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Autore: Aranel_    27/12/2013    11 recensioni
"Ho aspettato che un fiocco di neve si posasse sulla mia mano, sono corso in casa, ma quando ho guardato di nuovo non c'era più!” gli occhi del piccolo Legolas si abbassarono tristemente dove, probabilmente, si era posato il fiocco, “e dire che io volevo mostrartelo! Avevo anche chiuso la mano per tenerlo al caldo, fuori fa così freddo”
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.:Fiocchi di Neve:.

Note: Ada = padre


“Ada, perché la neve scompare?”

“Scompare?”
“Sì! Parte dalle nuvole, fa un lungo viaggio fin qui, però quando tocca terra sparisce!” Disse il piccolo Legolas, allungando la manina aperta verso il padre.

Il Re guardò incuriosito la mano del bambino.

“Vedi?” Chiese il bimbo.

“Non vedo nulla” Rispose perplesso Thranduil.

“Infatti! Fuori ho aspettato che un fiocco di neve si posasse sulla mia mano, sono corso in casa, ma quando ho guardato di nuovo non c'era più!” gli occhi del bambino si abbassarono tristemente dove, probabilmente, si era posato il fiocco, “e dire che io volevo mostrartelo! Avevo anche chiuso la mano per tenerlo al caldo, fuori fa così freddo”
Il Sovrano sorrise gentile.

“Il tuo fiocco non è sparito, si è solamente sciolto, la neve non può vivere al caldo” Spiegò brevemente, continuando a guardare il figlioletto, che però, non sembrava soddisfatto. Sospirò piano e poi riprese: “Sai, in verità tutti i cristalli di neve sono diversi fra loro, ognuno è perfetto e davvero incantevole”.

Inaspettatamente Legolas sgranò gli occhi e delle lacrime vi fecero capolino.

“Allora io ho fatto male al fiocco! L'ho portato al caldo quando lui non voleva, come farà adesso la signora neve?” Domandò quasi singhiozzando.

“La signora neve?”

“Sì, io ho fatto male a uno dei suoi fiocchi, lui non tornerà più, e lei si sentirà sola!”

“Tesoro, la neve non si sentirà sola per aver perso uno solo dei suoi cristalli” Tentò di consolarlo il padre, ma ebbe l'effetto opposto: le lacrime cominciarono a scendere veloci sulle guance del piccolo elfo, che corse a rintanarsi fra le sue braccia.

“Cosa ti prende?”
“L'avete detto voi! Ogni cristallo è unico, quindi non importa quanti altri c'è ne siano, quello era speciale e non tornerà più”.

Seguì un attimo di pausa, nel quale il Re prese ad accarezzare piano i capelli morbidi del bambino.
“Quel fiocco era come la mamma” disse infine il piccolo, facendo bloccare la mano del padre.

“La mamma non era fatta di neve, non avrebbe potuto sciogliersi”

Legolas si alzò con un cipiglio arrabbiato e le mani appuntate ai fianchi.

“Non importa! Era speciale come lo era la mamma e adesso...”, un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra, “adesso non ci sono più, e qualcuno è triste per loro” Concluse tornando a nascondere il viso nella tunica del Re.

Thranduil lo guardò nuovamente. Era un bambino di poco più di 4 anni, eppure riusciva a dire cose in grado di zittire un elfo millenario come lui.

Una vocina poco udibile tornò a parlare: “anche lei era bianca e fredda, ma tanto bella”.

Il Re chiuse gli occhi di scatto, come se davanti gli si fosse presentato un incubo.

Da poco, sua moglie era venuta a mancare, afflitta da una grave malattia, si era spenta nel suo letto, col piccolo Legolas che sfogliava un libro accanto a lei, tentando di narrarle una storia guardando solo le illustrazioni colorate. Quando Thranduil era entrato nella stanza, il bambino si era portato un dito sulle labbra, e gli aveva fatto segno di non fare rumore.

“Sssh. La mamma dorme” aveva detto, ma sul viso, quel giorno come oggi, le lacrime scivolavano calde.

Ricordò amaramente come gli avesse permesso di darle un bacio, e poi l'avesse portato via, impedendogli di rivederla ancora.

Eppure, pur avendo cercato di tenere lontana la verità e l'immagine della madre ormai senza vita, il suo bambino aveva un ricordo tanto terribile di lei.

Se la ricordava come bianca e fredda, perfetta ma immobile. Non serviva certo vedere le manine strette alla veste, mentre il respiro breve, di chi cerca di non piangere, riempiva la stanza per sapere che era un ricordo doloroso.

Ricordare sua madre per lui era solo dolore.

Thranduil lo sollevò e se lo mise seduto imbraccio, asciugandogli velocemente le lacrime.

“Hai ragione, forse la mamma e il cristallo di neve si somigliano, ma non perché sono bianchi e freddi” Disse sorridendo.

Gli occhi tristi di Legolas si puntarono immediatamente in quelli del padre.

“No?” Chiese insicuro.

“No.” Confermò il Re, “ Si somigliano perché, anche quando tu pensi che loro non ci sono più, in realtà sono così vicini che non puoi vederli”.

Il bambino si guardò intorno, come se potesse vedere la madre, ma il padre lo interruppe stringendolo al petto.

“Te l'ho detto, non puoi vederli, però puoi sentirli” spiegò ancora, dopodiché gli appoggiò un dito sulla mano e, delicatamente, seguì il percorso sul braccio fino a fermarsi sul cuore.

“Loro sono stati con te, ma adesso si trovano qui. Riesci a sentire il battito?”

“Lo sento nel tuo petto” disse meravigliato il piccolo.

“Sì, ti assicuro che lo stesso c'è in te, quella è la mamma, è la mamma che canta e ti ricorda che lei c'è sempre, anche il cristallo è li, e con loro tutto ciò che fa, o ha fatto parte della tua vita” Il sorriso sul suo volto vacillò, per un attimo oscurato dalla tristezza ma subito tornò deciso: “Il fiocco si è sciolto ed è entrato nella tua pelle, fino ad arrivare al cuore, la mamma invece l'hai fatta entrare tu, perché le volevi bene”.

Legolas parve indeciso su ciò che doveva fare: ridere o piangere? Alla fine, appoggiò di nuovo l'orecchio sul cuore del padre.

“Anche tu le volevi bene?”

“Certo.”

“Allora lei vive anche in te?”.

“Sì”

Fu allora che decise di sorridere.

“Allora va bene, se possiamo stare ancora tutti e tre insieme, io sono felice.”

Thranduil lo strinse ancora di più ma, subito dopo lo mise in piedi.

“Bene, allora adesso mettiti questo” disse aiutandolo ad indossare il mantello pesante, “e vieni con me”.

“Dove andiamo?”

“Fuori. Andiamo a salutare la neve, dobbiamo insegnarti una cosa”.

“Chi?”

“Io, e la signora neve!”

Dopo aver sentito questo, Legolas prese a tirarlo impaziente di scoprire cosa lo aspettasse.

Giunti fuori dalle mura del castello, Thranduil lo condusse in una piccola parte di bosco dove non c'era nessun altro.

“Aiutami a fare una palla” Disse.

Emozionato il bambino cominciò a raccogliere la neve, e a tentare di darle una forma più sferica possibile.

Poco dopo, quello che si trovò davanti furono due imprecise sfere bianche, una sopra l'altra.

“E adesso?” Chiese il bambino.

“Adesso guarda” Rispose il padre, tirandosi fuori dalla tasca due ghiande, e due pezzi di nastro.

Non era il materiale giusto, ma nella fretta di uscire, aveva dimenticato di prenderli, non importava, sarebbero andati bene comunque.

Si mise davanti alle palle di neve e cominciò ad armeggiare sistemando ghiande e nastri sulla sfera superiore.

Quando si scostò rise nel vedere la faccia del suo bambino così sorpresa ed estasiata.

“È una persona! Una persona di neve!” Esclamò cominciando a saltarle intorno.

“È un pupazzo” Lo corresse il Re, “Vedi, la neve è bianca e fredda ed ogni cristallo è perfetto nella sua unicità, eppure, non trovi che così siano più belli?”
“Sì sì, lo sono! Così sono un pupazzo bellissimo!... È bellissimo perché lo abbiamo fatto insieme e ci siamo divertiti, vero?”
“Esatto, sono i ricordi legati alle cose importanti che le rendono tali, non può bastare una lacrima per rovinare un bel sorriso.”

Legolas si fermò a riflettere, senza mai distogliere lo sguardo dal pupazzo, poi dopo essere tornato al fianco del padre e avergli preso la mano, disse semplicemente: “allora anche la mamma è un bel sorriso”.

Thranduil ricambiò la stretta alla manina del bambino, si chinò e gli diede un bacio sul naso freddo.

“Ada, anche tu sei un bel sorriso, sono felice di poterlo vedere” Disse il piccolo passando il dito sulle labbra del padre, prima di abbracciarlo.

Il Re lo strinse nuovamente, sfregandogli la schiena, per tentare di scaldarlo.

“Tranquillo, io sarò sempre qui, non ti lascerò da solo” disse mentre la neve ancora cadeva piano posandosi su di loro.

Non importava quante lacrime avrebbero tentato di allontanarli o quanta neve avrebbe nascosto loro le orme della strada percorsa insieme, ci sarebbe stato sempre un sorriso luminoso a segnalargli la strada giusta.

La strada dove si sarebbero incontrati di nuovo.

La strada che avrebbero potuto percorre nuovamente mano nella mano.


***FINE***


Salve a tutti! Vi auguro un buon Natale (in ritardo)!

Spero abbiate gradito la storia, è corta e un po' troppo triste per il clima natalizio, però dopo aver visto “Frozen” volevo qualcosa che c'entrasse con la neve e mi è venuto in mente questo^^”

Come al solito mi scuso per la punteggiatura che sicuramente non andrà bene, perdonatemi, sono un incapace in materia T^T
Ad ogni modo colgo l'occasione per augurarvi anche buon anno (in anticipo)!

A presto.

  
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