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Autore: Sexy_Shit    26/12/2013    2 recensioni
[Le cinque leggende]
[Le cinque leggende]Un giovane dai capelli bianchi sorrideva divertito, giocherellando con delle palle di neve. Era seduto a gambe conserte su un bastone bianco che sembrava reggersi in piedi per magia.
Sunniva lo indicò, senza riuscire ad urlare; la voce gli si era fermata in gola. Il ragazzo si accorse di lei e gli cadde la neve di mano. Henrik guardò preoccupato nella direzione indicata, ma non vide nulla.
- Sunniva? - chiese spaventato – cosa c'è? -
In quel momento un nome gli balenò nella mente e gli uscì spontaneo dalla bocca.
- Jack Frost. - sussurrò.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Un crepitio. Dei passi sommessi; poi, più nulla. Il ragazzo si sporse da dietro la boscaglia, in allerta.

Fu allora che la vide per la prima volta.

Lunghi capelli color del grano uscivano disordinati da un enorme cappuccio rosso bordato da una soffice pelliccia bianca. Sotto a quella luna piena sembravano fili d'argento. Se ne stava rannicchiata sulla sponda dello stagno semi ghiacciato, accarezzando l'acqua con delle piccole mani di porcellana. Anche il suo viso lo era. E le sue labbra, violacee per il freddo, piccole e carnose, dischiuse per la concentrazione. Si chiedeva cosa ci facesse una creatura così fragile nel bosco nel bel mezzo della notte. Da sola, oltretutto. Preso dal momento scivolò dal suo bastone, a cui era appoggiato, finendo sopra a rametti e foglie secche. La ragazza si sollevò da terra, spaventata e si guardò attorno, vigile come una cerbiatta che capta il pericolo. Il ragazzo si sollevò immediatamente e si nascose, avendo paura che potesse vederlo. Solo quando incontrò il suo sguardo, che lo trapassò come una lastra di vetro trasparente, si ricordò che non poteva vederlo.

Lui non esisteva per lei.

Ma quegli occhi neri non li avrebbe mai più scordati.

E fu così che iniziò a seguirla. Ogni giorno, per tutto il giorno, lui era con lei, uno spirito custode a vegliare su di lei. La faceva ridere, la proteggeva, ma non era ancora abbastanza. Era una tortura, bella com'era, vederla danzare intorno al falò del villaggio il sabato sera, con gli occhi di tutti puntati addosso. Avrebbe voluto essere lì, a ballare con lei, al posto di tutti quegli idioti. Ma almeno loro erano in carne ed ossa, perché lei credeva in loro, sapeva che esistevano. Sarebbe bastata la minima scintilla di credenza, e lui sarebbe apparso.

Aveva immaginato la scena milioni di volte; le avrebbe sorriso sghembo, con quel suo sorriso malandrino e le avrebbe mostrato cosa sapeva fare; le avrebbe fatto capire che era lui il motivo di ogni suo sorriso, del suo divertimento.

Ma l'inverno era quasi terminato, la primavera ormai alle porte.

- vieni Sunniva – disse Henrik, un ragazzo che aveva messo gli occhi su di lei già da un po'.

La ragazza lo seguì leggiadra, danzando tra la neve.

- dove vuoi andare a quest'ora? - chiese dandogli la mano, inoltrandosi nel bosco.

- qui dietro, non preoccuparti. - la rassicurò.

 

Era furioso. Saltava da un ramo all'altro, seguendoli.

 

- fermiamoci qui Henrik. - disse col fiatone la giovane.

 

Piombò proprio al suo fianco, senza alzare un fiocco di neve, senza spostare un filo di vento: invisibile.

 

Henrik le prese le mani, avvicinandosi a lei.

 

I suoi occhi erano due fessure, lo scrutava con disprezzo.

 

Una brezza fredda soffiò proprio contro Henrik, scompigliandogli i capelli scuri, ma lui nemmeno la notò. Osservava Sunniva, che si guardava intorno meravigliata, come sempre quando entrava nel bosco. Adorava quel posto, pieno di misteri e leggende che l'avevano affascinata sin da piccola.

- io volevo parlarti, Sunny. -

 

Sunny. Sunny! Ora la chiama anche Sunny. Cos'è tutta questa confidenza?” Imprecò dentro di se.

 

- c'è forse qualcosa che non va? - chiese la ragazza, confusa.

- oh no! Assolutamente, anzi è molto piacevole direi. - disse sorridendo spavaldo.

 

Il vento infuriò, piegando i due giovani in avanti.

 

- quello che voglio dire è che tu sei davvero bella e io sono il figlio del capo, quindi...non so se mi spiego... -

Sunniva lo guardava spaesata e imbarazzata.

 

Si spostò al fianco di Henrik, e la guardò negli occhi, seppur consapevole che non l'avrebbe potuto vedere.

 

- non avrai mica intenzione di dare retta a questo idiota, spero! – gridò al vento.

- io... - sussurrò piano la ragazza.

Henrik si sporse verso di lei, le labbra arricciate, gli occhi chiusi, pronto ad essere ricambiato...

Quando una folata di neve lo investì, facendolo indietreggiare. Una scarica di palle di neve gli arrivarono addosso, senza che lui capisse da che direzione provenissero. Girava su se stesso come una trottola, impaurito, fin che una non gli arrivò dritta sulla nuca.

 

Caricò il braccio, colmo d'ira, e lanciò una palla di neve pronto a colpirlo dritto in faccia.

 

Ma il ragazzo riuscì ad abbassarsi, schivandola. Così la sfera di ghiaccio prolungò la sua corsa, schiantandosi dritto sul viso della giovane, che si piegò su se stessa, per il colpo. Quando si risollevò guardò prima Henrik, che si guardava ancora intorno e poi mise a fuoco un punto dietro di lui, qualcosa che non aveva mai visto prima d'ora.

 

Un giovane dai capelli bianchi sorrideva divertito, giocherellando con delle palle di neve. Era seduto a gambe conserte su un bastone bianco che sembrava reggersi in piedi per magia.

Sunniva lo indicò, senza riuscire ad urlare; la voce gli si era fermata in gola. Il ragazzo si accorse di lei e gli cadde la neve di mano. Henrik guardò preoccupato nella direzione indicata, ma non vide nulla.

- Sunniva? - chiese spaventato – cosa c'è? -

In quel momento un nome gli balenò nella mente e gli uscì spontaneo dalla bocca.

- Jack Frost. - sussurrò.

Improvvisamente era tutto chiaro; era come se lo conoscesse, come se fosse sempre stato lì. Il ragazzo dai capelli argentati la guardava pieno di meraviglia.

- cosa? - chiese ancora Henrik.

- c'è...lì... -

Jack scosse la testa e la ragazza tacque. La guardò per l'ultima volta e poi, a malincuore, spiccò il volo, verso la notte.

- niente. - tagliò la ragazza - Sarà meglio che torniamo. Questo bosco è stregato. -

- già, è magia oscura, te lo dico io! - disse Henrik, catapultandosi fuori dal bosco.

Sunniva guardò un'ultima volta indietro, prima di uscire dall'incanto di quella notte.

Sapeva quello che aveva visto, non l'aveva sognato; quello era Jack Frost, e lei lo avrebbe rivisto.

 

A tutti i costi.

  
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