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Autore: B Rabbit    25/12/2013    0 recensioni
«Zitto, moyashi»
Lavi, al fianco del più giovane, sgranò gli occhi e si coprì il viso con il palmo destro.
Non ancora, vi prego
«Ehi!» gridò sdegnato il povero Allen, aggrottando le sopracciglia chiare. «Vedi qualche foglia verde sulla mia testa, stupido Kanda? O il tuo cervello sta già galleggiando nell’alcool che hai bevuto?»

[Laven , YuLina]
Un meraviglioso Natale a tutti voi ♥
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Allen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Natale con tutti





Girò lentamente lo sterzo nero e decelerò a poco a poco, parcheggiando dolcemente l’auto rossa di fronte casa.
Estrasse il cellulare dalla tasca e, dopo averlo sbloccato, si avventurò nella rubrica alla ricerca di un numero telefonico; arrivato quasi in fondo alla lista, selezionò il nome “Walker Allen”.
Si portò il cellulare all’orecchio e aspettò pazientemente, l’attesa scandita dagli squilli.
Lavi? Sei arrivato?› chiese una voce mite e giovane.
«Si, aprimi la porta» rispose, e l’altro chiuse subito la chiamata.
Il fulvo infilò nuovamente il telefono in tasca e aprì totalmente la portiera della macchina. Il freddo serale entrò svelto ed estese le sue ali per tutta la cabina anteriore.
Lavi si sistemò meglio la sciarpa di lana verde e prese con entrambe le mani i cartoni roventi della pizza, beandosi del calore bollente che gli sanava la pelle dal gelo.
Scese senza difficoltà dall’auto ma, prima di poter chiudere lo sportello, sentì la porta dell’entrata di casa aprirsi, e notò stupefatto Allen che lo raggiungeva per aiutarlo con solo addosso un maglione color crema. Sospirò.
«La giacca» lo rimproverò con voce appena dura il più grande, lasciandogli chiudere la portella e l’auto con le chiavi. «Ti è passata la tosse solo da poco»
«Tranquillo» gli rispose con un sorriso Allen.
Il rosso sospirò ancora e, accompagnato dal diciottenne, attraversò il giardinetto e varcò l’entrata.
Il salotto aveva appena assorbito il freddo dell’esterno e un ultimo sbuffo ghiacciato invase la casa quando il ragazzo dai capelli bianchi si richiuse la porta alle spalle.
Guardò confuso le pizze e le prese dalle mani dell’altro per portarle nel soggiorno munito di tavolo. «Come mai sono cinque? » domandò, lasciando il ventenne all’entrata. « Noi siamo in quattro»
«Quella in più è il regalo di Jerry per te» chiarì Lavi mentre si sfilava il giubbotto e, prevedendo le mosse del compagno, aggiunse un “Non toccare!”; rise al mugolio contrariato di Allen.
«Ma si raffredda… una sbirciata!»
«No» sottolineò di rimando, affidando giubbino e sciarpa al fido appendiabiti.
Il fulvo percorse il piccolo corridoio che collegava il salotto alla sala per i festeggiamenti e si poggiò con la schiena alla cornice in legno che fendeva il muro.
Incrociò le braccia al petto ed osservò il compagno deporre i bicchieri sulla tavola. «Abbiamo tutto?»
Il più giovane annuì. «Pizza, patatine, birra… e altre cose. C’è anche una torta che ha preparato mia madre» annunciò con un sorrisetto felice, accompagnandosi con le dita nell’elencare la lista.
Lavi si raddrizzò.
«Tu la birra non la sorseggerai neanche» sentenziò, avvicinandosi al padrone di casa. «Non sei neanche maggiorenne»
«Ho diciotto anni adesso» e arcuò tenuamente un angolo delle labbra.
Il fulvo ricambiò lo stesso sorriso e socchiuse gli occhi. «Fra qualche ora, mio caro»
«Non fare il pignolo»
Il ventenne si lasciò sfuggire una debole risata. «Si che lo faccio, se ci sei tu in mezzo. E poi non reggi tanto bene l’alcool»
«Non è vero» ribatté Allen.
«L’ultima volta -»
«Ero solo un po’ brillo» rispose, chiudendo lì il discorso.
Lavi rise e gli cinse le spalle con il braccio destro. «Dai, ho tuo padre sul collo! Già è tanto se ti lascia in questo giorno speciale solo soletto per me»
«E Linalee»
«E Yuu» concluse il fulvo, sghignazzando per l’espressione stizzita dovuta a quel nome.
«E’ stata mia madre a convincerlo» deviò il discorso l’altro, rilassando le spalle. «Papà non sa dirle di no, e quando gli ha proposto una cena tranquilla fuori le ha risposto sì con un sorriso» «E’ santa quella donna»
Il più grande gli lasciò libere le spalle e Allen si lasciò scivolare volentieri fra le sue braccia, stringendo fra le mani il suo maglioncino nero; rise argentino quando percepì il tocco freddo e leggero del naso di Lavi appena lui gli baciò la guancia.
«Sei gelido» gli disse esagerando un po’. «Mi fai venire i brividi!»
L’altro sorrise malizioso.
«Oh, davvero?» domandò con voce leggermente bassa e, prima che il ragazzo potesse pensare o reagire, gli bloccò le spalle con un braccio e introdusse fulmineamente la mano destra sotto la sua maglietta interna, stuzzicandogli la pelle dell’addome con il freddo del palmo.
Allen sussultò e si divincolò per liberarsi, ma il fulvo lo strinse di più a sé con il braccio. «Sei freddo!»
Lavi rise e iniziò a fargli il solletico vicino l’ombelico, dove più lo soffriva. «Ma così riscaldo le mani!»
Per salvarsi, il diciottenne iniziò a tirargli le guance sempre più forte, trattenendo dolorosamente le risate per non piegarsi a lui.
Nessuno dei due sembrava voler cedere, ma un improvviso scampanellio arrestò i loro dispetti, attirando la dovuta attenzione.
«Sono arrivati» commentò il ventenne con la voce buffamente deformata.
Allen gli lasciò le guance e, finalmente libero, si sistemò il maglione e si avviò verso l’ingresso, ma una mano catturò la sua, fermandolo; si voltò, e improvvisamente percepì il delicato tepore delle labbra sorridenti di Lavi sulle sue.
«Scusa» mormorò, e carezzandogli la fronte con un altro bacio, il fulvo si avviò verso l’entrata. Il più giovane rimane lì ad osservare il soggiorno mentre la voce allegra di Linalee riempiva il salotto.
Percorse con gli occhi le ghirlande verde scuro decorate da nastri e qualche fiocco rosso, la Wii pronta ad essere avviata e la televisione accesa a bassissimo volume su uno di quei canali dove trasmettevano ininterrottamente film natalizi.
Udì la ragazza chiamarlo e, appena la scorse, le andò incontro per salutarla.


La festa iniziò con abbracci e auguri natalizi – in più di compleanno per il nuovo maggiorenne - , accompagnati dagli sguardi torvi di Kanda per difendersi da eventuali manifestazioni d’affetto del fulvo.
Linalee estrasse dalla propria borsa un regalo dalla carta verde con su disegnate renne sorridenti.
Il festeggiato lo prese e lo scartò, rivelando una lunga e calda sciarpa bianca realizzata dalla stessa ragazza.
Allen abbracciò l’amica e le baciò la guancia, ignorando la sbuffata di Kanda.
Scambiati i vari doni, Lavi prese le bevande fredde dal frigorifero insieme al giapponese, mentre Linalee sistemava i tranci di pizza nei grandi piatti piani in modo che ciascuno potessero assaggiare un po’ di tutto.
Allen, invece, aperto il cartone del regalo di Jerry, osservò estasiato i tanti ingredienti tagliuzzati che, insieme, costituivano la scritta “Buon Compleanno ♥”, risaltata dal chiarore della mozzarella.
Prima di sedersi a tavola insieme agli altri, la diciannovenne alzò il volume della TV e avvisò il più giovane dell’inizio di quel famoso film tratto dalla storia vera di un cane fedele, ma Kanda le prese gentilmente il telecomando dalle mani e spense il televisore.
«Non vogliamo vedervi piangere» intervenne Lavi, spiegando l’intenzione dell’amico.
Linalee sorrise e baciò sulla guancia il proprio ragazzo.
Durante la cena le discussioni iniziate – e a volte lasciate in sospeso da nuovi argomenti – erano di genere vario, come quelle sulle disavventure quotidiane, ma il tempo fu dedicato soprattutto ai programmi per i giorni futuri, avanzati per lo più dalla giovane.
Kanda si limitava ad annuire, minare le idee folli del rosso oppure a punzecchiare Allen – «Mi piacerebbe vederti cadere coi pattini, in effetti» – .
Dopo aver finalmente convinto l’amica a non sparecchiare la tavola – «Farò io, tranquilla» – il padrone di casa prese la custodia di un gioco e, disegnato il suo fallimento nello sconfiggere un boss come un disastro totale, chiese aiuto agli altri, spiegando accuratamente le istruzioni ad ognuno di loro.
Il primo tentativo fu di Kanda, che dopo aver quasi sterminato la propria squadra lanciò il telecomando e il nunchuck della Wii sulla poltrona vicina al divano dove tutti si erano appostati.
Provò anche Linalee, ma perse con dignità, riuscendo a dimezzare la vita del nemico.
Lavi, seduto con le gambe incrociate sul pavimento e seguito dagli occhi attenti della ragazza e di Allen, fronteggiò abilmente il terribile avversario, curando i propri personaggi nel momento propizio e azzardando qualche volta.
Appena risuonò l’allegra canzoncina che caratterizzava la vittoria, il fulvo riconsegnò l’arma al compagno con un sorriso trionfante.
Allen lo abbracciò di rimando, mentre Linalee rideva.
«Non era tanto difficile» disse il ventenne, alzandosi dal pavimento insieme all’altro.
«Si invece!» replicò lui, salvando la partita per spegnere la console. «Al contrario di qualcuno molto convinto, sei riuscito a sconfiggerlo!»
Kanda, cogliendo la provocazione, accennò una risata. «Non ho perso, semplicemente il gioco non mi piaceva e ho smesso»
«Non c’è nulla di cui vergognarsi! Non devi mica inventare scuse» lo provocò, sorridendo gentilmente.
Il ventunenne si alzò dal divano.
«Zitto, moyashi»
Lavi, al fianco del più giovane, sgranò gli occhi e si coprì il viso con il palmo destro.
Non ancora, vi prego
«Ehi!» gridò sdegnato il povero Allen, aggrottando le sopracciglia chiare. «Vedi qualche foglia verde sulla mia testa, stupido Kanda? O il tuo cervello sta già galleggiando nell’alcool che hai bevuto?»
«Staresti bene, però» ammise il fulvo zittendo l’altro litigante con un pizzico al braccio, e rise all’espressione seccata del diciottenne.
«Mia nonna potrebbe fare un berretto di lana con delle fogliette verdi. Sapete, è molto brava!» aggiunse spontaneamente Linalee, domando una ciocca che le era sfuggita alla treccia morbida.
Allen sgranò gli occhi per sorpresa. «Linalee! Non anche tu!»
L’amica rise divertita alla sua reazione, presto accompagnata da Lavi che, fra le risate, cinse le spalle del più giovane.
Il ragazzo dai capelli scuri squadrò il diciottenne con un sorriso beffardo, portandosi la mano sul fianco destro. «Già, staresti davvero bene»
Lavi, meravigliato, si voltò verso il giapponese con sguardo sorpreso, ignorando l’indignazione accresciuta del compagno. «Oh! Yuu che è d’accordo su qualcosa!» dichiarò felice, ma prima di potergli gettare le braccia intorno al collo, Kanda roteò verso di lui gli occhi sottili come fil di lama, pietrificandolo sul nascere del suo gesto affettuoso.
«Ti ammazzo»
Il rosso tornò al fianco del diciottenne, silenzioso. «Paura …»


«Sicuro di non volere una mano, Allen?» chiese premurosa Linalee, alitando sulle mani arcuate per sciogliere gli aghi di gelo che le trafiggevano la pelle.
«Tranquilla, Lavi mi darà una mano» rispose sorridente lui, cercando di controllare il tremito dei denti, dato che aveva volutamente ignorato l’ordine del rosso di infilarsi il giubbotto prima di uscire.
La temperatura era bassa e faceva molto freddo, ma il calore che fuoriusciva dalla porta gli lambiva dolcemente la schiena, risanandolo un po’.
«Ci sono io con lui!» proclamò la voce lontana del citato, forse proveniente dalla sala da pranzo.
Si sentirono un precedersi di passi, e la figura di Lavi spuntò sulla soglia dell’entrata, avvolgendo prontamente Allen con una coperta ocra. «Non lo abbandono mica al mostro della cucina!» scherzò, stringendosi al petto il giovane e poggiando il mento sulla sua testa.
«Va bene» disse Linalee, sorridendo gentilmente. «Allora noi andiamo»
«Fate attenzione sulla strada» li raccomandò il diciottenne.
Kanda grugnì, scendendo i gradini insieme alla ragazza.
«Buonanotte!» salutò Lavi, agitando la mano.
«Anche a voi!» rispose Linalee, fermandosi a ricambiare il gesto. Si voltò e raggiunse Kanda che, udito il gemito della porta che si chiudeva, cercò la mano della compagna per stringerla gentilmente nella sua.
«Hai freddo?» domando, guidandola verso l’auto.
Linalee sorrise dolcemente e scosse la testa, smuovendo appena la lunga e morbida treccia. «No»

Allen si avvolse meglio nella coperta per scacciare il freddo che, dispettoso, si era nascosto dentro di lui.
«Si congela, fuori» commentò, sperando che la sensibilità al naso tornasse presto.
«Questo perché non mi ascolti» sottolineò Lavi e si avvicinò al lavandino, risvoltando le maniche del maglioncino e della camicia bianca per non bagnarli con l’acqua del lavandino.
«Non sono stato molto fuori» si giustificò l’altro alzando appena il tono per farsi sentire, e adagiò a malincuore la coperta sulla schienale di una sedia per cominciare a cestinare le buste vuote e i cartoni delle pizze.
«In tempo per gelarti» continuò il fulvo, la voce accompagnata dallo scroscio d’acqua.
Il diciottenne sorrise. «Non vuoi mai darmela vinta, vero?»
La risata del ragazzo precedette la risposta. «Già»
Il giovane sbuffò, divertito. «Scemo»
E, nel silenzio che tornò dopo ore nella casa, i due misero tutto in ordine, svolgendo i ruoli che scelsero senza rivolgersi alcun gesto e solo con intesa, alternando quell’assenza di rumori con parole, commenti sulla serata o punzecchiamenti.
Dopo aver gettato la spazzatura nel cassonetto più vicino, Lavi richiuse la porta alle sue spalle e si sfilò la sciarpa e il giubbino, lasciandoli sull’appendiabiti in legno.
Ripose con un tintinnio il mazzetto di chiavi nella coppa di vetro colorato e si sfregò le mani. «Ne, Allen, quando tornano i tuoi?» gli domandò, avviandosi verso il salotto dove l’altro lo attendeva in piedi, la coperta recuperata dalla sedia stretta al petto.
«Non lo so» rispose, rimuginandoci un po’. «Non mi hanno detto nulla»
Lavi si accomodò sul divano e batté il palmo nello spazio fra le gambe, facendo cenno di sedersi al diciottenne che, dispiegata la coperta giallo scuro, accettò l’invito, cercando in qualche modo di avvolgere entrambi.
Il ventenne lo strinse a sé, poggiando il mento sulla spalla destra e adagiando la testa di fianco la sua.
«Quindi siamo soli» canticchiò allegramente lui, immergendo la punta del naso ancora un po’ freddo nei candidi capelli del più giovane.
«Non farti strani pensieri» lo ammonì lui con voce dura, nonostante le gote gli si colorarono un poco di rosso.
Il fulvo gli baciò teneramente il capo. «Ah, un “Bianco” Natale»
«Scemo» rispose il ragazzo dai capelli bianchi, abbandonandosi totalmente contro il suo petto. Socchiuse le palpebre e sorrise alle amorevoli carezze che le labbra di Lavi gli regalavano.
«Sei stanco?» gli chiese il rosso, e il più giovane scosse appena la testa.
«No»
«Aspetta» lo avvisò lui, e Allen si lasciò guidare dall’altro che, sdraiatosi sul divano, lo fece stendere sul suo corpo.
Il diciottenne sistemò meglio la coperta e rise, stringendo fra le dita della mano il maglioncino le compagno.
«A mio padre non andrà a genio se ci addormentassimo così»
«Tua madre ci difenderà» ribatté lui, attorcigliando intorno all’indice le sue ciocche diafane. «E poi ci riscaldiamo reciprocamente»
«E’ una scusa?» sussurrò allora Allen, sistemandosi meglio fra le gambe di Lavi e posando il mento sul suo petto.
«Si» rispose, e sorrise alla fioca risata dell’altro; gli prese il viso nelle mani e gli accarezzò lentamente le guance con i pollici, percependo deliziato il calore emanato dalla sua pelle.
Il diciottenne strisciò per avvicinarsi di più al suo viso, e gli posò un debole bacio vicinissimo all’estremità della bocca chiusa.
Lavi lo strinse maggiormente a sé e posò le labbra sulla sua fronte. «Buon Natale»
«Buon Natale» fece eco il più giovane, poggiando il capo sul suo petto e strofinando appena la guancia.
Il fulvo risalì con l’indice la mascella dell’altro e sfiorò, sorridendo, la pallina nera che riposava sulla pelle chiara del suo collo, sostenuta dalla sottile catenina che legava la sferetta al resto del semplice ma stupendo orecchino del lobo sinistro. «Ti sta davvero bene»
Allen socchiuse gli occhi. «Anche a te» rispose, facendo riferimento al gioiello gemello che il ragazzo portava all’orecchio destro.
Il suo regalo di compleanno.
Il ventenne affondò la mano nella chioma bianca e gli carezzò lentamente la testa.
«Auguri, angioletto»


















Buon Natale a voi, gente – e buon Capodanno e tutto il resto - .
Spero che la fic vi sia piaciuta.
E’ la prima volta che scrivo qualcosa non questi quattro poveretti tutti insieme e volevo farlo da un po’ di tempo.
Il prossimo obiettivo sarà una long (°^°)/
Ora che ci penso… non ho mai usato Kanda °°
Mi faccio schifo da sola xD
Come ff è semplice, nulla di articolato.
Volevo trasmettere quella tranquillità e benessere delle feste. Incrociamo le dita (>_<)X
Beh, che dire… buon compleanno e Natale, Allen.
Speriamo che il Conte non ti massacri troppo nel prossimo capitolo °°
Che qualcuno salvi lui, Lavi e Johnny, Kanda non si farà mai aiutare Povero Tim…
Oh oh, vero!
Vorrei chiedervi un enorme favore! *allarga le braccia*
Vedete la scritta blu “Aggiungi personaggi” in alto, nella pagina di DGM?
Ecco, cliccateci e votate quei poveri Cristi come regalo di Natale.
Che dire… alla prossima volta!
Grazie a tutti per l’attenzione.

  
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