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Autore: Delirious Rose    26/12/2013    4 recensioni
Che cosa era rimasto della fanciulla che aveva intravisto quel giorno? Tutto, perché il tempo sembrava aver sublimato la bellezza preternaturale di Dama Bluma. Che cosa era rimasto del giovane aitante e impavido che era stato? Nulla, tranne lo sguardo di ghiaccio e la passione blasfema per lei.
Missing moment della mia long "Lai dei Monti".
{Questa storia partecipa al contest “I titoli di Battisti” di Marge86}
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Ærthia'
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Note introduttive
Questa storia si colloca fra il capitolo 9 e il capitolo 10 de
Lai dei Monti”, dopo che Suuritnias Calliram ha adottato Heran Relda, il figlio di Dama Bluma.
Per avere un’idea fisica dei personaggi, immaginate un dialogo fra un
Barone Vladimir Harkonnen meno obeso e senza pustole e Simonetta Cattaneo (lo so, l’associazione visiva è alquanto ributtante).
Faccio inoltre presente che molte cose le lascio non dette, perché Bluma Relda Lamnes non vuole parlarne, e a ragione: se poi qualcosa traspare e vi vengono dei sospetti, avverto che non confermerò né smentirò nulla (non pubblicamente, almeno).
Il lessico è volutamente ricercato, arcaico e aulente: volevo dare un’ambientazione da Amor Cortese e Stil Novo, ma non sono certa d’esserci riuscita.


 

Prima classificata al contest "I titoli di Battisti" di Marge Pendragon

 
Il tempo di morire
 
La prima volta, credetti che i Santi Gemelli mi avessero graziato con la visione di Elanne. E come avrei potuto pensare altrimenti, vedendovi nei giardini del Tempio all’inizio della stagione delle battaglie? Camminavate fra i mandorli in fiore, con i petali candidi che cadevano attorno a voi come neve leggera. Seppi che eravate vera quando vi vidi evocare un genio dell’acqua, una scoperta che mi riempì di gioia e struggimento: avevate il Dono e, quindi, destinata al Chiostro.
Non ebbi modo di conoscere il vostro nome, allora, perché sarei stato al Tempio per poche ore, il tempo necessario per far guadagnare al mio fu fratello un nuovo alleato e prendere una nuova concubina. Quando, più tardi, giacqui con quella sconosciuta, lo feci nell’oscurità, perché eravate voi che volevo sentire fremere sotto di me: voi con i vostri capelli biondi come una torcia accesa, con i vostri occhi di cielo, con l’ovale perfetto del vostro viso. E mi consolava un po’ il pensiero che nessun altro uomo avrebbe potuto gioire di voi, perché eravate destinata al Chiostro.
 
La mia sorpresa nel vedervi al seguito di Rouva Csilla fu tanto grande che non potei impedirmi, più tardi, di chiederle il vostro nome.
«Una semplice novizia, Bluma Lamnes.»
Fu la risposta di mia sorella.
Lamnes, conoscevo il vostro casato e la sua storia. Il sangue degli Antichi Sovrani scorre nelle vostre vene, il sangue di Elanne stessa: era forse per questo che tutti a corte credettero che la Casta Sposa fosse tornata fra gli Uomini Liberi di Vernolia? Era per questo che ai miei occhi sembravate una regina, adorna solo della vostra perfetta bellezza?
Ricordo gli sguardi che vi seguivano, pieni d’amore e desiderio, carichi di ammirazione e invidia: come mi rodevo nel dover condividere la vostra presenza con tanti altri! Come mi rodevo nel vedere altri scrivervi laudi e sonetti, nel dare il vostro sembiante a ninfe e antiche imperatrici di leggenda! Come mi rodevo nell’udire il mio fu fratello lamentare che eravate destinata al chiostro, e vaneggiare di sottrarvici per potervi fare sua, ‘ché null’altra donna avrebbe sopportato al suo fianco come regina! Ed io non potevo far altro che tacere, ‘ché la legge non mi permetteva di prendere un’ottava donna per il mio talamo.
 
Il mio Augusto ed Eccellentissimo Genitore mi scelse per accompagnare in Broselia Rouva Csilla, nella speranza di concludere un’alleanza matrimoniale o forse solo avere un pretesto sufficientemente plausibile per invadere e conquistare questa terra. Non so come feci a trattenermi dal parlarvi più del convenevole, dal cercarvi a ogni occasione per tutta la durata del viaggio: non era timor sacro, poiché non sono mai stato un uomo pio. E non vi nascondo che, quando la nostra carovana giunse in prossimità dei Monti Adamantini, accarezzai la fantasia in cui eravamo attaccati da dei briganti, offrendoci la possibilità di fuggire insieme, voi ed io, in una terra lontana in cui nessuno avrebbe saputo chi eravamo, dove voi avreste imparato a volermi ed io avrei potuto avervi.
Ricordo i giorni trascorsi a Bordos, il modo in cui sembravate fuggirmi, come se aveste intuito cosa si agitasse nel mio petto, ed io che vi rincorrevo di nascosto, come una fiera silenziosa che caccia una candida cerva. Il mio struggimento per voi era tale che…


 

«Tacete!» Singhiozzò la donna stringendo i pugni, senza guardarlo. «Tacete… Se avessi saputo che volevate parlarmi di questo, non avrei mai accettato di venire!»
Lui rise debolmente, il respiro sempre più corto.
«Sareste venuta ugualmente, Bluma, perché vi conosco e so che non potete esimervi dall’esaudire l’ultima richiesta di un moribondo.»
«Piuttosto, la speranza di un pentimento da parte vostra, ora che non vi resta che il tempo di morire.»
«Pentimento? E di cosa, di grazia?»
«Di cosa? Di cosa?» La sua voce si fece stridula, esacerbata, mentre le lacrime iniziavano a scorrere sulle sue guance. «Fin da prima che il Dono si manifestasse, ho anelato di servire al Tempio, e voi mi ci avete sottratta per mettermi nel letto di Hraustrion Relda! Mi avete tolto tutto… tutto…»
«E vi ho dato due figli.»
L’espressione di Dama Bluma si addolcì, senza perdere la sua amarezza. Aveva perso tutto e in cambio aveva avuto Consolazione. Lo aveva cresciuto con tanta cura nel tentativo, ormai vano, di ridare lustro ai Lamnes, e in un certo senso c’era riuscita: a ventidue anni, Heran era degno erede di quegli antichi cavalieri cui cantavano i trovatori. E Suuritnias Calliram le aveva tolto anche lui, nel momento stesso in cui, solo poche ore prima, lo aveva adottato come figlio e come erede.
A volte, ciò che è male, non è altro che la via che conduce alle nostre speranze.
La voce di Dama Bluma riecheggiò nella propria mente, le parole che aveva detto a suo figlio neanche due settimane prima. Forse le sue perdite e i suoi dolori erano stati solo un mezzo con il quale i Santi Gemelli avrebbero riportato la stirpe di Elanne sul trono di Vernolia e così ridato Speranza al loro popolo. Forse era una consolazione amara, quella, ma era pur sempre consolazione.
«Tacete, devo supporre che concordiate con me?»
«Sì, mi avete dato Heran e Harilika. Tuttavia, il primo ve lo siete ripreso e la seconda non avrete il tempo per riprendervela.»
Suuritnias Calliram stirò le labbra nere in uno strano sorriso, che generò un moto d’orrore nella donna.
«Harilika,» scandì lentamente, gustando ogni sillaba del nome sulla punta della lingua. «Il nostro fiore di maggio. Vi assomiglia così tanto… come avrei potuto non desiderare anche lei?»
«Tacete! Tacete!» ripeté lei inorridita, indietreggiando e posando una mano sul petto come a voler proteggere sua figlia e se stessa.
A Suuritnias Calliram parve d’essere tornato indietro nel tempo, a quando lui era solo l’ultimo dei numerosi figli di Denev XVII, quello che nessuno si sarebbe aspettato a vedere sul trono. Che cosa era rimasto della fanciulla che aveva bramato così ardentemente? Tutto, perché il tempo sembrava aver sublimato la bellezza preternaturale di Dama Bluma. Che cosa era rimasto del giovane aitante e impavido che era stato? Nulla, tranne lo sguardo di ghiaccio e la passione blasfema per lei. L’aveva data a Hraustrion perché era l’unico in cui avesse sufficiente fiducia per affidargli qualcosa di così prezioso, eppure il senso del dovere del suo braccio destro non era stato sufficiente a impedire alla gelosia di prendere radici nel suo animo. Chi avrebbe mai preferito un’altra donna, avendo Bluma Lamnes fra le proprie lenzuola?
Si sentì bruciare dentro, forse a causa del veleno che lo stava uccidendo e che aveva trasformato le sue vene in una ragnatela nera. Oppure era proprio quella stessa passione che lo faceva ardere, così come la fiamma di una candela brilla più intensamente un attimo prima di spegnersi.
 
Non appena udì l’urlo soffocato, il Capitano Hraustrion Relda spalancò la porta, una mano sull’elsa della spada.
Suuritnias Calliram era riverso per terra, esamine, con un rivolo di sangue nero e marcio che gli colava dall’angolo della bocca e le dita che stringevano convulsamente la sciarpa in seta di ragno della donna. Dama Bluma si premeva contro la parete, come se volesse fondersi con essa, l’abito slacciato e strappato, i begli occhi di cielo atterriti, il corpo tremante e tetanizzato. Hraustrion raccolse una coperta e la pose sulle spalle di sua moglie, ripensando a tutti gli anni, a fin dove lo avevano spinto il senso del dovere e il desiderio di proteggere i suoi affetti: aveva dovuto rendersi complice di un sacrilegio, aveva cercato di trovare il modo d’espiare un peccato non suo.
«Signore?» mormorò la guardia, che distolse immediatamente lo sguardo dalla donna avvampando. Perché Bluma Relda Lamnes non aveva ancora eguali, perché la passione che Sua Eccellentissima Altezza, Suuritnias Calliram, aveva nutrito per lei non era più un segreto da anni. Si chinò sull’uomo e avvicinò la lama del proprio pugnale al naso e alla bocca. «È morto, signore.»
Hraustrion non si mosse, stringendo la coperta ancora di più intorno a sua moglie.
«Va’ a chiamare l’Archiatra e trova tre testimoni per l’atto di decesso. E chiama anche mio fi…» Esitò un attimo, perché quelle parole gli sembravano ancora innaturali. «E chiama anche Sua Eccellentissima Altezza, Suuritnias Heran.»
La guardia rispose con un battito di talloni prima di correre via.
Lo sguardo di Hraustrion Relda indugiò sul morto per qualche istante prima di volgerlo sulla donna.
«Bluma? Bluma?» mormorò con la tenerezza rassicurante di un padre. «È tutto finito adesso… è tutto finito.»
 
 
 
Santi Gemelli: la triade divina venerata a Vernolia.
Elanne: la sposa umana di uno dei Santi Gemelli. Leggenda vuole che i Lamnes discendano da lei per linea femminile.
Rouva (ru’ßa – la ß ha un suono fra la v e la b): titolo onorifico vernoliano riservato alle principesse di sangue.
Lamnes: la famiglia di nascita di Dama Bluma, fino a circa trecentocinquanta anni prima degli eventi raccontati, era la casa regnante di Vernolia.
Consolazione & Speranza: il nome Heran nella lingua comune significa “mi ha dato consolazione”, ma nella lingua degli Antichi Sovrani suona più come “del mio popolo speranza”.
   
 
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