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Autore: Kiki May    26/12/2013    1 recensioni
“Ti lascia incredibilmente stanco, l’intera faccenda della vecchiaia, ma ti fa anche ricordare tutto in modo così vivido, come se stessi respirando di nuovo ogni momento.” Il Dottore ricorda ancora. [Missing moment da “The Time of the Doctor”, Spoilers!]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Clara Oswin Oswald, Doctor - 11, River Song
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer

Purtroppo non posseggo l’Undicesimo Dottore né gli altri personaggi, che appartengono a Steven Moffat, alla BBC e a tutti i coloro che detengono i diritti dello show. A me appartiene solo una piccola idea e un sacco di feels.

Personaggi: Eleven, River Song, Clara Oswald, Amy Pond.

Pairing: River/Eleven accennato.

Summario: Ti lascia incredibilmente stanco, l’intera faccenda della vecchiaia, ma ti fa anche ricordare tutto in modo così vivido, come se stessi respirando di nuovo ogni momento. Il Dottore ricorda ancora.  [Missing moment da “The Time of the Doctor”, Spoilers!]

Note: Il titolo della fanfic è lo stesso del brano che si sente in chiusura di episodio. (Non proprio in chiusura, ma quando Eleven si toglie il cravattino) La citazione in apertura di fic è tratta da una canzone di Damien Rice, “Grey Room”.

Chiedo scusa per eventuali errori. La ficlet non è betata.

L’Undicesimo Dottore è il motivo principale per cui io sono nel fandom. È lui la “mia prima faccia” quando si tratta di Doctor Who e lo considero il *mio* Dottore. Non potevo esimermi dallo scrivere un piccolo omaggio in occasione del suo ultimo episodio. 

Buon Natale a tutti!

 

 



The Long Song

 

 

 

 

 

Oh coz nothing is lost, it’s just frozen in frost

 

 


Ti lascia incredibilmente stanco, l’intera faccenda della vecchiaia, ma ti fa anche ricordare tutto in modo così vivido, come se stessi respirando di nuovo ogni momento.

La prima volta ti succede mentre ti culli nella sedia di legno che hanno costruito per te – solo per te, perché lo meriti – Apri gli occhi e la vedi sorriderti furbescamente. Ti stupisci.

“Oh. Salve,” borbotti ruvidamente.

“Ciao.” Mormora lei di rimando. Dolcemente, sensualmente, come ti suggerisce la memoria.

Sollevi una mano rugosa e quasi riesci a carezzarle i ricci biondi.

“Mi manchi,” confessi.

“Mi manchi anche tu,” risponde lei, armata di un sorriso perpetuo.

Realizzi di poterla toccare: la morbidezza della sua pelle, la curva delle labbra, il dolce avvallamento delle guance. Senti la consistenza gonfia del suo polso che si rigenera col tuo bacio.

“Stiamo combattendo gli Angeli?” domandi, sorpreso.

“Sì,” risponde lei.

Sospiri, abbandonando la schiena pesante contro la sedia. Lei si avvicina e ti bacia sulle labbra. Le sue sanno di pioggia e acqua di mare. Il suo collo odora di rivestimento antiradar di una vecchia tuta spaziale.

Ridi. “È così che funziona adesso?” domandi.

Lei non risponde.

Chiudi gli occhi e trattieni una lacrima.

L’ossigeno corrode i tuoi polmoni, ti stanca persino lo schiudere delle labbra. Ti senti bruciare di febbre e sfinimento. Le esplosioni lontane che giungono alle tue orecchie ti feriscono.

“Falle smettere!” implori, stremato.

Lei ti guarda impressionata, gli occhi castani spalancati e grandi.

“Quello devi farlo tu.” Risponde, tenendoti per mano.

È ancora giovane e bella come una promessa. Le sorridi e sfiori i lunghi capelli che profumano di biscotti appena sfornati.

Ci sono dei bambini dietro di lei che non riconosci. Provi a focalizzare lo sguardo sui loro volti, ma lo sforzo appesantisce il capo.

“Non affaticarti,” sussurra lei, premurosa. “Ci sono qui io.”

“Lo so. Grazie.” Replichi, sincero.

La colpa che senti pensandola ti spezza il cuore. L’hai abbandonata così tante volte nei tuoi ricordi.

“Lo so.” Dice lei, dando voce alle tue paure silenziose.

Vorresti abbracciarla, assaggiare il buon tè che prepara e lasciare che sia lei a salvarti.

“Oh, succederà!” predice l’altra, inarcando le sopracciglia rosse.

Lei è l’ultima – la prima – a visitarti. Indossa molti abiti allo stesso tempo: una felpa rossa, un enorme vestito bianco, un pigiama, una divisa da poliziotta. Il suo odore è ancora quello pungente dell’interno bocca di una balena spaziale, quello muschiato dello shampoo di Rory, quello disgustoso del bacon che frigge.

“Come vorrei che il ricordo riguardasse bastoncini di pesce e crema!” ti lamenti.

“Il ricordo riguarda sempre bastoncini di pesce e crema.” Puntualizza lei, saggia.

Chiudi gli occhi e inspiri dolorosamente. Morirai presto, senza vederla un’ultima volta. Questa consapevolezza ti ferisce più di ogni altra cosa.

“Allora non hai imparato niente?” domandano le tue donne, insieme.

Apri gli occhi e osservi la luce della crepa che si intrufola in ogni angolo buio della stanza, illuminandolo a giorno. Una lacrima solca il tuo volto e la speranza ti prende le ossa.

“Ci incontreremo ancora,” mormori cosciente. “Finalmente, ci incontreremo ancora. Cool. Sei stata sempre così buona con me.”

Moglie. Nipote. Madre.

Amica.

Non dimenticherai mai. Porterai questa lunga canzone con te.

  
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