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Autore: ElPsyCongroo    25/12/2013    2 recensioni
Una vita semplice, fatta di partite a poker, scherzi, corteggiamenti e grandi e sontuose feste. Una vita semplice per Allen, Mana e Neah, che a causa di vari eventi si trovano uniti da un legame indistruttibile, che va al di là di qualunque guerra o Dio.
Tratto dalla storia:
«Io sono solo biologicamente figlio di quei due esorcisti, ma non ne conosco il nome, l’aspetto o il carattere. Per quel che ne so potrebbero essere stati due esseri spregevoli, o al contrario i genitori migliori al mondo. Ma per me sono degli sconosciuti, solo due figure passate. La mia famiglia siete voi, ed è con voi che voglio restare.»
[...]
«Tu sei un clown, ma non fai ridere le persone. Tu hai sempre cercato di far felici gli altri, indossando tante maschere, senza renderti conto che il primo ad aver bisogno di un po’ di felicità eri proprio tu. Quindi tu sei ...»
(Contiene un lievissimo spoiler, giusto uno, che è più una parola che un spoiler in sé perché non dico niente a proposito, ma è comunque giusto avvisarvi.)
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allen Walker, Mana Walker, Neah/Quattordicesimo, Road Kamelot
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2: Un sogno

«Certo che stasera è pieno di gente. Il Conte ha fatto proprio le cose in grande.»

«Per forza Allen, oggi è Natale, non poteva mica sfigurare ad un evento di tale importanza!» Road si sedette con agilità sul corrimano dell’elegante balconata che dava sulla sala gremita di persone. La bella Noah poggiò la schiena alla colonna portante e lasciò ricadere una gamba nel vuoto sotto di lei, incurante delle buone maniere.

«Road, ti pare il caso di sederti lì? Sembri una bambina. Oltre a correre il rischio di cadere non fai fare bella figura alla famiglia» le disse Mana con un tono di disapprovazione.

«Non darti pena, Mana, lasciala fare quello che vuole. La nostra Road non farebbe mai qualcosa che potrebbe nuocere alla nostra immagine.» Tutti i Noah presenti si voltarono verso colui che aveva pronunciato quelle parole: il Conte, vestito con estrema eleganza e con in testa un cilindro molto più sobrio di quelli che era solito indossare, si sedette sulla sontuosa poltrona che dava la possibilità, per chi vi si sedeva, di osservare la sala nella sua interezza.

«Conte!» Road lo raggiunse con un salto, facendo svolazzare il bianco abito che indossava. «Hai visto quante persone ci sono? Tutte qui riunite per festeggiare la nascita del figlio del nostro grande nemico!»

«In effetti ha un che di comico. Non crede, Conte, che festeggiare in grande la nascita del figlio di Dio per noi sia un po’… ridicolo?» chiese Neah un po’ dubbioso.

«Tutto ciò che organizzo ha un secondo fine, non dimenticarlo mai. Questa festa aumenterà il nostro ventaglio di conoscenze, avremo consensi anche dalla chiesa, così stupida da non notare i nostri Akuma infiltrati. Ovviamente si tratta di piccole parrocchie, organismi di poco conto, ma è solo il punto di partenza per insinuarci anche nelle organizzazioni di livello più alto.»

«Mhh… continua ad essere troppo strano.»

«Dai Neah, non pensarci! Su, vieni giù con me ed Allen a ballare, mi sono stufata di stare qui a far niente!» Road prese a braccetto i due ragazzi e iniziò a tirarseli dietro.

«No Road, non mi va. Se scendo in mezzo a quell’ammasso di ragazze in crisi ormonale non ne esco più vivo.» Neah si tirò indietro guardando con terrore la sala sotto di loro.

«Smidollato, e poi dici a me. Dai Road, andiamo solo noi due, Neah ci farebbe solo sfigurare.» Allen porse la mano alla ragazza, che con un sorriso divertito la afferrò per seguirlo. Scendendo la grande scalinata tutti si girarono ad osservarli, incantati da quella coppia di una bellezza indescrivibile. Ignorando i loro sguardi i due iniziarono a danzare sulle note di una dolce melodia.

«Neah sta suonando per noi.»

«Almeno si rende utile ogni tanto. È la melodia che ha creato per guidare l’Arca, giusto?»

«Esatto. Diceva che il meccanismo originale non gli piaceva, allora ha deciso di riarrangiare i codici di comando, creando questa musica. Ha detto che così poteva sfruttare la sua abilità al piano.»

«Ovvio, è l’unica cosa che gli viene bene, deve pur farsi valere in qualche modo.»

«Sempre a prendervi in giro voi» ridacchiò Road, volteggiando tra la braccia di Allen. «Ammettilo però.»

«Che cosa?»

«Tu vuoi bene a Neah, vero?»

Allen per poco non inciampò, rischiando di cadere addosso alla ragazza.

«Ma ti pare il caso di dire certe cose?!»

«Eddaih, mica ho detto che lo ami! Dico solo che gli vuoi bene, anzi, che vi volete bene, provate un grande affetto l’uno per l’altro. Ma è normale no? Siete fratelli!»

«Mh, hai ragione, non posso negarlo. Lui e Mana sono la mia famiglia, coloro che mi sono sempre stati accanto, non so come farei senza di loro.» Road lo abbracciò con foga, sorridendo felice.

«Che ti prende adesso?!»

«Niente, sono solo felice che tu abbia trovato qualcuno di così importante.»

«Okok, ma ora riprendiamo a ballare, tutti ci fissano, non credo sia il caso di-» Allen girò di scattò la testa, seguendo con lo sguardo un figura che correva tra gli invitati. Non riuscì a vederla bene, ma aveva notato con estrema chiarezza i corti capelli neri dai verdi riflessi e i bracciali rosso sangue alle caviglie di quella che senza dubbio era una ragazza. All’improvviso un forte mal di testa lo colpì, e dentro di essa sentì risuonare una voce, la voce di una donna che cantava una dolce ninna nanna, che sembrava seguire alla perfezione la melodia di Neah.

«Che succede Allen?! Ehi, riprenditi, ti supplico!» Allen era caduto a terra, in preda al dolore, come qualche ora prima, e Road, nella confusione generala, tentava invano di farlo riprendere. Presto fu raggiunta dagli altri Noah, a eccezion fatta del Conte, che osservava la scena dall’alto, di Neah, che continuava a suonare il piano, e Mana, che era sparito.

«Allen, ascoltami! Ascolta la mia voce, devi riprenderti! Non pensare a niente, così facendo stai rovinando tutto! I tuoi ricordi stanno contaminando il mio sogno!» Allen udiva appena le parole di Road, ma riuscì a cogliere alcune di esse.

«Road… di che stai parlando? Quale… sogno? Che… ricordi?» Allen respirava a fatica, la testa che gli doleva sempre di più, e la canzone che rimbombava sempre più forte. All’improvviso tutto tacque nella sua testa, ma quando Neah suonò l’ultima nota ad Allen sembrò di essere colpito da un numero infinito di schegge di vetro, che lo fecero urlare come mai prima. Road premette forte le mani sulle orecchie, nella speranza di non essere colpita da quella voce, inutilmente. Quasi subito si videro gli effetti di quell’urlo: le pareti della grande sala si creparono, le persone intorno a loro persero forma, diventando qualcosa di indefinibile, e mentre il suo sogno cadeva in pezzi tutto fu avvolto da una luce bianca.

Allen finalmente si calmò, non sentiva più né il dolore né la canzone, e con calma aprì gli occhi. Attorno a lui vide tutto bianco, tutto era sparito, vedeva solo alcune figure in lontananza.

«Ma che diavolo è successo? Dove siamo finiti?»

«Siamo nel mio mondo, Allen Walker.»

«Walker? Ma che stai dicendo, Road-!» dove si aspettava di trovare la bella ragazza dai lunghi capelli trovò invece una ragazzina con i capelli corti e disordinati. Sembrava la copia in miniatura della Road che aveva conosceva, indossava addirittura lo stesso abito bianco, solo più corto.

«Road? Che ti è successo? Ho le allucinazioni?» Allen, con una strana sensazione dentro di sé, allungò la mano verso di lei, quasi a volersi rassicurare del fatto che fosse reale. Fu allora che con orrore lo notò: nella sua mano era incastonata quella che sembrava una croce di un verde brillante, e tutto il suo braccio era rosso sangue, sembrava fosse stato corroso dal fuoco.

«Eh-ehi Road, che significa questo?» La ragazzina lo guardò con occhi tristi, e senza pronunciare una parola  fece apparire una specchio davanti a lui. Allen si trattenne dal gridare solo perché era rimasto senza fiato, talmente era sconvolto: il suo riflesso era diverso, vedeva un ragazzo dai capelli bianchi, gli occhi argentati e una lunga cicatrice che gli attraversava in lungo la parte sinistra del viso. Più si guardava però e più la cosa gli sembrava normale: quello era lui, senza alcun dubbio, era Allen Walker, l’esorcista di tipo parassita, portatore delle memory del 14th, e per questo ricercato sia dall’ordine che dai Noah. Ma allora perché anche l’altra immagine, quella che aveva visto poche ore prima con Mana e Neah, quell’immagine di un ragazzo senza deturpazioni di nessun tipo ed i capelli di un normalissimo castano chiaro, gli sembrava tanto normale? Perché Allen D. Campbell, il ragazzo divenuto fratello adottivo di Neah e Mana D. Campbell, era una realtà altrettanto giusta? Perché nella sua testa nomi e volti si mischiavano creando tutta quella confusione?

«Scusami Allen, è colpa mia. Volevo creare un bel sogno per te, ma ho sottovalutato i tuoi ricordi e quelli di Neah. Siete riusciti ad intaccare il mio sogno alla radice, ed è nato qualcosa di distorto, che non ha niente a che fare con quello che volevo io.» Road sembrava davvero molto triste, la sua voce suonava spenta, come se avesse perso ogni speranza.

«Road, continuo a non capire cosa succede. Dove mi trovo? Cosa stavo facendo fino a poco fa? Dove sono finiti tutti? Dove sono Mana e Neah?» Appena pronunciò i loro nomi senti in lontananza un grido di disperazione, e Mana che a gran voce chiamava suo fratello Neah.

«Che succede?!» Allen si alzò di scatto allarmato, ma fu bloccato prontamente da Road, che gli si parò davanti con sguardo deciso.

«Non andare Allen! Scopriresti cose che non ti piacerebbero, fidati di me. Quello che è accaduto è passato, questo è solo un gioco perverso di Neah, che si diverte ad inquinare il mio sogno perfetto! Ma tra poco sarà tutto finito, il sogno sta per finire, e con esso sparirà tutto ciò che è nocivo per te.» Allen la guardò sempre più confuso, ma quando udì il suo nome pronunciato a fil di voce da Neah la scostò con violenza e corse verso di lui, ignorando la grida di Road che gli chiedevano di fermarsi. Quando lo raggiunse lo trovò a terra, in fin di vita.

«Neah, che ti è successo?!»

«Ehi Allen… Senti, io e Mana abbiamo creato un gran casino…»

«Tu e Mana? Che avete fatto?»

«Volevamo salvarti Allen… Ma credo che così abbiamo solo peggiorato le cose… Ora però non ho tempo di spiegarti tutto… Sappi solo che io e Mana ti vogliamo bene… e che abbiamo ucciso quegli stronzi solo per difenderti…»

«Di che parli? Chi avete ucciso?»  Non fu necessaria la risposta di Neah, perché davanti agli occhi di Allen apparve una scena raccapricciante: vide 11 corpi, i corpi ormai senza vita dei Noah, di tutti quelli che fino ad allora gli erano stati accanto come una famiglia. Solo in Conte e Road si erano salvati da quella strage, ed ovviamente Neah, che a suo dire era fautore di quel massacro.

«Che hai fatto… Neah? Che cosa hai fatto?! Perché li hai uccisi?!» Allen non capiva. Che senso aveva ucciderli? A lui della guerra tra Esorcisti/umani e Noah non interessava, era qualcosa in cui non voleva addentrarsi, per cui nei Noah non vedeva né una fazione nemica né una amica, in loro vedeva solo la sua famiglia, anzi, non solo sua, ma anche di Mana ed in particolar modo di Neah.

«Te l’ho detto… non ho tempo… né forza o voglia… di spiegarti tutto adesso… Per questo ti devo chiedere un favore, un favore enorme…»

Allen lo guardò un attimo, ancora pieno di rabbia e disperazione, ma acconsentì con un cenno di capo. «Di cosa hai bisogno?»

«Tu dovrai… essere me… Non posso morire adesso, non definitivamente… almeno… Tu porterai le mie memorie… e quando sarà giunto il momento… io tornerò…»

«Non credo di aver capito cosa significa ma ok, farò quello che vuoi se questo potrà salvarti! Ma ora dobbiamo curarti, dobbiamo trovare un luogo sicuro! Dov’è Mana? Dobbiamo farci aiutare da lui!»

«Mana… è-»

«Basta!» l’urlo di Road non permise a Neah di terminare la frase. «Non ti lascerò rovinare oltre il mio sogno. Ormai è finita, Neah, e tu non te ne sei ancora reso conto. Raccontargli la verità adesso non servirebbe a niente, faresti solo soffrire tutti. Ma che te lo dico a fare? Tu sei marcio fino al midollo, non so come io sia riuscita a renderti tanto buono.»

«Forse è perché… sei una mocciosa… Solo i bambini… sono in grado di fantasticare… come fai tu…»

«Meglio essere una mocciosa che una stronza come te» e con queste ultime parole e lo sguardo carico di disprezzo urlò alcune parole incomprensibili, e tutto attorno a loro svanì.

 

La neve aveva iniziato a cadere lenta, e tutto si stava ricoprendo di un manto bianco. Allen aprì gli occhi piano, ma una fitta di dolore lo costrinse a richiuderli con forza.

«Ehi Allen, non agitarti. Tra poco sarà tutto finito.» Road, accanto a lui, lo carezzava dolcemente, con le lacrime agli occhi.

«Che è… successo?»

«Niente, niente, non preoccuparti. Ci sono qui io, torna a dormire.»

Allen chiuse nuovamente gli occhi e gli tornò in mente una serie di immagine strane: lui insieme a Mana e Neah, tutti appartenenti alla famiglia dei Noah, e Road, in una bellissima versione cresciuta di sé stessa, con cui scherzava e ballava. Solo in quel momento le cose divennero chiare.

«Quello… era un sogno creato da te, vero?»

«Esatto.»

«E perché l’avresti… fatto?»

«Era il mio regalo per te.»

«Regalo?»

«Mhmh, regalo, anche se non è andata come speravo. Con i tuoi ricordi lo hai contaminato un po’. Ti sei fatto chiamare mammoletta da Neah, facendoti prendere in giro per il braccio, una cosa senza senso se pensiamo al fatto che il tuo braccio era sanissimo! E poi hai visto e parlato dei tuoi amici, quando non avresti dovuto nemmeno ricordarli. Senza parlare poi della melodia dell’Arca. Vabbeh, non importa. Comunque tanti auguri, Allen.»

«Ahhh… oggi è Natale…» Allen tentò di guardarsi intorno, ma Road glielo impedì.

«No, è il tuo compleanno. Torna a dormire. Prometto che sta volta non ti faccio sognare.»

«Road… ho una domanda da farti…»

«Dimmi.»

«Io… chi sono?» Era l’unica cosa che quel sogno aveva portato ad Allen: la consapevolezza di non sapere chi era.

«In che senso? Non sei ancora del tutto sveglio? Tu sei Allen, no?»

«No… Io sono un bambino abbandonato a causa di un braccio deforme… un garzone di un circo… un bambino adottato da un clown.. o da una donna madre di due bambini?... un bambino chiamato Allen Walker… il figlio di un uomo chiamato Mana, non so più se Walker o D. Campbell… un Pierrot… un patricida… un discemolo… un esorcista… il distruttore del tempo… il pagliaccio di Dio, Crown Clown… il 14th, Neah… un traditore… un ex esorcista… un ricercato dell’Ordine e dai Noah… un fuggitivo…

Io sono tutto e sono niente… uno con tante identità alla fine non ne ha una… Quindi Road, chi sono io?»

Road lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. Tutto quello che aveva appena detto era terribilmente corretto, ingiustamente corretto. Lui era tutti e non era nessuno, e non poteva negarlo in alcun modo. Trattenne le lacrime a fatica e si guardò intorno. La neve, quasi a voler essere sua complice, stava coprendo i cadaveri attorno a loro. Noah ed Esorcisti alla fine si erano annientati a vicenda, e lei era nuovamente l’unica rimasta. Con le morte dell’innocense nessuno avrebbe potuto ucciderla, ed essendo rimasta l’unica Noah al mondo avrebbe vissuto per l’eternità in completa solitudine. Portò lo sguardo sul volto del ragazzo che tanto amava, e gli sorrise debolmente.

«Tu sei un pagliaccio triste.»

«Ahah… e questo che significa?»

«Tu sei un clown, ma non fai ridere le persone. Tu hai sempre cercato di far felici gli altri, indossando tante maschere, senza renderti conto che il primo ad aver bisogno di un po’ di felicità eri proprio tu. Quindi tu sei un pagliaccio triste.»

«Un pagliaccio triste…. Mi piace…» dopo tanto finalmente sorrise, e dopo aver mormorato un debole grazie ed aver lasciato scorrere una lacrima solitaria sul viso, morì.

Road lo lasciò dov’era per un attimo, ed andò a sistemare gli altri corpi, Noah ed Esorcisti vicini, con un unico spazio a dividerli. Fu lì che lo distese, esattamente tra i Noah ed i suoi compagni Esorcisti, facendogli stringere in una stretta eterna la mano della sua Lenalee.

Lui quasi si confondeva con tanto candore. Non una goccia di sangue lo aveva macchiato; i sui capelli ormai lunghi erano dello stesso candore della neve, ed indossava vesti bianche, il colore della sua innocense.

Innocense che alla fine lo aveva abbandonato: la morte infatti era sopraggiunta dall’interno, da quel maledetto buco nel cuore che l’aveva fatto morire tempo prima. Questa volta però non ci sarebbe stato il cristallo di Dio a salvarlo, nulla l’avrebbe riportato indietro dalla morte. Creò una barriera attorno a quei corpi, in modo da renderli invisibili agli occhi del mondo e a proteggerli da esso.

Road guardò un’ultima volta quella che era stata la sua famiglia e quelli che erano stati i suoi nemici, senza sapere dove collocare il suo amato, e dopo aver pianto alcune lacrime silenziose se ne andò, seguita dal piccolo golem dorato, unico sopravissuto come lei a quell’inutile massacro.

 

_____________________________

P.S. … e buon Natale! Ok, scusate, ma sono una causa persa, se non scrivo qualcosa di triste non sono felice. L’ho divisa in due capitoli perché era troppo lunga per uno solo, ma li ho pubblicati assieme perché è oggi il compleanno di Allen, ed avendola scritta tutta oggi non credevo che venisse tanto lunga, altrimenti avrei fatto un capitolo ieri ed uno oggi, ma svegliandomi all’ultimo secondo alla fine ho fatto casini. Per quanto riguarda la storia in sé è venuta fuori abbastanza di getto, è nata con l’intenzione di far vivere un episodio di vita quotidiana ad Allen, Neah e Mana, ma il tutto si è evoluto. Sinceramente non so che dire, a me piace, spero che sia così anche per voi (un commento è sempre ben accetto, anche per insultarmi, darmi consigli, pareri o farmi domande, basta che almeno una persona mi dica qualcosa, pleaaase, sarebbe un bellissimo regalo di Natale!), quindi vi saluto, alla prossima

ElPsyCongroo

 

*nel frattempo*

Allen: Vuoi piantarla?

Io: Di far che?

Allen: Di farmi impazzire o morire nelle tue storie!

Io: Maddaih Allen caro, è solo la seconda volta che ti faccio morire no?

Allen: Appunto, due su tre!

Io: Beh, un volta ti ho salvato V.V

Lenalee: Ed io allora? Sono morta sempre!

Io: Su Lena, non fare così! Farti morire aggiunge sempre il tocco giusto di drammaticità!

Lenalee: Ma sta volta non ho nemmeno avuto una parte decente!

Road: Ti ho rubato la scena ragazza esorcista!

Lenalee: Taci tu, che intanto sei rimasta di nuovo sola, e siamo a due pure per te V.V

Road: Almeno io vivo, tu muori, diventi buona solo a concimare in terreno V.V

Io/Allen: Eddaih ragazze, fate le brave, è Natale!

Road/Lenalee: Tacete o siete vi faccio a pezzi!

Allen: Io sono già morto!

Io: E senza di me non tornate più V.V Che mondo sarebbe senza colei che vi massacra ogni anno?

Tutti: Un mondo migliore :D

Io: ç.ç cattivi ç.ç

*end*

 

 

  
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