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Autore: jasongvrace    26/12/2013    2 recensioni
È tempo di Natale anche ad Hogwarts. Le lezioni sono finite, e davanti ad Hermione si prospetta un allettante pomeriggio in compagnia dei suoi amici. Ma la realtà sarà diversa dalle prospettive della giovane strega...
... Questo è il mio regalo di Natale, anche se un po' in ritardo... (:
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Lavanda Brown | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“ Basta! La lezione è finita! Potete andare, ma ricordatevi i compiti! E… Buon Natale!”

Le labbra della McGranitt si schiudono in un sorriso, molto raro da vedere sul volto di una professoressa rigida e severa come lei, mentre gli alunni escono dall’aula chiacchierando animatamente. Le vacanze di Natale sono ufficialmente iniziate!

“ Svegliati Harry! Dai, muoviti, su, andiamo fuori, c’è Ginny che ti aspetta!”

Scrollo con insistenza il braccio del ragazzo addormentato con la testa sul banco vicino al mio e che, al nome della ragazza per cui si è preso una cotta, scatta immediatamente sull’attenti, gli occhiali tondi che gli scivolano dal naso.

“ Eh? Come? Chi? Ginny? Dove?” chiede guardandosi freneticamente attorno.

“ Calmati, innamorato!” esclamo ridendo, mentre tento con le dita di dare una forma alla massa di capelli corvini che si ritrova in testa. “ Ginny ci sta aspettando in Sala Comune per andare a pranzare, quindi fai veloce!”

Alle mie parole Harry prende tutti i libri sparsi sul tavolo e li butta nella sua borsa, si sistema il colletto della camicia e raddrizza gli occhiali.

“ Allora, andiamo?” mi chiede sorridente.

Io a mia volta gli sorrido, contagiata dalla sua felicità. Felicità che svanisce in fretta quando, usciti dall’aula di Trasfigurazione, vediamo Ronald e Lavanda su una panchina, intenti a baciarsi, o meglio, a mangiarsi il viso a vicenda. All’inizio mi sento vuota, come se non avessi più un senso, poi, però, una rabbia nera prende il sopravvento su di me, e sono certa che avrei affatturato la ‘dolce coppietta’ se solo Harry non mi avesse fermata, strattonandomi per la camicia.

“ Non ne vale la pena, Herm” mi sussurra il mio migliore amico, gli occhi verde smeraldo colmi di tristezza per la mia situazione.

Annuisco, scacciando lacrime d’ira dagli occhi, e con Harry al mio fianco percorro i corridoi per arrivare alla Sala Comune della mia casa. Sono così intenta a crogiolarmi nella mia triste situazione che mi accorgo di essere arrivata alla torre di Grifondoro solo quando sento la Signora Grassa sbuffare irritata: “ … Gli studenti d’oggi! Non pensano più che abbiamo degli impegni anche noi! Su, muovetevi ragazzini, non posso perdere altro tempo ad aspettare la vostra parola d’ordine! Ho un torneo di bridge da vincere, io!”

Risvegliata dalla voce soave della guardiana della Torre guardo Harry, che mi fissa con faccia colpevole “Non mi ricordo la parola d’ordine…” dice con voce piccola il ‘Ragazzo-che-è-Sopravvissuto’, grattandosi la nuca.

Borbotto qualche frase di scuse per la mia mancanza di attenzione e dopo aver detto la parola d’ordine, Agrifoglio, entriamo nella torre.

Rimango a bocca aperta, e per un attimo non penso più a ciò che abbiamo visto in corridoio.
La Sala Comune è stata decorata a festa ed è bella ed accogliente come non lo è mai stata in tutti i miei sei anni ad Hogwarts. Gli elfi domestici devono essersi dati parecchio da fare mentre eravamo a lezione. Le pareti rosso-oro sono decorate con ghirlande di agrifoglio e bacche, che sprigionano un dolce profumo di cannella. Il camino di arenaria è stato addobbato con un festone dorato che percorre a balze tutto il ripiano, al quale sono appese delle calze, fatte a maglia, da cui escono dolciumi di tutti i generi e che si riempiono magicamente ogni volta che qualcuno prende una caramella. Dall’altro lato della stanza, un abete immenso, pieno di palline di vetro soffiato dei colori della nostra Casa, così alto che sfiora il soffitto, è collocato accanto alla finestra, dalla quale si vede il prato davanti alla scuola, con i ragazzi che giocano nella neve soffice e il Platano Picchiatore che, infastidito, si scrolla via quella che gli si posa sui rami. E per completare la visione natalizia, una lieve musica di sottofondo si diffonde per tutta la torre, scaldando i cuori e facendo comparire sorrisi sui volti di tutti. Resto incantata, persa nei ricordi di quando ero bambina e festeggiavo il Natale con la mia famiglia Babbana, gli occhi umidi e pieni di nostalgia, fino a quando un tornado rosso mi sfreccia davanti al naso, per poi abbracciarmi con forza.

“ Ciao Ginny! A- aspetta, l- lasciami andare, n- non respiro!” le dico col fiato mozzo.

La mia amica si stacca subito da me, scusandosi velocemente, per poi rivolgersi ad Harry con un sorriso immenso stampato in faccia.

“ Ciao Harry! Come stai?”

“ Sto bene, grazie” risponde il ragazzo, sconvolto come me dall’irruenza e dalla vitalità della rossa. “ Allora, vogliamo andare?”

“ Certo!” esclama Ginny. “ Herm, tu non vieni con noi?”

Le rispondo con un sorriso in volto, scuotendo leggermente il capo. “ Vi raggiungerò più tardi, vado a mettere i libri in camera. Ci vediamo dopo!”

“ Come vuoi tu! Ci vediamo in Sala Grande, allora!” mi dice Harry, mentre lui e la sua quasi-ragazza escono dal buco del ritratto.

Sorrido a due ragazzini del primo anno che giocano agli scacchi magici, mentre salgo le scale diretta al mio dormitorio. Sono il gioco preferito di Ronald… Già, Ron…
In un istante, tutti i pensieri tristi di qualche minuto fa tornano a tormentarmi: come ha potuto illudermi per tutto questo tempo, facendomi credere di piacergli? Per sei anni ho sentito le farfalle nello stomaco ogni volta che mi rivolgeva la parola; per sei anni mi illuminavo ai suoi complimenti adoranti; per sei anni sono arrossita ogniqualvolta lui mi sfiorava, anche involontariamente. E adesso lui, lo stesso ragazzo, si è messo con quell’oca giuliva della Brown?! La ragazza che fino all’inizio dell’anno odiava e prendeva in giro continuamente per i suoi modi frivoli e un poco snob?
In uno scatto d’ira getto per terra la borsa con i libri e mi butto sul letto. Non ci devo pensare, non devo stare male per un verme come Ron. Faccio un respiro profondo e mi alzo, dirigendomi verso il bagno. Mi sciacquo la faccia e mi guardo allo specchio: ho tutti i capelli in disordine e la faccia arrossata. Prendo la bacchetta e mi sistemo un po’, dandomi una parvenza di ordinato, ed esco dalla mia stanza, diretta in Sala Grande, dove Ginny ed Harry mi stanno aspettando.
I corridoi sono vuoti, sono tutti a mangiare, così noto che gli elfi hanno appeso anche qui decorazioni di tutti i tipi. Accelero leggermente il passo, il suono dei tacchi delle scarpe che risuona per il castello. So di essere in ritardo e sono quasi arrivata al grande salone quando una mano fredda mi afferra per il gomito e mi trascina in una nicchia lì vicino. Sto per urlare, ma lo sconosciuto me lo impedisce mettendomi una mano davanti alla bocca. Sbuffo stizzita, non posso neanche difendermi perché il codardo mi ha sfilato la bacchetta dalla tasca della gonna. Gli sto mentalmente urlando dietro i peggiori insulti che conosco quando questo decide di liberarmi dalla sua morsa ghiacciata, pensando forse che io non abbia più intenzione di ribellarmi a lui. Mi volto di scatto, irritata da questo stupido scherzo, veramente di pessimo gusto, e sto già iniziando una ramanzina alla Molly Weasley quando riconosco il mio rapitore: magro e slanciato, spalle diritte, sguardo di ghiaccio e capelli biondi, così chiari da sembrare bianchi, che anche nel buio della nicchia dove siamo ora riflettono i pochi spiragli di luce che riescono a filtrare da dietro il pesante arazzo. Boccheggio sconvolta: non mi sarei mai immaginata una situazione del genere, neanche nei miei sogni più reconditi!

“ Malfoy. Cosa vuoi da me?” sibilo alquanto alterata al ragazzo, mentre lo guardo con un misto di orgoglio e diffidenza.

Il Serpeverde continua a guardarmi ignorando la mia domanda. Muove un passo verso di me ed io, oramai con la schiena al muro, continuo ad attaccarlo a parole, sperando che, almeno a Natale, mi lasci un po’ in pace.

“ Ti ho fatto una domanda, cosa vuoi da me? … Sai, se non ti conoscessi abbastanza bene direi che sei in imbarazzo! … E fai bene, dopotutto sei da solo con una sporca Mezzosangue, no? Quindi ti ripeto la domanda, per la terza volte: cosa vuoi da me, Malfoy?”

Questa volta ottengo una reazione dal ‘Principe delle Serpi’, ma non è proprio quella che mi sarei aspettata. Il suo volto si avvicina pericolosamente al mio, riesco a sentire il suo respiro sul collo, e ciò non mi piace affatto.

“ Sai, Granger, parli troppo per i miei gusti” mi sussurra in un orecchio. “… e poi non fa bene essere sempre così diffidenti…”

“ Sei un Serpeverde e per di più un Malfoy, cosa dovrei fare, abbracciarti e parlarti come se fossimo amici per la pelle?! Ora lasciami andare, mi stanno aspettando.”

Cerco di mantenere il controllo almeno sulla mia voce. Infatti il mio corpo è in preda a piccoli brividi, scatenati dal suo profumo inebriante e dalla troppa vicinanza dei nostri corpi. Mi maledico mentalmente: che mi sta succedendo? … Non posso sentirmi attratta da Malfoy, lui mi ha preso in giro dalla prima volta che ci siamo incontrati, è sempre stato crudele e spietato con me!!!
Il Serpeverde, intanto, non sembra essere stato minimamente scalfito dalle mie parole.

“ Io ti lascerei volentieri ai tuoi affari, Mezzosangue, ma credo non potrai andartene via così…” e, tenendomi per un braccio, con la mano libera mi indica il soffitto della nicchia: un piccolo ramoscello di vischio sta crescendo proprio sopra le nostre teste. Consapevole di ciò che significa cerco di allontanarlo da me mentre blatero frasi sconnesse: “ No, non vorrai seriamente… Malfoy, è solo una stupida pianta… Lasciami andare immediatamente!”

Ma la Serpe mi si avvicina sempre di più, con un ghigno stampato su quella sua faccia da impertinente. Sento la punta del suo naso contro la mia e chiudo gli occhi, sperando in una cosa rapida ed indolore. Le sue labbra si posano sulle mie: diversamente da come mi aspettavo sono calde e morbide; una sensazione piacevole, che non avevo mai provato, mi invade tutta, e dopo pochi secondi smetto di fargli resistenza, concedendogli l’accesso alla mia bocca: le nostre lingue si scontrano, come in una danza, a tratti frenetica, a tratti dolce e leggera, mentre sento le sue mani che mi lasciano i polsi e, lentamente, risalgono fino al mio viso. In questo momento mi sento amata veramente, il che è un po’ strano se consideriamo che la persona che mi sta baciando è il mio peggior nemico, ma questo è l’ultimo dei miei pensieri. Mentre intreccio le dita nei suoi capelli di platino spero che il tempo si fermi in questo preciso istante. Ma, come tutti i sogni più belli questo bacio dura troppo poco, per me.
Con il fiatone, come se avessi appena corso per tutto il campo da Quidditch, scosto leggermente il volto da quello del ragazzo, e lo guardo negli occhi. “Malfoy…”
Un sorriso stupendo si fa strada sul volto del Serpeverde:

“Buon Natale, Mezzosangue”
  
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