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Autore: _Trixie_    26/12/2013    4 recensioni
[Imagine Me & You]
Sono passati molti anni dagli avvenimenti raccontati dal film e Luce e Rachel hanno avuto il loro lieto fine, sposandosi. Ogni anno, durante il periodo di Natale, Rachel riesce ancora a sorprendersi della moglie, perché le fioriste ne sanno una più del diavolo!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 One-shot nata per la challenge 500themes_ita.

A K. che ama dormire.
 

‘Cause mistletoe is overrated
 
 
 
«Luce, cosa è questa cosa?!» mi chiese mia moglie svegliandosi quella mattina, con i capelli arruffati e il segno delle pieghe del cuscino ancora sul suo bel viso.  
Fuori la neve cadeva lenta e rada, nonostante quel dicembre fosse uno dei più freddi che avessi mai visto, e il fuoco scoppiettava nel nostro camino mentre le campane suonavano le dieci del mattino.
«Buongiorno, bella addormentata. Cosa ci fai già in piedi?» domandai io. Era domenica e spesso Rachel dormiva fino a mezzogiorno, quando io non la svegliavo prima. A differenza sua, preferivo svegliarmi presto, quando c’era ancora buio, e aspettare l’alba con una tazza di latte caldo tra le mani.
«Mi hai svegliato tu, con tutto questo trafficare» mi disse, lievemente risentita.
Ma non era colpa mia se gli scatoloni nei quali conservavamo gli addobbi di Natale erano tanto pesanti che per spostarli dovevo trascinarli sul pavimento.
Rachel si guardò intorno, strisciando i piedi fino al tavolo della cucina e sbadigliando.
Io sentii di nuovo quel leone che, nel mio petto, si nutriva della bellezza di Rachel, dei suoi occhi, delle sue parole e dei suoi difetti e che aveva deciso di chiamarsi Amore e crescere, crescere e continuare a crescere, così tanto che ogni secondo temevo che mi avrebbe squarciato il petto con i suoi dolci artigli.
«Scusami» le dissi infine, quando riuscì a distogliere la mia attenzione da lei. «Ho iniziato a sistemare le cose di Natale» aggiunsi, scoccandole un delicato bacio tra i capelli.
«Luce, mancano almeno venti giorni!» la sentì brontolare, mentre le preparavo la colazione.
«Diciotto» la corressi, indicando il calendario appeso al muro.
«Quando ti ho conosciuta non ti facevo così… natalizia. Ogni anno è una sorpresa» commentò, quando le misi la sua tazza calda sotto il naso, facendomi sorridere.
«E io quando ti ho conosciuta non ti facevo così… lesbica».
Le cinsi la vita con le mia braccia e le morsi il collo, facendola ridere.
«Carina questa, ma ora potresti rispondere alla mia domanda? Cosa è quella cosa verde con cui hai infestato la casa?» mi domandò, inzuppando i biscotti e indicando con il cucchiaio dei ramoscelli appesi sopra il camino.
«Edera» risposi allegramente, scostandomi per recuperare gli ultimi rami che avevo portato dal negozio e sedendomi sul divano.
«Perché hai riempito casa nostra di edera?» domandò mia moglie confusa.
«Dicono che tenga lontani i folletti».
«Non esistono i folletti».
«Lo so, ma è una bella pianta. È originale. Non tutti decorano la casa con l’edera per Natale. E il vischio è sopravvalutato» risposi, mentre intrecciavo l’edera che avevo ancora tra le mani. Se avessi alzato gli occhi dal mio lavoro, avrei sicuramente visto lo sbigottimento dipinto sul volto di Rachel, che decise di prendersi una pausa di riflessione terminando la colazione e pulendo il tavolo, prima di rispondermi.
Si sedette accanto a me, guardandomi torva.
«Non mi piace l’edera» sentenziò.
«Guarda, ti ho fatto una corona» risposi, fingendo di non aver prestato attenzione alle sue parole e sistemando la mia piccola opera d’arte tra i suoi capelli.
«Una corona d’edera» disse, guardando verso l’alto senza però riuscire a scorgerla.
«Per la regina del mio cuore» aggiunsi divertita, avvicinandomi e baciando quelle labbra che ancora sapevano di caffelatte.
«Così vuol dire giocare sporco» mugugnò, quando mi scostai leggermente. «Lo sai? Questa è la costante della nostra relazione: tu mi confondi» mi accusò, sorridendo.
«E tu sai che l’edera ama avvolgersi sui tronchi degli alberi? In India è simbolo di concupiscenza» risposi, avvicinandomi e trascinandola verso di me.
I suoi occhi mandarono un breve bagliore di desiderio.
«Ah, davvero?»
«Davvero» confermai, mentre scivolava sopra di me, sorridendo. «Perciò posso essere il tuo albero?»
Questa domanda la fece ridere, di una risata cristallina che faceva ruggire il mio Amore.
«Voi fioriste ne sapete una più del diavolo per portare a letto le donne» finse di rimproverarmi, mentre già iniziava a spogliarsi.
Quando si chinò di nuovo su di me per baciarmi, la sua corona d’edera cadde a terra, ma me ne dimenticai subito, perdendomi nel corpo di Rachel. 
   
 
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