Il grammofono suonava una musica lenta e fioca, ovattata dal crepitio del fuoco, dalla pioggia che batteva sul vetro e dal vento che ululava.

Ormai tutti gli invitati alla festa erano o andati a dormire o stramazzati al suolo completamente ubriachi. Anche Allen aveva bevuto un po’, non per sua scelta ma per un tiro mancino di Lavi che gli aveva rifilato un cocktail che di analcolico non aveva nemmeno il ghiaccio a cubetti; per fortuna Allen si era accorto in tempo e aveva bevuto giusto il tanto per sciogliersi un po’ e divertirsi insieme ai suoi amici.

Ora, però, nessuno sembrava avere la forza di continuare i festeggiamenti, e l’unica cosa che gli rimaneva da fare era ripulire il tavolino con il buffet rimasto, in preda alla fame chimica.

Passò qualche minuto, poi vide Link che tornava nella sala dopo aver portato a dormire Lenalee. Durante la festa anche lui si era divertito, a suo modo.

Ancora con del budino nel cucchiaio, Allen gli si avvicinò.

«Link?», chiamò sorridente. «Ti va di ballare?», domandò, avendo notato che il sorvegliante aveva passato la maggior parte del tempo sulla pista da ballo.

Non attese risposta e lo prese per mano, mentre si ficcava in bocca il dolce, trascinandolo a ballare.

Link si imbronciò appena ma non si lamentò, lasciando che il ragazzo agganciasse le braccia alla sua vita e posasse la testa sul suo petto.

«Hai bevuto, Walker?», chiese serio.

«Solo un po’», rispose lui.

«Quanto?».

«Il tanto giusto», rispose, chiudendo gli occhi mentre le braccia dell’altro si stringevano al suo busto.

Era una danza lenta, quasi un dondolio, dove l’importante era più che altro non schiacciarsi i piedi. 

E Allen si sentì bene lì, in quel luogo di pace solo con Link, a ballare nel calore del suo abbraccio.