perché alla fine si ritrovava sempre a parlare solo con i suoi tre amici  e allora si domandava perché cavolo non erano usciti per conto loro, almeno avrebbero potuto scegliere il genere di serata che volevano senza i condizionamenti di questi sconosciuti.
Neanche a dirlo i suoi carissimi amici non erano d’accordo, sostenevano che la colpa era solo di Alex e del suo caratteraccio e in fine, la loro carta “vincente” era il sostenere che dovevano allargare i loro orizzonti.. naturalmente Alex restava del suo parere soprattutto perchè si rendeva conto che si era talmente in tanti da non distinguere chi era del gruppo o meno, e se anche avesse voluto stringere dei rapporti di cordiale amicizia con questi nuovi ragazzi non ci sarebbe riuscita.
Comunque nonostante tutto cercava di assecondarli il più possibile per quanto iniziasse a stancarsi.
 
Era una sera di fine ottobre quando come al solito la chiamò Leo.
 
  • Ciao Alex! Fra meno di un ora passiamo a prenderti.
 
Era un classico, il metterla davanti al fatto compiuto era il suo modo di impedirle di rifiutare, e il fatto che stava usando la “sua arma segreta” sin dall’inizio non le fece presagire niente di buono, cioè un’altra delle sue serate grandiose con i nuovi conosciuti. Fuori faceva freddo e Alex non aveva nessuna intenzione di uscire e si ripromise che per nessun motivo si sarebbe lasciata coinvolgere in qualcosa, e soprattutto non in un’altra serata da “branco”, non era dell’umore adatto, c’era qualcosa che aveva ripreso ad agitarsi in lei e sentiva vicino il momento in cui si sarebbe liberato.
 
  • Passiamo chi?
  • Beh, lo sai, dai! I ragazzi hanno scoperto un nuovo locale, vedrai che ci divertiamo!
  • Scordatelo amico, questa sera non  è proprio aria.
  • Hei, ma mi hai sentito? Non si ammettono rifiuti! E poi che figura mi faresti fare?
  • Smettila di dire stronzate come se si accorgessero della mia presenza. E poi non credo di andare a genio a nessuno di loro.
 
Sentì la voce di Tania, comprese che aveva tolto il telefono dalle mani di Leo.
 
  • Questo perché hai un caratteraccio!
  • Motivo in più per non venire.
  • Forza ragazza, non fare la guasta feste! E poi lo sai che se non ci sei tu io non mi diverto!
  • A te basta avere Matteo per “divertirti”!
  • Ti prego, facciamo così, se anche questa sera ti farà schifo ti prometto che non ti costringeremo più a fare niente che non ti piaccia!
  • Ok, se i patti sono questi, d’accordo. Siete davvero dei rompiscatole con la vocazione da crocerossine!
 
Era vero, si era ripromessa di non cedere, ma che poteva farci, le condizioni erano troppo allettanti. Rimaneva il fatto che non aveva una gran voglia di uscire, così non impiegò troppo tempo a decidere cosa indossare, nei suoi nuovi piani si prevedeva un rientro alla base il prima possibile.
Non la fecero aspettare molto, l’ accolsero con larghi sorrisi canzonatori.
Entrò in macchina, Matteo era alla guida e dietro trovò Leo che le fece spazio
 
  • Potete anche evitare di sottolineare che avete vinto voi, avete proprio delle facce di..che siete dei rompi palle ve l’ho già detto?
 
Le rispose prontamente Matteo
 
  • Tesoro, mai quanto te!
  • La tua opinione di me mi lascia oserei dire indifferente.
  • E la mia? Ma perché devi sempre fare la guastafeste!
  • Senti Leo..
 
Intervenne Tania
 
  • Ok ragazzi time out! Che ne dite di smetterla di litigare?
  • E chi stava litigando!
 
Alex portò subito il discorso su l’unico argomento che al momento le interessava.
 
  • Allora dov’è che si va? Qual è questo posto talmente fantastico da non potersi perdereQwqq.
  • Ecco… ancora non sappiamo bene…
  • Leo…è meglio per te se ti rimangi quello che hai detto se non vuoi morire subito in quest’auto!
  • Calma…
  • E No Tania, non mi calmo! Mi avete praticamente trascinata fuori casa, e ti assicuro che me ne sarei rimasta molto volentieri al caldo e mi venite a dire che non sapete nemmeno dove stiamo andando?!
 
Intervenne Matteo
 
  • E’ sbagliato dire che non sappiamo dove stiamo andando, al momento ci fermiamo qui…
 
Alex si affacciò dal finestrino e vide l’inconfondibile carovana di auto ferma davanti l’ingresso di una casa.
 
  • Che ci facciamo qui?
  • Si è venuti a prendere qualcun altro credo…
 
Quando l’auto si fermò Alex si catapultò fuori dalla macchina, fece qualche passo e poi tornò indietro, ormai era fatta, si appoggiò all’auto e accese una sigaretta.
 

“Un’altra persona, questi hanno proprio la vocazione del più si è meglio è…”

 
Di nuovo il suono di un pianoforte…

“Questa musica…l’ho già sentita…”

 
Si guardò intorno e si accorse che il posto non le era del tutto sconosciuto, ci passava spesso per tornare a casa e.. e non era la prima volta che lì sentiva il suono di un pianoforte.

 

“ Ma tu guarda, è la stessa identica musica di…quand’è stato?”

 
Vide qualcuno del gruppo andare al citofono, all’improvviso la melodia cessò.
Aspettarono ancora qualche minuto e alla fine scese una ragazza.
Salutò tutti, e quasi con tutti scambiò qualche battuta, Alex si voltò giusto un attimo, poi diede di nuovo le spalle a quella scena tornando a dedicarsi alla sua sigaretta e ai pensieri omicidi verso quei tre che al momento sentiva chiacchierare con qualcuno alle sue spalle.
Venne chiamata da Leo, ma Alex non si voltò nemmeno.
 
  • Lasciami in pace.
  • Ma veramente..
  • Davvero.. per questa sera ho chiuso con voi.
 
Tania insistette.
 
  • Alex.. per favore..
  • Ma insomma quale parte del non rompere le palle non comprendi?!
 
Finalmente si voltò e si ritrovò di fronte quei tre che trattenevano un sorriso e ad una ragazza che la fissava con uno sguardo tra il divertito e il perplesso. Alex rimase per un attimo spiazzata,non si sarebbe certo aspettata di ritrovarsi di fronte qualcuno oltre ai suoi tre amici e quando la mise a fuoco non potè fare a meno di rimanere stupita dalla bellezza davvero singolare di questa sconosciuta che rimaneva a fissarla con due occhi azzurri che toglievano il fiato e con un sorriso disarmante. C’era qualcosa in lei che colpì Alex in pieno stomaco, forse la sua figura con il suo look un po’ geapsy o nel suo aspetto in generale, dai corti capelli biondi alla corporatura. Ma non sapeva esattamente che cosa fosse quella strana sensazione che stava provando, sapeva soltanto che al momento ne era rimasta incantata e, quando si rese conto di quello che era successo cercò di recuperare, e doveva ammettere in un modo talmente goffo che la fece sentire veramente stupida.
 
  • Scusa io…
  • Volevamo solo presentarti Arianna…
  • Si scusami…io… io sono Alex…
 
Le porse la mano.
 
  • Piacere Alex, scusa, non volevo…disturbarti
  • No scusami tu è solo che..
 
Vennero interrotti dal richiamo del gruppo che li invitava a mettersi in moto e Arianna, dopo aver lanciato un altro sguardo divertito ad Alex si diresse verso i suoi amici.
Quest’ultima rimase in mezzo a quei tre che salirono in macchina, lei invece rimase un attimo a fissare il punto dov’era sparita e in fine rientrò in auto.
 
  • Il primo che dice una sola parola è un uomo morto.
  • Allora io posso dirla visto che sono una donna?
 
Scoppiarono in una fragorosa risata.
 
  • E’ un piacere per me divertirvi.
 
Finalmente arrivarono, non era un granché come locale, era il classico posto dove si beveva e si ballava, Alex si guardò un po’ intorno ed effettivamente si avvicinava più al tipo di posto che le si addiceva, poco illuminato, pieno di gente di ogni tipo e musica a palla e soprattutto le avrebbe consentito di dileguarsi e di non restare necessariamente nel gruppo.
Ma prima di attuare i suoi propositi, per non dover subire un’ennesima paternale rimase un pò con i suoi amici,mentre era intenta ad ascoltare Leo che raccontava una delle sue ultime avventure con l’ennesima ragazza rimorchiata chissà dove, fu distratta da una strana sensazione, come se qualcuno la stesse osservando, e quando si voltò si rese conto che era realmente così, Arianna, ma lì per lì non ricordava esattamente il suo nome ma soltanto la bruciante figuraccia di poco prima, la guardava evidentemente in sovrappensiero. Quando il suo sguardo incrociò quello di Alex lo distolse imbarazzata, ritornando a concentrasi sulle persone che erano con lei.
La prima impressione che ebbe era stata del tutto confermata, l’ affascinava, la trovava veramente bella.
Dopo un pò Alex decise che era arrivato il momento di andare a fare un giro di ricognizione, ma più che altro il suo scopo fu quello di  trovare il bar, aveva veramente bisogno di bere qualcosa.
 
Raggiunta la sua meta ordinò una birra. La musica di sottofondo le riempiva il cervello e si affollava insieme ai mille pensieri che la tormentavano sin dalla mattina.
Scappare, riprendere la strada, un altro viaggio lontano da qui. Non sapeva perché il demone dell’abbandono le aveva ripreso di nuovo il cuore, sapeva che dove si trovava adesso, quello che faceva in quel momento, per quanto fosse casa, per quanto fosse circondata da gente che le volesse bene, sentiva che il bisogno di andare via era diventato imperativo, come se l’unica cosa che la facesse sentire viva fosse scappare, ma aveva la consapevolezza che non esisteva nessun posto talmente lontano da farla stare bene, soprattutto con se stessa.
 
I  suoi pensieri furono interrotti da una voce accanto a lei.
 
  • Brutti pensieri?
 
Voltandosi vide la ragazza bionda che le sorrideva, nel suo sguardo c’era qualcosa di indefinibile.
 
  • Scusa forse sono inopportuna.
  • No, affatto, sono io che dovrei scusarmi, per come mi sono presentata, è che a volte ci sono certe serate in cui sarebbe meglio rimanere soli.
  • Un modo elegante per dirmi di andare via?
  • No scusa veramente io non intendevo..
 
Arianna si mise nuovamente a ridere, di un sorriso aperto e disarmante.
 
  • Basta con le scuse ti prendevo semplicemente in giro
Alex si sentiva a disagio, in imbarazzo, era strano per lei ritrovarsi con quella strana sensazione di inadeguatezza di fronte a questa ragazza, non riusciva a dire nulla che non la rendesse ridicola o la facesse sentire tale.
Alla fine riuscì a formulare una frase sensata.
 
  • Posso offrirti da bere per..farmi perdonare?
  • Non hai niente da farti perdonare ma si, accetto volentieri.
  • Non ti avevo mai vista prima, li conosci da molto?
  • Abbastanza.
 
Le voci di persone che si divertivano attrassero la loro attenzione, vedere quell’allegria fece sentire Alex ancora più fuori luogo, e il sorriso di questa sconosciuta era una fitta al cuore.
Qualcuno le sfiorò la spalla, quando si girò si ritrovò faccia a faccia con  Siria, e ne fu veramente sorpresa.
 
  • Allora era vero quello che si diceva in giro, che fossi tornata, non è stato facile trovarti
 
Alex bevve un sorso.
 
  • Di sicuro non mi nascondevo
 
Fissava il suo bicchiere cercando di simulare indifferenza. Un movimento al suo fianco le fece ricordare della presenza di Arianna e i loro sguardi si incrociarono.
 
  • Beh grazie per il drink, torno dagli altri.
 
Ma non fece in tempo ad andar via.
 
  • Ho forse interrotto qualcosa?Uhmm penso di no, a guardarla non si direbbe il tuo tipo.
 
Arianna rimase un attimo a fissarla non comprendendo bene a che cosa si riferisse, nel frattempo arrivarono i suoi tre amici e Leo fu molto aggressivo.
 
  • Che ci fai qui!
  • Ma tu guarda chi c’è, i cani da guardia! Non sapevo che girassi con la scorta.
  • Dacci un taglio ok?
 
Alex cercava malamente di contenere la situazione ma Leo invece lo prese come un incitamento.
 
  • Si l’hai sentita? Togliti dai piedi
 
Siria si mise a ridere
 
  • Non mi sembra che abbia detto questo. Siete così ridicoli – si rivolse a lei -  amore..
 
Questo modo di chiamarla fece apparire sul viso di Alex un ironico sorriso.
 
Come se tu sapessi che cosa vuol dire, o chissà, forse a modo tuo..
 
Siria lo interpretò come un invito e questo la fece avvicinare a lei come a sussurrarle qualcosa all’orecchio ma in verità voleva che anche gli altri la sentissero
 
  • Ti si legge in viso che muori dalla voglia di venire via con me.
 
Le prese il viso fra le mani e la baciò.
 
  • Solo per ricordarti che cosa ti stai perdendo e aiutarti a scegliere.
 
Quel suo bacio di certo non la lasciò indifferente, in effetti lì che cosa diavolo ci stava facendo?! Avvertì con tutta la sua ferocia la consapevolezza che lei non aveva niente in comune con nessuna delle persone che si ostinava a voler frequentare solo per far piacere alle persone che le erano care.
Siria doveva averglielo letto negli occhi, la prese per mano come a portarla via con se.
Tania afferrò Alex per un braccio.

 
  • No. Ti prego.

Lei li guardò tutti, e si accorse che Arianna era rimasta lì ad assistere a quella singolare scena, la fissava con una strana espressione che Alex interpretò come un misto di imbarazzo e.. quella luce negli occhi che la metteva così a disagio.
 
  • Allora vieni via con me o no?
 
Tolse la mano di Tania che le stringeva il braccio con forza, quasi a farle male.
 
  • Mi dispiace ragazzi, davvero io ci ho provato, ma tutto questo non fa per me.
  • Ma non mi dire! Non c’è niente che faccia per te!O che sia semplicemente alla tua altezza!!
 
Alex non aveva mai visto tanta rabbia negli occhi dell’ amica, ma per lei era diventato necessario, doveva dare nuovamente ascolto e sfogo a quella parte di lei che cercava di tenere sopita ma a quanto pare senza grande successo.
Così gli voltò le spalle e andò via con la consapevolezza di aver ceduto alla prima chiamata del suo diavolo tentatore.

Alex sparì dalla circolazione per un po’, cadendo nuovamente nel vortice della semi vita condotta con Siria, fatta di serate senza fine e giorni inesistenti, notti di sensazioni forti, sapori amari e odori acri. Ma questa volta a differenza delle altre cercava veramente di annientare qualsiasi sentimento, qualsiasi sensazione, e nella sua delirante incoscienza continuava a vedere un’ombra alla quale cercava disperatamente di dare un nome e un volto. Era nuovamente all’estrema ricerca di quel qualcosa che le mancava e che aveva ardentemente sperato di trovare nuovamente fra le braccia di Siria.
Una mattina, ma non poteva giurare che lo fosse realmente, si svegliò con la gola in fiamme e la testa che le scoppiava, riuscì a malapena a rimettersi in piedi. Aveva il forte desiderio del suo letto, così cercò di rendersi presentabile e a pensare al modo di tornare a casa. I suoi movimenti svegliarono Siria ma quest’ultima non si sprecò più di tanto nel tentativo di trattenerla.
Quando infine Alex si ritrovò nel suo appartamento si rese conto che era mancata diversi giorni, trovò il cellulare abbandonato sul tavolo e una volta acceso era pieno di messaggi più o meno arrabbiati dei suoi tre amici. Si domandò perché ancora insistevano con una causa persa come lei.
 
Si gettò direttamente sul letto e perse quasi subito conoscenza. Non sapeva per quanto tempo riuscì a dormire, quando venne svegliata dal suono del campanello, avrebbe voluto ignorarlo ma la sua insistenza glielo impedì, ogni singolo colpo si ripercuoteva nel suo cervello provocandole fitte indicibili.
Quando aprì la porta si ritrovò davanti Tania e da come la guardava comprese subito che era ancora furiosa con lei, cosa che fu confermata dal tono duro e ostile della sua voce che non lasciava presagire niente di buono
 
  • Direi che sei ancora viva.
 
Alex non disse nulla si scostò semplicemente per farla entrare.
  • Ero passata giusto per vedere se finalmente ti fossi decisa a riapparire! Dico almeno potevi rispondere al telefono!
  • L’avevo dimenticato qui..
 
Tania rimase ad osservarla.
 
  • Lo sai che fai veramente schifo? Dovresti farti un bagno.
  • Non.. – fece un respiro profondo - ho solo bisogno di dormire.
 
L’amica le si avvicinò per toccarle la fronte
 
  • Hai la febbre, credo che sia il minimo, Dio solo sa che cos’ hai combinato. Ascolta – cambiò il tono di voce – ti aiuto a fare un bagno e dopo ti metti a letto.
 
Alex si limitò a guardarla, non aveva la forza di opporsi, quindi Tania le preparò la vasca e l’ aiutò a spogliarsi e infine una volta in acqua iniziò a lavarle i capelli.
Immersa nell’acqua calda si rese conto di quanto fosse spossata e senza forze, l’unica cosa che Alex voleva in quel momento era dormire per un mese intero e dimenticare che anche quest’ ennesimo tentativo di fuga dalla realtà era stato del tutto inutile.
Tania continuava a parlarle e a farle rimproveri di ogni genere, ma lei riusciva ad ascoltarla solo in parte, persa nei suoi pensieri.
Fu riportata improvvisamente alla realtà dal tocco delle dita di Tania che le accarezzavano le cicatrici che le dilaniavano la parte interna degli avambracci.
Alex ebbe un brivido.
Alzò lo sguardo per incontrare quello dell’amica, Tania aveva un’espressione piena di rammarico.
Con un tono di voce basso e monotono Alex riuscì a dare voce all’enorme domanda che si era presentata con forza.
 
  • E’ per queste vecchie cicatrici che lo fai? Che mandi giù tutte le mie stronzate?
  • E tu? Tu perché lo fai? Perché ti riduci in questo stato? Perché ti fai portare così in basso da..da ..non mi viene nemmeno il modo giusto per definirla! Non c’è modo per definirla!  
  • Non è lei a portarmi in basso.
  • Lo so. Sei tu a volerlo, e questa cosa.. mi fa paura.
  • Ti prego basta. Non continuare.
 
Nel dirlo le tremò la voce, Tania ebbe così pietà di lei e non aggiunse altro.
 
  • Vado a preparati qualcosa da mangiare tu finisci e mettiti a letto.
 
Quando uscì dal bagno la trovò che l’ aspettava con una zuppa calda, che le servì a letto.
  • E.. i ragazzi? Quanto sono incazzati?
  • Matteo lo sai, a lui passa in fretta ma Leo, se fossi in te andrei a trovarlo non appena ti sarà possibile, se ci tieni a lui ovviamente.
  • Certo che ci tengo, lo farò, ma non credo di dovermi giustificare, in fondo è la mia vita.
  • Si è la tua vita, ma le tue azioni hanno delle conseguenze che influiscono su quella degli altri.
 
Era vero, nel periodo in cui conobbe Siria, Alex era riuscita come al solito a trascinarsi dietro Leo, solo che lui aveva avuto l’intelligenza di tirarsene fuori un attimo prima di toccare il fondo. Lui non capiva, e forse non accettava il fatto che ad Alex invece non importava quanto in basso potesse cadere, o quanto stronza potesse diventare o quanto arrivasse a ferire le persone che l’amavano per il solo gusto di ferirle.
E lui non accettava di vedere quel lato di lei e di quanto tutto arrivasse ad esserle indifferente.
 
Indifferente, se la vita mi fosse stata realmente indifferente...
 
La sua anima era spezzata  e ne  sentiva stridere  le due estremità ormai da tempo,  le avvertiva al centro del suo petto. Quel suono riempiva la sua mente e la faceva rabbrividire, e a volte era talmente forte che anche le persone che la circondavano potevano udirlo, ed era allora che assordata da quello stridore non si rendeva conto di quello che faceva.
  • A cosa stai pensando?
La voce di Tania la riportò alla realtà
  • A niente, sono solo stanca.
  • Ok riposati io vado via e, vedi di non sparire di nuovo.
  • Si, e grazie per essere qui.
Finalmente Tania le fece un sorriso che lei ricambiò e in fine la lasciò da sola.
  
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